Seminari e vocazioni sacerdotali

Indice

Introduzione

1. - Il recente cammino delle nostre Chiese per l'evangelizzazione

Il momento storico nel quale viviamo è particolarmente significativo per la missione della Chiesa.

Obbediente allo Spirito del Signore, che nel recente Concilio le ha additato le vie di una più profonda e organica comprensione del suo mistero, la Chiesa in Italia si è raccolta con rinnovato impegno attorno al suo compito costitutivo di predicare il Vangelo.

È questa « la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda » ( EN 14 )

La predicazione della parola evangelica, accompagnata dalla forza dello Spirito, ( Cfr. 1 Ts 1,5 ) convoca e costituisce il popolo di Dio, chiamato da ogni parte della terra per rendere a lui il culto spirituale, cioè l'offerta totale della vita, spesa nell'obbedienza al Padre e nel servizio dei fratelli.

Questo culto spirituale deriva dall'offerta pasquale di Gesù, che si rende presente nell'Eucaristia e negli altri sacramenti.

In questa luce è stata rimeditata la vita sacramentale della Chiesa e ne è stata innovata la relativa azione pastorale. ( Cfr. C.E.I., Evangelizzazione e ministeri, 1977 )

Nell'offrire il culto spirituale, la Chiesa, adunata dalla Parola e generata dai sacramenti, è continuamente messa in atteggiamento di servizio dell'uomo, viene stimolata e insieme abilitata a capirlo nella luce di Cristo, ad amarlo come Cristo l'ha amato, a orientare nella giusta direzione gli sforzi che egli compie per dare senso e pienezza alla propria vita.

In questa linea è stato assunto il tema della promozione dell'uomo e ne è scaturita una multiforme e generosa iniziativa di testimonianza a favore del suo destino temporale ed eterno, perché - come crediamo con fede integra - solo nell'annuncio del Cristo, venuto a salvarlo, l'uomo conosce davvero se stesso e riceve la grazia di realizzarsi appunto come uomo. ( Cfr. Redemptor hominis, 10-11-12 )

Il recente cammino della riflessione e dell'azione pastorale della Chiesa in Italia, sollecitato e insieme confermato dal cammino della Chiesa universale, così come si è venuto progressivamente delineando nei Sinodi dei Vescovi e nel magistero del Papa, ha cercato di attuare una costante e amorosa partecipazione alla condizione storica delle nostre comunità e del nostro popolo, valorizzando le tradizioni cristiane e cogliendone i problemi più tipici e urgenti.

2. - La vita del presbitero come 'figura di valore'

Nella prospettiva del servizio evangelico alle nostre popolazioni, oggi frequentemente chiamate a rifare o, in ogni caso, a maturare una scelta cristiana nel modellare l'esistenza dei singoli e della comunità, si è richiamato all'attenzione delle nostre Chiese quanto siano indispensabili i protagonisti per l'evangelizzazione. ( Cfr. C.E.I., Evangelizzazione e ministeri, 1977)

E se a tutta la Chiesa « per mandato divino incombe l'obbligo di andare in tutto il mondo a predicare il Vangelo ad ogni creatura », ( AG 1; cfr. LG 5 e DH 13 ) tuttavia questo compito esige la funzione propria che compete - per volontà del Signore - ai ministeri ordinati del Vescovo, del presbitero e del diacono.

3. - Per quanto riguarda i presbiteri, meritevole di attenzione è il richiamo del Vaticano II, il quale ha affermato che essi trovano proprio nella loro condizione ecclesiale di presbiteri la via che li può condurre alla perfezione, all'attuazione piena della carità, ad una forma originale di vita cristiana: « I presbiteri sono ordinati alla perfezione della vita in forza delle stesse sacre azioni che svolgono quotidianamente, ma anche di tutto il loro ministero, che esercitano in stretta unione con il Vescovo e tra di loro ». ( PO 12 )

E ancora: « Anziché essere ostacolati alla santità dalle cure apostoliche, dai pericoli e dalle tribolazioni, ascendano piuttosto per mezzo di esse ad una maggior santità, nutrendo e dando slancio con l'abbondanza della contemplazione alla propria attività, per il conforto di tutta la Chiesa di Dio ». ( LG 41 )

Il Concilio presenta dunque il ministero presbiterale - là dove ne discorre sotto il profilo della vocazione cristiana, della vita dedicata alla missione, della persona che unifica il proprio vissuto esperienziale attorno alle esigenze del ministero - come un modo non solo plausibile, ma intenso e creativo di tradurre in atto le caratteristiche specifiche della vita cristiana, nella quale sono integrate anche le esigenze della vita umana.

Essere preti, quindi, è un modo caratteristico di essere cristiani e, ancor prima, uomini.

La vita presbiterale è una 'figura di valore', cioè una realtà carica di un profondo senso cristiano e capace di riuscire vittoriosa, quando è pienamente attuata, dei dubbi, dei sospetti, degli interrogativi circa la sua effettiva ricchezza di significato.

