Esercizi del 4/11/1969

Domenico Conti

Tema: L'obbedienza

1 - Introduzione - L'obbedienza in generale
2 - L'obbedienza in particolare
3 - L'obbedienza perfetta - Obbedienza evangelica
4 - I gradi dell'obbedienza
5 - L'Obbedienza e la Consacrazione
6 - L'obbedienza e la nostra Consacrazione secolare catechistica

1 - Introduzione - L'obbedienza in generale

È naturale che nello sviluppo del tema della consacrazione si venga a parlare della obbedienza, il 3° fattore della consacrazione.

Concetto dell'Essere

Incominciamo con questa premessa: essere, è sempre essere dall'Essere, essere con l'Essere, essere per l'Essere.

Dio che è l'Essere assoluto, perfettissimo, è da se stesso, è con se stesso è per se stesso.

Ed è per questo che crea, partecipandosi.

La rivelazione ci rivela in che cosa consiste questo essere "da", questo essere "con", questo essere "per" che è proprio dell'essere.

La S. Trinità

Il Figlio è dal Padre; il Padre si dona, per così dire, interamente al Figlio che Egli genera, e il Figlio essendo l'immagine perfetta, consustanziale del Padre, esprime il Padre.

L'essere "da" si esprime perfettamente.

Lo Spirito Santo, è "dal" Padre e "dal" Figlio ed è l'espressione, per così dire, dell'essere "per" e dell'essere "con", del Padre e del Figlio.

Nostra dipendenza da Dio

Anche noi, creature di Dio e Figli di Dio, dobbiamo essere dall'Essere.

In questo caso "da" Dio, come creature e come figli; difatti i figli di Dio sono "da" Dio, sono generati e non soltanto creati da Dio.

Dobbiamo essere da Dio, con Dio, e per Dio, per l'Essere ma anche dobbiamo essere in qualche modo con gli altri e per gli altri.

Non si giunge ad essere con Dio e per Dio se non essendo anche con le creature e per le creature fatte appunto ad immagine e somiglianza di Dio.

La dottrina dello sviluppo integrale, che è appunto sviluppo e crescita nell'Essere, credo che abbia fondamento in queste credenze.

L'autorità dell'Essere

Ora, ci è data l'autorità proprio perché il nostro crescere nell'Essere si realizzi, per essere sempre più dall'Essere con l'Essere e per l'Essere.

L'autorità deriva da "autoritàs" da "auctor"; cioè autore è colui che fa crescere nell'essere, autorità è colui che fa crescere l'essere "con" e  "per" l'essere.

L'essere con gli altri, l'essere per gli altri allo scopo di essere "con" Dio con gli altri, l'essere "per" Dio con gli altri; ed è cosi che si capisce la preghiera di Gesù "Padre ti prego che così come io e tè siamo uno, anch'essi siano uno in me". ( Gv 17,21 )

Il nostro essere "uno" è somiglianza dell'unità del Padre

Il nostro essere "uno", a somiglianza dell'Uno che è Dio, si effettua dal Padre, per il Figlio, nello Spirito Santo e in vista del Padre.

I superiori sono l'immagine del Figlio incarnato

È per questo che nei Superiori dobbiamo vedere l'immagine del Figlio incarnato e non dello Spirito Santo.

Se mai l'autorità interpreterà lo Spirito perché, sia colui che è rivestito di autorità, sia coloro che ubbidiscono, sono nello Spirito.

La Chiesa

Naturalmente in questo senso, l'essere da Dio, in Dio e con Dio si effettua nella Chiesa e l'essere Chiesa  si effettua per tutto il mondo.

Difatti il Concilio definisce la Chiesa come "segno", strumento dell'unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano. ( Conc. Ecum. Vat. II, Lumen Gentium 1 )

L'autorità è "del" Padre "per" il Figlio

L'autorità come tale è un dono di Dio e non una triste e dura necessità.

