Religiosi e promozione umana

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I - I quattro problemi principali

1.- L'impulso a una partecipazione crescente e operosa, nel contesto delle attuali situazioni storiche dentro le quali si sviluppa la missione della Chiesa, appare dovunque una costante del rinnovamento al quale si sono dedicati i religiosi:

- sia nei luoghi in cui essi sono chiamati a proseguire, attraverso le opere dell'Istituto o della Chiesa locale, una missione « sociale » che è, allo stesso tempo, profondamente « religiosa »;

- come pure là, dove le circostanze sollecitano iniziative nuove che avvicinano ancor più alla vita e ai problemi della gente.

In ogni situazione, tuttavia, un'attenta riflessione appare necessaria, allo scopo di individuare criteri e scelte comuni.

Per questo che, partendo dai quattro problemi principali emersi attraverso l'inchiesta, di cui si è parlato, desideriamo trarre alcune importanti indicazioni di valutazione e di orientamento.

Sarà più agevole, poi, evidenziare i principi generali di discernimento.

1· - La scelta per i poveri e per la giustizia oggi.

2. - La missione profetica di Cristo, « mandato per annunziare ai poveri il lieto messaggio » ( Lc 4,18 ), trova viva risonanza nella Chiesa del nostro tempo.

Lo testimoniano i numerosi interventi pontifici, i tratti precisi e illuminanti della costituzione pastorale GS che sollecitano rapporti di più intensa solidarietà fra la Chiesa e la storia dei popoli.

Il Sinodo dei Vescovi del 1971, nel documento « giustizia nel mondo », ha proposto l'urgente presa di coscienza circa questa dimensione della missione evangelizzatrice della Chiesa.

L'esortazione apostolica EN ha perfezionato tali richiami, convocando tutte le componenti del Popolo di Dio ad assumere le proprie responsabilità per raggiungere la vita e la storia dei « popoli impegnati con tutta la loro energia nello sforzo e nella lotta per superare tutto ciò che li condanna a restare ai margini della vita ».10

3. - I temi di una « liberazione evangelica » fondata sul regno di Dio11 devono, dunque, riuscire particolarmente familiari ai religiosi.

E, di fatto, la testimonianza di religiosi e religiose che hanno preso coraggiosamente parte al sostegno degli umili e alla difesa dei diritti umani, si è fatta eco efficace del Vangelo e della voce della Chiesa.

Abbiamo tuttavia già rilevato che non sempre le interpretazioni e le reazioni sopravvenute, all'interno sia delle Chiese locali sia delle comunità religiose o della stessa società civile, hanno dimostrato una identica sensibilità e preoccupazione.

4. - Alcuni principi-guida, perciò, è parso opportuno ricercare, affinché la scelta preferenziale per i poveri e la sollecitudine per la giustizia rispondano alle finalità e allo stile che sono propri della missione della Chiesa e, in essa, della vita religiosa.

a) I religiosi si trovano spesso in condizione di vivere più da vicino i drammi che tormentano le popolazioni al cui servizio evangelico essi si sono consacrati.

Lo stesso carattere profetico della vita religiosa domanda loro di « incarnare la Chiesa in quanto desiderosa di abbandonarsi al radicalismo delle Beatitudini ».12

Essi sono « spesso agli avamposti della missione e assumono i più grandi rischi per la loro salute e la loro stessa vita ».13

b) Questo sincero desiderio di servire il Vangelo e la promozione integrale dell'uomo richiede che si collochi al centro di ogni preoccupazione la comunione, da costruire con pazienza e perseveranza, ricercando la verità nella carità.

c) Le Conferenze dei religiosi, rispettose del carisma dei singoli Istituti, possono svolgere, a questo riguardo, una preziosa funzione di stimolo e di equilibrio, in collegamento con le Conferenze Episcopali,14 e particolarmente con le commissioni Justitia et Pax e Cor Unum.

Si favorirà, in tal modo, il superamento di posizioni ambigue, sia di una pretesa e fallace neutralità, come di settarismi univoci e totalizzanti.

