Summa Teologica - III

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Articolo 3 - Se Cristo abbia consumato e offerto ai discepoli il proprio corpo in istato di impassibilità

In 4 Sent., d. 11, q. 3, a. 3

Pare che Cristo abbia consumato e offerto ai discepoli il suo corpo in istato di impassibilità.

Infatti:

1. Commentando le parole di S. Matteo [ Mt 17,2 ]: « Si trasfigurò dinanzi a loro », la Glossa [ ord. ] afferma: « Ai discepoli nella Cena diede quel corpo che aveva per natura, non mortale però, né passibile ».

E commentando un passo del Levitico [ Lv 2,5 ] dice: « La croce, forte più di tutte le cose, rese la carne di Cristo atta a essere mangiata, mentre prima della passione pareva non commestibile ».

Ora, Cristo diede il suo corpo come atto a essere mangiato.

Quindi lo diede quale esso fu dopo la passione, cioè impassibile e immortale.

2. Ogni corpo passibile soffre se viene toccato e masticato.

Se dunque il corpo di Cristo fosse stato passibile, avrebbe sofferto nell'essere toccato e masticato dai discepoli.

3. Le parole sacramentali non sono più efficaci ora, quando le proferisce il sacerdote in nome di Cristo, di quando furono pronunziate da Cristo stesso.

Ma ora in virtù delle parole sacramentali il corpo di Cristo sull'altare viene consacrato impassibile e immortale.

Quindi tanto più allora.

In contrario:

Come dice Innocenzo III [ De sacro alt. myst. 4,12 ], « [ Cristo ] diede ai suoi discepoli il suo corpo quale egli allora lo possedeva ».

Ma allora possedeva un corpo passibile e mortale.

Quindi diede ai suoi discepoli il suo corpo passibile e mortale.

Dimostrazione:

Ugo di S. Vittore [ Innocenzo III, ib. ] sostenne che Cristo prima della passione, in circostanze diverse, assunse le quattro doti del corpo glorificato: la sottigliezza alla nascita, quando uscì dal seno della Vergine lasciandolo intatto; l'agilità quando camminò a piedi asciutti sul lago; la luminosità nella trasfigurazione; l'impassibilità nella Cena, quando diede il suo corpo in cibo ai discepoli.

E così avrebbe dato ai suoi discepoli il proprio corpo in stato di impassibilità e di immortalità.

Ma qualsiasi cosa si dica delle altre doti, di cui abbiamo già parlato in precedenza [ q. 28, a. 2, ad 3; q. 45, a. 2 ], non si può in ogni modo accettare questa tesi rispetto all'impassibilità.

Infatti era certamente il vero e identico corpo di Cristo quello che vedevano allora i discepoli nella sua specie e quello che veniva ricevuto sotto le specie del sacramento.

Ora, esso non era impassibile nella specie propria in cui lo vedevano, ché anzi era pronto per la passione.

Quindi nemmeno il corpo di Cristo sotto la specie del sacramento era impassibile.

Tuttavia quel corpo, che in se stesso era passibile, si trovava in modo impassibile sotto le specie sacramentali: come vi si trovava in modo invisibile, pur essendo in se stesso visibile.

Come infatti la visione richiede il contatto fra l'oggetto visibile e il mezzo interposto, così la passione richiede il contatto fra il corpo passibile e gli oggetti che agiscono su di esso.

Ora il corpo di Cristo, secondo il modo in cui è presente nel sacramento, e di cui abbiamo parlato sopra [ a. 1, ad 2; q. 76, a. 5 ], non è in relazione con l'ambiente circostante mediante le proprie dimensioni, con le quali i corpi si toccano fra loro, ma mediante le dimensioni delle specie del pane e del vino.

Di conseguenza a patire e a essere viste sono le specie, non il corpo stesso di Cristo.

Analisi delle obiezioni:

1. Si dice che Cristo nella Cena diede il suo corpo non mortale e passibile nel senso che non lo diede in modo fisico e cruento.

- La croce poi rese la carne di Cristo atta a essere mangiata in quanto questo sacramento rappresenta la passione di Cristo.

2. L'argomento varrebbe se il corpo di Cristo, che allora era passibile, fosse stato anche presente nell'Eucaristia in modo passibile.

3. Gli accidenti del corpo di Cristo, come si disse sopra [ q. 76, a. 4 ], sono presenti in questo sacramento per naturale concomitanza, non già in forza del sacramento, il quale rende presente la sostanza del corpo di Cristo.

Perciò la virtù delle parole sacramentali ha il compito di rendere presente nel sacramento il corpo di Cristo con tutti gli accidenti che esso realmente possiede.

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