Come autorità prende nome dal Padre, si esercita per mandato e ad imitazione del Figlio che dà la vita per le sue pecorelle e procede nello Spirito Santo, cioè nell'amore, e come amore.

2 - L'obbedienza in particolare

Obbedienza e volontà

Veniamo all'obbedienza in nodo particolare.

L'obbedienza riguarda tutto il nostro agire, il nostro essere agenti; più propriamente e profondamente riguarda il nostro stesso potere di disporre, cioè la volontà libera.

Abbiano detto che tutto di noi dev'essere dall'Essere: anche il disporre e in modo particolare il potere di disporre la nostra volontà.

Obbedienza come libera volontà di sottomissione

L'obbedienza infatti, in un senso generale, è dipendenza e sottomissione libera all'Essere.

La volontà libera è il potere di consentire e di corrispondere all'Essere in quanto Essere.

La volontà degli animali è aderire alle cose in quanto utili e piacevoli, ma non in quanto sono.

La volontà libera invece ha il potere di consentire all'Essere in quanto essere e di farlo crescere in noi e di far crescere noi in Lui e per lui.

Volontà libera come capacità di obbedire all'Essere

Quindi in questo senso la volontà libera è il potere, la capacità di obbedire all'Essere, di sottomettersi, cioè di dipendere dall'Essere, di commisurare tutto noi stessi all'Essere.

3 - L'obbedienza perfetta - Obbedienza evangelica

Veniamo all'obbedienza perfetta, 1'obbedienza evangelica.

È il disporre ogni cosa e più ancora il nostro proprio potere di disporre ad imitazione di Gesù.

Gesù Crocifisso è l'obbedienza per essenza

Perciò è Gesù e Gesù Crocifisso l'Obbediente, l'obbedienza per essenza, e quindi è la causa efficiente esemplare, meritoria e finale della nostra obbedienza perfetta.

Obbedienza partecipativa dell'obbedienza di Gesù

La nostra obbedienza, cioè la nostra dipendenza e la nostra sottomissione, la nostra accettazione, la nostra collaborazione all'Essere che è Dio, è sempre più perfetta nella misura in cui partecipa al1'obbedienza di Gesù, obbedienza salvatrice, vivificante e glorificante.

Nella misura in cui Gesù, e Gesù Crocifisso, è principio, modello e fine della nostra obbedienza, nella misura in cui attingiamo ai meriti di Gesù obbediente, si prospetta e si realizza il livello di perfezione della nostra obbedienza.

Movente dell'obbedienza: l'amore per il Padre

La nostra obbedienza è sempre più perfetta nella misura in cui essa muove dall'obbedienza di Gesù e ne ha lo stesso contenuto lo stesso modo, gli stessi fini, lo stesso principio e lo stesso movente; cioè ha come movente l'amore per il Padre, quella volontà di essere "da", "con" e "per" il Padre.

È l'obbedienza che ha come principio lo Spirito Santo e che si opera nello Spirito Santo.

Questo è il principio dell'obbedienza di Gesù; nella misura in cui partecipiamo questo principio la nostra obbedienza si fa perfetta, si fa cristiana nel senso di Cristo, come causa efficiente, causa finale ed anche cristificante, perché ci conforma a Lui, fattosi obbediente fino alla morte di Croce: anche cristiforme perché si opera a modo dell'obbedienza di Cristo.

Non fare semplicemente quello che il Padre comanda, ma fare la sua volontà, farsi cioè volontà del Padre.

Difatti Gesù nell'orto del Getzemani prega così: "se è possibile passi da me questo calice, ma non la mia volontà, ma la tua sia fatta". ( Mt 26,39 )

Gesù può dire: "chi vede me vede il Padre; io e il Padre siamo una cosa sola" ( Gv 10,30 )

La nostra obbedienza si fa quindi perfetta, nella misura in cui attinge la misura di obbedire di Gesù.

