Contro Fausto manicheo

Indice

Libro XVI

16 - Anche la morte di Mosè fu una profezia di Cristo

Non dovresti perciò screditare Mosè, servo di Dio, giacché hai detto che fu peccatore e che, offeso il suo Dio, fu ucciso sul monte. ( Dt 34,5 )

Aveva saputo, infatti, anch'egli gloriarsi nel Signore, per essere salvato da lui; come pure colui che dice Cristo Gesù è venuto in questo mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io. ( 1 Tm 1,15 )

Mosè, infatti, è accusato dalla voce divina poiché la sua fede ha vacillato ( Nm 20,10-12 ) alquanto nel far scaturire acqua da una pietra; questo può essere comune col peccato di Pietro, il quale in mezzo alle onde dubitò per una mancanza di fede simile. ( Mt 14,30-31 )

Ma lungi dal credere, da qui, che egli sia stato allontanato dall'eterna comunità dei santi, egli che con sant'Elia, come dice il Vangelo, meritò di assistere sul monte alla glorificazione del Signore. ( Mt 17,1-5 )

Infatti, come leggiamo negli antichi Libri, anche dopo il peccato stesso è evidente quanto grande sia il suo valore presso Dio.

Ma che motivo ci sarebbe stato perché Dio parlasse della punizione del suo peccato mediante una tale morte?

Poiché ho promesso di dimostrare che proprio quelle cose che hai scelto da criticare si riferiscono al preannuncio di Cristo, farò in modo di spiegare come posso, con l'aiuto di Dio, a chi intende rettamente, che anche ciò che hai criticato nella morte di Mosè fu una profezia su Cristo.

17 - La morte di Mosè sul monte prefigura la grandezza e la fortezza di Cristo sulla croce

Come infatti è consuetudine dei divini misteri nelle sacre Scritture che la medesima persona interpreti ora un ruolo ora un altro per significare qualcosa, allora Mosè rappresentava il popolo dei Giudei posto sotto la legge e nella predizione profetica lo adombrava.

Come, dunque, Mosè, percotendo la roccia con la verga dubitò della potenza di Dio, così quel popolo, che era tenuto sotto la legge data per mezzo di Mosè, affiggendo Cristo al legno della croce non credette che egli era Potenza di Dio.

Ma come la roccia percossa grondò di acqua per gli assetati, così dalla piaga della passione del Signore fu generata la vita per i credenti.

Riguardo a questa cosa, abbiamo, infatti, la chiarissima e fedelissima voce dell'Apostolo che dice, avendone parlato successivamente: E quella roccia era il Cristo. ( 1 Cor 10,4 )

Dunque Dio ordina che questa disperazione della carne sulla divinità di Cristo svanisca davanti all'altezza dello stesso Cristo, quando ordina che la morte della carne di Mosè avvenga sul monte.

Come infatti la roccia è Cristo, così anche il monte è Cristo: la roccia è umile fortezza, il monte elevata grandezza.

Poiché come l'Apostolo dice: la roccia era Cristo, così il Signore stesso: Non può restare nascosta una città collocata sopra un monte ( Mt 5,14 ) ( affermando senza dubbio che egli è il monte, mentre i suoi fedeli saldi nella gloria del suo nome la città ).

La prudenza della carne vive quando, come la roccia colpita, l'umiltà di Cristo è disprezzata sulla croce: perché Cristo crocifisso è scandalo per i Giudei e stoltezza per i Gentili.

E la prudenza della carne muore quando Cristo è riconosciuto eccelso come un monte prominente: infatti per quelli che sono stati chiamati, Giudei e Greci, Cristo è Potenza di Dio e Sapienza di Dio. ( 1 Cor 1,23-24 )

Perciò Mosè salì sul monte, per essere ricevuto dallo spirito vivente una volta morta la carne.

Fausto non vi era salito, cosicché proferiva calunnie carnali, morta la sua mente.

Non ebbe paura forse Pietro, per la prudenza della carne, che la stessa pietra venisse colpita, quando al Signore che preannunciava la sua passione disse: Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai?

E il Signore non gli risparmiò questo peccato, avendogli replicato: Lungi da me, satana!

Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini! ( Mt 16,22-23 )

E dove morì questa diffidenza carnale se non nella glorificazione di Cristo, come su un monte elevato?

Senz'altro viveva quando Pietro lo rinnegò timidamente; e senz'altro era morta quando lo predicava senza paura.

Questa viveva in Saulo, quando, detestando lo scandalo della croce, distruggeva la fede cristiana; ( At 8,3 ) e dove se non su quel monte era morta quando ormai Paolo diceva: Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me? ( Gal 2,20 )

18 - È profeta chi preannuncia eventi futuri. Cristo lo fu quanto Mosè; Fausto lo creda!

Con cosa credi dunque, o eretica vanità, di poter convincere che non è stato predetto riguardo a Cristo: Susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli pari a te, ( Dt 18,18 ) dal momento che non puoi farlo partendo dalla dimostrazione che non è simile?

Con altri motivi, infatti, noi lo mostriamo simile.

Forse perché è stato detto profeta, lui che si è degnato sia di essere uomo che di predire così tanti eventi futuri?

Per caso non è profeta un uomo che preannuncia eventi futuri oltre le congetture umane?

Per cui anch'egli di se stesso dice: Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria. ( Mt 13,57 )

Ma quanto a te, che hai ammesso poco fa di essere convinto, quando hai affermato che la tua professione ti ha obbligato a credere al Vangelo, me la vedrò; venga avanti di fronte al pubblico il Giudeo, che alza la cervice libera a suo danno dal giogo di Cristo e perciò pensa che ancora gli sia lecito dire: " Il vostro Cristo ha mentito; Mosè non scrisse niente su di lui ".

19 - Il profeta promesso da Dio a Mosè come successore e guida nella terra promessa

Mi dica quale profeta Dio ha promesso quando dice a Mosè: Susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli, pari a te o simile a te. ( Dt 18,18 )

Molti, infatti, furono in seguito i profeti, ma volle che se ne intendesse soprattutto uno.

Molto facilmente, credo, gli si presenterà come il successore di Mosè questi che condusse il popolo liberato dall'Egitto nella terra promessa.

Pensando a lui forse riderà ancora di me che vado cercando di chi sia stato detto: Susciterò loro un profeta simile a te, dal momento che trovo scritto chi, morto Mosè, sia succeduto nel medesimo incarico di guidare e condurre il suo popolo.

