Una storia a due: Gesù Crocifisso e Fra Leopoldo

Comune e già singolare

Nel silenzio della cella, fra Leopoldo scrive i "detti di Gesù Crocifisso" e i "detti di Maria SS.ma", in un diario che cresce ogni giorno.

Lui non vorrebbe scrivere tutto, perché ha il pudore dell'intimità con Gesù che gli è data, e per umiltà vuole nascondere gli elogi che il Redentore gli fa.

Ma Gesù gli ordina di scrivere e gli promette che "il suo diario sarà uno dei libri più belli del mondo": una vera storia d'anima, anzi una mirabile storia d'amore della sua anima con Gesù, che sarà rivelata solo dopo la sua morte.

Così lo scrivere diventa per lui come pregare, come colloquiare con il suo divino Amico e la Madre sua.

Al di fuori della sua cella, in convento, la vita di Leopoldo appare molto ordinaria.

È, sì, religioso esemplare, molto pio, fedele alle preghiere comuni e all'osservanza della regola, ma nulla di più.

Lo straordinario non trapela, anche perché lui si industria per non lasciarlo trapelare.

Lo si vede sempre calmo e sorridente, mai impaziente o imbronciato, sempre pronto a soddisfare i desideri buoni dei suoi confratelli.

Attende alla cucina e spesso alla portineria.

Con tutti ha sempre una parola buona da dire e buoni consigli da diffondere, quasi senza farsi accorgere, così, con estrema naturalezza.

È molto premuroso con i religiosi di passaggio a "S. Tommaso", che riceve con cordialità e gentilezza.

È un buon religioso, un buon fratello laico, come si desidera trovare nei conventi.

Ma attorno al 1909/1910 comincia a esserci un movimento in crescita attorno a lui.

Non stupisce troppo, specialmente all'inizio, perché il convento di S. Tommaso, in quel tempo di fine '800 - inizio '900, è luogo di intensa vita cattolica, eucaristica e mariana.

Quando era entrato in convento, Leopoldo era già un leader dell'Azione Cattolica e aveva attorno a sé una cerchia di amici e di conoscenti che guardavano a lui come un modello di vita.

Costoro, in molti, da Torino e da altrove, avevano continuato a frequentarlo, nel rispetto della regola che lui professava.

"S. Tommaso", come già abbiamo scritto era il centro dell'adorazione eucaristica quotidiana, propagandata con fervore di apostolo, con la stampa e con i congressi, con l'esempio e la parola dal "ferroviere santo" Paolo Pio Perazzo.

Dell'adorazione erano apostole ardenti le sorelle Comoglio, con altre anime generose raccolte, proprio a "S. Tommaso" nel Terz'Ordine Francescano, guidato dal Perazzo, come "ministro".

Guida e anima di questo movimento sono i parroci succedutisi nella medesima chiesa, P. Luca Turbiglio, il costruttore della Cappella - santuario della Madonna, P. Bonaventura Enrietti, precocemente rapito dalla morte, e infine il P. Vincenzo Vallaro.

Attorno a questi buoni pastori francescani, si sviluppa e cresce un'accolita di laici esemplari e santi, fra i quali si distingue Paolo Pio Perazzo.

Leopoldo è suo amico, da quando era nel mondo, e continua a essere legatissimo a lui anche in convento: l'uno è il consolatore dell'altro.

L'adorazione al Crocifisso, così come l'ha scritta fra Leopoldo fin dal 1906, comincia a diffondersi per mezzo di queste anime viventi nel mondo, ma non del mondo.

Altro suo amico, tra i frequentatori di "S. Tommaso", è Giovanni Caneparo, un falegname ardente, pugnace, che non ha paura di nessuno, capace di andare allo sbaraglio per "la causa di Gesù" e di estasiarsi in preghiera davanti al Crocifisso e al Tabernacolo.

Un altro innamorato dell'Eucaristia e del Crocifisso, amico di Leopoldo, è il Cav. Luigi Gullino, consigliere nel Comune di Torino, presidente degli Operai Cattolici di Torino, attivissimo nella carità.

Altri suoi amici sono Agostino Balma e Enrico Balbo, i quali, con altre anime ardenti, terziari francescani, sono come lo "stato maggiore" di un esercito militante per il trionfo di Gesù Eucaristico e della Madonna.

Ci saranno presto tra i suoi amici uomini di chiesa e della nobiltà.

La cosa farà in seguito stupire assai.

Fra tutti costoro, Leopoldo per condizione sociale, per cultura e per possibilità, è l'ultimo.

È vero che come religioso appartiene all'ordine della perfezione cristiana superiore al laicato, ma l'ufficio di cuoco e portinaio lo lascia in una posizione molto umile.

Eppure, senza volerlo, diventa quasi subito il centro intorno al quale si muovono gli antichi e i nuovi suoi amici, mentre altri si aggiungono in seguito.

"È da notarsi il fatto - scrive il suo primo biografo P. Francesco Maccono nel volumetto "Un apostolo di Gesù Crocifisso" - che fra Leopoldo, sia nel secolo come in convento, mai sia stato il discepolo di un altro, un trascinato, ma sempre un maestro e un trascinatore …

Senza intralciare l'opera altrui, anzi coadiuvandola alacremente, senza rumore, eccolo di nuovo iniziatore e mente di opere sante, eccolo maestro di discepoli affezionati".

Ma neppure quelli che vivono con lui notano cose eccezionali, anche perché "S. Tommaso" è luogo di incontro e di lavoro apostolico di numerosi laici.

Ma ci sono già molte persone che giungono e chiedono di conversare con lui in parlatorio.

Non si dà importanza, ma il movimento comincia a crescere.

Maestro di vita spirituale, impressiona che nessuno mai trovi fra Leopoldo disorientato, qualunque sia l'argomento che gli si propone.

La risposta ai problemi e alle domande viene subito, semplice, chiara, a proposito.

Solo quando lo Spirito interiore che gli detta le risposte non lo illumina abbastanza, risponde che avrebbe pregato e risposto un'altra volta.

Non si scompone mai.

Parla con naturalezza, senza enfasi, come se il discorso fosse di un Altro che parla in lui.

Ma affascina e incatena.

Il tempo passa troppo presto per chi ascolta.

C'è chi è abituato a dettar legge e a chiedere ascolto agli altri, e davanti a lui rimane immobile per ore ad ascoltarlo.

Fra Leopoldo intuisce che tra i numerosi laici che vengono da lui, e tra gli altri ancora a lui ignoti, Gesù Crocifisso ha molti amici.

È Gesù che glielo ha detto e ripetuto da alcuni anni: l'"Opera" di cui Gesù gli parla, l'Ordine del Crocifisso, nascerà di mezzo a loro.

Gesù stesso glieli manderà e li farà conoscere.

Saranno la perla del suo cuore, la pupilla dei suoi occhi.

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