Una storia a due: Gesù Crocifisso e Fra Leopoldo

" Tu sei il mio segretario "

Molto presto si viene delineando una missione da parte di Gesù a Leopoldo.

Non solo, quella grandissima, di stare con Lui, ma anche di farlo conoscere, di farlo amare, quindi di dare vita a un'opera.

Un passo dopo l'altro.

"Molti verranno a raccomandarsi a te, che tu preghi per ottenere loro grazie; e io ne concederò abbondanti, che sarà il trionfo della nostra santa Religione cattolica" ( 18 luglio 1908 ).

"Hai da lavorare ancora molto; ti resta da guadagnare ancora parte del Paradiso; il lavoro è questo: di formare molte anime, coltivarle per bene per trapiantarle in Cielo.

Quando ti chiamerò in Paradiso, vedrai la meraviglia di tutte le meraviglie" ( 3 agosto 1908 ).

L'invito a una missione si fa più specifico, più preciso: "Quante grazie e favori potrei dare ai miei sacerdoti, ma in gran parte non posso, perché mi trattano troppo materialmente" ( 25 luglio 1908 ).

"Per 8 giorni consecutivi, la S. Comunione la faccio per il Santo Padre il Papa, affinché la bontà divina del mio Gesù lo voglia consolare, suscitando anime generose, sante, per combattere contro lo spirito moderno, affinché la nostra fede risplenda limpidissima come cristallo nei cuori dei fedeli" ( 1 sett. 1908 ).

Gesù richiama Leopoldo a guardarsi attorno, a quanto c'è nella Chiesa e nel mondo, ai problemi gravi che assillano il Papa e i buoni Pastori di anime.

La sua azione di preghiera, offerta, riparazione, l'opera cui lo chiamerà Gesù, sarà risposta a questi problemi, il suo contributo alla salvezza delle anime, in primo luogo alla santificazione dei consacrati.

"Dunque, figlio mio - gli dice Gesù il 2 settembre 1908 - ti piace di essere il mio segretario?".

Tre giorni dopo: "Ti voglio bene, perché sei il mio segretario. Vogliamoci ambedue un gran bene".

"Se ogni tanto incontri spine e qualche volta ben pungenti, non ti turbare, fa' coraggio; il ricordo del tempo brevissimo che ti resta da rimanere su questa terra, ti aiuterà a sopportare pazientemente tali miserie; unisci sempre il ricordo di un Dio crocifisso. Prega, ripara".

Non si tratta tanto di uscire dal convento, per andare per le strade o sulle piazze a compiere qualcosa di eccezionale, ma di rimanere al suo posto, "rimanere nell'amore di Gesù", crescere nell'amore, rendere più intensa l'offerta, e Gesù, per mezzo suo, compirà una piccola grande opera: "Alcuni religiosi, se sapessero ciò che avviene fra Me e te, ti darebbero la baia, ma tu sta' sempre fermo".

Quindi: "Amo molto i secolari, perché hanno fede, sebbene certi religiosi, quelli che hanno la scienza poco umile, cieca da non vedere neanche il sole in pieno meriggio, dicono che sono troppo creduloni" ( 10 sett. 1908 ).

Che cosa vuole, dunque, Gesù da lui? Intimità e ancora intimità con il suo Cuore divino: "A tanti santi ho donato scienza divina e altre virtù, ma l'intimità come con te, mio Leopoldo, non l'ho mai avuta con altri" ( 10 sett. 1908 ).

Il 12 settembre 1908, c'è un colloquio intenso, struggente: "Tu, mio Leopoldo, quando ti chiedo di domandarmi qualcosa per te, mi dici che vuoi la salvezza di tutto il mondo; è molto gradito al mio cuore questo desiderio, ma ora voglio proprio che mi domandi qualcosa per te".

Ebbene, Gesù, dammi la grazia di non separarmi mai più da Te, amor mio Crocifisso.

"Voglio dirti di più: non solo per tutta la vita, ma per tutta l'eternità felice.

Il tuo cuore è incatenato al mio, nessuna forza potrà mai sciogliere le catene divine ".

Gesù gli indica la via, nel silenzio, nel nascondimento, in una singolare fecondità di apostolato: "Tutti i santi ho scelto come tanti fiori di grato profumo, ma di diversi profumi, e te, mio Leopoldo, ho scelto per darti il mio immenso amore, sofferenza e lavoro: questa è la via che hai da proseguire per arrivare nella terra dei viventi, là dove il tuo Gesù amorosamente ti attende.

Ora che ti ho fatto segnare tutto ciò, avresti il coraggio di dubitare che tu sei il mio segretario?

Ora va' a lavorare, affinché nulla manchi al tuo dovere". ( 14 sett. 1908 )

Non trascura neppure uno dei suoi doveri quotidiani nella cucina del convento.

I confratelli sono assai contenti di lui, perché pranzo e cena sono da lui preparati con competenza e amore.

Essi si accorgono che dal fornello, brucia per loro tanta carità, il servizio di un fratello vero.

Leopoldo vive in Cristo: " Gesù mi ha detto: "Tu sei l'amore degli amori".

Io a Gesù: "Tu sei il mio Paradiso".

Gesù: "Io non posso più stare un momento senza di te".

Leopoldo: "Dio mio, io pure quanto Ti amo!".

Gesù: "Non sai il bene che verrà tratto da questa cella benedetta?".

Leopoldo: "Dimmi qualcosa che mi consoli!".

Leopoldo: "Mio buon Gesù, io ti ripeto sempre la stessa cosa: io vorrei perdermi non solo nel tuo Cuore trafitto, ma in Te stesso, mio Cristo, Gesù Crocifisso, vero Figlio del Dio vivo, che nessuno più mi trovi: solo il mio Gesù!" ". ( 25 sett. 1908 )

Immerso in tanta intimità con Gesù, il piccolo frate estenderà la regalità di Gesù sul mondo: "Io, il tuo Gesù, sono simile a un re, il quale quando prende qualche uomo di compagnia, si compiace di avere vicino uno che lo ama e fa di tutto per onorarlo, conferendogli alti titoli, onorifici gradi, perfino di principe e di duca" ( 29 sett. 1908 ).

Ecco, Leopoldo vive all'ultimo posto nel convento, occupato nei lavori più umili, ma in unione con Gesù quell'ultimo posto è un regno: servire a Lui è regnare.

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