Inoltre, le diverse condizioni di cultura e di sensibilità, oltre che di contesti sociali e politici, troveranno qui la sede adeguata per un reciproco ascolto e per un consenso comunitario che dona garanzia e più sicura efficacia.

d) Particolarmente attenta e attiva, questa presenza di difesa e promozione della giustizia, dovrebbe manifestarsi in quei settori tormentati delle « ingiustizie senza voce » a cui si richiamava il Sinodo del 1971.15

Mentre, infatti, alcune categorie sociali sanno darsi strutture vigorose di protesta e di sostegno, assistiamo invece a una moltitudine di sofferenze e ingiustizie che trovano scarsa risonanza nel cuore di tanti nostri contemporanei:

il dramma dei profughi, dei perseguitati a causa delle loro idee politiche o per la professione della fede16

e violazioni del diritto alla vita nascente;

le ingiustificate limitazioni alle libertà umane e religiose;

le carenze sociali che accrescono le pene di anziani e di emarginati …

La Chiesa vuole essere, soprattutto per loro, voce, coscienza, impegno.17

e) Ma la testimonianza dei religiosi per la giustizia nel mondo comporta, per loro innanzitutto, una costante verifica nelle scelte di vita, nell'uso dei beni, nello stile dei rapporti.

Poiché, chiunque ha il coraggio di parlare della giustizia agli uomini, deve, lui per primo, essere giusto ai loro stessi occhi.18

E qui appare lo stimolante rapporto fra evangelizzazione e promozione umana che deriva da quella « silenziosa testimonianza » che EN 69 ci presenta come prima e più efficace provocazione al mondo e alla Chiesa stessa.

In questa prospettiva trova particolare forza di segno e di fecondità apostolica anche il « ruolo svolto nell'evangelizzazione da religiosi e religiose consacrati alla preghiera, al silenzio, alla penitenza, al sacrificio ».19

Infatti la dimensione contemplativa propria ad ogni forma di vita religiosa acquista in loro accenti particolarmente significativi, dimostrando che la vita religiosa, in ogni sua forma, non soltanto non rende estranei agli uomini o inutili nella città terrestre, ma anzi permette di tutto accogliere, in modo più profondo, nella carità stessa di Cristo.20

2· - Le attività e le opere sociali dei religiosi

5. - Le pluriformi attività e opere che, nella varietà dei carismi, caratterizzano la missione dei religiosi, costituiscono una delle preminenti mediazioni per la missione di evangelizzazione e di promozione che la Chiesa svolge nel mondo.21

Di qui l'importanza che il rinnovamento dei religiosi riveste per il rinnovamento stesso della Chiesa e del mondo.22

Per questo EN. 31 esorta a tener conto dei legami profondi che esistono tra evangelizzazione e promozione umana.

Dimenticarli vorrebbe dire ignorare « la lezione che ci viene dal Vangelo sull'amore del prossimo sofferente e bisognoso ».

6. - Aperti ai segni dei tempi, i religiosi sapranno ricercare e coltivare una novità di presenza che risponde alla creatività dei loro Fondatori e alle finalità originarie del proprio Istituto.23

In tale prospettiva prendono rilievo alcune linee di rinnovamento:

a) Le attività e opere « sociali », che hanno sempre accompagnato la missione dei religiosi, testimoniano il loro costante impegno per la promozione piena dell'uomo.

Scuole, ospedali, centri di assistenza, iniziative rivolte al servizio dei poveri, allo sviluppo culturale e spirituale dei popoli, non soltanto conservano la loro attualità, ma debitamente aggiornati, si rivelano spesso come luoghi privilegiati di evangelizzazione, di testimonianza, di autentica promozione umana.

Nell'evangelico servizio di tante e sempre urgenti opere di promozione umana e sociale, i religiosi traducono in « segno » convincente il dono di una vita totalmente disponibile a Dio, alla Chiesa, ai fratelli.24

b) Lo Spirito, che suscita forme e istituzioni sempre nuove di vita consacrata come risposta alle esigenze dei tempi, anima anche quelle già esistenti per una rinnovata capacità di inserimento, secondo il mutare dei contesti ecclesiali e sociali.

c) Nella Chiesa aperta ai ministeri, in una continua e ordinata crescita comunitaria,25 i religiosi possono scoprire nuove forme di partecipazione attiva, coinvolgendo ancor più la comunità cristiana nelle loro iniziative e opere.

Essi avranno, così, l'opportunità di valorizzare lo specifico loro carisma come una singolare abilitazione per la promozione di « ministeri » che corrispondano alle finalità apostoliche e sociali dei propri Istituti.

d) La partecipazione dei laici nelle attività e opere dei religiosi, con lo sviluppo della dimensione ecclesiale di corresponsabilità a una comune missione, acquista nuovi spazi.