L'obbedienza di Gesù

E che misura ha Gesù? Obbedisce totalmente fino al dono totale di se stesso: "Factus obediens uaque ad mortem, mortem autem crucis". ( Fil 2,8 )

Fino al dono totale più spinto del suo stesso potere di disporre della sua volontà.

"Si è fatto volontà del Padre, non solo ha fatto la volontà del Padre, totalmente, assolutamente, al di sopra e al di là di ogni condizione.

Costantemente Gesù ha fatto questa volontà: "Faccio sempre la volontà di colui che mi ha mandato"; ( Gv 8,29 ) l'ha fatta per così dire vitalmente.

Della volontà del Padrefece il proprio nutrimento, la sua ragion d'essere: "Mio cibo, - dice Gesù - è fare la volontà di Colui che mi ha mandato". ( Gv 4,34 )

Filialmente: "Padre, non la mia ma la tua volontà sia fatta". ( Lc 22,42 )

E quando ci ha insegnato a pregare ci ha insegnato così: "Padre nostro sia fatta la tua volontà". ( Mt 6,10 )

Nell'Epistola di S. Paolo, che abbiamo letto ieri, si dice la gioia con cui Gesù corse l'agone, consistente nel fare la volontà del Padre suo.

L'obbedienza di Gesù principio della Sua gloria

E l'ha fatta anche gloriosamente!

Il fare la volontà del Padre suo è stato il principio della sua glorificazione.

Leggiamo Giovanni: "Padre è venuta l'ora, glorifica il Figlio tuo, affinché il Figlio glorifichi tè" ( Gv 17,1 ) e sappiamo cosa vuoi dire in S. Giovanni questo linguaggio.

La glorificazione di Gesù quindi incomincia sulla croce, come quella dell'eroe che nel momento in cui dà la vita assurge, manifesta la sua grandezza, e acquista i diritti ad essere riconosciuto, ricordato.

"… affinché il Figlio glorifichi tè", difatti Gesù sulla croce dà il massimo di gloria al Padre, perché ne rivela all'umanità, ne comunica l'Amore con tutta la genialità, la misericordia e l'onnipotenza di questo Amore redentore.

Il fine della nostra obbedienza

La nostra obbedienza deve avere lo stesso fine dell'obbedienza di Gesù, la gloria del Padre attraverso la gloria della nostra crocifissione, attraverso la nostra conformazione a Cristo Crocifisso, perché solo così riveleremo l'amore e saremo nell'amore pieno.

2° fine

E poi ancora l'altro fine, che è concesso con questo: dare la vita eterna compiendo in ciò il compito ricevuto dal Padre, dare la vita per la Vita.

Difatti S. Giovanni ce lo dice: "Padre è venuta l'ora: glorifica il Figlio tuo affinché il Figlio glorifichi te, siccome gli hai dato potestà sopra ogni creatura," e questo è il compito dell'autorità "affinché dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato". ( Gv 17,1-2 )

E poi ancora Gesù ( Gv 10,15 ): "Do la mia vita per le pecore", parole dette per coloro che pretendessero essere i primi, perché facciano come Lui che ha servito, ed è stato in qualche modo ultimo e ha dato la sua vita per le pecore.

Difatti Gesù lo dice: ( Mt 20,28 ): "Chi tra voi vuoi essere il primo, dovrà essere vostro schiavo sull'esempio del Figlio dell'uomo, che non venne per farsi servire, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per noi".

Bisogna quindi che noi ci sforziamo di raggiungere la misura della piena maturità di Cristo.

La nostra misura di piena maturità, la nostra maturità cristiana dipende dal nostro sforzo di raggiungere la misura della piena maturità di Cristo, provata soprattutto dalla sua obbedienza.

Quando si dice cristiano non si dice qualcosa di separato dall'uomo, si dice figlio di Dio, l'uomo elevato alla condizione di Figlio di Dio: non ha senso dire cristiano e naturale, quando si dice cristiano si dice l'uno e l'altro, la sintesi.

