Vocazione profetica del catechista

23-11-2002

Don Mauro Agreste

Ben ritrovati. Siamo pronti, energici, per andare avanti questa mattinata?

Indice

1) "Rinnovamento della catechesi" - identità del Catechista
2) Ecclesiologia
3) Espressioni specifiche ( stati di vita )
4) La chiamata, la vocazione
5) La direzione spirituale
6) Chiamata profetica, Catechista profeta di Dio
7) L'incontro personale con Dio
8) Porterai la parola fino agli estremi confini della terra
9) Mettersi nella condizione di ricevere, nella condizione dell'ascoltare, nella condizione della purificazione
10) La legge della gradualità
11) Dio usa le tue doti personali, i tuoi talenti
12) Testimoniare che Gesù Cristo vive in te, sempre, in ogni occasione
13) Essere segno visibile
14) Divorziati - risposati
15) Crisi del concetto di verità
16) Lo Spirito Santo nostra luce, nostra guida

1) "Rinnovamento della catechesi" - identità del Catechista

Queste riflessioni sono prese dal documento "Rinnovamento della catechesi" e ci servono per avere sicuramente un'identità completa del catechista.

Noi sappiamo che ciò che caratterizza l'identità del catechista non è semplicemente la sua competenza, ma è il suo stesso modo di essere testimone ed è appunto questo che troviamo nella riflessione di oggi: la fisionomia spirituale e apostolica del catechista.

Il catechista si caratterizza anzitutto per la sua vocazione e il suo impegno di testimone qualificato di Cristo e di tutto il mistero di salvezza.

Direi che come programma di vita è immenso, ma d'altronde è quanto mai reale e quanto mai importante che sia così.

Intanto si parla di una vocazione, forse ricorderete quante volte noi abbiamo insistito su questo aspetto della vita del cristiano; non c'è nessun cristiano che non abbia vocazione.

Generalmente per comodità oppure per abitudine quando si sente parlare di vocazione s'immagina unicamente la vocazione religiosa e sacerdotale, perché si considera l'altra via quella del matrimonio la via normale.

È da alcuni decenni a questa parte invece che si sta insistendo sul valore e sull'importanza di questa vocazione.

Effettivamente dobbiamo riconoscere che è quanto mai urgente che i cristiani maturi sappiano testimoniare e sappiano convincere della validità dell'importanza della vocazione matrimoniale.

2) Ecclesiologia

L'ecclesiologia del Concilio Vaticano II insiste molto; ma che cos'è l'ecclesiologia?

È il modo di considerare la Chiesa.

Cioè com'è fatta la Chiesa? Uguale ecclesiologia.

Il discorso sulla ecclesia cioè Chiesa, cioè comunità dei credenti.

Ecclesia significa la comunità dei fedeli di Gesù Cristo.

Non edificio chiesa.

Allora l'ecclesiologia che emerge nel Vaticano II insiste molto sul tema del popolo di Dio; il popolo di Dio è il popolo di tutti i fedeli di Gesù Cristo.

È chiaro che questo modo di considerare e questo modo di esprimersi cioè popolo di Dio si aggancia e si inserisce sulla teologia specialmente quella Paolina che ci parla della Chiesa come il corpo di Cristo ed è principalmente su questo tema e su questo filone cioè considerare la Chiesa il corpo di Cristo che si inserisce questa valorizzazione dei vari ambiti e delle espressioni specifiche del seguire Gesù.

3) Espressioni specifiche ( stati di vita )

Cosa voglio dire quando dico espressioni specifiche, cioè il modo, lo stato di vita con cui ogni fedele di Cristo segue e testimonia Gesù nella propria vita.

Gli stati di vita sono le situazioni concrete in cui uno vive il proprio cristianesimo.

Allora stato di vita è sicuramente in modo visibile il sacerdozio, in modo profetico la vita religiosa, in modo sacramentale la vita matrimoniale, perché è evidente che tutte queste vocazioni che producono uno stato di vita sono un incarnare la propria "sequela Christi", cioè il proprio modo di seguire Cristo secondo un progetto che il Signore ha comunicato dunque la "vocazione".

Allora qui si dice che il catechista si caratterizza anzitutto per la sua vocazione.

