Ritiro del 3/3/2002

Don Luigino Brolese

Tema: Un volto da contemplare.

Riferimento alla lettera apostolica "Novo millennio ineunte"

1 - Gesù portando la croce da solo
2 - La croce venne affidata a Simone
3 - Viene pubblicamente mostrata la sua fine
4 - Il luogo del cranio
5 - Essi lo crocifissero
6 - Produceva l'asfissia
7 - Applicate su di lui le profezie
8 - Gesù Nazzareno Re dei Giudei
9 - Tu sei re
10 - La spogliazione
11 - Una tunica non cucita
12 - In piedi vicino alla croce
13 - Le donne
14 - Una disputa antica
15 - Donna, ecco tuo figlio
16 - Gesù disse: Ho sete
17 - Le sette parole
18 - La sete di compiere la volontà di Dio
19 - Cristo domina la propria morte
20 - Motivi conduttori della teologia
21 - Cristo sa che è la sua ora
22 - Emette lo Spirito
23 - Cristo dona i Sacramenti
24 - Porta fino in fondo la sua croce
25 - Un altro accenno sulla tunica
26 - Gesù affida sua madre
27 - Viene rinnovata l'alleanza con Dio
28 - Il dialogo tra Cristo e il Padre
29 - È tutta la Trinità che si dona a noi

1 - Gesù portando la croce da solo

Mi pare quasi un discorso scolastico, ma credo che tante volte sia la cosa che forse ci aiuta di più a fare poi altre considerazioni spirituali.

C'è una introduzione: "Così essi presero in custodia Gesù e portando la croce da solo Egli uscì verso quello che è chiamato il posto del cranio: 'Gòlgota', essendo il suo nome in ebraico.

Quando noi parliamo di croce intendiamo soltanto il "Patibulum", cioè la trave trasversale. quella delle braccia diciamo, che il condannato quasi sempre portava lungo il tragitto, mentre la trave verticale, lo "stipes", rimaneva lì piantato sul posto delle crocifissioni: un palo di due o tre metri, sul quale veniva fissato questo Patibulum.

Un Patibulum che di solito il condannato portava lungo il tragitto.

Era un segno di umiliazione e di solito veniva legato alle spalle.

Probabilmente molto spesso il Patibulum veniva anche legato un po' ai piedi con una cordicella, veniva legato a una mano con i piedi, in modo che non potesse scappare.

Ma per Gesù probabilmente non c'erano problemi perché Gesù era ormai talmente sfigurato e deperito dalla flagellazione, dall'anemia stessa, quindi non destava questo tipo di problemi di fuga.

E Giovanni dice: "da solo", Giovanni insiste su questo, e poi durante il percorso spesso veniva flagellato il condannato.

In Gesù la flagellazione, come sapete, ha avuto un po' il ruolo quasi di commuovere i giudei: presentare un uomo flagellato poteva significare: cosa volete di più? questo è il vostro re, guardate come è ridotto.

Quindi più che una punizione era un qualche cosa di esemplare per suscitare la pietà, ma poi non funzionò: Pilato ci ha provato.

Gesù, dice Giovanni, portò la croce da solo.

2 - La croce venne affidata a Simone

Nel Vangelo di Marco e di Matteo questa croce venne affidata anche a Simone, Simone il Cireneo.

Può essere che l'abbia portata dopo, può essere che gli abbia dato una mano all'inizio, forse l'ha portata assieme: non si sa.

Vedremo dopo quale può essere la scelta di Giovanni per questo "da solo".

Diciamo ancora che il supplizio della Croce non è un'invenzione degli ebrei o neanche dei romani: è un'invenzione persiana, gli ebrei di solito non la praticavano, avevano altre forme di pena di morte: la lapidazione.

Anche quando si dice nella Bibbia un brano che spesso viene ricordato, "maledetto colui che pende dal legno", non si parla di crocifissione, ma molto più spesso di impalamento, venivano condannati con un palo conficcato tra le gambe e si moriva dissanguati: una morte ugualmente dolorosa, ma non era comunque la crocifissione.

3 - Viene pubblicamente mostrata la sua fine

E si dice che Gesù uscì, quindi il posto della crocifissione era appena fuori dalle mura della città e come ogni esecuzione doveva essere esemplare, non si ammazzava uno in carcere in segreto, viene condannato, quindi viene pubblicamente mostrata la sua fine, la sua pena come deterrente, come esempio per chi poteva imitarne le gesta.

E quindi si passa sicuramente in mezzo al mercato, ma vedremo Giovanni è estremamente corto, non fa certo il cammino della Via Crucis, non c'è né l'incontro con la Veronica, né le pie donne, né Gesù che cade una volta, né due, né tre, a parte che le cadute non sono una invenzione, perché Gesù può essere caduto tranquillamente, ma sono un ampliamento della devozione popolare.

Si avviò verso quel luogo e voi, se siete stati a Gerusalemme, sapete che la Basilica del S. Sepolcro racchiude quei luoghi, tre luoghi, che tradizionalmente sono venerati come posto della Crocifissione, posto della Deposizione e il Sepolcro, e sono estremamente vicini e oggi sono dentro la cinta muraria, quindi la Crocifissione era fuori dalle mura, allora.

Voi sapete che anche Gerusalemme, come tante altre città, le mura si sono spostate nel corso dei secoli, basti pensare solo all'ultimo rifacimento di Adriano che nel 140/170, proprio per l'ennesima sommossa degli Ebrei, distrusse gran parte della città e vi costruì sopra monumenti e templi romani, la Capitolina, proprio per il desiderio di distruggere.

Tra l'altro il S. Sepolcro venne raso al suolo, venne coperto e sopra vi fu fatto un tempio di Venere, o non so che cosa.