Dopo che avrà riso di me come di un ignorante ( così, infatti, è descritto anche da Fausto ), non cesserò di rivolgermi ancora a quest'uomo e di richiamarlo dalla tranquilla risata all'impegno di rispondere, chiedendo con insistenza perché allo stesso suo futuro successore ( rispetto al quale non fu accettato per introdurre il popolo nella terra promessa, naturalmente perché non si credesse che la legge data per mezzo di Mosè - non per salvare ma per convincere il peccatore - introducesse nel regno dei cieli, bensì la grazia e la verità nata per mezzo di Gesù Cristo ( Gv 1,17 ) ), chiederò dunque al Giudeo perché Mosè abbia cambiato il nome allo stesso suo futuro successore.

Infatti era chiamato Osea e lo chiamò Gesù. ( Nm 13,9; Nm 14,6 )

Perché allora gli avrà dato questo nome, quando dalla convalle di Paran lo mandò innanzi verso la stessa terra nella quale il popolo stava per venire sotto la sua guida?

Disse, infatti, il vero Gesù: quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me. ( Gv 14,3 )

Chiederò anche se il profeta non attesti questa allusione dicendo: Dio viene da Teman, il Santo dal monte Paran, come se dicesse: " Dio santo verrà con il nome di colui che venne dall'Africa, da Paran ", cioè Gesù.

Inoltre si intende che sia la stessa Parola di Dio a parlare quando promette questo successore di Mosè - per mezzo del quale il popolo venisse mandato nella terra promessa - chiamandolo con il nome di angelo.

Così, infatti, si suole nominare nella Scrittura divina gli uomini che annunciano qualcosa; e dice: Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato.

Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. ( Es 23,20-21 )

Che significa? Indaghi quelle Scritture non più il Manicheo ma proprio il Giudeo e veda se di qualche angelo Dio abbia detto: Il mio nome è in lui, se non di questi che promette come guida nella terra promessa.

Poi chieda tra gli uomini quale successore di Mosè abbia fatto entrare il popolo: e scoprirà che fu Gesù, chiamato non con questo nome dall'inizio della sua vita, ma con un nome cambiato.

Colui che disse dunque: Il mio nome è in lui si riferiva a Gesù, proprio il vero Gesù, capo e guida del popolo nell'eredità della vita eterna, secondo il Nuovo Testamento, del quale il Vecchio Testamento era la figura.

Così, per quanto riguarda l'apparato profetico, non si poteva presentare né dire qualcosa di più riconoscibile, dal momento che si è arrivati fino all'espressione del nome.

Giosuè adombrava Gesù-Dio.

20 - I Gentili non possono non riconoscere come compiuta la profezia dei Libri sacri

Resta che quel Giudeo, se vuole anche interiormente essere un Giudeo, non nella lettera ma nello spirito; ( Rm 2,29 ) se vuole essere considerato un vero israelita, nel quale non c'è falsità, ( Gv 1,47 ) si ricordi, nella figura, di quel Gesù morto che introdusse nella terra dei mortali, e riconosca nella verità il Gesù vivente, sotto la cui guida potrebbe entrare nella terra dei viventi.

In questo modo, infatti, non si opporrà più ostilmente ad una così chiara profezia, ma reso mite dal ricordo di Gesù che introdusse nella terra promessa, ascolterà ormai proprio colui del quale quello portava il nome, mentre introduce in maniera più vera nella terra promessa e dice: Beati i miti perché erediteranno la terra. ( Mt 5,4 )

A questo proposito anche il Gentile, se non avesse un cuore troppo duro, o se fosse una di quelle pietre dalle quali Dio fa sorgere figli di Abramo, ( Mt 3,9 ) non dovrebbe forse meravigliarsi che nei Libri antichi della stessa gente dalla quale si ritiene sia nato Gesù sia stata scritta una profezia così evidente su di lui da esprimere anche il suo nome?

E allo stesso tempo non dovrebbe forse notare che profetizzato era stato non un uomo qualsiasi come Gesù, ma senza dubbio Dio, perché Dio disse che il suo nome era in quell'uomo che, costituito per guidare e introdurre il popolo nel regno, con un cambiamento di nome, fu chiamato Gesù?

E lo ha chiamò angelo per il fatto che veniva mandato con questo nuovo nome ad annunciare un messaggio grande e divino?

Quale conoscitore anche superficiale di quella lingua potrebbe ignorare che in greco " nunzio" si dice angelo?

Perciò qualsiasi Gentile, se non volesse essere perverso ed ostinato, non disprezzerebbe quei Libri perché sono ebrei, alla cui legge non è soggetto, ma stimerebbe assai i libri di qualsiasi gente, poiché vi rinverrebbe profezie scritte tanto tempo prima, che ai suoi tempi ormai riconoscerebbe compiute; e non disprezzerebbe lo stesso Gesù Cristo perché lo vedrebbe preannunziato nelle Scritture ebraiche, ma piuttosto riterrebbe che debba essere seguito e venerato con profonda ammirazione e devota fede chi meritò a tal punto di essere preannunciato e affidato a qualsiasi scrittura, prima di nascere tra gli uomini, attraverso lo svolgersi di tanti secoli, in parte con testimonianze piuttosto aperte, in parte con misteri e sottoforma di azioni simboliche e discorsi.

In questo modo, a lui, partendo dai risultati già offerti dalla storia cristiana, la profezia dei Libri sarà dimostrata come vera; sulla base della profezia dei Libri, poi, Cristo sarà riconosciuto oggetto di culto.

Che io sia ritenuto uno che racconta fantasie se non è accaduto così, se non accade così, se non si arriva da tutte le parti a quella fede in tutto il mondo con la lettura di questi stessi Libri!

21 - Dio ha voluto che i Giudei, non credenti in Cristo, fossero depositari dei Libri che lo predicano

Di conseguenza bisogna ridere e meravigliarsi della follia di costoro che ( come se fosse impossibile ) ci chiedono in che modo attraverso i Libri dei Giudei un Gentile voglia apprendere la fede cristiana: gli basta considerare che per una devozione ed una fama tanto grandi tutte le genti diventano discepole di questi Libri.

Senza dubbio lo diventano più fortemente e più fermamente proprio per il fatto che dalle mani dei nemici sono tratte fuori testimonianze tanto importanti su Cristo; nelle quali le genti che credono non possono ritenere inventato nulla su di lui al momento, perché trovano Cristo in quei Libri ai quali da tanti secoli si conformano quelli che lo crocifissero e che coloro che ogni giorno lo bestemmiano considerano all'apice dell'autorità.