Quindi la nostra obbedienza, se vuol essere perfetta, deve esercitarsi così.

Gesù si è sottomesso a tutti, per es. anche a Pilato e ne ha riconosciuto l'autorità "tu non avresti potere su di me, se questo potere non ti fosse dato dall'alto". ( Gv 19,11 )

Ha rispettato tutte le usanze legittime del suo popolo e si è fatto obbediente di fronte a tutte le miserie che incontrava, a tutte le necessità e si è fregiato di questo titolo: figlio dell'uomo.

4 - I gradi dell'obbedienza

Vediamo i gradi di questa obbedienza perfetta, che rispecchiano anche i tre gradi della vita cristiana.

Vita purgativa, illuminativa, unitiva

Vita di purificazione, vita illuminativa, vita unitiva, consci che non esiste mai uno stato che non comprenda anche in qualche modo gli altri,.

Sarebbe impossibile la stessa vita di purificazione se non ci fosse un inizio di vita unitiva, perché è Gesù con il suo Spirito che opera in noi e noi non potremo neanche dire "Padre", se non fosse lo Spirito che lo dice dentro di noi e non sapremmo come né cosa chiedere, se non fosse lo Spirito a chiederlo dentro di noi; quindi evidentemente, anche la vita di purificazione ha qualche elemento di vita unitiva; si tratta di uno sviluppo e non c'è su questa terra vita unitiva che non debba anche esercitarsi come purificazione.

Naturalmente non bisogna irrigidire questi concetti.

È essenziale non dimenticare che la stessa vita di purificazione è possibile per quel grado di vita unitiva che costituisce la stessa vita cristiana: il nostro appartenere a Cristo, l'avere la sua grazia, la sua carità.

Quindi è una purificazione che si sviluppa per approfondire una vita unitiva.

Pensare di fare tutto il lavoro noi senza Gesù, in attesa che poi Lui venga e si unisca a noi è mostruoso ed impossibile.

"Nessuno viene a me se il Padre mio non lo trae", dice Gesù. ( Gv 6,45 )

Ora fatte queste premesse, dobbiamo dire così:

1° grado: obbedire con amore

1° grado: obbedire agli ordini del rappresentante del Signore, dell'autorità, ubbidirlo nello Spirito Santo: quindi essendo in grazia.

Siamo noi che, sia pure con l'aiuto di Dio nello Spirito Santo, ci disponiamo a corrispondere agli ordini dei superiori.

Ci troviamo nel campo dell'obbedienza come precetto; non si esclude naturalmente anche il consiglio.

Ci si porta però soprattutto sul comando più che non su chi comanda e quindi si realizza quella obbedienza di esecuzione.

2° grado: obbedienza come consenso

2° grado: obbedire ai rappresentanti del Signore, ai comandi del Signore nello Spirito Santo non solo corrispondendo agli ordini, ma cercando di corrispondere da un lato alle intenzioni, all'amore da cui provengono quegli ordini, e dall'altro ai criteri, ai giudizi ai desideri che hanno ispirato questi ordini.

Quindi è già un obbedire al comando, ma sopratutto a chi comanda con un consenso a Lui.

L'amore si fa più grande, l'obbedienza si fa più libera, più creativa, va al di là del precetto per fare tutto un lavoro di sondaggio, di conformità a ciò che viene prima del precetto ed a chi è fonte del precetto.

Come si esplica la volonta?

Non dimentichiamo che la nostra volontà libera dispone del potere del libero arbitrio, ossia del libero giudizio.

Come si esplica la nostra libertà?

Attraverso l'intelligenza, che ci presenta qualche cosa attorno alla quale si esercita la nostra volontà; all'inizio non si può volere se non quello che vede, poi c'è l'influenza del volere sul giudizio.

È a questo punto che si esercita veramente la libertà.