Di per sé sé questo è stato un aiuto perché i cristiani sapevano, per la grande venerazione per le tombe dei propri cari, sapevano che sotto c'era la tomba, il Sepolcro vuoto di Cristo, per cui, dopo qualche secolo, con la venuta di Costantino, nel 313 o poco dopo, non hanno fatto altro che scavare e tirar fuori e han trovato tutto, quindi per certi versi questo ha conservato alcuni luoghi.

Sono per certi versi i giochi della storia.

4 - Il luogo del cranio

Ecco, si avviò quello che è chiamato il luogo del cranio, in ebraico "Gòlgota" significa "cranio", in latino "Calvario"', ed è la stessa parola: "calotta cranica".

Si suppone che il nome "cranio" venga dalla forma che vagamente portava quel luogo, infatti era una cava di pietre con delle caverne abbandonate, queste cave ormai venivano usate per la sepoltura.

Quindi non si parli di "monte Calvario".

Anche voi, se andate a Gerusalemme, vedete che al posto delle croci, saranno sei, sette metri sul livello del resto, ma non è né un monte né una collina, ma è un luogo che richiama una forma cranica.

La tradizione diceva che in quel posto c'era anche la tomba di Adamo, sapete le tradizioni come girano e come si formano, per cui, se voi andate a Gerusalemme, scendendo la scala dal posto dove era impiantata la croce, sotto c'è, come dire, un luogo che viene ricordato come la tomba di Adamo.

In tanti crocifissi, adesso molto meno, sotto la croce veniva messo un teschio, ma quel teschio non è un richiamo alla morte o a qualche cosa di macabro: è un richiamo ad Adamo, alle ossa di Adamo, come Cristo muore, salva tutta la stirpe di Adamo, il suo sangue cola e salva tutti discendenti di Adamo.

Qualcuno dice: "Era un posto di esecuzioni pubbliche per cui poteva anche trovarsi qualche teschio, qualche ossa, ma questo è improbabile perché, sia che lì vicino c'erano delle tombe, e poi c'è una avversione a lasciare i corpi "per aria", lasciare i corpi all'aperto, tanto è vero che qui si affrettano perché Gesù è tirato giù dalla croce nel giorno della festa, quindi nella cultura ebraica guai a lasciare un resto umano alla mercé di tutti.

Quindi sicuramente non è questo il motivo, ma è ciò che questa montagnetta di pietra poteva ricordare, una specie di teschio.

5 - Essi lo crocifissero

I Vangeli in genere si accontentano di questa laconica testimonianza, descrizione senza entrare in particolari raccapriccianti: lo crocifissero.

Non si parla dei dettagli, sicuramente era - ne abbiamo parlato in occasione della Sindone - anche voi sicuramente avrete approfondito, ma in breve anche voi sapete che era una forma atroce: Cicerone la definisce "atroce" come forma di condanna a morte.

Il prigioniero veniva o inchiodato o legato ai polsi e ai piedi, veniva legato con le braccia stese.

Abbiamo detto che la trave veniva issata su questa trave orizzontale e probabilmente i piedi erano inchiodati anche questi senza sostegno.

Alle volte nei crocifissi si vede che i piedi sono quasi su un trono, su un appoggio, i piedi erano inchiodati o legati e molto spesso in mezzo alle gambe veniva conficcato un palo, una specie di appoggio perché il corpo potesse trovare una specie di seggiola, però questa non era una scelta di compassione: alla fin fine era una scelta di crudeltà perché il condannato agonizzava di più, il condannato viveva ancor di più e non moriva.

6 - Produceva l'asfissia

Che cosa produceva? produceva di solito l'asfissia.

Adesso non voglio entrare nei dettagli, ma noi sappiamo che è una morte, Gesù è morto di qualche cosa, la croce di solito produce questa asfissia, cioè l'impossibilità di respirare.

Oggi ci sono anche degli studi su questo, perché, basti pensare a tutti gli esperimenti dei nazisti sugli ebrei nei campi di concentramento, hanno fatto le prove: hanno messo in croce degli ebrei, dove arriva la cattiveria umana.

Comunque, in quella posizione si sa che è impossibile il movimento dei polmoni, non c'è ossigenazione e c'è uno sforzo continuo nel tentare di respirare, per cui questa reazione porta a un dolore ancora più grande.

Questa sedia o questo palo di appoggio non faceva che prolungare l'agonia.

Perché vengono spezzate le gambe agli altri due? per impedire che potessero tirarsi su e respirare, per cui, con le gambe rotte e le braccia a peso morto, c'era un blocco completo della respirazione e la morte immediata.

Questo procurava delle sudorazioni fortissime, febbre, forse anche per questo la sete di Gesù, tutti i muscoli vivono una forma di crampi si blocca tutto il corpo.

Là, dice il Vangelo di Giovanni, lo crocifissero insieme ad altri due: uno su ciascun lato e Gesù in mezzo.

Il Vangelo di Giovanni non dice che sono due malfattori - se sono crocifissi, condannati a morte c'è un motivo - ma i sinottici, quindi gli altri tre Vangeli, li identificano come due banditi o due criminali, probabilmente colleghi nelle sommosse di Barabba, nelle insurrezioni di Barabba contro i Romani.

Sappiamo che più tardi una legge giudaica proibì di compiere una esecuzione con due uomini nello stesso giorno, ma noi non lo sappiamo, probabilmente anche il ricordo accentuato di questi due può essere anche influenzato dalla Profezia di Isaia che, parlando del Servo sofferente, dice "fu annoverato fra i malfattori".

