Supplemento alla III parte

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Articolo 2 - Se i religiosi possano lucrare le indulgenze

Pare che i religiosi non possano lucrare le indulgenze.

Infatti:

1. Non è conveniente che uno usufruisca di quei beni che gli dovrebbero sopravanzare in favore degli altri.

Ora, le indulgenze derivano nei fedeli dalla sovrabbondanza delle opere espiatorie dei religiosi.

Quindi non è conveniente che questi ultimi lucrino le indulgenze.

2. Nella Chiesa non ci deve essere nulla che sia incentivo al rilassamento dei religiosi.

Ma se ad essi giovassero le indulgenze, queste darebbero occasione al rilassamento della disciplina regolare: poiché i religiosi vagherebbero troppo in cerca di indulgenze, e trascurerebbero le penitenze ricevute nei loro capitoli.

Quindi ad essi le indulgenze non giovano.

In contrario:

Il bene non può far male a nessuno.

Ma lo stato religioso è un bene.

Quindi i religiosi non possono subire il danno di non potersi giovare delle indulgenze.

Dimostrazione:

Possono lucrare indulgenze sia i secolari che i religiosi, purché siano in grazia e osservino le condizioni richieste allo scopo: i religiosi infatti non hanno meno bisogno dell'aiuto altrui che i secolari.

Analisi delle obiezioni:

1. Benché il religioso sia nello stato di perfezione, non è tuttavia possibile che egli viva senza alcun peccato.

Se quindi a un certo punto, peccando, egli si rende reo di pena, può espiarla mediante le indulgenze.

E neppure è un controsenso che chi ordinariamente possiede del superfluo si trovi talvolta in necessità, e quindi abbia bisogno dell'aiuto altrui.

Per cui S. Paolo [ Gal 6,2 ] esorta: « Portate i pesi gli uni degli altri ».

2. L'osservanza regolare non deve essere distrutta a causa delle indulgenze: poiché i religiosi guadagnano maggiori meriti per la vita eterna osservando le proprie leggi che ricercando le indulgenze, benché ottengano una minore remissione di pena temporale, che è un bene inferiore.

- Né con le indulgenze sono condonate le penitenze ricevute nel capitolo: poiché questo appartiene più al foro giudiziale che a quello penitenziale, tanto che lo tengono anche dei non sacerdoti.

Sono invece condonate le pene ingiunte o dovute per il peccato nel foro penitenziale.

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