Comunione, comunità e disciplina ecclesiale

Indice

Introduzione

I. A conclusione del piano pastorale per gli anni '80

1. - Camminando sui sentieri del Concilio e rinnovando la propria fedeltà a Cristo, la Chiesa ha la certezza di camminare, nella verità e nella carità, accanto agli uomini del nostro tempo, per condividerne la storia, le aspirazioni e gli interrogativi, le gioie e le sofferenze, e tutto illuminare nella luce del Vangelo del Regno annunciato ad ogni creatura.

Servire Cristo è infatti, per la Chiesa, servire l'uomo, "via fondamentale" della sua missione.1

Per accogliere più profondamente il dono sempre nuovo del Vangelo e testimoniarlo ai fratelli, negli anni '80 la Chiesa che vive in Italia ha ispirato la sua riflessione e la sua azione pastorale a un tema che va al cuore del suo mistero e della sua missione: "comunione e comunità".

Essa ha così avuto la possibilità di riscoprire e sperimentare la bellezza e l'impegno, la fatica e la gioia di lasciarsi plasmare dallo Spirito, con l'attiva e personale risposta di ciascuno, come "un popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".2

2. - Il cammino è stato scandito da alcuni documenti qualificanti.

Nel primo, che ha tracciato il piano generale,3 abbiamo approfondito il mistero della comunione nella sua sorgente inesauribile: la comunione d'amore della Santissima Trinità che, attraverso la venuta del Figlio e il dono dello Spirito, si fa vita degli uomini nella Chiesa e, attraverso di essa, fermenta e orienta la storia di tutta l'umanità verso il Regno.

In un secondo momento, ci siamo soffermati su due dimensioni, entrambe fondamentali, di questo mistero.

Da un lato, abbiamo volto lo sguardo all'Eucaristia, "fonte e culmine" della vita cristiana,4 presenza sempre rinnovata del Cristo risorto nella storia.5

Dall'altro, ci siamo rivolti alla comunità degli uomini a cui Cristo ci invia, riflettendo sulla vocazione missionaria della Chiesa.6

In questo itinerario, una tappa che non possiamo dimenticare, per l'incidenza che ha avuto sui nostri spiriti e sulla nostra azione, è stato il Convegno ecclesiale svoltosi a Loreto nel 1985, sul tema "Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini": per tutti un autentico, vivificante "evento di Chiesa" .7

3. - Già il titolo generale del piano pastorale ci richiama al tema che ora intendiamo mettere a fuoco: comunione e comunità.

Se la comunione è l'accogliere il dono dell'unità nell'amore e nella libertà, e cioè la vita stessa di Dio che si fa vita degli uomini redenti da Cristo e di Lui rivestiti nello Spirito, la comunità è "la forma concreta di aggregazione che nasce dalla comunione: in essa i credenti ricevono, vivono e trasmettono il dono della comunione".8

L'unica Chiesa cattolica, nelle sue molteplici manifestazioni concrete - anzitutto le comunità diocesane - non è altro che il rendersi presente della comunione nella storia "sulla base di rapporti visibili e stabili che legano tra loro i credenti".9

Proprio per questo, la comunità ecclesiale "gode di strutture e di strumenti altrettanto visibili, attraverso i quali si trasmettono agli uomini il messaggio e la grazia di Gesù ",10 ed esige una disciplina che ne regola l'esercizio.

La parola "disciplina", derivando dal termine "discepolo", che nell'ambito cristiano caratterizza i seguaci di Gesù, ha un significato di particolare nobiltà.

La disciplina ecclesiale consiste in concreto in quell'insieme di norme e di strutture che danno una configurazione visibile e ordinata alla comunità cristiana, regolando la vita individuale e sociale dei suoi membri perchè sia in misura sempre più piena, e in aderenza al cammino del popolo di Dio nella storia, espressione della comunione donata da Cristo alla sua Chiesa.

Nel suo senso più ampio essa può comprendere anche le norme morali, mentre in un significato più ristretto designa le sole norme giuridiche e pastorali.