7 - Applicate su di lui le profezie

Voi sapete che tanto modo di descrivere la vita di Gesù, soprattutto nella Passione e nella morte, è dettata sì dalla testimonianza, ma anche come vengono applicate su di lui le profezie o i Salmi.

Infatti anche il Sal 22,17, che è il Salmo che troveremo diverse volte, è "Una banda di malvagi mi circonda".

Questa è la situazione: crocifisso, inchiodato, voi sapete, probabilmente non nel palmo della mano, ma nel polso, perché il palmo non tiene il peso.

Qualcuno dice: ma la Bibbia, sempre riferendosi alla Profezia, dice appunto che i fori delle mani possono essere estensibili sino al gomito.

Quando la Bibbia dice "si lavano le mani per le abluzioni sino al gomito" dicono che in qualche modo la mano indica tutta la parte del braccio; tanto per capire come allora non si facevano questi problemi anche nei dettagli.

8 - Gesù Nazzareno Re dei Giudei

C'è un primo episodio: l'episodio con Pilato, ora Pilato fece anche scrivere un cartello e lo fece mettere sulla croce esso recava le parole "Gesù Nazzareno Re dei Giudei".

Tutti i Vangeli sinottici ricordano questo cartello, ma solo Giovanni lo attribuisce a Piloto, ed è praticamente il "titolus": era una tavoletta che si faceva sempre nelle condanne a morte, e recava scritte di solito due cose: il nome del condannato e il motivo per cui veniva condannato, il capo di accusa del delitto.

E infatti Matteo dice: "Recava l'accusa scritta".

Di solito questo cartello veniva appeso al collo del condannato durante il tragitto, così chi non sapeva chi era vedeva il nome e il motivo per cui era mandato a morte, oppure un soldato lo portava avanti.

Quindi non abbiamo prove che di solito fosse attaccato sulla croce, ma può essere che molto spesso lo attaccavano lì.

Qualcuno ha anche discusso su quel "sulla croce" perché anche qui vengono ricostruiti i due modi di sistemare i pali della croce: una a forma di "tau", quindi il palo trasversale veniva attaccato sulla sommità del palo verticale, per cui non c'era niente sulla sommità, "sulla croce", un'altra forma era invece di attaccarlo più in basso, per cui rimaneva anche un pezzo del palo verticale.

Ecco c'è tra i vari evangelisti, non ce n'è uno che descriva la stessa frase, infatti Matte dice: "Questo è Gesù re dei Giudei", in fondo anche qui c'è il nome e l'accusa "si è fatto re dei Giudei".

Marco dice: " Il re dei Giudei".

Luca "Questo è il re dei Giudei".

Potremmo dire che Giovanni è il più completo perché ha "Gesù Nazzareno, quindi Gesù, il luogo di provenienza.

Dice Giovanni "Questo cartello era in ebraico, in latino, in greco, fu letto da molti Giudei perché il posto dove Gesù venne crocifisso era proprio vicino alla città.

Solo Giovanni ricorda queste lingue ed era anche abbastanza comune, oramai anche Gerusalemme era luogo di immigrazione, si parlava in greco, ma era dominio romano, per cui ebraico, greco e latino era normale.

E così i sommi sacerdoti dei Giudei tentavano di dire a Pilato: "Non lasciare scritto "il Re dei Giudei", scrivi invece "Quest'uomo pretese di essere il Re dei Giudei" e chiedono di modificare la scritta.

Ma Pilato questa volta reagisce con fermezza.

Voi sapete, specialmente nel Vangelo di Giovanni, tutto sembra concentrato, tutta la prima parte della Passione, è il dialogo di Gesù e Pilato.

9 - Tu sei re

Pilato prima entra dentro, poi esce fuori, parla con la gente, poi rientra dentro, parla con Gesù,e tutto è centrato sulla regalità di Gesù: "Tu sei re, ma dici di essere re, guarda che io posso fare quello che voglio di te.

È tutto un dialogo fra Gesù e Pilato, poi Pilato alla fin fine fa una parte del debole, pensa di essere lui a giudicare Gesù, ma è lui giudicato da Gesù.

È debole, per la paura di qualche soffiata a Roma, ha paura che qualcuno dica "Tu tratti in modo benevolo quelli che si fanno re, quindi peccato di lesa maestà", per paura manda a morte Gesù.

In fondo in fondo è solo una paura: paura di perdere il posto.

Nel Vangelo Pilato, pian pianino, è cosciente che diventa sempre meno autorevole come presenza responsabile, più mette arroganza più mostra fragilità.

Qui, alla fin fine, Pilato forse ha un sussulto di coraggio, dice "Quello che ho scritto ho scritto", in fondo era anche un documento ufficiale, i Romani cedevano su tutto, ma sulla forma, sulle leggi non mollavano una virgola.

C'è il secondo episodio, il primo era questo incontro con Pilato, il secondo episodio, quando i soldati ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, le divisero in quattro parti, una per ciascun soldato, ecco, questi sicuramente sono i soldati romani, nella cattura di Gesù erano i soldati del tempio, quindi soldati ebrei a servizio del tempio.

10 - La spogliazione

Questi sono sicuramente soldati romani, a volte ci si chiede anche questo.

Ma in questa spogliazione, possono aver lasciato Gesù nudo, come di solito veniva fatto nelle crocifissioni.

Molti dicono che in Palestina i Romani avrebbero ceduto anche su questa abitudine per la avversione fortissima degli Ebrei alla nudità, per cui, sì comandano i Romani ma su certe cose gli sono andati incontro per non suscitare un'ira più forte, e quindi in qualche modo viene coperto anche il Signore, non spogliato completamente delle sue vesti.

