Summa Teologica - III

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Articolo 8 - Se Cristo avesse la profezia

II-II, q. 174, a. 5, ad 3; De Verit., q. 20, a. 6; Comp. Theol., c. 216; In Ioan., c. 4, lect. 6; c. 6, lect. 2

Pare che Cristo non avesse la profezia.

Infatti:

1. La profezia è una conoscenza oscura e imperfetta, come si legge nella Scrittura [ Nm 12,6 ]: « Se ci sarà un vostro profeta io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò con lui ».

Ma Cristo aveva una conoscenza piena e perfetta, molto più di Mosè, del quale sta scritto [ Nm 12,8 ] che « in visione e non con enigmi vide il Signore ».

Quindi non c'è motivo per ammettere in Cristo la profezia.

2. Come la fede è di cose non viste e la speranza di cose non possedute, così la profezia è di cose non presenti, ma distanti: infatti profeta deriva da procul fans [ che parla da lontano ].

Ma Cristo non aveva né la fede né la speranza, come si è visto sopra [ aa. 3,4 ].

Quindi va esclusa in lui anche la profezia.

3. Il profeta è inferiore all'angelo, per cui lo stesso Mosè, che fu il più grande dei profeti, come si è notato nella Seconda Parte [ II-II, q. 174, a. 4 ], stando alla Scrittura [ At 7,38 ] nel deserto non parlò che con un angelo.

Ora, Cristo è stato « inferiore agli angeli » non quanto alla conoscenza dell'anima, ma solo « quanto alla morte che ha sofferto », come dice l'Apostolo [ Eb 2,9 ].

Egli dunque non era un profeta.

In contrario:

Nel Deuteronomio [ Dt 18,15 ] così si parla di Cristo: « Dio susciterà per te un profeta fra i tuoi fratelli ».

E di se stesso egli dice [ Mt 13,57; Gv 4,44 ]: « Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria ».

Dimostrazione:

Si dà il nome di profeta a colui che parla o vede da lontano, nel senso che conosce e predice avvenimenti lontani dalla percezione umana; come spiega anche S. Agostino [ Contra Faustum 16,18 ].

Si deve però notare che uno non può dirsi profeta se conosce e annunzia cose lontane dagli altri, senza trovarsi nelle loro condizioni.

E ciò vale sia per il luogo che per il tempo.

Se infatti uno stando in Francia conoscesse e svelasse ad altri che stanno in Francia gli avvenimenti che accadono allora in Siria, farebbe una profezia: come Eliseo nel dire a Giezi che un uomo era disceso dal carro e gli veniva incontro [ 2 Re 5,26 ].

Se invece uno stando sul posto parlasse di ciò che accade in Siria, non farebbe una profezia.

E altrettanto vale per il tempo.

Ci fu infatti profezia quando Isaia preannunziò che Ciro re dei Persiani avrebbe riedificato il tempio di Dio, come si legge nella Scrittura [ Is 44,28 ]; non ci fu invece profezia quando Esdra riferì l'avvenimento nel tempo in cui si compì [ 1 Esd 1,3 ].

Se dunque Dio o gli angeli o i beati conoscono e annunziano avvenimenti lontani dalle nostre conoscenze non c'è profezia, poiché essi non si trovano in alcun modo nelle nostre condizioni.

Cristo invece prima della sua morte partecipava del nostro stato, essendo non solo comprensore, ma anche viatore.

Quindi faceva delle profezie quando conosceva e manifestava cose lontane dalla conoscenza degli altri viatori.

Per questo motivo dunque si dice che egli aveva la profezia.

Analisi delle obiezioni:

1. Il testo citato non dice che la profezia è una conoscenza enigmatica quale si ha nel sogno e nella visione, ma fa un confronto tra gli altri profeti, che vedevano le cose divine in sogno e in visione, e Mosè, che vide Dio apertamente e senza enigmi; e tuttavia Mosè viene detto profeta dalla Scrittura, secondo quelle parole [ Dt 34,10 ]: « Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè ».

Ma si può anche rispondere che, sebbene Cristo avesse una conoscenza piena e aperta nell'ordine intellettivo, tuttavia nella fantasia aveva delle immagini, nelle quali poteva anche contemplare le cose divine, in quanto era non solo comprensore, ma anche viatore.

2. La fede è di cose non viste dal credente stesso.

Come pure la speranza è di cose non possedute da colui stesso che spera.

Invece la profezia è di cose lontane dalla conoscenza di tutti gli uomini con i quali il profeta vive e comunica nello stato di via.

Perciò la fede e la speranza sono incompatibili con la perfezione della beatitudine di Cristo; non così invece la profezia.

3. L'angelo, essendo comprensore, è superiore al profeta, che è soltanto viatore, ma non è superiore a Cristo, che era insieme viatore e comprensore.

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