4. - In questo documento, a seconda del contesto, usiamo il termine nell'uno o nell'altro di questi significati, e intendiamo soffermarci sul valore profondo e su alcune caratteristiche concrete della disciplina ecclesiale, essenziali per una comunità che sia autentico sacramento di comunione.

Nel primo capitolo tratteremo della libertà e dell'obbedienza, quali dimensioni costitutive della comunione e presupposti di ogni forma di disciplina nella comunità ecclesiale.

Nel secondo e nel terzo ci occuperemo, rispettivamente, di alcuni aspetti della disciplina morale e canonica della Chiesa.

Nel quarto capitolo, infine, tracceremo alcune linee di impegno e di verifica pastorale, che ci paiono rivestire oggi una particolare importanza.

Come premessa offriamo un rapido esame della situazione socioculturale ed ecclesiale del nostro Paese, in riferimento al tema che intendiamo svolgere.

II. La cultura e la società contemporanea fra libertà, pluralismo e socializzazione

5. - L'epoca contemporanea, come ha sottolineato il Concilio Vaticano II, è solcata da rivolgimenti profondi e accelerati che hanno investito l'esistenza dell'uomo nel suo aspetto personale e sociale, come mai sinora era avvenuto nella storia dell'umanità.11

Al fondo di questi rivolgimenti, se ben guardiamo, vi sono due esigenze fondamentali di cui s'è fatta portatrice, in modi diversi, la cultura moderna e che sono state enfatizzate dallo sviluppo scientifico e tecnologico di questi ultimi decenni.

Da un lato, l'uomo moderno si è voluto affermare come soggetto libero ed emancipato da ogni tutela che gli fosse imposta "dall'esterno" della sua coscienza e della sua ragione, e come unico artefice della sua storia.

Dall'altro nel singolo individuo è cresciuta la consapevolezza della sua interdipendenza con gli altri uomini, non solo nel contesto del piccolo mondo in cui egli era tradizionalmente abituato a vivere, ma anche nel rapporto fra le classi, le nazioni, le culture.12

Libertà e socializzazione sono diventate le due "parole d'ordine" dell'epoca moderna, ed entrambi questi valori, che esprimono qualcosa di genuinamente umano e dunque anche di "naturalmente cristiano", hanno dato vita a vere e proprie "religioni laiche", per le quali ci si è impegnati e ci si è battuti nella prospettiva dell'edificazione di un mondo più a misura d'uomo.

6. - Caratteristica di queste moderne culture della soggettività e della socialità è che, spesso programmaticamente, si sono volute emancipare dalla "tutela" del cristianesimo, visto come una religione che aliena l'uomo dall'autentica e radicale libertà e dal raggiungimento di una giusta e liberante socialità.

In tal modo, con una ricerca non di rado intensamente sofferta e a cui va il nostro rispetto, hanno progettato un umanesimo e una società al cui centro vuole essere unicamente l'autonomia e la piena realizzazione dell'uomo.

Ma, sganciati da ogni riferimento al trascendente e a Cristo, il quale soltanto "svela pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione",13 i valori della libertà e della socialità, pur avendo permesso all'umanità di raggiungere positive e feconde conquiste, non hanno tardato a mostrare anche la loro ambiguità e le loro contraddizioni.

Da una parte, infatti, si è assolutizzata la libertà del soggetto, sganciandola da ogni riferimento che non fosse la libertà stessa: aprendo così la strada a un indiscriminato individualismo e facendo ritenere ogni forma di norma morale o di regola sociale un'insopportabile imposizione.

Inoltre, il pluralismo culturale ed etico, che si è così affermato, spesso si è trasformato in un relativismo che giustifica ogni tipo di opzione, provocando una frantumazione e un deterioramento del tessuto sociale.

Dall'altra parte, la giusta esigenza di socializzazione, non regolata dal rispetto della dignità inalienabile di ogni persona umana quale immagine di Dio, ha dato vita a quelle forme di totalitarismo di diverso e persino opposto segno, da cui dolorosamente è stata - ed è - piagata la storia del nostro secolo.