Oltretutto quando Gesù viene portato al Calvario era stato rivestito delle sue vesti, quindi, di solito, era anche abitudine dei soldati, nel momento in cui ammazzavano il condannato, lo crocifiggevano, si prendevano quel poco che avevano addosso, quindi le sue vesti erano bottino dei soldati in questo caso avevano qualche cosa da prendere.

Allora le divisero in quattro parti, questo sembra far pensare che i soldati erano quattro, era un picchetto di quattro soldati, probabilmente altri quattro più quattro otto gli altri due condannati, e questo era usuale, addirittura i sinottici mettono anche il centurione, il nome del centurione sotto la croce, quindi c'era un piccolo drappello con la presenza del centurione.

I sinottici dicono semplicemente: si divisero le sue vesti tirando a sorte, con i dadi, mentre Giovanni dice che tirarono a sorte la tunica.

Ecco, il problema della tunica è importante perché vedremo che ha un significato tutto particolare.

In Giovanni c'è sempre storia e teologia, cioè c'è un insegnamento più profondo che rischia di sfuggire a una prima lettura.

Qualcuno ha tentato, come si fa spesso, di armonizzare, di mettere insieme tutti i dati e forse potrebbe anche essere così, che i quattro indumenti diversi sono il copricapo, quindi il turbante, il mantello, la tunica, la fascia, cioè la cintura dei lombi e poi una specie di camicia, di camiciotto come sottoveste.

11 - Una tunica non cucita

Giovanni, solo Giovanni, dice che la tunica era tessuta in un solo pezzo, da cima a fondo, e non aveva cuciture e sappiamo che la legge prescriveva come abito per il sommo sacerdote una tunica non cucita, quindi era un abito sacerdotale, era l'abito del sommo sacerdote.

Quindi noi pensiamo che alla base ci sia un fatto storico nella divisione delle vesti, che Giovanni già filtra e al quale dà un significato più profondo, che vedremo è quello della tunica come abito sacerdotale, perché in quel momento sta compiendo una offerta sacerdotale.

Può essere che anche qui Giovanni interpreti questa scena alla luce del Salmo 22, che abbiamo visto prima, che infatti dice: Così essi si divisero e si dissero l'un l'altro: "Invece di lacerarla, tiriamo a sorte per vedere a chi debba toccare, allo scopo di far adempiere la Scrittura: "Essi si divisero le mie vesti tra loro e hanno tirato ai dadi i miei abiti", questa è la profezia.

Così è quanto i soldati fecero, quindi i soldati, senza saperlo, agirono precisamente secondo la profezia, loro lo fanno normalmente, ma intanto non fanno che attuare ciò che è stato predetto.

Quindi il Sal 22 vedete che ritorna molto spesso.

Prima di leggere la Passione noi dovremo prendere alcuni passi dell'Antico Testamento attraverso i quali è stata letta anche la Passione: il Salmo 22, il Salmo di Jahvé e altri episodi.

12 - In piedi vicino alla croce

Terzo episodio. Nel frattempo in piedi, vicino alla croce di Gesù, c'erano sua Madre la sorella di sua Madre: Maria moglie di Cleofa e Maria Maddalena.

Si è scritto tantissimo anche sulla presenza delle donne sotto la croce anche perché c'è, come si è già visto, una diversità fra Giovanni e gli altri tre sinottici.

I sinottici parlano delle donne dopo la morte, oltretutto nei sinottici sono lontano, guardano da lontano, mentre per Giovanni sono lì, presso la croce.

Possono essere veri entrambi, può essere che durante la crocifissione vengono fatti allontanare, durante la morte vengono fatti avvicinare i parenti o viceversa, anche qui si sa che, ci sono degli studi che dimostrano che molto spesso appositamente venivano chiamati i parenti per essere vicino al morto al momento della fine.

Ma questo, i Romani erano bravissimi, non per pietà, ma per una ennesima umiliazione, perché i parenti vedessero che fine si fa, per vedere che cosa lasci tu in croce e che fine fai abbandonato dalle persone che ti vorrebbero con sé.

Sì, sembra un atto di pietà, ma sotto sotto l'intenzione era quella di rendere ancora più crudele l'agonia.

Forse anche nei sinottici il fatto di vedere i parenti lontano, anche qui fa riferimento al Sal 38,12: "I miei congiunti stanno lontano da me"

13 - Le donne

Quante sono le donne? anche questo è un problema, avete qui a lato una specie di specchietto riassuntivo di Matteo, Marco e Luca e qui in fondo dipende da come si mettono le virgole perché non c'erano le virgole in ebraico, allora potrebbe essere che queste donne sono due.

Sua madre e la sorella di sua madre e cioè, come se fosse una spiegazione: Maria moglie di Cleofa e Maria Maddalena, però qui Giuseppe, San Giuseppe, il nome ha la stessa radice: in ebraico: Cleofa = Giuseppe, però non è Giuseppe, quindi questa versione non può andare.

Potrebbe essere sua madre, la sorella di sua madre, cioè Maria di Cleofa e Maria Maddalena, quindi sono tre, però qualcuno dice: Maria poteva avere una sorella che si chiamava Maria?

Allora probabilmente sono quattro: le prime due senza nome ed è normale questo perché se guardate i sinottici non ce n'è una uguale all'altra: guardate chi c'era sotto la croce: Maria Maddalena c'è sempre.

Poi Matteo mette Maria madre di Giacomo e Giuseppe, Marco Maria madre di Giacomo e Giuseppe, potrebbe essere Giuseppe, Luca dice: Maria madre di Giacomo, comunque diciamo che probabilmente sono quattro: le prime due senza nome, e perché senza nome? perché dire Maria la madre di Gesù era sufficiente, c'erano sua madre, la sorella di sua madre, quindi persone conoscutissime, oltretutto se pensiamo che Giovanni sta scrivendo da Efeso con Maria in casa sua perché, se l'è presa con sé, era ancora più superfluo, spesso, quando non ricordano il nome di una persona è perché lo sanno tutti, che era presente.