Se infatti le profezie su Cristo fossero presentate da quelli che lo predicano, sarebbero ritenute inventate da loro: ora, però, chi predica presenta ciò che legge in pubblico chi bestemmia.

Infatti, per una qualche utilità dei santi, il sommo Dio dispone la cecità degli empi e secondo l'equità del suo governo si serve opportunamente anche dei malvagi, al punto che quelli che vivono iniquamente per loro scelta, secondo il suo giudizio hanno avuto in assegnazione un ruolo giusto.

Pertanto, affinché non si credesse che quelli che annunziavano Cristo ai popoli avessero inventato le testimonianze della profezia che Cristo sarebbe nato, che avrebbe fatto miracoli, avrebbe sofferto indegnamente, sarebbe morto, risorto, asceso al cielo, avrebbe propagato il Vangelo della vita eterna fra tutte le genti, è stato tratto qualcosa di grande dall'infedeltà dei Giudei a nostro vantaggio, cosicché gli stessi che non accolgono nei cuori queste cose per sé, le hanno nei libri per noi.

Né l'autorità di quei libri diminuisce per il fatto che non sono compresi dai Giudei; piuttosto è accresciuta, perché la loro stessa cecità vi è stata predetta.

Ne deriva che attestano la verità maggiormente giacché non la comprendono, poiché quando non comprendono quei libri i quali hanno predetto che essi non avrebbero compreso, anche con questo mostrano che quelli sono veri.

22 - Una maledizione profetica è annuncio di un sentire presago, non un'imprecazione

C'è poi quel passo dalla cui ambiguità Fausto è ingannato: La tua vita ti sarà dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita. ( Dt 28,66 )

Qualcuno potrebbe dire che queste parole possono essere interpretate altrimenti; ma che non possano essere riferite a Cristo né Fausto ha osato dirlo né certo qualcuno oserà, se non colui che avrà negato o che Cristo sia vita o che fu visto dai Giudei pendere sulla croce o che essi non gli credettero.

Ma poiché egli stesso dice Io sono la vita ( Gv 14,6 ) e poiché non c'è dubbio che fu visto pendere dai Giudei che non gli credettero, non vedo perché dovremmo dubitare che anche questo abbia scritto su Cristo colui del quale Cristo dice: Poiché di me egli ha scritto. ( Gv 5,47 )

Egualmente, se ciò che è stato scritto: Susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli pari a te, Fausto ha tentato di mostrare che non può essere applicato a Cristo, poiché Cristo non è come Mosè, e tuttavia è stato confutato in ogni argomento, che bisogno c'è di darsi pensiero per questa testimonianza?

O almeno, come disse che Cristo non è simile a Mosè, confutando quella profezia, così pure per confutare questa dica che Cristo non è la vita, o che non pendette in croce alla vista dei Giudei che non gli credevano.

Però, poiché non ha detto questo, né oggi nessuno di quelli oserebbe dirlo, non c'è alcun motivo per indugiare ad abbracciare questa profezia del suo servo sul Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo.

Ma certo questa è stata posta tra le altre maledizioni.

Forse non è profezia, dal momento che anche le altre lo sono?

O non è profezia su Cristo poiché quelle precedenti o seguenti che in quel passo formano il contesto non sembrano riferirsi a Cristo?

Come se in realtà ci sia qualcosa di peggiore fra le maledizioni che colpirono i Giudei, per colpa della loro superba empietà, del vedere la loro Vita, cioè il Figlio di Dio, pendere dalla croce e non credere alla loro Vita.

Perché le maledizioni, quando sono annunziate da una profezia non sono imprecazioni che riguardano un cattivo desiderio, ma annunci di un sentire presago.

Infatti i cattivi desideri sono proibiti, perché si dice Benedite e non maledite. ( Rm 12,14 )

Invece gli annunci presaghi si trovano spesso nel discorso dei santi, come dice l'apostolo Paolo: Alessandro, il ramaio, mi ha procurato molti mali.

Il Signore gli renderà secondo le sue opere. ( 2 Tm 4,14 )

Sembra che l'Apostolo, come se fosse adirato ed indignato, abbia maleaugurato questo: Dovrebbero farsi mutilare coloro che vi turbano! ( Gal 5,12 )

Certamente se considerassi la persona che scrive capiresti maggiormente che egli ha benedetto con una elegantissima ambiguità.

Perché ci sono degli eunuchi che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. ( Mt 19,12 )

Anche in queste parole Fausto avrebbe sentito questo sapore se avesse mostrato un palato pio per i cibi del Signore.

Così, anche, risuonò forse per i Giudei quanto è stato detto: La tua vita ti sarà dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita; di conseguenza non credettero che avrebbero vinto, vedendo la loro vita sospesa nell'incertezza tra le minacce e i complotti dei nemici.

Ma il figlio del Vangelo, quando sente: Egli ha scritto di me, in questa stessa frase ambigua distingue che cosa i profeti gettino ai porci, che cosa indichino agli uomini: e immediatamente a lui viene in mente Cristo pendente sulla croce come Vita degli uomini ed i Giudei che non gli credono per il fatto che lo vedono pendere dalla croce.

E certo prontamente qualcun altro avrebbe potuto dire che tra le altre maledizioni che in quel passo non servono a capire qualcosa di Cristo, si riferisce a Cristo soltanto questo che è stato scritto: La tua vita ti sarà dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita.

Perché sarebbe potuto accadere che tra i diversi tipi di maledizioni che erano predette profeticamente al popolo empio, fosse posta anche questa.

Ma io e quanti con me considerano più attentamente quella frase evangelica del Signore, con la quale non disse: " Egli ha scritto anche di me " - perché si credesse che avesse scritto anche altre cose che non si riferiscono a Cristo -; ma disse: Egli ha scritto di me ( Gv 5,46 ) - perché indagando a fondo tutto il proposito di quella scrittura avessimo cura solo di comprendere la grazia di Cristo -, riconosciamo che anche le altre maledizioni contenute in quel passo sono state profetizzate a motivo di Cristo.

Ma se ora volessi dimostrarlo sarebbe troppo lungo.

23 - Mosè nel profetizzare non era Caifa

Lungi dal non riferirsi a Cristo questa citazione che Fausto ha ricordato, per il fatto che è stata collocata tra altre maledizioni!