Cosa vuol dire si caratterizza?

Vuol dire molte cose, non vuol dire semplicemente si individua.

Vi ricorderò semplicemente che quando avete ricevuto la cresima vi è stato detto che ci sono due sacramenti che danno il "carattere" e sono quali?

Il battesimo e la cresima.

Allora il carattere o sigillo dello Spirito Santo è quella grazia particolare che proviene da Dio e che imprime sulla creatura tutto ciò che è necessario a quella creatura per essere ciò che deve essere.

Il catechista si caratterizza cioè riceve un carattere che significa che il catechista viene individuato, ma anche riceve un carattere cioè un sigillo per la sua vocazione; dunque il catechista non è un cristiano qualsiasi è un cristiano che ha ricevuto una vocazione cioè una chiamata.

Una chiamata che si inserisce in un grande fiume, nel grande fiume della evangelizzazione.

Anche se poi vedremo che nei corsi specifici come catechizzazione ed evangelizzazione non sono le stesse cose, ma sono cose che si inseriscono una sull'altra.

E viene prima l'evangelizzazione e poi la catechesi.

Allora la vocazione è ciò che individua la vita del catechista e che non è certamente quella persona che una mattina si alza e dice, ma, quasi quasi faccio il catechista!

Può succedere in questo modo, ma c'è da domandarsi onestamente, da dove viene questo desiderio di essere catechista?

4) La chiamata, la vocazione

È una vocazione dunque, una chiamata, una chiamata che avviene in modi diversi.

Viene ufficialmente dalla gerarchia della Chiesa, cioè il parroco ti chiede: "Senti, ho bisogno di te, perché ho bisogno di un Catechista".

Quindi questa è una chiamata da parte della Chiesa ed è una reale vocazione.

Può venire ancora più a monte, nell'intimo del cuore perché ti senti attratto, desideroso di comunicare a qualcuno che hai conosciuto Gesù, come lo hai conosciuto e vuoi che gli altri imparino a conoscerlo.

Allora questo sta a monte è la tua vocazione e, come avviene per ogni vocazione, deve essere vagliata, come si suol dire, si fa discernimento.

Ossia, tu senti questa chiamata ne parli con qualcuno, e dici: "Senta, io sento questa cosa qui, è una cosa reale o è una cosa che mi sono inventato, è fittizia?".

Allora il sacerdote o chi per esso dice: "Bene, proviamo, vieni approfondisci".

Dunque la vocazione proviene sempre da Dio, però si serve di canali diversi; si può servire della struttura, si può servire della tua spiritualità e del tuo cammino spirituale, facendo discernimento attraverso il tuo direttore spirituale.

5) La direzione spirituale

Non credo che dovrei sottolineare questo, però l'esperienza mi dice che è importante: è molto importante che ognuno di noi sappia di poter contare sull'aiuto di un direttore spirituale.

So molto bene che questa figura è caduta in disuso nei primi decenni dopo il Concilio Vaticano II, perché ci si fidava del proprio discernimento.

Però poi per fortuna la saggezza della Chiesa e l'esperienza ha fatto rilevare quanto sia importante e quanto sia soprattutto evangelico il fatto che non si cammina da soli, ma si cammina accompagnati verso il Signore.

Cioè ognuno ha bisogno di un direttore spirituale con cui confidarsi, a cui chiedere dei chiarimenti, perché il proprio cammino sia veramente autentico.

Dunque se qualcuno ancora non ha trovato un direttore spirituale, non ce l'ha, ecco, la prima cosa che deve fare deve cominciare a pregare il Signore gliene faccia trovare uno

E vi assicuro, per esperienza personale che non è poi così facile trovare un sacerdote che abbia il tempo e la disponibilità per condividere e per aiutarti a camminare santamente sulle vie del Vangelo, secondo gli insegnamenti della Chiesa.

Quindi la prima cosa che dovete fare, se non avete ancora un direttore spirituale, è chiedere al Signore che ve ne faccia trovare uno e poi dopo, quando l'avete trovato, siate sicuramente impegnati a pregare per quel sacerdote che vi aiuterà a camminare dietro il Signore, perché abbia la luce dello Spirito Santo per guidarvi, perché abbia la saggezza della Chiesa, perché sia paterno sappia ascoltare, ma sappia anche sgridare perché voi sapete come il proverbio: la chioccia pietosa fa i pulcini ciechi.