Come ho detto prima i sinottici parlano di tre donne, anche con qualche diversità, e non nominano Maria, quindi c'era o non c'era Maria?

Vedete come questo porta anche potremmo dire a dire tutto e il contrario di tutto, sulla Bibbia quindi bisogna andare con calma, capirne il senso, capire anche quale poteva essere l'insegnamento.

Maria Maddalena abbiamo visto che c'è sempre ed è sempre associata al Calvario e al sepolcro vuoto, sempre.

Poi potremmo vedere il problema già della seconda Maria, ma più o meno può coincidere, potremmo ipotizzare che la Salome di Marco sia anche la stessa, la madre dei figli di Zebedeo e potremmo ipotizzare che sia quella sorella della madre di Gesù.

14 - Una disputa antica

Voi sapete che una delle dispute antiche era che Gesù aveva dei fratelli e delle sorelle, anche se il termine indica "cugini": con termine generico, ma "ci sono qui i tuoi fratelli e le tue sorelle dice il Vangelo di Giovanni, che vogliono parlare con te", ma c'era la tradizione che Giacomo Giovanni fossero soprannominati anche dopo "i fratelli di Gesù": probabilmente erano cugini.

Quando la signora Zebedea, la moglie di Zebedeo, la madre dei figli di Zebedeo va da Gesù a dire: "Dì che questi miei figli abbiano uno un posto alla tua destra e uno alla tua sinistra" probabilmente (faccio una ipotesi, qui stiamo lavorando proprio sulle ipotesi) probabilmente pensava che, essendo parente stretta, sorella di Maria, potesse avanzare qualche pretesa in più.

Gesù la stronca immediatamente.

Tanto per dire che si può anche ragionare su questo, comunque Giacomo e Giovanni sono chiamati anticamente "i fratelli di Gesù", era un soprannome forse perché si assomigliavano, Giacomo detto "Didimo", gemello di Gesù, assomigliava a Gesù.

Quando Gesù vide sua madre là con il discepolo che egli amava, "il discepolo che egli amava" compare solo in Giovanni, come sapete, e solo Giovanni e Luca parlano dei discepoli sul Calvario, negli altri due, in Matteo e Marco, appena avuta la paura nel momento dell'arresto, i discepoli non si incontrano più, tanto è vero che in Giovanni e Luca quando Gesù risorge, risorge a Gerusalemme e i discepoli sono là, in Matteo e Marco dove dà appuntamento Gesù dopo la resurrezione.

"Andate in Galilea e sono duecento chilometri, quindi Gesù fino al momento dell'incontro su in Galilea non vedrà più i discepoli secondo Marco e Matteo.

15 - Donna, ecco tuo figlio

Cristo dice alla madre: "Donna, ecco tuo figlio", poi dice al discepolo: "Ecco tua madre".

Molti studiosi vedono la somiglianza di questa frase con le formule di adozione.

C'è una formula giuridica di adozione che assomiglia a questa.

In effetti è una forma di adozione, la madre adotta questo nuovo figlio, questo figlio adotta una nuova madre.

Si sa che nella mentalità orientale era normale, nel momento della morte, preoccuparsi delle persone in difficoltà, quindi affidare i figli a qualcuno, affidare i genitori a qualcun'altro, era un atto di attenzione squisita tipico del momento della morte.

E da quell'ora il discepolo la prese sotto la sua protezione, in casa sua.

Questo vedremo che ha un significato anche per noi.

16 - Gesù disse: Ho sete

Ultimo episodio, quarto episodio: dopo questo, conscio che tutto era finito, onde portare la Scrittura a completo adempimento, Gesù disse: "Ho sete".

Teniamo presente che nel Vangelo di Giovanni Gesù è sempre conscio di ciò che sta facendo.

Anche negli altri Vangeli, ma soprattutto nel Vangelo di Giovanni Gesù è padrone di sé, è un re che sta andando volontariamente alla morte e dice che Gesù sa tutto, conscio che tutto è finito, tutto ciò che il Padre gli aveva affidato, tutto è portato a termine.

Gesù appare come il sacerdote che offre se stesso come vittima e anche per coloro che Do gli ha affidato.

Infatti al capitolo 13 aveva detto : "Egli dimostrò il suo amore per loro fino alla fine".

Gli agnelli che servivano per il sacrificio pasquale venivano scannati e uccisi prima del tramonto, quindi verso le tre.

Anche qui se vediamo la cronologia dei Vangeli tra di loro c'è un po' di differenza, anche nei giorni addirittura, di solito si segue Giovanni.

Comunque, per farla breve, Gesù muore, ecco il grande simbolo, nell'ora in cui muoiono gli agnelli per rinnovare l'Alleanza, ma è lui l'Agnello che adesso muore, è Lui l'Agnello della Alleanza.

Infatti nell'Ultima Cena di Giovanni non c'è l'agnello, c'è una cena di saluto, ma c'è la lavanda dei piedi, che è la stessa cosa dell'offerta, del dono della propria vita, ma il vero agnello muore sulla croce nel momento in cui gli altri vanno ad ammazzare gli agnelli, ma gli agnelli non servono più, quindi, mentre inizia il sabato, Gesù inizia il suo sabato eterno.

Il sabato è il riposo di Dio: dopo aver fatto tutto, e richiamiamo la creazione, Dio fece tutto e tutto era cosa buona, addirittura "molto buona" quando ha creato l'uomo, Dio si riposa e adesso muore.

