La città di Dio

Indice

Libro II

Sommario

1. Il limite da imporsi alla trattazione anche se indispensabile.

2. Gli argomenti svolti nel primo libro.

3. Si deve consultare la storia per mostrare le sventure capitate ai Romani mentre adoravano gli dèi, prima che apparisse la religione cristiana.

4. Gli adoratori degli dèi non hanno ricevuto da loro alcuna norma di moralità e nelle loro feste hanno compiuto vari riti osceni.

5. Le oscenità con cui era adorata la Madre degli dèi.

6. Gli dèi dei pagani non hanno mai promulgato una dottrina morale.

7. Sono inutili le teorie filosofiche senza l'autorità divina, perché per l'uomo incline al male è più stimolante l'esempio degli dèi che le argomentazioni degli uomini.

8. Negli spettacoli teatrali gli dèi non sono insultati ma resi propizi con la rappresentazione della loro immoralità.

9. I vecchi Romani ritennero di dover frenare la licenza poetica mentre i Greci adeguandosi al giudizio degli dèi la liberalizzarono.

10. Con l'intenzione di far del male i demoni esigono che si narrino i propri delitti falsi o veri.

11. Presso i Greci gli spettacoli furono protetti dallo Stato perché i cantori degli dèi erano ingiustamente vilipesi dagli uomini.

12. I Romani togliendo la libertà ai poeti contro gli uomini e consentendola contro gli dèi hanno mostrato di stimare più se stessi che i propri dèi.

13. I Romani avrebbero dovuto capire che i loro dèi, i quali esigevano di essere onorati con spettacoli osceni, erano immeritevoli della dignità divina.

14. Platone, che non consentì ai poeti un posto in uno Stato ben ordinato, fu migliore degli dèi che pretesero di essere onorati con spettacoli teatrali.

15. I Romani inventarono alcuni loro dèi non con la ragione ma per adulazione.

16. Se gli dèi avessero interesse per la giustizia, i Romani avrebbero dovuto ricevere le norme morali da loro anziché importare le leggi da altri uomini.

17. Il ratto delle Sabine e altre iniquità che si ebbero nella città di Roma anche in tempi eticamente elevati.

18. La storia di Sallustio formula giudizi sui costumi dei Romani o frenati dal timore o resi sfrenati dalla sicurezza.

19. La corruzione dello Stato romano prima che il Cristo abolisse il politeismo.

20. Di quale felicità vogliono godere e quale condotta tenere coloro che aggrediscono la civiltà della religione cristiana.

21. Il parere di Cicerone sullo Stato romano.

22. Gli dèi dei Romani non si presero mai la briga che lo Stato romano non andasse in rovina.

23. L'alternarsi degli eventi storici non dipende dal favore o sfavore dei demoni ma dal giudizio del vero Dio.

24. Atti di Silla di cui i demoni si vantarono collaboratori.

25. Gli spiriti maligni spingono gli uomini alla delinquenza perché fanno valere la supposta autorità divina del loro esempio nel commettere delitti.

26. Alcuni avvertimenti privati dei demoni propongono l'onestà morale, sebbene pubblicamente nei loro misteri si apprende ogni cattiva azione.

27. I Romani hanno dedicato per placare gli dèi gli spettacoli osceni con grande decadimento della pubblica moralità.

28. La sana moralità della religione cristiana.

29. Esortazione ai Romani ad abbandonare il politeismo.

Indice