Summa Teologica - III

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Articolo 2 - Se in Cristo ci fosse una volontà « di sensualità » oltre a quella razionale

In 3 Sent., d. 17, q. 1, a. 1, sol. 2

Pare che in Cristo non ci fosse una volontà « di sensualità » oltre a quella della ragione.

Infatti:

1. Il Filosofo [ De anima 3,9 ] dice che « la volontà è nella ragione, mentre l'irascibile e il concupiscibile risiedono nell'appetito sensitivo ».

Ma sensualità sta per appetito sensitivo.

Quindi in Cristo non c'era la volontà di sensualità.

2. Secondo S. Agostino [ De Trin. 12, cc. 12,13 ] la sensualità è rappresentata dal serpente.

Ma in Cristo non ci fu nulla del serpente, poiché egli fu simboleggiato da un animale velenoso senza veleno, come dice S. Agostino [ De pecc. mer. et rem. 1,32 ] spiegando quel passo evangelico [ Gv 3,14 ]: « Come Mosè innalzò il serpente nel deserto ».

Quindi in Cristo non c'era una volontà di ordine sensibile.

3. La volontà va attribuita alla natura, come si è detto [ a. prec., ad 3 ].

Ma in Cristo non c'era che un'unica natura oltre a quella divina.

Quindi in Cristo non c'era che una sola volontà umana.

In contrario:

S. Ambrogio [ De fide ad Grat. 2,7 ] scrive: « Mia è la volontà che ha detto sua, poiché come uomo ha preso la mia tristezza »; il che ci fa capire che la tristezza appartiene alla volontà umana di Cristo.

Ma la tristezza appartiene alla sensualità, come si è visto nella Seconda Parte [ I-II, q. 23, a. 1; q. 25, a. 1 ].

Quindi in Cristo c'è la volontà della sensualità, oltre alla volontà della ragione.

Dimostrazione:

Come si è detto sopra [ q. 4, a. 2, ob. 2; q. 5, a. 9; q. 9, a. 1 ], il Figlio di Dio ha assunto la natura umana con tutti gli elementi che appartengono alla sua perfezione.

Ma nella natura umana è inclusa anche la natura animale, come il genere nella specie.

Perciò il Figlio di Dio con la natura umana assunse anche gli elementi che appartengono alla perfezione della natura animale.

E tra questi c'è l'appetito sensitivo, che viene detto sensualità.

Quindi in Cristo c'era l'appetito sensitivo, o sensualità.

Dobbiamo poi notare che la sensualità, o appetito sensitivo, in quanto è capace di obbedire alla ragione viene detto « razionale per partecipazione », come mostra il Filosofo [ Ethic. 1,13 ].

E poiché, come si è detto [ ob. 1 ], « la volontà è nella ragione », si può concludere che la sensualità è una « volontà per partecipazione ».

Analisi delle obiezioni:

1. L'argomento vale per la volontà vera e propria, che è soltanto nella parte intellettiva.

Ma la volontà che è tale per partecipazione può trovarsi anche nella parte sensitiva, in quanto questa obbedisce alla ragione.

2. La sensualità è rappresentata dal serpente non quanto alla natura sensibile che Cristo ha assunto, ma quanto alla corruzione del fomite, che in Cristo non c'era.

3. « Dove una cosa è relativa a un'altra, le due ne formano una sola » [ Arist., Topic. 3,2 ], come la superficie e il colore che la rende visibile costituiscono un unico oggetto visibile.

Similmente dunque, dato che la sensualità viene detta volontà solo in quanto partecipa della volontà razionale, come si pone in Cristo una sola natura umana, così si pone in lui anche una sola volontà umana.