Cosicché neppure quelle altre hanno il giusto significato se non si riferiscono alla gloria di Cristo, con la quale si provvede al genere umano.

Quanto più questa? Che se Mosè fosse stato tale da pronunciare questo con la bocca, pensando un'altra cosa nel cuore, direi più facilmente: ha profetizzato senza saperlo, anziché negare che sia stato profetizzato su Cristo quanto sento che fu detto al popolo giudeo: La tua vita ti sarà dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita.

Ed infatti Caifa non rifletteva su quanto fu interpretato dalle sue parole quando, perseguitando Cristo come nemico, disse che era meglio morisse un solo uomo anziché perisse l'intera nazione.

Dove l'Evangelista aggiunse che questo non lo disse da se stesso, ma profetizzò essendo sommo sacerdote. ( Gv 11,49-51 )

Ma Mosè non era Caifa: perciò quanto disse al popolo ebreo: La tua vita ti sarà dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita, non solo lo disse riferendosi a Cristo - e anche se avesse parlato inconsapevolmente, ciò che disse non si doveva riferire a nessun altro - ma lo fece consapevolmente.

Era infatti un fedelissimo dispensatore del mistero profetico, cioè di quella unzione sacerdotale da cui riconosciamo il nome di Cristo; in virtù di questo mistero, sebbene uomo malvagio, Caifa poté profetizzare anche senza saperlo.

Certamente in lui l'unzione profetica lo fece profetizzare: mentre la sua vita empia lo fece profetizzare inconsapevolmente.

Pertanto con che faccia tosta si dice che Mosè non ha profetizzato su Cristo, se da lui ebbe inizio quella unzione onde il nome di Cristo si fece conoscere e anche il suo persecutore profetizzò su di lui pur non sapendolo?

24 - Come un tempo i Sadducei, così i Maniche negano la resurrezione

Sopra abbiamo parlato in modo sufficiente della maledizione di colui che pende sul legno.

È abbastanza chiaro da molte delle cose dette, che Mosè non ha comandato contro Cristo di uccidere il profeta o il capo che volesse allontanare Israele dal suo Dio o infrangere qualcuno dei comandamenti; e a chi considera sempre più le parole e le azioni del Signore nostro Gesù Cristo, sempre più sarà chiaro che Cristo non volle allontanare nessuno di loro dal loro Dio.

Il Dio che Mosè insegnò ad essi ad amare e servire, è certamente il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, che il Signore Gesù Cristo menziona con la stessa raccomandazione, e con la sua autorità confuta l'errore dei Sadducei che negavano la resurrezione, quando dice: quanto poi alla resurrezione dei morti, non avete letto quello che Dio disse a proposito del roveto a Mosè: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe?

Ora non è Dio dei morti, ma dei vivi: perché tutti vivono per Lui. ( Mt 22,31-32; Lc 20,37-38 )

Pertanto, con la medesima risposta con cui allora furono convinti i Sadducei, opportunamente, ora, vengono convinti i Manichei: seppure in un altro modo, tuttavia anch'essi negano la resurrezione.

Parimenti, quando disse, lodando la fede del centurione: In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande, aggiunse: Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre. ( Mt 8,10-12 )

Se allora, e Fausto non può negarlo, Mosè raccomandò al popolo di Israele il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, e Cristo, secondo queste ed altre testimonianze, senza dubbio raccomanda quello stesso Dio, questi non tentò di allontanare quel popolo dal suo Dio; però lo minacciò che sarebbe stato cacciato fuori nelle tenebre poiché vedeva che si era allontanato dal suo Dio, nel cui regno dice che siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe le genti chiamate da tutto il mondo, non per altro se non in quanto rimaste fedeli al Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe.

E di conseguenza l'Apostolo dice: E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: In te saranno benedette tutte le genti, ( Gal 3,8 ) affinché naturalmente fossero benedetti nel seme di Abramo quelli che imitavano la fede di Abramo.

Perciò Cristo non voleva allontanare gli Israeliti dal loro Dio, ma piuttosto li accusava di essersi allontanati da lui.

Poi, chi pensa che il Signore abbia infranto qualcuno di quei comandamenti che furono dati per mezzo di Mosè non è strano che lo faccia, come pure i Giudei: ma sbaglia, e in ciò sbagliarono anche i Giudei.

Quando Fausto menziona quel comandamento che vuole si creda che il Signore abbia infranto, lì è necessario che mostriamo in che modo sbagli, come già sopra abbiamo mostrato, quando occorreva.

Ora dico: se il Signore avesse infranto qualcuno di quei comandamenti non avrebbe accusato i Giudei di questo stesso comportamento: poiché a coloro che criticavano il fatto che i suoi discepoli mangiassero con le mani sporche e per questo trasgredivano non un comandamento di Dio ma le tradizioni degli antichi, disse: Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione?

Egli poi cita proprio un comandamento di Dio, che noi sappiamo essere stato dato per mezzo di Mosè.

Di seguito disse: Dio ha detto: Onora il padre e la madre e inoltre: Chi maledice il padre e la madre sia messo a morte.

Invece voi asserite: Chiunque dice al padre o alla madre: " Ciò con cui ti dovrei aiutare è offerto a Dio ", non è più tenuto ad onorare suo padre o sua madre.

Così avete annullato la Parola di Dio in nome della vostra tradizione. ( Mt 15,3-6 )

Da tutto questo vedete quante cose possiamo imparare: che egli non allontanò i Giudei dal loro Dio; e che non solo non infranse i suoi comandamenti, ma che rimproverò coloro dai quali fossero infranti; e codesti comandamenti non li inviò se non Dio stesso per mezzo di Mosè.

25 - Il vero Cristo è quello annunciato da Mosè e dai santi del suo popolo

Poiché crediamo che tutti gli scritti di Mosè si riferiscano alla presentazione di Cristo, non potendolo illustrare in quest'opera, abbiamo promesso di illustrarlo in quei passi che Fausto ha scelto da quegli scritti per confutali e criticarli; giustamente, quindi, dobbiamo mostrare che anche il comandamento di Mosè, secondo cui dovrebbe essere ucciso ogni profeta o capo che volesse allontanare gli Israeliti dal loro Dio, o che infrangesse qualcuno dei comandamenti, si riferisce alla preservazione della fede, che si apprende nella Chiesa di Cristo.

