Summa Teologica - III

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Articolo 8 - Se fosse conveniente che i Magi venissero ad adorare e venerare Cristo

Supra, a. 3, ad 1

Pare che non fosse conveniente che i Magi venissero ad adorare e venerare Cristo.

Infatti:

1. A ogni re è dovuto l'ossequio dei propri sudditi.

Ora, i Magi non appartenevano al regno dei Giudei.

Quando dunque per mezzo della stella conobbero la nascita del « Re dei Giudei », pare che non sarebbero dovuti venire ad adorarlo.

2. È da stolti annunziare la nascita di un altro re quando vive ancora il re legittimo.

Ma nel regno di Giuda regnava Erode.

Quindi i Magi si comportarono da stolti annunziando la nascita di un re.

3. Un'indicazione celeste è più sicura di un insegnamento umano.

Ora, i Magi erano venuti dall'oriente in Giudea condotti da un'indicazione celeste.

Perciò agirono stoltamente quando, dopo aver seguito la stella, cercarono un insegnamento umano domandando [ Mt 2,2 ]: « Dov'è il Re dei giudei che è nato? ».

4. L'offerta dei doni e l'atto di adorazione sono dovuti soltanto ai re che regnano attualmente.

Ora, i Magi non trovarono Cristo rivestito della dignità regale.

Quindi non era opportuno che gli offrissero i doni e lo riverissero come un re.

In contrario:

In Isaia [ Is 60,3 ] si legge: « Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere ».

Ma chi è condotto dalla luce divina non può sbagliare.

Quindi i Magi non si sbagliarono nel prestare ossequio a Cristo.

Dimostrazione:

Come si è già detto [ a. 3, ad 1; a. 6, ob. 2 ], i Magi sono « le primizie dei gentili » che avrebbero creduto, e in essi apparve come in un presagio la fede e la devozione dei popoli che di lontano sarebbero venuti a Cristo.

Come quindi la fede e la devozione delle genti è priva di errore per influsso dello Spirito Santo, così dobbiamo credere che i Magi, mossi dallo Spirito Santo, abbiano reso omaggio a Cristo con saggezza.

Analisi delle obiezioni:

1. Come dice S. Agostino [ Serm. 200,1 ], « molti re dei Giudei erano nati e morti, e nessuno di essi i Magi erano venuti ad adorare.

Questi stranieri dunque, venuti di lontano e completamente estranei a quel regno, non credevano di dover rendere un simile onore al re dei Giudei come a uno dei tanti che c'erano stati, ma conobbero che il neonato era tale da non poter essi dubitare, adorandolo, di ottenere la salvezza che è secondo Dio »

2. Quell'annunzio dei Magi stava a simboleggiare la futura costanza dei gentili nel confessare Cristo fino alla morte.

Per cui il Crisostomo [ Op. imp. in Mt hom. 2 ] dice che « pensando al re futuro, non temevano il re presente.

Non avevano ancora visto Cristo, ed erano già pronti a dare la vita per lui ».

3. S. Agostino [ Serm. 200,2 ] afferma: « La stella che aveva accompagnato i Magi al luogo dove con la madre vergine stava il Dio bambino, li avrebbe potuti guidare anche a Betlemme, dove Cristo era nato.

Tuttavia si nascose fino a che anche i Giudei non ebbero dato la loro testimonianza riguardo alla città dove Cristo doveva nascere ».

E questo perché, come afferma S. Leone Papa [ Serm 34,2 ], « ricevuta conferma da una duplice testimonianza cercassero con fede più viva ciò che il fulgore della stella e l'autorità dei profeti manifestavano ».

- Così essi, nota S. Agostino [ Serm. 199,1 ], « annunziano » la nascita di Cristo « e domandano » del luogo, « credono e cercano, quasi a simboleggiare coloro che camminano nella fede e desiderano la visione ».

- I Giudei poi, mostrando loro il luogo della nascita di Cristo, « divennero come i costruttori dell'arca di Noè, i quali diedero agli altri un mezzo di salvezza mentre essi perirono nel diluvio.

I Magi che cercavano udirono e andarono; i maestri risposero e non si mossero, divenuti come le pietre miliari, che indicano agli altri la via rimanendo immobili » [ Serm. 373,4 ].

Avvenne inoltre per disposizione divina che i Magi, persa di vista la stella, con criterio umano si recassero a Gerusalemme e chiedessero, nella stessa città regale, del neonato Re, affinché la nascita di Cristo fosse annunziata pubblicamente a Gerusalemme, secondo la parola di Isaia [ Is 2,3 ]: « Da Sion uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola del Signore »; e inoltre perché dallo zelo dei Magi venuti di lontano fosse condannata l'indolenza dei Giudei che erano vicini [ Remigio Antissiod., Hom. 7, in Mt 2,1 ].

4. Il Crisostomo [ l. cit. ] scrive: « Se i Magi fossero venuti in cerca di un re terreno, sarebbero rimasti delusi, avendo intrapreso un così lungo e penoso viaggio per niente ».

Quindi né l'avrebbero adorato, né gli avrebbero offerto i doni.

« Ma siccome cercavano un re celeste, benché non abbiano trovato in lui nulla della maestà regale, contenti della sola testimonianza della stella, lo adorarono »: videro infatti un uomo, e lo riconobbero Dio.

E gli offrirono i doni appropriati alla dignità di Cristo, come dice S. Gregorio [ In Evang. hom. 10 ]: « L'oro, come a un grande re; l'incenso, che viene usato nei divini sacrifici, per riconoscerlo Dio; la mirra, con cui si imbalsamano i corpi dei defunti, per indicare colui che sarebbe morto per la salvezza di tutti ».

Inoltre, continua S. Gregorio, tali cose « ci insegnano a offrire al neonato Re l'oro, rifulgendo al suo cospetto per il lume della sapienza, di cui [ l'oro ] è il simbolo »; l'incenso, « che indica la preghiera devota, innalzando a lui l'aroma delle nostre orazioni »; la mirra, « che indica la mortificazione della carne, mortificando i vizi carnali con l'astinenza ».

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