4. - In gran parte i sacerdoti delle nostre comunità, forti di questa intuizione, si sono impegnati con sapiente coraggio nel faticoso sforzo di mantenersi fedeli al senso genuino della missione, alla quale Cristo li ha chiamati.

Altri, in questi anni travagliati, sono stati assaliti da dubbi, sviati da gravi crisi di identità o da emotive improvvisazioni.

Pensiamo che una ripresa attenta degli spunti del Vaticano II possa fornire valido sostegno per dissipare molte recenti crisi del prete e per preparare a lui una più consapevole accoglienza nella comunità cristiana.

5. - Scopi e interlocutori del nostro appello

Collegandoci al magistero del Concilio Vaticano II, di Paolo VI, del terzo Sinodo dei Vescovi e di Giovanni Paolo II, richiamiamo alcune motivazioni e proponiamo alcuni indirizzi sull'aspetto spirituale e vitale del ministero ordinato.

Ricaveremo di qui alcune linee per una adeguata e unitaria pastorale vocazionale, per un impegno vigoroso nei riguardi dei nostri seminari, per una più attenta cura della formazione permanente del clero.

Il nostro appello comprende due parti:

a) nella prima parte, descriveremo l'immagine del sacerdote che il Signore vuole presente nella sua Chiesa;

b) nella seconda parte, sul fondamento offerto dalla conoscenza di tale immagine, potremo riflettere sui temi pastorali che affidiamo alla preghiera e alla responsabilità delle nostre comunità diocesane:

- l'attenta e generosa disponibilità ad accogliere la chiamata del Signore;

- l'educazione delle vocazioni nel seminario;

- la formazione permanente che il dono del Signore esige.

6. - Vorremmo che la nostra parola fosse guida ed incoraggiamento ai sacerdoti nel loro arduo e prezioso ministero;

fonte d'orientamento e di fiducia per i seminaristi che già hanno accolto la chiamata del Signore;

appello ai ragazzi e ai giovani che si interrogano sulla loro vocazione e sull'avvenire della società e dell'uomo;

esortazione alle famiglie, ai catechisti, ai gruppi ecclesiali, alle associazioni, alle parrocchie, perché diano spazio nella loro opera educativa alla proposta e all'ascolto della chiamata di Dio, all'attenzione per il suo discernimento, alla cura per la sua crescita.

Ci conforta la speranza che una chiara e genuina presentazione della figura sacerdotale possa aiutare anche coloro che, per motivi diversi, provano difficoltà o nutrono pregiudizi dinanzi a questo argomento.

Ci sono infatti famiglie sinceramente cristiane, che si mettono in stato d'allarme quando un figlio manifesta la vocazione sacerdotale.

Ci sono giovani generosi, animati da un profondo desiderio di fare qualcosa di decisivo e di geniale nella comunità cristiana, ma diffidenti o svogliati di fronte all'ideale sacerdotale, giudicato angusto, inquadrato burocraticamente, sacralmente distaccato dalla vita concreta.

Ci sono seminaristi non solo giustamente pensosi sulla loro scelta, ma improvvisamente dubbiosi ed inquieti per un offuscamento dell'ideale, al quale, invece, potrebbero essere realmente chiamati.

Ci sono sacerdoti che vivono senza slanci il proprio ministero, perché stentano a ridargli vigorose motivazioni;

altri, invece, che lottano silenziosamente contro la tentazione di lasciarlo, aggrappandosi ad un ascetismo volontaristico, che finisce col logorarli e isolarli dalle loro comunità;

altri, ancora, che cercano di ridare credibilità alla loro missione lasciandosi 'catturare' dalle loro comunità e diluendo in un indistinto affratellamento i precisi compiti pastorali del servizio che spetta loro rendere ai fratelli;

altri, infine, che cercano di colmare il distacco dalla vita concreta della gente, riempiendo il loro ministero di contenuti, che non provengono da una rinnovata comprensione del ministero stesso, ma dall'accoglimento emotivo delle richieste più immediate di un certo contesto sociale.

Ci sono gruppi di fedeli intensamente affezionati, ma solo per simpatia umana, al loro prete;

altri, all'opposto, scoraggiati o polemici, ma sempre per motivi semplicemente psicologici;

altri, ancora, desiderosi di assicurare un fraterno aiuto cristiano ai loro pastori, ma incerti sul modo di offrirlo, perché non pienamente illuminati sulla realtà profonda del prete.

7. - A questi fratelli in difficoltà o in ansia, come ai tanti che cercano più pacatamente e più serenamente la volontà di Dio sul cammino da percorrere, desideriamo riproporre il valore e la gioia di essere preti nella Chiesa di oggi.

Oltre le formulazioni teoriche sul ministero presbiterale, offriamo quelle integrazioni e quelle indicazioni pratiche, che ci paiono utili a conferire alla figura del prete una credibilità concreta, attenta ai segni dei tempi, recettiva delle più sane esperienze spirituali dei cristiani e dei presbiteri d'oggi.

Ne verrà una riflessione feconda e confortante, serenamente dissipatrice delle ombre addensatesi sull'identità del prete e umilmente vittoriosa - perché radicata nella fede - delle contestazioni derivanti dalla cultura attuale.

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