E che cosa dice per adempiere le Scritture? dice "ho sete".

17 - Le sette parole

Ecco, tenete presente che se noi mettiamo insieme tutte le parole che Gesù dice sulla croce dai vari Evangelisti, noi abbiamo sette parole.

Abbiamo:

"Padre, rimetti ad essi i peccati perché non sanno quello che fanno,

Oggi sarai con me in Paradiso,

Ecco tuo Figlio, ecco tua Madre - questa è di Giovanni

Elì, Elì lamma sabatanì,

Ho sete - solo di Giovanni

Tutto è compiuto,

Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito".

Ho sete, anche questa è una citazione del Sal 22,16, che Gesù aveva sulla bocca continuamente, Gesù si immedesima nella preghiera anche sulla croce e lo sentiremo poi anche nel Vangelo questa sera quando Gesù con la Samaritana dice: "Ho sete".

18 - La sete di compiere la volontà di Dio

Ecco probabilmente ci si accorge che non è solo una sete fisica, è una sete di compiere la volontà di Dio fino in fondo.

C'era sotto mano un orcio pieno di vino comune, così essi infilarono una spugna imbevuta di questo vino su dell'issopo, la alzarono e e la alzarono sulle sue labbra.

Altri sinottici parlano di una seconda bevanda, parlano di fiele amaro che viene dato prima come elemento narcotico per attenuare la sofferenza e parlano poi di questa seconda bevanda, che molto probabilmente era vino mescolato ad acqua, bevanda tipica dei braccianti e dei soldati, quindi acqua allungata con un po' di vino: il vino da solo può essere un po' pesante per chi lavora e questo dava un po' di gusto.

Quindi non ha l'effetto narcotico del vino che viene offerto prima mescolato a fiele o fiele mescolato a mirra, di cui parlano i sinottici, ma solo l'effetto di spegnere la sete.

Ecco, c'è un altro problema, una spugna con dell'issopo: una spugnetta e l'hanno alzata per arrivare alla bocca di Gesù con l'issopo, ma tutti sanno che l'issopo è un ramoscello che al massimo è un cespuglietto, un'erba quasi, quindi non poteva raggiungere l'altezza di un metro, l'altezza di una persona.

È interessante che Marco e Matteo parlano di una canna per arrivare alla bocca e quindi potrebbe essere il giavellotto, la lancia del soldato, in greco è sempre "issopos", quindi "issos" è la lancia, che poi vedremo in Giovanni, per motivi che vedremo simbolici diventa "issopos", quindi probabilmente ha preso una lancia, che si chiama "issos",  gli ha attaccato una spugna e ha dato da bere a Gesù.

Giovanni non la chiama "issos", ma "issopo" e vedremo perché, perché questo ramoscello ha tutta la valenza riferita alla pasqua ebraica.

Ultima cosa: Gesù prende il vino, quindi Gesù un goccetto se lo prende: Gesù avrebbe bevuto all'inizio, nel Vangelo di Giovanni, nelle nozze di Cana, alla fine un goccetto se lo prende, e poi dice: "è finito", non il vino ovviamente, "tutto è finito", è finito tutto, e chinando la testa consegnò lo spirito.

In Marco e Matteo Gesù emise un grande grido, in Giovanni no, abbiamo detto in Giovanni Gesù va da signore a morire, non grida, non emette un alto grido verso Dio.

19 - Cristo domina la propria morte

È sempre un uomo cosciente, sembra addormentarsi dolcemente, Cristo domina la propria morte ed emette, "emise lo spirito".

Molti studiosi vedono in questo "emise lo spirito" già il dono dello Spirito Santo, il racconto successivo della Pentecoste: questa può essere già la Pentecoste.

Anche qui si lavora su due piani del significato: Gesù spirò, ma emise lo spirito può voler dire anche "donò lo Spirito Santo" che in fondo continua a fare quel che ha fatto Cristo.

Ora qualche minuto, non so se ce la fate, per ritornare su questi episodi e capire qualche elemento in più.

20 - Motivi conduttori della teologia

Innanzitutto quali sono i motivi conduttori di tutta la teologia, di tutta la scena della Crocifissione?

Il motivo principale, il motivo dominante è la regalità: Gesù è re e torna in tutte le salse, alle volte bisogna saperle vedere, e questo sarà, è uno dei motivi dominanti della Crocifissione, infatti la Crocifissione stessa è la intronizzazione.

Gesù viene intronizzato, viene messo un titolo regale sopra la sua testa: "questi è re", un titolo che viene stilato in tre lingue, capite la simbologia, è internazionale, anche se i giudei rigettano questa verità attraverso l'autorità ufficiale dell'impero, viene proclamata a tutto l'impero: Gesù è re quindi è internazionale.

Vedremo, o lo vedrete voi, anche la sepoltura attraverso le misure di unguento che Giovanni ricorda sono caratteristiche della sepoltura di un re.

Cristo è un sommo sacerdote ed è un re che offre se stesso e questo viene dato dalla sua tunica e dai paramenti sacri: è come un sacerdote con tanto di paramenti che offre il sacrificio della Alleanza.

21 - Cristo sa che è la sua ora

Cristo sa che è la sua ora, anche questo è un altro elemento, sono tutti temi che noi potremo sviluppare con un'omelia su ciascuno.

Nel Vangelo di Giovanni Cristo parla sempre della "mia ora", "è giunta la mia ora", quando Maria gli chiede di fare un miracolo, Gesù dice: "non è ancora giunta la mia ora", non l'ora della morte, l'ora di manifestare la mia gloria attraverso il miracolo e l'ora in cui Cristo manifesta il suo amore e la sua forza è la morte: quella è l'ora per cui Gesù è venuto.