Egli senza dubbio sapeva, a causa dello spirito di profezia e di Dio che gli parlava, che sarebbero sorti molti eretici, maestri di errori di tutti i tipi contro la dottrina di Cristo, i quali non predicavano quel Cristo che è il vero Cristo.

È vero colui che fu preannunciato per mezzo delle profezie pronunziate per mezzo dello stesso Mosè e degli altri santi di quel popolo.

Perciò Mosè comandava di mettere a morte chiunque volesse insegnare un altro Cristo.

Che cos'altro, poi, fa la lingua cattolica, se non mettere a morte con la spada spirituale di entrambi i Testamenti, dalla lama due volte tagliente, tutti coloro che vogliono allontanarci dal nostro Dio o infrangere qualcuno dei comandamenti?

Tra questi cade principalmente lo stesso Manicheo, quando è annientato dalla verità asserita dalle Legge e dai Profeti il suo errore di volerci allontanare dal nostro Dio, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, che Cristo raccomanda; e di voler infrangere i comandamenti della legge, nelle figure dei quali riconosciamo che Cristo fu profetizzato.

26 - È vero che Mosè ha scritto su Cristo o a motivo di Cristo

Ora, poi, non so se definire quella espressione molto stupida o assai ingannatrice, dal momento che Fausto era intelligente; per cui ritengo maggiormente che abbia voluto gettare una nebbia addosso al lettore meno attento, piuttosto che pensare che non abbia compreso ciò che dico.

Egli infatti dice che " se queste cose non sono state scritte su Cristo, o ne mostrerete delle altre, o non ce ne sarà nessuna ".

Questa proposizione è vera, ma ne conseguiva che mostrasse sia che queste cose non sono state scritte su Cristo sia che non possono esserne mostrate delle altre.

Però non ha fatto nulla di questo, poiché noi abbiamo mostrato sia come queste cose possano essere accolte in riferimento a Cristo, sia sopra ne abbiamo mostrate molte altre le quali non potrebbero avere significato se non riferite a Cristo.

Non c'è dunque motivo perché tu, Fausto, concluda che niente fu scritto da Mosè riguardo a Cristo.

Attento a cosa dici: " Se queste cose non sono state scritte su Cristo, o ne mostrerete delle altre, o non ce ne sarà nessuna ".

Dici la verità. Perciò, dal momento che abbiamo sia mostrato che queste cose sono state scritte su Cristo o a motivo di Cristo, sia presentato molte altre, la tua argomentazione è piuttosto priva di valore.

E, senza dubbio, almeno hai tentato di mostrare che questi passi da te ricordati - anche senza aver ottenuto niente - non sono stati scritti su Cristo.

Quanto a ciò che hai concluso: " O ne mostrerete delle altre, o non ce ne sarà nessuna ", avresti dovuto dimostrare che non potevamo avanzarne altre, prima di dedurre sicuro che non ce n'era nessuna.

Ora poi, come se il tuo libretto avrebbe avuto ascoltatori sordi o lettori ciechi cosicché nessuno si accorgesse di cosa tralasciassi, ti sei affrettato a dire: " Se non ce ne fu nessuna, Cristo non poté sostenere ciò che non è in nessun luogo; così, se Cristo non ha asserito questo, è evidente che questo capitolo è falso ".

Oh, l'uomo che pensa di parlare senza che un altro possa contraddirlo!

Dov'è il tuo acume? O in una cattiva causa non potevi parlare altrimenti?

Ma la cattiva causa ti ha costretto a dire cose senza fondamento!

Nessuno ti costringe, in realtà, a sostenerla.

E se infatti mostreremo altre cose?

Giacché ce ne saranno alcune, non sarà assolutamente vero che non ce ne sarà nessuna.

E se ce ne saranno alcune, Cristo poté asserire ciò che c'è.

Così, se Cristo poté asserire questo, è certo che quel capitolo del Vangelo non è falso.

Ritorna dunque alla tua affermazione, con la quale dicesti: " o ne mostrerete delle altre, o non ce ne sarà nessuna ", e riconosci che non hai spiegato che non ne avremmo mostrate altre! Vedi anche quante altre già sopra abbiamo mostrate ed osserva cosa se ne concluda: che naturalmente non è falso ciò che leggiamo nel Vangelo detto da Cristo: Se credeste a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. ( Gv 5,46 )

E senza dubbio così straordinaria è l'autorità e così solida è la verità del Vangelo che anche se per l'ottusità della nostra intelligenza non vi trovassimo nulla scritto da Mosè su Cristo, dovremmo credere che non solo alcune, ma che tutte le cose che scrisse si riferiscono a Cristo, poiché non disse: " Egli scrisse anche di me ", ma Egli scrisse di me.

Ora, poi, se anche si dovesse dubitare di questo capitolo del Vangelo - lungi da ciò! -, scoperte così tante testimonianze su Cristo nella scrittura di Mosè ogni dubbio sarebbe rimosso; e poiché non si deve dubitare di un capitolo del Vangelo, anche se quelle non fossero state scoperte, tuttavia si dovrebbe credere che ci siano.

27 - Di contro all'opposizione dei Giudei, tutto il mondo crede sia a Mosè che a Cristo

Ciò che aggiungi, " che fu diversa la dottrina di Cristo e di Mosè; e che perciò non sarebbe stato verosimile che se avessero creduto a Mosè avrebbero creduto anche a Cristo; anzi piuttosto la conseguenza era che se alcuni Giudei gli avessero creduto, altri necessariamente si sarebbero opposti ", senza dubbio non l'avresti detto se avessi alzato un po' l'occhio con cui osservi e avessi guardato il mondo senza un cieco spirito di contesa verso gli uomini dotti e indotti, Greci e barbari, sapienti e ignoranti, verso i quali l'Apostolo diceva ( Rm 1,14 ) di essere in debito, credendo contemporaneamente in Cristo e in Mosè.

Se dunque non era verosimile che i Giudei credessero ugualmente a Mosè e a Cristo, è molto meno verosimile che tutto il mondo creda ugualmente a Mosè e a Cristo.

Ma poiché vediamo che tutte le genti credono ad entrambi e conservano con una fede robustissima e abbondantissima la profezia di quello in accordo col Vangelo di questi, non era chiamata ad una cosa impossibile questa unica gente quando le fu detto: Se credeste a Mosè, credereste anche a me; e piuttosto ci si deve stupire e si deve alquanto fortemente biasimare l'ostinazione dei Giudei, i quali non fecero quanto, come vediamo, ha fatto tutto il mondo.