Il direttore spirituale è una persona che ascolta, che sa dire bravo, quando è il caso di dire bravo, che sa dire no questo non va, quando è il caso di dire no.

Dopodiché il vostro cammino avrà sicuramente un'impennata, un'impennata verso la santità, perché è chiaro quando tu ti metti in discussione autenticamente, autenticamente cresci.

È una esperienza assolutamente importante e fondamentale.

E proprio attraverso il direttore spirituale, che potrebbe anche essere il tuo confessore; ti metti d'accordo con lui, dicendo: "Senti ho bisogno di un direttore spirituale, quando possiamo incontrarci?".

E siate sempre fedeli, a secondo della disponibilità.

6) Chiamata profetica, Catechista profeta di Dio

Dunque la vocazione del catechista è una vocazione che si discerne anche attraverso l'aiuto del direttore spirituale.

Questa è una vocazione cioè un itinerario un cammino.

Essere catechista non significa alla fine di questi anni di incontro ricevere l'attestato di frequenza e dire: "Oh adesso sono Catechista".

Vuol dire che tu adesso sei alla linea di partenza.

Il catechista non è uno che ha una competenza, ma è una persona che innanzitutto vive, vive una vocazione, una chiamata.

Qual è la chiamata e la vocazione del catechista?

E adesso qui entriamo in un tema un po' diverso: la vocazione del catechista è una chiamata profetica; certo in modo diverso la chiamata profetica per esempio dei religiosi.

È una chiamata profetica di diverso genere, perché il profeta, lo dice la parola è colui che proferisce, dal latino "proferre" portare a favore di.

Quindi il profeta è colui che porta a favore degli altri qualche cosa.

Qui, dice nel documento del "Rinnovamento della catechesi" che stiamo esaminando, che la vocazione è ciò che muove il catechista, ma la vocazione è quella profetica, perché si tratta di dover comunicare la lieta novella, il messaggio che Dio si è fatto uomo e si è fatto uomo per alcune ragioni.

Voi vi rendete conto che cosa significa essere profeta?

Non significa essere un magnetofono, che ripete ciò che è stato detto.

Significa colui che prima di tutto si è messo all'ascolto e poi comunica.

Come avveniva la profezia nell'Antico Testamento?

I grandi profeti avevano un incontro speciale con Dio, questo incontro cambiava tutta la loro vita e da quel momento in poi tutta la loro vita diventava nient'altro che un veicolo per portare a tutti il messaggio che Dio aveva loro affidato.

Come lo portavano?

In tanti modi: con l'insegnamento, coi gesti, coi significati profetici ecc.

Pensate solo a Ezechiele, quante cose ha vissuto, quante ne ha passate, o Geremia, ecco, esperienze di vario genere; pensate a Mosè considerato il più grande profeta dell'Antico Testamento, pensate a Giovanni il Battista, tutti grandi profeti che hanno portato il messaggio di Dio con la parola con i gesti, quindi senza parole, con le opere.

7) L'incontro personale con Dio

Allora se questo è a grandi linee il filone in cui si muove la tua vocazione di catechista allora tu devi innanzitutto capire che cosa è che muove il profeta: "l'incontro".

Alla base della vita del profeta c'è questo incontro personale con Dio.

Quindi il primo punto da discernere, per ciascuno di noi è proprio questo.

In che stato è il mio incontro con Dio?

È un incontro autentico, è un incontro che io tengo vivo, è un incontro che è avvenuto cinque minuti fa, cinque anni fa, cinquant'anni fa.

In che modo mantengo viva quell'esperienza?

Come un ricordo preistorico, oppure la mantengo fresca e ne continuo ad avere il significato?

Allora mi successe questo, che ha questo significato e tuttora lo vivo come se stesse accadendo in questo momento.

Dunque quale può essere un incontro personale con Dio?

Per ciascuno è qualcosa di diverso.

Sta di fatto che ognuno ha la percezione netta che pur nel mistero quello fu un incontro speciale, che il Signore ti ha concesso.