"È giunta l'ora, per quest'ora sono venuto, Padre toglimi quest'ora, ma per quest'ora sono venuto".

Ecco, quindi lui viene innalzato e aveva detto "quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me", quindi questa è l'ora decisiva in cui tutti vengono attirati, e prima di morire che cosa fa? dona la madre e dona lo Spirito Santo.

22 - Emette lo Spirito

Cristo muore come completamento delle Scritture, avete visto quante volte si richiama l'adempimento delle Scritture, muore perché è la volontà del Padre ed emette lo Spirito perché questo è in fondo il modo che Dio ha di continuare l'opera di Gesù.

Gesù morendo ha solo iniziato la salvezza, poi la continua lo Spirito.

E ancora, usciranno sangue ed acqua dal suo Costato: sono i Sacramenti, di solito si richiama, anche qui potremmo ragionare sul discorso fisico del siero, del sangue, del coagulo, del cuore, del collasso che Cristo aveva avuto, ma la Chiesa ha sempre visto nel sangue ed acqua i simboli dei Sacramenti.

23 - Cristo dona i Sacramenti

Cristo dona lo Spirito e dona anche i Sacramenti, fa sì che questa vita che Lui ha donato entri nella nostra vita.

Ancora qualche accenno ad alcuni aspetti: la Via Dolorosa, vi ho detto prima, vi siete accorti che in Giovanni non ci sono scene di commiserazione, non ci sono pianti, non ci sono distrazioni: Gesù va alla croce.

Non si parla nemmeno di Simone di Cirene, notate che Simone di Cirene era un uomo conosciutissimo nelle prime comunità cristiane, tanto è vero che Marco dice che è padre di Alessandro e Rufo, quindi conoscevano i figli, si è convertito lui, i figli sono diventati cristiani, era uno della comunità cristiana Simone di Cirene, sicuramente, perché non lo nomina Giovanni?

24 - Porta fino in fondo la sua croce

Ecco, Giovanni dice che Gesù porta la croce da solo, qualcuno ipotizza che, forse anche per motivi teologici, Cristo va incontro al suo destino e non è aiutato da nessuno, Lui porta fino in fondo, fino al Calvario, la sua croce senza aiuti umani.

Molti dicono anche: questo è perché Giovanni vede in Cristo la tipologia di Isacco, quando Isacco va alla morte perché Abramo lo chiama e gli dice "Andiamo a fare il sacrificio" Isacco porta la legna, da solo, quindi Cristo è il nuovo Isacco che porta la legna del sacrificio sulle sue spalle.

E anche la tunica che non può essere spezzata richiama il sacrificio del sommo sacerdote.

Qualcuno dice anche: Cristo stesso aveva detto nel vangelo di Luca "Chi non porta la sua croce dietro di me non può essere mio discepolo".

Anche questo che mostra un Cristo che va da solo, senza bisogno di nessuno.

Il problema di Pilato, qualche cosa abbiamo già detto, voglio solo ricordare che in Giovanni questa è una vera intronizzazione, quindi è la vera regalità ed è fatta da un rappresentante dell'impero, quindi nonostante l'uomo cerchi di non riconoscere la sua divinità, Pilato stesso involontariamente riconosce che Cristo è il nostro re.

25 - Un altro accenno sulla tunica

Tenete presente che la tunica e gli abiti per i sacrifici pasquali non erano custoditi dal sommo sacerdote, erano custoditi dai romani, e in assenza dei romani da Pilato perché i romani sapevano che se volevano avere un dominio sugli ebrei, dovevano in qualche modo controllarne anche il culto.

Di solito lasciavano fare, ma avere sotto chiave la tunica del sommo sacerdote per la festa di Pasqua significava, quando volevano, ricattare e non permettere la celebrazione della Pasqua, quindi si sa che la tunica era custodita, di solito, dai romani.

Ecco, questo richiamo alla tunica molti hanno visto nella tunica l'unità della Chiesa, l'unità della Chiesa stracciata, spezzata.

Molti hanno visto anche qui l'esempio dei patriarchi, quando Giuseppe viene portato in Egitto, ad un certo punto viene spogliato della sua tunica e si tirò a sorte e venne venduto per venti denari, quindi Gesù richiama la figura del grande Giuseppe in Egitto.

26 - Gesù affida sua madre

Andiamo avanti, siamo alla fine, Gesù affida sua madre.

Molti dicono: forse qui la madre rappresenta la Chiesa, Giovanni rappresenta tutti i discepoli di Gesù, ma diciamo che su questo Giovanni interessa dire che Gesù provvede come fa ogni figlio, a sua madre.

Molti vedono, specialmente fra i Padri della Chiesa, in questa consegna anche una prova della verginità di Maria perché se Gesù avesse avuto dei fratelli non c'era bisogno di questa consegna , di questo affidamento a Giovanni.

Ultima cosa, concludo con l'issopo, anche qui, che cosa serviva l'issopo?

Nella festa di Pasqua l'issopo veniva usato per aspergere il sangue dell'agnello, voi sapete che la Bibbia prescriveva, la ritualità, in modo sempre molto preciso, quando gli ebrei spruzzano con un arbusto, una specie di spruzzino naturale, vogliono spruzzare con l'agnello pasquale gli stipiti delle porte delle case israelitiche, usano l'issopo, ecco, Cristo sta versando il suo sangue per una nuova alleanza e Cristo è l'agnello.

Tenete presente che nel Vangelo di Giovanni il Battista all'inizio del Vangelo, dice: "Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie i peccati del mondo". Gesù è l'agnello che muore.

