Summa Teologica - III

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Articolo 1 - Se il Figlio di Dio abbia assunto un vero corpo

In 3 Sent., d. 2, q. 1, a. 3, sol. 1, 2; d. 4, q. 2, a. 1; In 4 Sent., d. 3, a. 3, sol. 2, ad 2; C. G., IV, cc. 29, 30; Comp. Theol., c. 207; In Rom., c. 8, lect. 1; In 2 Cor., c. 5, lect. 4

Pare che il Figlio di Dio non abbia assunto un vero corpo.

Infatti:

1. S. Paolo [ Fil 2,7 ] afferma che « egli divenne simile agli uomini ».

Ma non si dice simile ciò che è reale.

Quindi il Figlio di Dio non assunse un vero corpo.

2. L'assunzione del corpo non tolse nulla alla grandezza della divinità: dice infatti il papa S. Leone [ Serm. 21 ] che « né la glorificazione distrusse la natura inferiore, né l'assunzione diminuì la natura superiore ».

Ma la grandezza o dignità di Dio esige proprio questo: di essere assolutamente senza corpo.

Quindi mediante l'assunzione Dio non si unì a un corpo.

3. Le figure devono corrispondere alle realtà figurate.

Ma le apparizioni [ di Dio ] nell'Antico Testamento, che erano segni e figure dell'apparizione di Cristo, erano visioni immaginarie e non dovute a corpi reali, come appare evidente da quanto dice Isaia [ Is 6,1 ]: « Vidi il Signore seduto », ecc.

Quindi anche l'apparizione del Figlio di Dio nel mondo non avvenne in un corpo reale, ma solo secondo l'immaginazione.

In contrario:

S. Agostino [ Lib LXXXII quaest. 14 ] scrive: « Se era un fantasma il corpo di Cristo, egli ha ingannato.

E se ha ingannato, non è la Verità.

Ma Cristo è la Verità.

Quindi il suo corpo non era un fantasma ».

È chiaro quindi che egli assunse un corpo vero.

Dimostrazione:

Il Figlio di Dio, come si legge nel De Ecclesiasticis Dogmatibus [ 2 ], non nacque in modo fittizio, come se avesse un corpo apparente, ma con un corpo vero.

E se ne possono addurre tre ragioni.

La prima è desunta dalla stessa natura umana, per la quale è necessario un corpo vero.

Supposto dunque, in base a quanto abbiamo detto [ q. 4, a. 1 ], che era conveniente l'assunzione della natura umana da parte del Figlio di Dio, ne segue che egli assunse un corpo vero.

La seconda ragione si basa sugli avvenimenti compiutisi nel mistero dell'incarnazione.

Se infatti il corpo di Cristo non fosse stato vero, ma immaginario, egli non avrebbe subìto una vera morte, e tutto quanto riferiscono di lui gli Evangelisti egli lo avrebbe compiuto non in realtà, ma solo in apparenza.

Per cui non ne sarebbe seguita la vera salvezza dell'uomo, dato che l'effetto deve corrispondere alla causa.

La terza ragione si basa sulla dignità della persona assumente la quale, essendo la Verità, non può operare in modo finto.

Per cui il Signore stesso [ Lc 24,37.39 ] si degnò di respingere questo errore quando i discepoli « stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma », e non un corpo reale; egli infatti si lasciò toccare dicendo: « Toccatemi e guardate: un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho ».

Analisi delle obiezioni:

1. Quella somiglianza esprime la realtà della natura umana in Cristo nel modo in cui si dicono simili nella specie tutti coloro che hanno veramente la natura umana.

Non si tratta dunque di una somiglianza apparente.

Infatti per escluderla l'Apostolo aggiunge [ Fil 2,8 ] che « si fece obbediente fino alla morte, e alla morte di croce »: il che sarebbe stato impossibile se si fosse trattato solo di un'apparenza.

2. Con l'assumere un vero corpo il Figlio di Dio non sminuì in nulla la propria dignità.

Per cui S. Agostino [ Fulg., De fide ad Petrum 2 ] scrive: « Annientò se stesso prendendo la forma di schiavo per esserlo veramente, ma non perse la pienezza della natura di Dio ».

Infatti il Figlio di Dio non assunse un vero corpo divenendone la forma, il che ripugna alla semplicità e purità divina: ciò equivarrebbe infatti ad assumere un corpo nell'unità della natura, il che è impossibile, come risulta da quanto detto [ q. 2, a. 1 ].

Salva invece la distinzione della natura, egli assunse il corpo nell'unità della persona.

3. La corrispondenza di una figura sta nella somiglianza, non nell'identità: « Se infatti la corrispondenza fosse totale, non sarebbe più un segno, ma la cosa stessa », come fa notare il Damasceno [ De fide orth. 3,26 ].

Era dunque conveniente che le visioni dell'antico Testamento, essendo delle figure, fossero solo apparenti, e che invece l'apparizione del Figlio di Dio nel mondo si compisse nella verità del corpo, trattandosi della realtà rappresentata da quelle figure.

Per cui l'Apostolo [ Col 2,17 ] scrive: « Queste cose sono ombra delle future, mentre Cristo è la realtà ».

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