Lo hai avvertito vicino, lo hai sentito come importante, anzi come il più importante di tutta la tua vita.

Qualcuno potrebbe pensare: ma io quest'incontro non ricordo di averlo avuto; allora non l'ho avuto?

No, l'hai avuto anche tu.

Probabilmente è avvenuto in un modo talmente soffice, che è diventato parte della tua esistenza in un modo continuo, casuale, come il legno bruciando produce la brace.

È una continuità, il calore è sempre quello del fuoco.

8) Porterai la parola fino agli estremi confini della terra

Allora si tratta semplicemente di porre un discernimento: cercare il perché delle cose.

Questo può essere importante, può anche essere difficile, può anche mettere in crisi qualche persona, però vi assicuro il rischio vale la candela, perché è importante essere dei catechisti non per tradizione ma per convinzione.

Se tu porti il messaggio di Gesù, non stai ubbidendo al tuo parroco che ti ha detto di farlo, tu stai portando quel motivo fondamentale, che dà un senso a tutta la tua vita.

Però io non sento nessun senso diverso alla mia vita, bene, oggi hai occasione di fermarti e di pensare: "Beh! Essere catechista significherebbe questo; forse la mia vocazione è passata attraverso questo corso a cui sono iscritto, perché?

Perché essendo sollecitato a pensare a certe cose importanti, difficili anche su me stesso, posso fare un discernimento, posso capire cosa c'è di buono da valorizzare, cosa c'è di semplicemente emozionale o tradizionale da tenere da parte, ma da non porre in primo piano".

Ecco questo è un motivo di riflessione, di scontro, ma può essere anche un motivo di crisi, crisi salutare, per diventare sempre più autentici.

Allora la vocazione profetica si traduce, tutto sommato in questo, il Signore viene da te e ti dice: "Io ti ho scelto, a preferenza degli altri, perché tu porti la mia parola agli estremi confini della terra".

Allora uno potrebbe dire: "Meno male devo solo portare la parola del Signore agli estremi confini della terra".

Però ti ricordo che questo portare la parola del Signore, si inserisce in quello che si chiama il potere profetico di Gesù Cristo, che significa che tu stai portando la parola con tutte le tue capacità spirituali, psicologiche, fisiche.

Questo farà di te il profeta, tu proferisci, porti agli altri ciò che tu hai ricevuto.

9) Mettersi nella condizione di ricevere, nella condizione dell'ascoltare, nella condizione della purificazione

Primo presupposto mettiti nella condizione di ricevere, quindi la condizione dell'ascolto, quindi nella condizione di purificazione.

Nel tuo cuore, nella tua memoria, nella tua mente ci sono tanti ricordi, tante cose che ti distolgono dall'attenzione verso il Signore.

Bene, oggi te ne rendi conto, oggi hai l'occasione di metterti davanti al Signore e dirgli: "Bene, dobbiamo fare un repulisti generale, perché in questa soffitta c'è troppa roba, non posso metterci nient'altro.

Allora devo vedere che cosa conservare e che cosa invece devo gettare via".

Questo è il cammino di purificazione: ai posto alla presenza di Dio nella tua vita.

Se ci sono troppo ricordi, se ci sono troppe paure se ci sono troppe fatiche, se ci sono troppi impegni, ti devi fermare e devi fare una scelta, devi scegliere come Dio, come Gesù ha sempre posto come condizione a coloro che lo volevano seguire.

Un giovane andò da Gesù gli disse: "Io vorrei seguirti, voglio essere perfetto, che devo fare?

Vendi tutto poi vieni e seguimi".

E quello se ne andò triste perché aveva molti beni.

Gesù guardatolo lo amò, però prima domanda: quel giovane ricevette l'amore di Gesù?

No. Perché aveva troppi beni.

Gesù lo ha investito di amore, ma lui non aveva spazio per riceverlo.

Lui ci vuole investire della sua parola e del suo amore, ma noi abbiamo poco spazio nel nostro cuore, perché abbiamo troppi beni.

Noi riusciremo a comunicare al nostro prossimo solo quel poco che abbiamo ricevuto, perché Dio non è una voce dell'enciclopedia.