Nell'Apocalisse di Giovanni Gesù è presentato come l'agnello che ha dato la vita, Cristo si mostra come l'agnello glorificato, che ha ancora i segni dello , per questo noi rappresentiamo il Cristo Risorto ancora con i segni della croce perché, secondo l'immagine di Giovanni, il Risorto è risorto, ma pota i segni della morte.

Oltretutto all'agnello non potevano essere spezzate le gambe: a Cristo non vengono spezzate le gambe, perché è l'agnello, l'agnello che muore, che perse il suo sangue nel momento dell'uccisione degli agnelli e non gli vengono spezzate le gambe.

Cristo ha la tunica da sommo sacerdote, diventa il sacerdote della Nuova Alleanza.

27 - Viene rinnovata l'alleanza con Dio

Capite, io ho fatto apposta, ho girovagato su tanti tasselli, ma capite allora che questo quadro della morte dimostra un Cristo che nell'ora centrale della storia, nell'ora in cui viene rinnovata l'alleanza con Dio, l'alleanza con Dio vuol dire che l'umanità si unisce a Dio in un amore totale perché Cristo muore mentre obbedisce a Dio.

Per questo c'è l'alleanza ed un'obbedienza così grande perché è fatta da Dio stesso, quindi nell'ora della alleanza, alla presenza della Madre che rappresenta la Chiesa, che rappresenta anche la fedeltà della antica alleanza, la presenza del discepolo, quindi di tutto il popolo di Dio, nell'ora della glorificazione Cristo fa tutta la volontà del Padre e dà lo spirito ai credenti perché quest'opera continui.

Ecco, io non so se possiamo cogliere per la nostra vita qualche elemento, io so che nella vostra spiritualità la croce c'è continuamente, mi sembra insomma in tutti i momenti, in tutte le preghiere, chi ha fatto la Via Crucis, teniamo presente che il punto di riferimento nostro è sempre un Cristo che comunque muore per amore, non è mai obbligato a morire Cristo, non è vittima di un incidente di percorso.

Cristo è libero di dare la sua vita, non è stato costretto a morire, e per di più il riferimento è sempre la conclusione che la Croce è la non ci fosse la Risurrezione vana sarebbe anche la nostra fede, oltre che la nostra croce.

Ecco, io poi vi lascio, anche se adesso abbiamo già fatto le quattro e mezza, Leandro aveva accennato a un capitoletto del Documento del Papa, a questa Lettera Apostolica al termine del Giubileo del 2000, ecco, ci sono tre numeri fondamentalmente: il numero 25, 26 e 27, dice "la contemplazione del Volto di Cristo ci conduce così ad accostare l'aspetto più paradossale del suo mistero quale emerge nell'ora estrema, l'ora della croce".

28 - Il dialogo tra Cristo e il Padre

E anche qui il Papa ricorda che c'è un dialogo tra Cristo e il Padre.

"Abbà, gli aveva chiesto prima, se possibile passi questo calice" e il Padre pare non voler ascoltare questa voce e questo è un mistero, quando noi ci chiediamo perché Cristo è morto in croce?

Perché il Padre ha voluto così? perché Cristo si è in qualche modo caricato tutti i nostri peccati, io credo che noi possiamo prendere tante piste, ma credo che dobbiamo fare attenzione nell'immaginare un Padre che gode nel vedere suo Figlio che va a morte.

A me sembra che nella predicazione forse del '700, dell' '800 si rischiava di mostrare il Padre quasi assetato del sangue del Figlio, sono le parole di Paolo che dice: "Colui che non aveva conosciuto peccato Dio lo trattò da peccato in nostro favore perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio e il padre ha visto in quello tutti i nostri peccati.

Però il Padre ama il Figlio, non è un Padre che non vede l'ora che il Figlio dia il suo sangue, allora, quando noi dobbiamo spiegare la volontà del Padre, è solo una volontà di amore.

Penso che una parabola che ci può amare facilmente a capire l'atteggiamento del Padre è ciò che nel Vangelo di Matteo dice poco prima della morte, una delle ultime parabole, la parabola del vignaiolo: manda vignaioli, vengono uccisi, mando mio Figlio e il Padre dice: "avranno pietà di mio figlio", no, non hanno pietà neanche di mio figlio, allora chi uccide il Figlio non è la volontà del Padre, è la nostra cattiveria.

Potremo dire che la morte è come qualche cosa che è necessaria perché mette insieme la somma di tutta la nostra ingiustizia umana, ma il desiderio del Padre è : "avranno pietà di questo Figlio!", in conclusione non hanno avuto pietà di questo Figlio.

È solo uno spunto perché non rischiamo di vedere un Dio che non vede l'ora che il Figlio muoia perché così soddisfa la sua sete di giustizia, non so di che giustizia, ma un Dio assetato quasi di bere il sangue del proprio Figlio perché il Figlio è finalmente appagato di una giustizia maggiore.

29 - È tutta la Trinità che si dona a noi

È un Padre che sta soffrendo come soffre il Figlio, nella croce non c'è soltanto il Figlio: c'è il Padre, c'è il Figlio, c'è lo Spirito, non c'è mai uno dei tre che soffre è tutta la Trinità che si dona a noi: Padre, Figlio e Spirito Santo.

Mi fermo qui perché ce n'è abbastanza, le domande e gli spunti tirateveli fuori voi, provate a rileggerveli, ad immedesimarvi nei personaggi, negli atteggiamenti.

Potremo vedere se la nostra fede va in questa direzione, se accettiamo che Cristo sia nostro re in quel modo, se accettare di seguire un Dio che fa quella fine.

Sono domande che tornano spesso quando si parla di croce, di sofferenza e penso che oggi forse abbiamo inquadrato un po' di più a fondo la scena della morte e della croce