28 - Il tempo di Cristo fu diverso da quello di Mosè, non la dottrina

Ciò che dici riguardo al sabato, alla circoncisione della carne e alla differenza dei cibi, che uno fu l'insegnamento di Mosè e che un'altra cosa per mezzo di Cristo hanno imparato i Cristiani, già sopra abbiamo mostrato che, come dice l'Apostolo, ciò avvenne come esempio per noi. ( 1 Cor 10,6 )

La differenza, dunque, non è nella dottrina ma nel tempo.

Uno era infatti quello in cui era necessario preannunziare queste cose attraverso profezie dal senso figurato; ed un altro è quello in cui è necessario che queste siano compiute grazie ad un'aperta e dichiarata verità.

Ma cosa c'è di strano se i Giudei, interpretando il sabato in un senso carnale, si opposero a Cristo che ormai lo introduceva in senso spirituale?

Rispondi all'Apostolo, se puoi, che attesta che il riposo di quel giorno è ombra delle cose future. ( Col 2,16-17 )

Ma se quelli si opposero a Cristo, non comprendendo il vero sabato, a lui non opponetevi voi, e imparate la vera innocenza.

Infatti proprio in quel passo, dove soprattutto si crede che Gesù abolisse il sabato, quando i suoi discepoli passando per un campo ed essendo affamati volevano le spighe e le mangiarono, li dichiarò innocenti, rispondendo ai Giudei: Se aveste compreso che cosa significa "Misericordia io voglio e non sacrificio ", non avreste condannato individui senza colpa! ( Mt 12,7 )

Infatti avrebbero dovuto aver piuttosto compassione dei discepoli affamati, poiché agirono spinti dalla fame.

Da voi, invece, chiunque abbia strappato le spighe, è ritenuto un omicida non secondo l'insegnamento di Cristo, che chiama questa innocenza, ma secondo l'insegnamento dei Manichei.

O per caso gli apostoli dimostrarono misericordia nei confronti di quelle stesse spighe, cosicché, quindi, mangiando le membra di dio, le purificarono, come andate raccontando?

Voi allora, che non fate questo, siete crudeli.

Ma evidentemente Fausto ammette l'abolizione del sabato poiché sa che la potenza di Dio opera sempre e instancabilmente.

Dicano questo quanti riconoscono che Dio fa tutti i tempi senza una volontà temporanea.

Questo è difficile da far quadrare per voi, che affermate che il riposo del vostro dio fu interrotto dalla ribellione della stirpe delle tenebre e disturbato da un improvviso attacco dei nemici.

O forse, prevedendo fin dall'eternità che sarebbe accaduto questo, non ebbe mai requie perché non fu mai sicuro, lui che pensava che avrebbe condotto una guerra tanto atroce con grandissima rovina e danno dei suoi membri?

29 - Significato della circoncisione, della mortalità della carne, della morte e resurrezione di Cristo

Quanto all'altro sabato, che da ignoranti e da empi deridete, se non avesse senso tra le profezie che sono state scritte su Cristo, Cristo non gli avrebbe dato questa testimonianza: quando soffrì volontariamente, come tu stesso hai affermato in sua lode, e perciò poté decidere i tempi della sua passione e resurrezione, agì con lo scopo che il suo corpo riposasse da tutti i suoi lavori nella sepoltura di sabato; risorgendo il terzo giorno, che chiamiamo giorno del Signore, che è l'ottavo dopo il sabato, dimostrò che anche la circoncisione dell'ottavo giorno serviva a profetizzarlo.

Che cosa significa, infatti, la circoncisione della carne?

Che cosa, se non l'eliminazione della mortalità, che deriva dalla generazione carnale?

Per questo l'Apostolo disse: Spogliandosi della carne ha fatto pubblico spettacolo dei Principati e Potestà, trionfando con fiducia su di essi in se stesso. ( Col 2,15 )

Infatti quando dice che si è spogliato della carne, in quel punto interpretiamo la carne come la mortalità della carne, in considerazione della quale propriamente questo corpo è chiamato carne.

La mortalità propriamente è stata chiamata carne perché non vi sarà più nell'immortalità della resurrezione; perciò è stato scritto: La carne e il sangue non erediteranno il regno di Dio.

Riguardo a queste parole siete soliti calunniare la nostra fede, con la quale crediamo nella futura resurrezione di questo corpo, che già ha avuto un precedente nel Signore stesso, mentre nascondete le parole seguenti, con le quali apertamente l'Apostolo spiega che cosa dice.

Volendo infatti mostrare che cosa significasse 'carne' in quel punto, subito dopo aggiunge: e né la corruzione erediterà l'incorruttibilità. ( 1 Cor 15,50 )

Infatti questo corpo, che a causa della mortalità propriamente è chiamato carne, viene mutato nella resurrezione, così da non essere più corruttibile e mortale.

Perché non si pensi che ciò viene detto per nostra supposizione, esaminate le sue parole seguenti: Ecco, dice, io vi annunzio un mistero: tutti, certo, risorgeremo, ma non tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati.

È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. ( 1 Cor 15,51-53 )

Dunque per rivestirsi dell'immortalità si spoglia della mortalità: questo è il mistero della circoncisione, che si ordinò avvenisse nell'ottavo giorno, ( Gen 17,12 ) e in esso, il giorno del Signore dopo il sabato, già è stata adempiuta realmente dal Signore.

Perciò si dice: Spogliandosi della carne ha fatto pubblico spettacolo dei Principati e Potestà. ( Col 2,15 )

Infatti attraverso questa mortalità invidiose diaboliche potestà ci dominavano: si dice che Cristo abbia dato loro un esempio poiché in lui stesso, nostro Capo, offrì un esempio.

Esso, in tutto il suo corpo, cioè la Chiesa che deve essere liberata dal potere del diavolo, si realizzerà completamente nell'ultima resurrezione: questa è la nostra fede.

E poiché, come Paolo ricorda la testimonianza profetica: Il giusto vivrà mediante la fede, ( Rm 1,17; Rm 2,4 ) questa è la nostra giustificazione.

Anche i pagani credono che Cristo certamente morì: ma che Cristo sia risorto è fede propria dei Cristiani.