Dio è una persona, e o fai esperienza di Dio, come essere personale, oppure sei semplicemente un altoparlante, che ripete le cose che hanno detto altri.

Ma il Papa Paolo VI lo ha detto in molte occasioni, e nel documento promulgato sotto il suo pontificato, questo emerge in maniera più evidente.

Il mondo di oggi non ha bisogno di maestri ma di "testimoni".

Cosa che ultimamente ha ripetuto anche il Santo Padre Giovanni Paolo II in qualche udienza generale del mercoledì.

Il suo impegno di testimone qualificato di Cristo e di tutto il mistero della salvezza è una conseguenza di questa vocazione.

In sostanza, tu sei quella persona che sei rimasta sconvolta per il fatto che Dio ti ama, che si è fatto uomo per amare te, per ricolmarti del suo amore, per farti essere suo figlio, per darti la gioia e la gioia piena su questa terra, tutto ciò che è possibile e la gioia eterna nell'altra vita.

Ora questo messaggio è un messaggio che riempie la vita di gioia la vita di chiunque viene riempita di gioia.

Di fronte a questo messaggio di Dio, se tu credi veramente a quello che io ho condensato in così pochi istanti, ha il potere di farti uscire immediatamente dalla depressione, ha il potere di trasformare tutta la tua vita, ha il potere di salvare il tuo matrimonio, ha il potere di riempire d'amore e di gioia i tuoi figli ecc. ecc.

Se tu sei convinto di questo, allora voi vedete che qui si tratta di fare un discernimento serio.

Il catechista è convinto, ne ha fatto esperienza, è una persona di fede, è una persona che vive nella fede e che quindi questa realtà della salvezza di Dio in Gesù Cristo è una realtà concreta per il Catechista.

Il catechista non è mai triste, non è mai oppresso, non è mai angosciato, in realtà dovrei dire il cristiano, ma visto che sto parlando ad un'assemblea di Catechisti, quindi è evidente che dai catechisti questo non solo lo si consiglia ma direi lo si "esige".

Il catechista se è profeta allora è evidente che è tutto questo.

10) La legge della gradualità

Nessuno si spaventi.

Nella Chiesa c'è il principio della legge della gradualità, non gradualità della legge, ossia la Chiesa insegnerà sempre la situazione perfetta, mai la situazione di fatto

Sebbene gli ideali che la Chiesa insegna, possano essere altissimi e quindi praticamente irraggiungibili, la Chiesa insegnerà sempre la situazione perfetta.

Perché secondo la legge della gradualità il singolo fedele è chiamato a puntare a quella perfezione.

Vi immaginate che cosa succederebbe, anche psicologicamente e pedagogicamente, avallare la situazione di fatto?

Significherebbe affermare che la strada per seguire il Signore è in discesa e non in salita.

Pensate a quello che non è successo nelle comunità delle Chiese di Inghilterra dove avendo puntato sulla situazione pastorale, la Chiesa si sta disgregando.

Ogni Concilio generale della Chiesa d'Inghilterra promuove nuove situazioni che sempre di più seguono l'andazzo generale e non propongono dei principi assoluti di moralità di santità ecc.

Quindi vi rendete conto che la parola del Signore è autentica, perché il Signore ci ha detto di sforzarci di passare dalla porta stretta e ci ha detto, invece, che la via del male è larga e facile da percorrere.

Le doti di psicologo, di sociologo, di persuasore, di pedagogista che egli si impegna ad acquisire e coltivare hanno efficacia se sono assunte in questa dimensione.

11) Dio usa le tue doti personali, i tuoi talenti

Qualche tempo fa vi avevo detto questo principio della teologia: "Gratia non facit naturam, sed perfecit", ossia la grazia non fa la natura, ma la perfezione.

Grazia nome comune, nome proprio Spirito Santo; lo so che ci sono delle specificazioni molto importanti, ma adesso interessa avere chiaro questo che Grazia e Spirito Santo coincidono.

La grazia è l'azione dello Spirito Santo, lo Spirito Santo che agisce.

Lo Spirito Santo si appoggia sulla natura; come fondamento, per fare delle cose meravigliose, Dio userà le tue doti personali.

Qui dice, le doti di psicologo, di sociologo, di persuasore, di pedagogista ecc. hanno efficacia se sono assunte in questa dimensione.