Anzi, con l'adeguata preparazione, essa potrebbe realizzarsi nella stessa gestione di opere finora affidate soltanto ai religiosi.26

e) Gli attuali contesti sociali, d'altronde sollecitano nuove forme di solidarietà e di partecipazione.

Un processo di trasformazione civile tende, in vari luoghi, a sviluppare la responsabilità di tutte le componenti sociali, anche attraverso strutture e organismi di partecipazione.

Tutti i cittadini sono, così, impegnati a prendere parte attiva nei problemi riguardanti la costruzione della convivenza sociale.

Accanto all'apporto più diretto dei laici, la testimonianza e l'esperienza proprie dei religiosi possono, in questo campo, contribuire validamente nell'orientare verso soluzioni che rispondano ai criteri del Vangelo e alle direttive pastorali della Chiesa.27

3· - L'inserimento nel mondo del lavoro

7. - L'attenzione pastorale della Chiesa per il mondo del lavoro si è manifestata in numerosi interventi, che l'enciclica « Mater et Magistra » riprende, inserendoli nelle prospettive aperte alle nuove realtà economiche e sociali.

Di fronte a un così vasto settore di umanità, che interpella vivamente la missione di tutta la comunità cristiana, i religiosi sperimentano un'esigenza più profonda di solidarietà e di condivisione.

Già per la loro scelta di povertà evangelica essi si sentono particolarmente impegnati a cogliere gli autentici valori della comune legge del lavoro.28

8. - Il Magistero dei Pastori ha descritto con precisione, per quanto riguarda i presbiteri, le motivazioni, prospettive e condizioni che devono guidare tali scelte più impegnative di presenza nel mondo del lavoro.29

È evidente che, quando si tratta di religiosi presbiteri, valgono pure per essi queste direttive.

Ma, a causa della specifica natura della vita religiosa del suo particolare vincolo con la missione della Chiesa,30 esse si applicano analogamente anche a tutti gli altri religiosi e religiose.

Le caratteristiche proprie alla vocazione e missione dei religiosi suggeriscono, inoltre, alcuni criteri che possono motivare e che guidano la loro eventuale presenza nel mondo del lavoro:

a) la fedeltà dinamica alle intenzioni per le quali lo Spirito ha suscitato i loro istituti nella Chiesa;31

b) la ricerca di una testimonianza dei valori evangelici che restituiscono dignità al lavoro e ne attestano le vere finalità;32

c) l'impegno a consolidare le dimensioni « religiose » che qualificano la loro professione e dimostrano la forza d'attrazione del regno di Dio da essi accolto in tutta la sua radicalità;33

d) una condivisione fraterna, che la quotidiana esperienza comunitaria nella vita religiosa sostiene e sviluppa, manifestando la novità dell'amore di Cristo nel costruire la solidarietà fra gli uomini.34

9. - Specifici criteri di scelta e di portamento sono poi richiesti dai modi stessi di partecipazione.

Due forme di inserimento nel mondo del lavoro, infatti, si presentano con caratteristiche che meritano una distinta riflessione:

I. - L'assunzione di una professione civile esercitata nelle condizioni sociali ed economiche degli altri cittadini ( in scuole, ospedali … ).

In vari paesi sono le mutate condizioni politiche che l'impongono, come nel caso di nazionalizzazione e quindi di gestione statale delle opere.

Talvolta sono i rinnovamenti legislativi o le necessità interne dell'Istituto religioso che inducono, per proseguire le proprie attività apostoliche, ad una presenza equiparata a quella dei laici.

Anche la ricerca di modi nuovi di presenza ha suggerito esperienze di inserimento nelle comuni strutture sociali.

In ogni caso, l'attenzione alle finalità generali della vita religiosa e a quelle specifiche del proprio Istituto domanda che queste nuove situazioni vengano confrontate con le esigenze comunitarie e con l'impegno di obbedienza e di povertà religiose.

Infatti una professione civile impegna il religioso su un piano più direttamente individuale e lo fa dipendere maggiormente da organismi e strutture esterne al suo istituto, creando inoltre un rapporto nuovo fra lavoro e salario.

Sono alcuni degli aspetti che i responsabili degli Istituti devono tener presenti nel valutare queste scelte.