Poiché se confesserai con la tua bocca, dice l'Apostolo, che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha resuscitato dai morti, sarai salvo. ( Rm 10,9 )

Poiché dunque siamo giustificati da questa fede nella resurrezione, si riferisce a Cristo anche quel versetto dell'Apostolo: È stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione. ( Rm 4,25 )

E poiché questa resurrezione, che ci giustifica se le crediamo, era prefigurata da quella circoncisione dell'ottavo giorno, di Abramo stesso, al quale per la prima volta fu trasmessa, dice l'Apostolo: E ricevette il segno della circoncisione, quale sigillo della giustizia derivante dalla fede. ( Rm 4,11 )

Quindi anche questa circoncisione fu scritta da Mosè tra le altre figure profetiche riguardanti Cristo; su di lui Cristo stesso dice: Di me, infatti, egli scrisse. ( Gv 5,46 )

Ciò che poi il Signore dice: Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi, ( Mt 23,15 ) lo disse non perché è circonciso, ma perché imita la loro condotta, che vieta ai suoi discepoli di imitare dicendo: Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi ed i farisei.

Quanto vi dicono, fatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. ( Mt 23,2-3 )

Nelle quali parole del Signore dovete badare ad entrambe le cose: a quanto onore venga conferito alla dottrina di Mosè, sulla cattedra del quale anche uomini cattivi, sedendovi, erano costretti ad insegnare buone cose; e alla ragione per cui il proselito diventasse figlio della Geenna.

Non certo perché ascoltava le parole della legge dai farisei, ma perché seguiva le loro azioni.

Allora potrebbe essere detto ad un proselito circonciso quanto dice Paolo: La circoncisione è utile, sì, se osservi la legge. ( Rm 2,25 )

Poiché egli, invece, imitava i farisei nel non osservare la legge diventava figlio della Geenna; ed il doppio di loro, per quanto penso, perché trascurava di compiere ciò che volontariamente aveva intrapreso, sebbene non fosse nato da giudei ma volontariamente diventato giudeo.

30 - Le carni monde e immonde prefiguravano gli appartenenti o meno alla Chiesa

Che cosa hai voluto dire, in maniera ingiuriosa e senza rispetto, quando hai parlato di Mosè che siede e discute alla maniera di un mangione ed ordina che alcune cose siano mangiate come monde, ma che altre, come immonde, non siano neppure toccate? dal momento che è più tipico di un mangione non fare nessuna distinzione; oppure, se la fa, di scegliere i cibi più gradevoli.

O dici questo perché agli ingenui sembri che si debba quasi ammirare la tua continenza a partire dagli inizi dell'adolescenza, come di uno che non sa o ha ormai dimenticato quanto più gradevole sia il sapore della carne di maiale rispetto a quella di castrato?

Ma poiché anche quelle cose Mosè scrisse di Cristo nelle sue figure profetiche, attribuendo alle carni degli animali il significato di uomini, o da incorporare al corpo di Cristo, che è la Chiesa, o da rigettare, ha raffigurato anche voi tra gli immondi, che non vi incontrate con la fede cattolica perché non ruminate la parola della sapienza e non considerate due i Testamenti, il Vecchio e il Nuovo, non distinguendoli concordemente come un'unghia doppia.

Chi poi potrebbe sopportare che non ti vergogni di andar dietro all'erronea opinione del vostro Adimanto?

31 - Contro l'erronea opinione di Fausto che le carni contaminino l'uomo

E dici anche: " Cristo ha insegnato che fra i cibi non c'è differenza, così da tenere del tutto lontana la carne dai suoi discepoli, e concedere pubblicamente, invece, ai pagani tutto ciò che potesse essere mangiato "; e ancora " che ha dichiarato che non li contamina nulla di ciò che entra nella bocca, perché quelle cose che escono impudentemente dalla bocca sono le sole che contaminano l'uomo ".

Queste tue parole sono comunicate ed espresse con una falsità tanto più impudente quanto più evidente.

Primo, perché secondo l'insegnamento di Cristo se contaminano l'uomo solo quelle cose che, perverse, escono dalla bocca, perché non quelle sole contaminarono anche i discepoli di Cristo, così da non rendere necessario che ad essi fossero proibite le carni come se immonde?

Forse che i profani non sono contaminati da queste cose che entrano nella bocca, ma da queste che ne escono?

In questo caso sono più protetti dei santi contro l'impurità, se possono contaminare i santi sia quelle cose che entrano sia quelle che escono.

Ma vorrei che costoro mi dicessero che cosa mangiava e beveva Cristo, che in confronto a Giovanni che non mangiava e non beveva disse che egli mangiava e beveva.

Accusando infatti la perversità degli uomini che andavano alla ricerca di calunnie su entrambi dice: È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: ha un demonio.

È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. ( Mt 11,18-19 )

E di Giovanni conosciamo senza dubbio cosa mangiava e beveva: infatti non è stato detto che non bevesse affatto, ma che non beveva vino né bevande inebrianti: ( Lc 1,15 ) dunque beveva acqua.

Poi non è vero che non si cibasse di nulla, bensì di locuste e miele selvatico. ( Mt 3,4 )

Pertanto per quale motivo si è detto che non mangiava né beveva, se non perché non faceva uso di quel cibo del quale fanno uso i Giudei?

Pertanto se il Signore non si fosse servito di questo cibo non si sarebbe detto di lui, confrontandolo con Giovanni, che mangiava e beveva.

Lo si dice forse perché si nutriva di pane e di ortaggi, dei quali Giovanni non si nutriva?

Sarebbe strano se si dicesse che non mangiava chi si nutrì di miele e locuste; e si dicesse che mangiava chi si limitò a pane ed ortaggi.

Ma riguardo ai cibi supponiamo qualsiasi cosa volete; certamente, però, uno non potrebbe essere chiamato beone a meno che non bevesse vino.

Perché dunque ritenete immondo anche questo?

E non proibite di toccare queste cose per la continenza e la disciplina del corpo che deve essere sottomesso, ma perché sono immonde?

Infatti affermate che quelle sono velenosa sozzura della stirpe delle tenebre, al contrario di quanto dice l'Apostolo: Tutto è puro per i puri. ( Tt 1,15 )

Ecco chi osa dire che Cristo, maestro dell'indifferenza dei cibi, ha tuttavia proibito ai suoi discepoli quanto loro stessi ritengono immondo!

Mostrate, falsi e maligni, dove ha allontanato questi cibi dai suoi discepoli!

Ma tuttavia per la provvidenza di Dio giusto siete così ciechi che ci fate ricordare anche i mezzi con cui poter essere confutati.