Non è detto che tu debba essere laureato in psicologia o sociologia ecc., non è detto che tu debba essere per forza un pedagogista laureato e riconosciuto dallo Stato.

Sono doti di psicologia, pedagogia, sociologia ecc. che tu hai come doni di natura, che il Signore ti ha concesso nell'istante in cui tu sei stato concepito.

Quindi queste doti, questi talenti diventano fruttuosi se sono inseriti in questa vocazione, cioè se sono messi al servizio di Dio.

Qualcuno potrebbe dirmi allora diventiamo dei fondamentalisti, siamo come quei protestanti che hanno solo Dio in bocca e qualunque cosa che fanno dicono Signore qui e là su e giù.

Attenzione io non ho detto questo, io ho detto, che nel tuo compito di Catechista, le tue doti se le metti al servizio di Dio diventeranno efficaci.

Che cosa accade dunque, se queste doti tu le hai e le usi non semplicemente e solo quando devi evangelizzare, catechizzare, ma le usi in qualsiasi ambito e situazione della tua esistenza.

Se il Signore ti ha dato un dono di psicologia, cioè di sapere ascoltare, di capire la situazione che sta vivendo l'altra persona ecc. ecc., è un dono del Signore, sì o no?

Perché ti ha dato tanta intelligenza, ti ha dato tanto intuito, ti ha dato tanta creatività, ti ha dato fantasia e tu mettendo insieme tutte queste cose sai andare verso il prossimo in un modo che lo aiuta a sentirsi a proprio agio.

Questo si chiama psicologia, bene, questa è una dote naturale.

Se tu metti al servizio di Dio questa dote naturale vuol dire che la grazia riempie, cioè lo Spirito Santo riempie quella tua dote naturale e tu diventi un valido evangelizzatore, riesci a parlare di Dio in un modo adatto a quello che ti sta ascoltando.

12) Testimoniare che Gesù Cristo vive in te, sempre, in ogni occasione

Poi tu hai finito di fare il testimone, allora vuol dire che di colpo la tua psicologia si è svuotata della grazia?

No, perché la tua psicologia è stata riempita dello Spirito Santo e questo vuol dire che tu con questa Grazia di Spirito Santo continuerai a fare le cose di tutti i giorni, anche che non hanno nulla a che vedere con la evangelizzazione; ma sorretto dalla grazia di Dio, questo fa di te un testimone.

Tu sei un testimone continuamente, sempre, in qualsiasi occasione non solo quando devi ufficialmente esprimere il pensiero o la testimonianza di Gesù Cristo in te, sono stato chiaro su questo?

Dunque ci viene detto che questa vocazione è il punto di forza di tutte le doti umane.

Essere catechista in questo modo, oppure, se preferite, essere cristiani in questo modo vi darà l'esperienza di diventare o di sentirvi umanamente più realizzati.

Dio non fa le cose in modo settoriale, quando Dio ti benedice, ti benedice per sempre, Lui non cambia idea.

Dunque la sua vicinanza è sempre accanto a te, la sua forza, se Lui te la donasse, è sempre accanto a te, anche qualora tu ti volessi allontanare.

Ma allora, perché talvolta ci pare quasi di aver perso la grazia del Signore?

Non ci sentiamo più efficaci ecc. ecc.

Badate che qui bisogna guardare il problema nel suo reale aspetto.

Non è Dio che si è allontanato da te, sei tu che ti sei allontanato da Lui.

Cioè a dire, Dio non si è tolto dalla tua anima, sei tu che vivi come se Lui non ci fosse, tanto è vero che quando tu hai la tua conversione, quando tu hai il tuo pentimento, nuovamente avverti la comunione con Dio.

Questa unione con Dio ti permette di avere una comunicazione con Lui di grazia: il problema non sta tanto in Dio, quanto in te.

Dio non ritira il suo braccio, sei tu che non utilizzi la sua grazia.

Quando tu non sei in comunione con Dio, non è Dio che non ti dà più il suo amore, sei tu che non lo ricevi più, mi sono spiegato?

Quindi attenzione bene a dire che una persona non è in grazia di Dio.