Ma se la volontà è malvagia ed è contro l'essere, non anima l'intelletto perché si apra veramente all'Essere; ma lo condiziona perché si fermi sul particolare e quindi fino al punto tale da renderlo appetibile.

Una volta che un essere ai presenta come l'Essere, naturalmente poi la volontà lo vuole.

La conformità di giudizio purifica più in fondo, perché io non solo ubbidisco di fatto a quello che mi viene detto, ma acconsento anche alle ragioni dell'ubbidienza, e che cerco di conformare il mio giudizio da cui è scaturita quella obbedienza, con quel giudizio, da cui è scaturito quell'ordine e lo conformo poi in qualche modo a ciò che lo ha animato.

3° grado: obbedienza come dono

3° grado: obbedire ai rappresentanti del Signore nello Spirito Santo donando: non solo conformando negli ordini, nell'esecuzione e nel giudizio la nostra volontà, ma addirittura donando tutto intero il nostro stesso potere di disporre.

Donazione che non si può fare agli uomini, ma solo allo Spirito, allo spirito di Gesù in modo che non siamo più noi che, aiutati da Lui, vogliamo e l'ordine e l'intenzione dell'ordine, ma sia Lui a volere in noi; e noi così diventiamo Lui, volontà Sua e allora comprendiamo le parole di S. Paolo: "Non sono più io che vivo, ma. è Cristo che vive in me", nel suo Spirito". ( Gal 2,20 )

Donazione e abdicazione

La donazione del nostro stesso potere di disporre, non è rinuncia; altro è la rinuncia, altro è la donazione.

Noi rinunciamo quando non vogliamo niente, quando non esercitiamo questo nostro volere.

Col non volere esercitiamo tuttavia una volontà, il volere di non volere, che equivale ad un'abdicazione a volere, rinunciamo così  alla crescita dell'essere che è oggetto della volontà.

Abdicare e donare sono due cose ben diverse: donare il volere allo Spirito è accettare che lo Spirito voglia Lui per noi e ci porti a volere con Lui.

È lui che vuole in noi e noi che vogliamo in Lui.

Questa è la pienezza dell'inabitazione dello Spirito del Signore, quindi ci conforma pienamente a Gesù perché il suo obiettivo è insegnarci, conformarci a Gesù crocifisso che si è fattovolontà del Padre "fatto obbediente fino alla morte di croce". ( Fil 2,8 )

Ed è con questo animo che ci dobbiamo rivolgere al superiore, consci che rappresenta Gesù.

5 - L'Obbedienza e la Consacrazione

Consacrazione come dedicarsi "a"

La consacrazione, abbiamo visto, è un dedicarsi "a": è riservarsi per Dio al fine di essere per Dio, di vivere di Dio, e far vivere gli altri, che sono immagine Sua e che Lui vuole per sé e con sé.

Se questa è l'anima della consacrazione ( non è ancora la consacrazione propriamente detta perché occorre l'impegno ).

Questo dedicarsi "a" è stabilito mediante l'impegno, questa è la sostanza della consacrazione e diviene consacrazione ecclesiastica là dove l'impegno sia assunto davanti alla Chiesa, secondo le forme e i modi stabiliti dalla Chiesa.

Obbedienza sorgente di castità e di povertà

Non può quindi mancare la promessa o voto di obbedienza a consustanziale questo impegno, perché l'obbedienza più di ogni altra  cosa è fattore di espressione di consacrazione, cioè di essere tale, di vivere di, più di ogni altro fattore, l'obbedienza ha una influenza dominante sugli altri fattori della consacrazione ( per es. sulla castità evangelica e sulla povertà volontaria ).

La nostra stessa castità, la nostra stessa povertà devono essere tutte pervase dall'obbedienza e quasi trasfigurarsi nell'obbedienza.

Non dimentichiamo che anticamente si faceva un solo voto; l'obbedienza.