Anche la massificazione tipica della società dei consumi deve esser letta come una forma sottile, ma insidiosa, di spersonalizzazione dell'uomo, schiacciato sotto il peso delle anonime leggi del mercato e del profitto.

Sperimentato il naufragio di tali progetti, gli uomini e le donne del nostro tempo ricercano la propria realizzazione nel ripiegamento su di una libertà-guadagnata giorno per giorno nel privato dei propri sentimenti e dei propri individuali interessi.

Mentre da più parti riaffiora, impellente, una nuova "domanda etica".

7. - Dietro i rivolgimenti dell'epoca moderna, il Concilio ha visto, alla luce della verità cristiana e al di là di contraddizioni e pericolosi unilateralismi, una "crisi di crescita" dell'autocoscienza dell'umanità.14

Anche riguardo al rapporto fra libertà e socialità appare valida un'analoga valutazione.

In fondo, nell'autocoscienza e nell'esperienza dell'uomo moderno emerge una delle aspirazioni fondamentali dell'uomo: quella di dar vita a un'autentica socialità, in cui il singolo possa realizzare la sua identità in un rapporto di condivisione e di comune crescita con gli altri uomini.

Tale autocoscienza emerge oggi, anche se in forme diverse e persino contrastanti, nella società e nella cultura del nostro Paese.

Di qui l'importanza della presenza e della testimonianza della Chiesa, chiamata ad essere una comunità in cui libertà e comunione, coscienza e verità, lungi dall'elidersi a vicenda, crescono e si autenticano reciprocamente.

III. La Chiesa in Italia: crescita di comunione, ricchezza di doni e iniziative ed emergere di tensioni

8. - Con il Concilio Vaticano II, di fronte alla sfida del mondo moderno e tornando alla perenne sorgente del suo mistero, la Chiesa ha preso più profonda coscienza della sua identità e della sua missione nel nostro tempo.

Ciò ha provocato, in particolare, due rilevanti conseguenze:

- in primo luogo, i documenti conciliari hanno sottolineato, nella prospettiva della Chiesa "popolo di Dio", l'eguale dignità di tutti i battezzati, inseriti in Cristo per godere della sua grazia e della sua libertà mediante la fede, i sacramenti, il vincolo della comunione, e chiamati a edificare insieme, nella forza dello Spirito, l'unico Corpo di Cristo;15

- in secondo luogo, il Concilio ha presentato il mistero della Chiesa come quello di una comunità visibile, articolata da molteplici carismi e misteri, tutti finalizzati alla crescita dell'unità ecclesiale.

"Lo Spirito Santo - ha precisato la Lumen gentium - non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il popolo di Dio e lo guida e adorna di virtù, ma 'distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui' ( 1 Cor 12,11 ), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere e uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa secondo le parole: 'a ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perchè torni a comune vantaggio' ( 1 Cor 12,7 )".16

9. - Non è il caso di tornare ancora una volta17 su quanto questa rinnovata presa di coscienza sia stata stimolante e arricchente per il cammino della nostra Chiesa.

L'impegno, l'assunzione di corresponsabilità e le forme di partecipazione, sia in modo organizzato e ufficiale sia in maniere più libere e spontanee, da parte di numerosi fedeli laici, sono cresciuti in modo consistente.

La stessa fioritura di nuove esperienze ecclesiali - finalizzate alla preghiera, all'approfondimento catechetico della fede, alla crescita della comunione, all'esercizio della carità e all'evangelizzazione -, come la vitalità dei nuovi Movimenti ecclesiali, sono per la nostra Chiesa un grande dono dello Spirito che attesta la rinnovata giovinezza della Sposa di Cristo.

10. - In questo quadro positivo non possiamo, tuttavia, non rilevare difficolta, squilibri e tensioni, tipici peraltro di un cammino di crescita.

- La riscoperta della Chiesa quale "mistero di comunione" è stata talvolta erroneamente interpretata come la necessità di un ritorno a una Chiesa idealizzata, puramente spirituale, vista in contrapposizione a una Chiesa istituzionale che sarebbe frutto di situazioni storiche contingenti.