Esse esigono infatti una capacità di discernimento che salvaguardi e valorizzi la finalità religiosa per la quale vengono assunte.

II. - L'inserimento nella « condizione operaia » insieme ai valori che intende realizzare, presenta caratteristici problemi.

I religiosi-operai entrano, infatti, in un « mondo » con le sue leggi le sue tensioni e, oggi soprattutto, con i suoi forti condizionamenti dovuti a ideologie predominanti e a lotte sindacali spesso travagliate e ambigue.

Può accadere, per questo, che, nel condividere la condizione operaia per esservi testimone della sollecitudine pastorale della Chiesa,35 il religioso si trovi coinvolto in una visione dell'uomo, della società, della storia, dello stesso mondo del lavoro, che non corrisponde ai criteri di giudizio e alle direttive d'azione che sono contenuti nell'insegnamento sociale del Magistero.

Ne deriva che una simile missione domanda particolari attenzioni e garanzie.36

10. - Ancor più, la partecipazione ad attività sindacali richiama l'esigenza di una conoscenza lucida delle prospettive pastorali, ma anche dei limiti e dei rischi di strumentalizzazione che possono derivarne per la vita e l'attività dei religiosi.

Alcune precisazioni, quindi, devono guidare la riflessione al riguardo:

a) In via di principio non appare una intrinseca incompatibilità tra vita religiosa e impegno sociale anche a livello sindacale.

Talora la partecipazione alle attività sindacali può risultare, secondo le diverse legislazioni, necessariamente connessa con la presenza nel mondo del lavoro; d'altra parte tale partecipazione può essere suggerita dalla solidarietà nel legittimo sostegno dei giusti diritti.37

b) Interferenze politiche, tuttavia, pongono spesso non facili problemi.

Occorrerà valutare queste situazioni secondo criteri appropriati alla « prassi politica » ( cfr. art. seg. ).

Particolare attenzione sarebbe allora necessaria di fronte a ideologie promotrici della cosiddetta « lotta di classe ».

L'insegnamento di OA ( OA 26-36 ) tornerebbe, in tale evenienza, quanto mai necessario.

c) Da esperienze finora verificatesi si possono, inoltre, dedurre principi di comportamento che guidino le finalità e lo stile di simili scelte.

Proprio all'interno di una componente tanto influente sulla vita sociale, qual'è il mondo operaio, i religiosi sono portatori di valori umani e cristiani che talvolta li obbligheranno al rifiuto di certi mezzi d'azione sindacale o di manovre politiche che non rispondono alle precise esigenze della giustizia, per le quali soltanto essi si sono impegnati.

Anche all'interno delle proprie comunità, questi religiosi e religiose sapranno maturare i valori di comunione evitando polarizzazioni inaccettabili.

Un tale atteggiamento aiuterà a far progredire le comunità verso scelte equilibrate e credibili.

d) La consapevolezza che ai laici, per la loro propria vocazione e missione, spetta particolarmente l'impegno di promozione dei valori di solidarietà e giustizia all'interno delle strutture temporali,38 va considerata come un altro essenziale criterio che deve guidare la presenza dei religiosi.

Il loro ruolo di complementarità, specialmente in questo campo, si esprimerà soprattutto con la testimonianza e con il contributo a una preparazione sempre più adeguata del laicato.

4· - L'impegno nella « prassi politica »

11. - I religiosi hanno dimostrato, in generale, d'essere consapevoli che la loro partecipazione nella promozione umana è un servizio del Vangelo e dell'uomo, non una scelta preferenziale di ideologie o di partiti politici.

Anzi, in eventuali implicazioni del genere, essi vedono il rischio d'una perdita di identità propria alla vita religiosa e alla missione della Chiesa,39 insieme ad una pericolosa tendenza ad assolutizzare idee e metodi oggetto di facili e interessate strumentalizzazioni.

12. - Alcuni principi direttivi, rispondenti al Magistero, sembrano dunque necessari per illuminare una materia di per sé incandescente e talora fuorviante.

a) La « politica » può essere intesa in un senso più ampio e generale, e cioè come organizzazione dinamica di tutta la vita sociale.

Sotto questo profilo essa costituisce un dovere di partecipazione umana, responsabile e attiva, per tutti i cittadini.