Vuol dire che Dio si è allontanato da lei?

No, eresia, è questa persona che, non vivendo più in comunione con Dio, non riceve più l'amore che Dio continua a mandare a cascate su quella persona.

13) Essere segno visibile

Oltre a conoscere adeguatamente il messaggio che espone, Egli ne è segno visibile, ecco qui cosa vuol dire profeta!

Segno visibile, come Ezechiele, come Geremia, come i grandi profeti, mediante la sua vita.

Cioè è un esempio, il Catechista, prima di aprire la bocca, è un esempio con la propria vita.

Che cosa pensereste di un catechista che fuori dell'aula di catechismo dice parolacce, ha una vita che è una contraddizione ecc. ecc. e poi fa catechismo?

Ha senso?

Quindi la coerenza di vita è un aspetto preponderante, un aspetto fondamentale.

Chi ha causato lo sfascio del proprio matrimonio non può essere catechista, è vero o non è vero?

Manca la coerenza.

Può fare il lettore in chiesa?

Se in quella comunità non è conosciuto può anche farlo, ma la sua testimonianza di vita è controproducente.

È una severità fuori luogo quella della Chiesa su questo punto?

14) Divorziati - risposati

Ecco la Chiesa retrograda non capisce niente: noi che siamo i divorziati risposati vogliamo fare la comunione, vogliamo confessarci e la Chiesa dice no, perché?

Perché è severa la Chiesa!

Perché non ha misericordia la Chiesa!

È vero o non è vero?

queste domande ve le faranno, avrete i genitori dei bambini in queste situazioni.

Cosa direte?

Allora qui do semplicemente una brevissima risposta, ricordatevi che sono temi di cui dovete avere le idee chiare non per essere come Savonarola, ma per essere caritatevoli.

Ciascuna delle persone che viene da voi deve poter andare a casa con una risposta.

Quando non avete una risposta perché non siete in grado di darla dovete lo stesso dare una risposta e cioè: "Abbi pazienza in questo momento non ti so rispondere, mi informo e la settimana prossima ti dico come è la questione".

Quindi umiltà e sincerità sempre.

Allora i divorziati risposati non possono accedere ai sacramenti perché hanno spezzato la comunione con Dio, in modo stabile.

Ma la vittima di queste situazioni?

È chiaro che la vittima non ne ha colpa, è stata abbandonata quella donna, quell'uomo torna a casa non trova più la moglie e i figli?

Sono spariti tutti, è chiaro quello è una vittima, non è colpa sua in una certa misura.

Che poi è chiaro, quando ci sono degli sfasci di questo genere non si può mai dire tutta la colpa di uno, tutta la grazia dell'altro, c'è sempre un concorso di colpa.

Però una cosa è una lite e una cosa è uno sfascio.

Allora come mai la Chiesa appare così severa in quest'occasione, semplicemente perché il senso del sacramento della riconciliazione è un senso di conversione e di cammino verso un'unità profonda totale con il Signore; non puoi tu leggere della parola di Dio "abbiate i medesimi sentimenti che furono di Cristo Gesù" e poi mantenere una situazione di vita che è in contraddizione con i sentimenti di Cristo Gesù.

Vero?

E quali sono i sentimenti di Cristo Gesù?

I due saranno una carne sola.

Quindi la confessione, evidentemente, se non segna il cambiamento, oppure l'inizio di questo itinerario di avvicinamento, è nulla, cioè a dire la nostra non è una vera famiglia, perché "Io sono già sposato, quindi inutile, mettiamo le cose nella verità, ti saluto e abbi pazienza".

Questo segna un itinerario di autentico riavvicinamento alla verità e la verità è che, con il sacramento autenticamente ricevuto nella Chiesa, quelle due persone non sono più due persone, sono una sola persona.

Il legame è stato legato, messo in grembo a Dio che se lo è riportato in paradiso.

Quindi non c'è nessun uomo che può andare a togliere questo legame.

L'altro aspetto che i divorziati risposati non possono fare la comunione perché?

È sempre sulla stessa linea, la comunione eucaristica si appoggia su una comunione reale con Dio, se non c'è questa comunione reale con Dio che razza di comunione eucaristica vai a fare.