Infatti subirò una violenza da parte del mio animo se non inserirò, per esaminarlo, proprio tutto il capitolo del Vangelo che costui ha voluto usare contro Mosè; così da vedere lì quanto sia falso ciò che Adimanto prima, ora Fausto, hanno detto: cioè che il Signore Gesù ha allontanato dai suoi discepoli le carni da mangiare, che ha concesso al popolo pagano.

Precisamente dopo che Cristo ebbe risposto a coloro che trovavano da ridire sul fatto che mangiassero con mani non lavate, così seguita il Vangelo: Poi riunita la folla disse: " Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo! ".

Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: " Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole? ( Mt 15,10-20 ) ".

Qui sicuramente, spinto dai discepoli, avrebbe dovuto dare loro espressamente indicazione di astenersi da tutte le carni, come vogliono questi, affinché quanto disse sopra: Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca, sembrasse averlo detto alla moltitudine.

Prosegua dunque l'evangelista, e dica cosa poi certamente il Signore abbia risposto non alla moltitudine, ma ai suoi discepoli.

Ed egli rispose: " Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata.

Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi.

E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso! ". ( Mt 15,13-14 )

La ragione senz'altro era che volendo accampare le loro tradizioni non capivano i comandamenti di Dio.

Ma i discepoli non avevano chiesto ancora al Maestro in che modo dovessero intendere ciò che aveva detto alla moltitudine.

Ecco, accade anche questo; poiché l'evangelista continua e dice: Pietro allora gli disse: " Spiegaci questa parabola ". ( Mt 15,15 )

Da qui capiamo che Pietro pensò che quando il Signore disse Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca, non parlasse in senso proprio né chiaramente, ma che, come al solito, avesse voluto segnalare qualcosa per mezzo di un'oscura parabola.

Vediamo, allora, se poi quando i discepoli lo interrogarono più in disparte, abbia detto questo che vogliono i Manichei, che sono immonde tutte le carni e che essi non devono toccarne alcuna.

Invece li rimprovera poiché non hanno ancora capito il suo linguaggio chiaro e ritengono una parabola ciò che è stato detto in senso proprio.

Così infatti seguita: Ed egli rispose: " Anche voi siete ancora senza intelletto?

Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore.

Questo rende immondo l'uomo.

Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie.

Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l'uomo ". ( Mt 15,16-20 )

32 - Conclusioni

Ora, senza dubbio, la falsità, resa evidente, svanisce confutata; certo ora è chiaro che il Signore non ha insegnato una cosa alla folla riguardo a questo argomento e un'altra in disparte ai discepoli.

Senza dubbio si scopre che sono piuttosto i Manichei mendaci e fallaci, non Mosè, non Cristo, non la dottrina dell'uno e dell'altro Testamento, in uno presentata con figure, nell'altro rivelata; in uno profetizzata, nell'altro adempiuta.

Come, dunque, possono ritenere che i Cattolici non osservano nessuna di quelle cose che Mosè scrisse, quando le osservano proprio tutte, non più nelle figure, ma in ciò che quelle figure preannunziarono con il loro significato?

Infatti non sarebbe giusto dire che un lettore non osserva la Scrittura, se il tempo della composizione e quello della lettura fossero diversi, perché egli non ha formato quelle lettere: essendo state per lui figure di suoni, poi li ha emessi senza essersi occupato tuttavia della formazione di quelle figure, ma è stato avvertito dal loro esame.

Perciò, allora, i Giudei non credevano a Cristo: poiché non osservavano neppure quei precetti di Mosè non esposti con figure, ma chiari.

Così Cristo dice loro: Pagate la decima della menta e del cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la misericordia e la giustizia.

Filtrate il moscerino e ingoiate il cammello.

Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. ( Mt 23,23-24 )

Così disse anche che con le loro tradizioni insegnavano il modo di indebolire il comandamento di Dio di onorare i genitori: per questa superbia e iniquità meritarono di essere resi ciechi, cosicché non poterono capire le altre cose.

Poiché ciò che capivano non lo consideravano, comportandosi empiamente.

33 - Esortazione finale: Fausto creda alla carne di Cristo come Tommaso davanti alle sue cicatrici!

Non vedi che non potrei dirti " se sei cristiano credi a Cristo quando dice che Mosè ha scritto di lui, perché se non credi non sei cristiano "?

Certamente appare l'opinione che hai di te stesso, se chiedi di essere informato su Cristo come uno dei Gentili o un Giudeo; ed io, tuttavia, non mi sono sottratto a questo e, per quanto ho potuto, ti ho chiuso ogni adito ad errori.

Né ho lasciato aperto quell'abisso dove, ciechi, fate entrare, dicendo che ci sono falsità nel Vangelo, se la vostra eresia non ha trovato qualche uscita; affinché non vi rimanga che poter tornare a credere a Cristo, dove non vi si possa parare davanti questa voce pestilenziale.

Anzi desideri ricevere ammaestramento come il cristiano Tommaso, che Cristo " non disprezzò perché dubitava di lui, ma per curare le ferite della sua anima mostrò le cicatrici del suo corpo ".

Queste sono parole tue. È bene che tu richieda di essere ammaestrato in questo modo.

Quanto temevo, infatti, che sostenessi con tutte le tue forze che anche questo passo del Vangelo fosse falso!

Credi dunque alle cicatrici di Cristo! Perché se quelle erano vere, vere erano state anche le ferite.

Non sarebbero state vere se non avesse potuto averle carne vera: questa verità scardina tutto il vostro errore.

D'altra parte se Cristo mostrò false cicatrici al discepolo dubbioso, da un lato chiami ingannatore un maestro tale, dall'altro desideri essere ingannato da un maestro tale.

Ma poiché non c'è nessuno che voglia essere ingannato, mentre molti desiderano ingannare, mi accorgo che tu preferisci, per così dire, insegnare ingannevolmente con l'esempio di Cristo che imparare ingannevolmente con l'esempio di Tommaso.

Se, allora, credi che Cristo ingannasse colui che dubitava con cicatrici false, chi vorrebbe crederti un maestro e non piuttosto guardarsi bene da un impostore?

Ma se quel discepolo toccò le vere cicatrici di Cristo, sei costretto ad ammettere che vera era anche la carne di Cristo.

Non resterai manicheo se credi così come Tommaso; rimarrai invece incredulo se non credi come Tommaso. ( Gv 20,27-28 )

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