In questa prospettiva il ruolo dei religiosi, nelle attività e nelle opere, riveste significati profondi di stimolo e di impegno per quelle trasformazioni culturali e sociali che contribuiscono alla promozione umana.

b) Ma se « politica » vuol significare partecipazione diretta a scelte di parte ( ciò che si chiama « prassi politica » ), allora bisogna far ricorso alle qualifiche che motivano la vocazione e missione dei religiosi nella Chiesa e nella società, per cogliere i giusti criteri di un eventuale impegno.

1) I religiosi, riconoscendo il valido contributo che deriva dalla forza della loro testimonianza evangelica e dalla varietà delle loro iniziative apostoliche, non devono lasciarsi attrarre dall'illusione di poter maggiormente influire sullo sviluppo delle persone e dei popoli, sostituendo ai loro specifici compiti un « impegno politico » in senso stretto.40

2) Costruire il Regno di Dio nelle strutture stesse del mondo, in quanto animazione evangelica della storia dell'uomo, è certamente un tema di vivo interesse per tutta la comunità cristiana, e quindi anche per i religiosi.

Ma non nel senso di lasciarsi essi stessi coinvolgere direttamente nella « prassi politica ».

Con le istituzioni scolastiche, i mezzi di comunicazione, le molteplici iniziative religiose ed educative, essi possono invece attivamente contribuire alla preparazione soprattutto dei giovani rendendoli artefici della promozione umana e sociale, i cui riflessi non mancheranno di mostrarsi anche nel settore politico.

E questo non per una strategia di conquista, ma per quel servizio all'uomo e alla società a cui l'intera comunità ecclesiale è stata da Cristo inviata ( Lc 22,25-27 ).

3) È in questo profilo che vanno incoraggiate le iniziative intraprese dalle religiose per cooperare alla promozione della donna, così da favorirne l'adeguato inserimento in quei settori della vita pubblica, oltre che ecclesiale, che meglio corrispondono alla natura e alle qualità che le sono proprie.41

4) In tal modo, con la testimonianza e con le opere, religiosi e religiose si rendono credibili « esperti del Vangelo », facendosi utili, come tali, al risanamento e alla costruzione della società, anche quando prendono le distanze da specifiche opzioni politiche, per presentarsi non come uomini e donne di parte, ma come strumenti di pacificazione e di solidarietà fraterna.

Infatti, per il primato dell'amore di Dio che le loro scelte manifestano con forza,42 i religiosi si pongono come uomini dell'Assoluto nel dinamismo della Chiesa assetata dell'assoluto di Dio.43

Di questa fondamentale opzione, che tutte le altre promuove e condiziona, essi sono chiamati a divenire segno e stimolo in mezzo al popolo di Dio.

5) Rimane, quindi, eccezione e un fatto di supplenza, da valutare secondo particolari criteri, una partecipazione politica attiva.

Quando circostanze straordinarie la richiedessero, si potranno esaminare i singoli casi per trarne, con l'approvazione dei responsabili della Chiesa locale e degli Istituti religiosi, le conclusioni rispondenti al bene della comunità ecclesiale e civile.

Deve essere tenuta sempre presente, infatti, la priorità della missione specifica che spetta alla Chiesa e alla vita religiosa, e nei modi che ad essa competono.44