Da qui la disaffezione ed anche il rifiuto di ogni forma di disciplina ecclesiale.

- L'accento posto sull'eguale dignità dei battezzati ha fatto talora erroneamente pensare a una sorta di livellamento della comunità ecclesiale, in cui non si è più saputo o voluto riconoscere l'articolata e ordinata complementarietà di ministeri e carismi, che la strutturano come "un corpo ben compaginato e connesso" ( Ef 4,16 ).

Proprio per questo non sempre si è stati attenti a valutare nel debito modo quel carisma dello Spirito, costitutivo dell'autentica Chiesa di Cristo, che è ministero di unità e di guida esercitato dal Papa e dai Vescovi.

- La giusta affermazione della "libertà dello spirito" e della "parresia" ( franchezza ), che oggi a ragione sono sottolineate come qualità fondamentali del discepolo, non di rado è stata assolutizzata e vissuta più come rivendicazione che come espressione del dono della salvezza operata nei cuori dallo Spirito.

E non sempre si è saputo armonizzare la ricerca della libertà con l'esercizio di quella fondamentale dimensione della sequela del Cristo che è l'obbedienza: virtù che, nel cristianesimo, prima di una motivazione sociologica, ha un profondo contenuto cristologico ed ecclesiale.

- Anche dal punto di vista etico, l'accentuazione del principio della coscienza come del "nucleo più segreto e sacrario dell'uomo",18 ha fatto spesso dimenticare che proprio "nell'ultimo della coscienza l'uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire",19 una legge che il Magistero della Chiesa è chiamato a interpretare ed esplicitare alla luce del Vangelo.

- Infine, la pluralità di nuove forme di spiritualità e di itinerari di fede, se da un lato ha fatto sperimentare la novità e la ricchezza dello Spirito, dall'altro talvolta ha rischiato di mettere in ombra l'essenziale verità che ogni dono nella Chiesa va esercitato nella carità e finalizzato all'unità.

Per cui non di rado si è assistito a una contrapposizione tra i carismi e il ministero gerarchico, creando così un'atmosfera di reciproco disagio e anche di incomprensione.

11. - Una Chiesa, dunque, quella che vive in Italia, che si mostra di grande vitalità, ma anche attraversata da molteplici tensioni, di cui non abbiamo accennato che le piu appariscenti, ma che potremmo ricondurre a quelle tra libertà e obbedienza, coscienza e verità, spontaneità e disciplina, pluriformità e unità.

E perciò legittimo e doveroso cercare di approfondire, alla luce del mistero di Cristo, la realtà della comunità ecclesiale come sacramento dell'intima unione con Dio e dell'unità degli uomini tra loro,20 nel quale queste tensioni trovano un'originale prospettiva di soluzione nella forza unificante e liberatrice della Spirito.

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1 Cfr Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptor hominis, n. 14.
2 Lumen gentium, n. 4.
3 C.E.I., Comunione e Comunità:
I. - Introduzione al piano pastorale;
II. - Comunione e comunità nella Chiesa domestica, 1 ottobre 1981.
4 Lumen gentium, n. 11.
5 C.E.I., Eucaristia comunione e comunità, 22 maggio 1983.
6 C.E.I., Comunione e comunità missionaria, 29.giugno 1986
7 Cfr C.E.I., La Chiesa in Italia dopo Loreto, 9 giugno 1985.
8 C.E.I., Comunione e comunità, n. 15.
9 C.E.I., Ivi.
10 C.E.I., Ivi.
11 Cfr Gaudium et spes, n. 4.
12 Cfr Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Sollicitudo rei socialis, nn. 17 ss.
13 Gaudium et spes, n. 22.
14 Cfr Ivi, n. 4.
15 Cfr Lumen gentium, nn. 9-10.
16 Ivi, n. 12.
17 Cfr C.E.I., Comunione e comunità, nn. 7-8.
18 Cfr Gaudium et spes, n. 16.
19 Ivi.
20 Cfr Lurnen gentium, n. 1.