Ed è ancora così per alcuni Ordini, come i domenicani: "promitto oboedientiam usque ad mortem autem crucis", voto che comporta anche la castità evangelica e la povertà.

Chi non è veramente obbediente, non riesce a donare tutta la sua affettività, tutto il suo potere generativo, tutto il suo avere, attaccato com'è a se stesso e alle cose.

Certo anche la castità e la povertà influiscono sulla obbedienza, però più come condizioni o parti o materia di essa che come fattori dominanti per quello che riguarda la consacrazione.

Obbedienza e fede

L'obbedienza più di ogni altra ci dispone alla fede viva e pratica.

L'Antico Testamento, come anche il Nuovo, si presenta sempre la fede concretata, dimostrata dall'obbedienza, da quella di Abramo fino a quella di Gesù.

Obbedienza come sorgente di fede

L'obbedienza ci dispone alla fede viva, alla fede fiduciosa; la nostra fiducia in Dio si esprime soprattutto nell'obbedienza; ed anche il nostro senso della Provvidenza di Dio si esprime nell'obbedienza, non solo come rinuncia all'avere, ma anche al potere di disporre dell'avere, di cui facciamo sacrificio.

Timore di affidarci

E quanta paura ci viene nell'affidarci al Superiore!

Ci nasce una grande preoccupazione e istintivamente siamo portati a puntare i piedi, le mani e anche a fare il processo al superiore per giustificare la nostra paura; discutere se è legittimo o no il suo ordine, prima ancora di sforzarci di capire fino in fondo, che cosa il Signore ha voluto dire attraverso quell'uomo.

Questo comportamento potrebbe essere addirittura una resistenza allo Spirito.

L'obbedienza più di ogni altro fattore di consacrazione ci dispone secondo la carità di Cristo e ci dispone a seguirlo.

L'obbedienza sviluppa il nostro Battesimo

Abbiamo il nostro Regolamento: questo è un trattato preziosissimo; l'obbedienza, tanto più se praticata per mezzo del voto, è il fattore più importante per sviluppare il nostro Battesimo.

La consacrazione è sviluppo del Battesimo; il nostro essere innestati nella morte di Cristo; la Cresima, il nostro militare per Cristo ed è la nostra obbedienza, il fattore più importante per partecipare più profondamente e vitalmente alla Eucaristia, rinnovazione del sacrificio di Cristo.

Non si può avere l'intelligenza dell'Eucaristia e una intima partecipazione se non si è obbedienti.

L'obbedienza e l'Ordine e il Matrimonio

L'obbedienza è il fattore più importante per essere più vicini a coloro che hanno ricevuto il sacramento dell'Ordine e a coloro che hanno contratto il Matrimonio.

Nessuno più dell'obbediente può essere vicino a coloro che in Cristo si sono dati anche per essere obbedienti vicendevolmente nel loro reciproco ordine.

Sacramento della Penitenza ed obbedienza

Potremo anche dire qualcosa, appena accennandolo, al sacramento della Penitenza, soprattutto per gli aspetti espiatori e riparatori di essa; quanto essa sia propizia anche al Sacramento degli infermi.

Nessuno può avvicinare più efficacemente un inferno e avere parole più adeguate per un moribondo che un obbediente ad imitazione di Cristo "fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce". ( Fil 2,8 )

Il non obbediente davanti alla sventura di un altro, ad una sventura a cui non si può porre rimedio così facilmente, rimane paralizzato; non ha più niente da dire all'altro che aspetta, perché la parola che bisogna dire è la parola dell'obbedienza vivificante, che ci conforma a Cristo veramente, che ci introduce nella vita eterna.

L'obbedienza ci aiuta più validamente a vivere nello Spirito Santo.

Senza obbedienza, e quindi senza docilità allo Spirito Santo, come ai fa a vivere nello Spirito Santo?

Vorrei a questo punto introdurre ancora un pensiero; siamo durante gli Esercizi Spirituali, sono tempi di grazia da parte del Signore, che ci vuole qui.