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10 EN 30.
11 EN 55-54.
Nel discorso inaugurale, a Puebla ( III, 4 ), Giovanni Paolo II ricordava: « Cristo non rimase indifferente di fronte a questo ampio ed esigente imperativo della morale sociale.
E neppure la Chiesa potrebbe rimanervi.
Nello spirito della Chiesa, che è lo Spirito di Cristo, e appoggiati alla sua vasta e solida dottrina, mettiamoci al lavoro in questo campo ».
12 EN 69; LG 31; Mut Rel. 14, a.
13 EN 69.
14 EN 69.
15 AAS, 1971, pp. 928-932.
16 EN 39.
17 « Il Papa vuol essere la vostra voce, la voce di coloro che non possono parlare o di coloro che son fatti tacere, per essere coscienza delle coscienze invito all'azione, per recuperare il tempo perduto che spesso è tempo di sofferenze prolungate e di speranze non soddisfatte » ( Giovanni Paolo II ai 'campesinos' dell'America Latina, 29 gennaio 1979 ).
18 Sinodo del 1971, ib. p. 933
19 EN 69.
20 LG 46.
21 PC 1, LG 46.
22 ET 52.
23 Mut Rel. 19; n. 23,f; n. 41.
24 EN 69;
doc. di Puebla, nn. 733-734: L'apertura pastorale delle opere e la scelta preferenziale per i poveri è la tendenza più notevole della vita religiosa latino-americana. Di fatto si trovano sempre più religiosi e religiose nelle zone emarginate e difficili …
Questa scelta non presuppone l'esclusione di alcuno, ma, questo sì, una preferenza e un avvicinamento al povero.
Questo ha portato alla revisione di opere tradizionali per rispondere meglio alle esigenze dell'evangelizzazione …
25 LG 9-12; LG 34-36; CD 33-35; EN 13; EN 58; AA 2, AA 6-10.
26 Cfr. doc. della Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica, sulla scuola cattolica ( 19 Marzo 1977 ), n. 60-61: partecipazione della comunità cristiana al progetto educativo della scuola cattolica.
27 CD 35; Muti Rel. 22-23.
28 PC 13; ET 20; cfr. GS 67-72 circa le componenti umane e cristiane del lavoro.
29 PO 8; OA 48. Il documento del Sinodo dei Vescovi che tratta del sacerdozio ministeriale ( cfr. AAS, 1971, p.912-913 ), richiamando PO 8, precisa che il ministero sacerdotale va considerato come un'attività già di per se pienamente valida, anzi, alla luce della fede, più eccellente delle altre.
Perciò ordinariamente ad esso va dedicato un tempo pieno.
Se, in circostanze particolari si ritenesse di unire altre attività a questo ministero, il criterio di convenienza deve essere ricercato nel servizio che ne può derivare alla missione pastorale della Chiesa.
E di ciò soprattutto giudice è il Vescovo col suo presbiterio ascoltata, quando occorra, la Conferenza Episcopale.
30 Mut. Rel. 10; LG 44.
31 Cfr. ET 20: « Le vostre attività non possono derogare alla vocazione dei vostri diversi Istituti, né comportare abitualmente lavori che siano tali da sostituirsi ai loro compiti specifici ».
Cfr. anche doc. della Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica, sulla scuola n. 74-76.
32 ET 20.
33 LG 44; PC 1; ET 3.
34 PC 15; ET 21; ET 39.
35 OA 48.
36 OA 4 e OA 50.
37 Cfr. Doc. Puebla, nn. 1162, 1163 e 1244 ( Giovanni Paolo II disc. agli operai ).
38 LG 31; LG 33 - AA 7; AA 13 - GS 67; GS 68; GS 72.
39 GS 42; GS 76; Sinodo 1971, AAS, p. 932, doc. Puebla, n. 558-559.
40 Cfr. disc. di Giovanni Paolo II all'Unione Superiori Generali 24 novembre 1978, nel quale esortava ad interpretare nella giusta luce evangelica l'opzione per i più poveri e per ogni vittima dell'egoismo umano, senza cedere a radicalizzazioni sociopolitiche … avvicinarsi alla gente e inserirsi in mezzo al popolo, senza mettere in questione la propria identità religiosa, né offuscare l'originalità specifica della propria vocazione. Cfr. anche doc. Puebla, n. 528.
41 Mut. Rel. 49-50.
42 ET 1; PC 6.
43 EN 69; doc. Puebla, nn. 527-529.
44 Cfr. Sinodo 1971, AAS, p. 912-913: il criterio dato per i presbiteri come già richiamato per altre forme di inserimento nelle strutture secolari ( n. 8 ), guida anche il portamento dei religiosi, per la stretta connessione della vita religiosa con l'apostolato gerarchico ( CD 34 ) e per lo speciale rapporto che la vincola alla responsabilità pastorale della Chiesa ( LG 45-46 ).
In Mut. Rel. ( n. 5, n. 10, n. 36 ) si espongono più ampiamente le ragioni teologiche e vengono indicate le conseguenze pratiche di obbedienza ecclesiale e di conveniente ordinamento.
Cfr. anche Doc. Puebla, n. 769, dove si citano le parole del Papa: « Siete sacerdoti e religiosi; non siete dirigenti sociali, leaders politici o funzionari di un potere temporale.
Perciò vi ripeto: non facciamoci l'illusione di servire il Vangelo se cerchiamo di diluire il nostro carisma attraverso un esagerato interesse verso l'ampio campo dei problemi temporali » ( AAS, LXXI, p. 193 ).