Cioè se tu non sei in comunione con Dio, perché tu vivi al di fuori o contro la legge di Dio in un modo stabile, non in un modo che può variare, manca la tua comunione con Dio, come vuoi fare la comunione eucaristica.

La comunione eucaristica diventa solo un placebo, una soddisfazione psicologica; quante volte mi è capitato di sapere: "Io ho fatto quattro aborti, però è morta mia nonna e alla messa del funerale ho fatto la comunione!".

Ha senso?

Dunque bisogna rendersi conto prima di tutto che le persone che sono intorno a noi sono peggio che a Ninive: lì non sapevano distinguere la destra dalla sinistra, quindi non sanno neanche distinguere la luce dal buio, quindi è ancora peggio.

Però ci troviamo in questa situazione di coerenza-verità.

15) Crisi del concetto di verità

Ci sarebbe un altro discorso molto ampio da fare, vi dirò solo che prima di Natale sarà pubblicato quel libro ad opera del prof. Tarcisio Mezzetti ( chimica farmacologica all'università di Perugia e responsabile dell'Umbria nel Rinnovamento nello Spirito - ndr ) che affronta molti di questi temi: specificamente considerando tutto l'ambito dell'occultismo.

Ma nella prima parte di questo libro si affronta, per esempio, tutto il tema della verità, che è un principio, un concetto che è fortemente in crisi nella cultura del nostro tempo.

Quindi se sotto Natale troverete nelle librerie cattoliche questo libro del prof. Mezzetti ( il titolo dovrebbe essere simile a questo: Come leone ruggente ), lì sarà poi interessante leggere e capire come sia in crisi il concetto di verità.

Non essendoci la verità è difficile parlare del messaggio di Cristo.

Concludo ricordando quello che ho vissuto di tanto in tanto, quando vado a fare i Ritiri ai genitori dei bambini del catechismo alla sua parrocchia, dove ti rendi esattamente conto che la stragrande maggioranza dei genitori e dei fedeli che vengono a un Ritiro alla domenica pomeriggio, perché hanno i loro bambini che fanno catechismo, quindi vuol dire che già sono persone un po' interessate, ecco, proprio su questo principio di verità siamo lontani anni luce.

Non c'è la verità, c'è una verità che è la mia ma non è la tua, ci sono tante verità la mia vale più della tua ecc. ecc. produce relativismo e quindi l'inconsistenza di una comunicazione di un messaggio autentico.

Perché dunque è importante quello che abbiamo visto oggi?

Perché non possiamo più fare affidamento sui principi assoluti, ma sulla testimonianza di vita, sulla coerenza; il catechista deve essere una persona coerente con i principi che condivide con gli altri, se non è coerente non riesce neanche a condividerli.

Vi lascio questo piccolo slogan: non potrai comunicare nulla che tu prima non viva in prima persona.

Questo è un po' il concetto che riassume le cose che abbiamo detto oggi.

16) Lo Spirito Santo nostra luce, nostra guida

Il Signore dunque vi accompagni con la grazia e con la luce dello Spirito Santo, vi ricordo che lo Spirito Santo, la prima cosa che fa, vi convince quanto al peccato cioè ve lo fa vedere.

E a volte siamo così miopi che non ci rendiamo neanche conto di essere lontani dalla legge del Signore.

Ma per fortuna lo Spirito Santo che abita dentro di noi ci dice: "Attenzione, guarda che qui dici una cosa ma ne fai un'altra".

Quindi lo S.S. parla nella tua coscienza e ti dice: "Così va bene, vai avanti così".

Oppure ti dice: "Devi cambiare".

Quindi lasciatevi guidare dalla luce dello Spirito Santo e quando non sapete capire se è la luce dello Spirito Santo o è solo una vostra idea, ricordatevi che vi dovete fare aiutare dal vostro direttore spirituale, che è stato messo lì apposta da Dio perché voi possiate dire: "Mi succede questo, viene da Dio o viene da me, devo fare in questo modo o in quest'altro modo, vado avanti in questo modo oppure devo cambiare qualcosa o sottolineare questo aspetto".

Il Signore vi accompagni vi dia la sua forza sotto la protezione di Maria Santissima.

Sia lodato Gesù Cristo.