Docilità e resistenza allo Spirito Santo

Naturalmente sono anche momenti in cui si scatena il demonio e si scatenano le nostre passioni, e il turbamento, l'ostilità e l'avversione.

E se non si scatenano è perché siamo tiepidi o superficiali e allora non proviamo niente.

Trascorriamo questi giorni più o meno bene accomodando: riposo, conferenze, secondo una certa prudenza, secondo la carne, ma ricordiamo le parole del Signore che vomita i tiepidi.

Il turbamento soprattutto perché si è obbligati a fare due cose durante gli Esercizi: ripensare alla vita passata e proporsi di riformare questa vita, in vista dell'avvenire; ma quando questa riflessione non è fatta in docilità allo Spirito Santo, ma solo come ripiegamento su noi stessi, essa si traduce fatalmente in turbamento, che non è segno del Signore perché Lui ha detto a tutti, anche al più grande peccatore: "vi do la mia pace, non si turbi il cuore vostro". ( Gv 14,27 )

L'amore di sé causa del turbamento

Turbamento che ha alla radice l'amor proprio, sul quale ai esercita abbondantemente l'influenza il demonio.

E poi vi è addirittura l'opposizione, l'avversione più o meno grave, la resistenza allo Spirito, per cui facilmente ci si abbandona a uno spirito di contrasto, che trova alimento e pretesto in qualunque cosa, esterna ed interna.

Quindi bisogna stare molto attenti; il nostro dispiacere, è di non essere stati a sufficiente disposizione nei confronti di coloro che fanno il rendiconto con me; gli altri superiori nei confronti dei catechisti che fanno il rendiconto con loro.

La Vergine madre dell'obbedienza

Parlando della consacrazione, della castità, della povertà e dell'obbedienza ricordiamoci sempre della Vergine; della Madonna che in questo caso è Madre di tutti gli obbedienti, madre dell'obbedienza, madre di Gesù che è obbediente; essa stessa è l'obbedienza per eccellenza ed è per l'obbedienza che Lei è Madre di Dio e Madre nostra.

6 - L'obbedienza e la nostra Consacrazione secolare catechistica

L'impegno nel mondo

Questa obbedienza noi la consideriamo sopratutto sotto l'aspetto secolare, non solo perché la pratichiamo nel mondo, ma per mezzo del mondo e in un certo senso, in dipendenza del mondo e per la sua salvezza, sempre però, ricordiamoci bene, in Gesù, per Gesù, con Gesù.

Quindi questa obbedienza che ci perfeziona con il nostro contatto col mondo, con l'impegno per il mondo ( non solo col nostro essere nel mondo, ma essere per il mondo e con il mondo), ci porta a scoprire, a ripresentare, ad assecondare, ad attualizzare i valori contenuti nelle realtà terrene ed umane e soprattutto ci rende più capaci di cogliere il così detto "segno dei tempi", "l'azione di Dio" nel tempo presente.

L'obbedienza è il fattore più importante, perché si possa fare il mondo nel senso buono, così come Cristo si è fatto uomo, si è fatto mondo e ci ha salvato, donandoci lo stesso potere di salvare il mondo, con Lui per Lui e in Lui.

La nostra secolarità e la nostra secolarizzazione è sviluppo della incarnazione redentrice e non ha altra linea, altro fondamento, altro modello, altro fine se non questo.

È Cristo che in noi e attraverso di noi assume il mondo; quel mondo nel quale siamo, che noi siamo e che rappresentiamo.

Lui come fonte e fine di tutto.

È in noi e attraverso di noi, nella nostra obbedienza praticata nel mondo e per mezzo del mondo, che questo viene configurandosi a Cristo Crocifisso ( per cui si può parlare di doglie del parto della creazione ) e conformato a Cristo Crocifisso sarà conforme al Cristo glorioso quando Gesù ritornerà nella gloria, alla fine dei tempi.