Una storia a due: Gesù Crocifisso e Fra Leopoldo

Un inno a Cristo

Lo ripeterà sovente, fra Leopoldo, questo detto, stupendo atto di amore tra lui e Gesù: "Tu ami me, io amo Te".

Non lascerà passare ora senza dirglielo a Gesù.

La sua esistenza si gioca tutta qui, come, del resto, l'esistenza di ogni uomo: fare della propria vita un unico, continuo atto di amore a Gesù.

Un giorno, Gesù chiese ai suoi amici: "E voi chi dite che io sia?", cui Pietro rispose, come sappiamo: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!" ( Mt 16,16 ).

Tu sei il Cristo: cioè Tu, Gesù, sei tutto per me.

Leopoldo si sente interpellato da Gesù: "Chi sono Io per te, dopo tanti anni che ci conosciamo e viviamo insieme, in intimità?".

Leopoldo, nell' avvicinarsi del Natale 1910, risponde così a Gesù: "Mio Dio, Tu sei manna deliziosa dei beni eterni; o mio Gesù, Tu sei l'unico mio desiderio!

Dammi la bella grazia che mi perfezioni, mi trasformi sempre di più.

"Mio Signore, potessi consumarmi in Te, o mio Dio, con amore intenso, infiammato dalle piaghe del mio Crocifisso Gesù.

Fa' del mio cuore un nuovo cielo, un nuovo amore alla Croce del mio Gesù".

"Tu, mio bel Gesù, sei il nostro dono divino, il libro santissimo da cui i santi appresero professione di sapienza; tutto il mondo dovrebbe studiare il preziosissimo libro che ci insegna a deporre i vizi, a adornarci delle più belle virtù e ci rende l'anima libera di portarsi dovunque con sommo gaudio inneggiando alle bellezze di Gesù Crocifisso, cantando in dolci melodie le glorie del Signore" ( 8 dic. 1910 ).

Sì, ora davvero la sua vita, sempre tra pentole e fornelli, è un vero inno a Gesù Crocifisso, alla sua gloria.

Così fra Leopoldo esplode in un'estasi di amore a Lui: "O splendore del mio Dio, chi non brama di amarti?

Tu sei vittima per la nostra salvezza, Tu sei degno di tanta gloria, Tu sei tutta bontà, Tu sei la vera perfezione di ogni grandezza, di nobiltà, di ammirazione.

Tu sei la potenza, la maestà, Tu sei la sapienza infinita, Tu sei il nostro amore, Tu sei la vera santità, la divinità, Tu sei modello di umiltà, Tu sei la perfetta innocenza, Tu sei splendore di carità, Tu sei continuo sacrificio per il nostro bene, Tu sei gaudio e consolazione nostra, Tu sei la potenza e la verità, incancellabile promessa ai giusti in cielo.

"Tu sei la nostra difesa, Tu sei luce e verità, Tu sei supremo su ogni cosa, Tu sei la nostra grazia, Tu sei la sorgente delle più belle eccelse virtù, Tu sei il Re eterno, Tu sei pascolo dei beati, Tu sei il nostro cielo, Tu sei la nostra grandezza, Tu sei il vero Dio altissimo, Tu sei la nostra vita in noi, Tu sei il nostro premio, Tu sei il nostro Paradiso, Tu sei il nostro tutto". ( 22 dic. 1910 ).

Questi è Gesù per fra Leopoldo.

Questi dev'essere Gesù per ogni uomo, tanto più per ogni consacrato, per ogni sacerdote.

Ma nel tempo del modernismo d'inizio secolo XX, peggio ancora nel neo-modernismo del nostro tempo di confusione somma, non è così.

Gesù, Gesù Crocifisso è messo da parte, è dimenticato, è negato, così che persino in documenti di uomini di Chiesa, spesso è difficile trovare il suo Nome.

Si preferisce la solidarietà, l'impegno sociale, l'ecologia e quanto di simile: questo sarebbe il nuovo cristianesimo, ma è soltanto umanitarismo senza Cristo, senza Dio.

Ai tempi di fra Leopoldo, l'abbè Alfred Loisy, l'esponente più emblematico del modernismo, scriveva: "Io non credo alla divinità di Gesù … e considero l'incarnazione personale di Dio come un mito filosofico.

Se io sono qualcosa in religione, sono piuttosto panteo - positivo - umanitario che cristiano.

Storicamente parlando, io non ammetto che il Cristo abbia fondato la Chiesa e i Sacramenti; professo che i dogmi sono sorti gradualmente e che perciò non sono immutabili; lo stesso ammetto per l'autorità ecclesiastica, di cui faccio un ministero di educazione umana" ( A. Loisy, Memoires pour servir l'histoire religieuse de notre temps, Paris, 1930-1931 3 voll. ).

È la negazione, prima subdola e camuffata, poi aperta dell'Incarnazione del Figlio di Dio e dell'opera della Redenzione da Lui compiuta sulla croce.

Anche in Italia - in Piemonte, a Torino - c'è chi la pensa, più o meno apertamente, come Loisy.

Fra Leopoldo, dalla sua cucina lo sa benissimo, e illuminato da Gesù, conosce sempre più chiaramente qual è il suo compito: innalzare sempre di più la Croce, richiamare anche i sacerdoti alla fedeltà al Crocifisso, alla Messa, Sacramento della passione del Signore ( Sum. Th. 73,3,3 ): "Tu, ministro del Dio vivo e vero, che hai ricevuto un potere tanto nobile, di cui non sono nemmeno rivestiti gli Angeli, che cosa risponderai nell'ultima ora della tua vita sul letto del dolore?

Perché non vivesti sempre mortificato, non temi di essere accusato?

Perché privasti la Trinità SS.ma di tanta gloria, togliendo gaudio al cielo e rimedio alle anime sante del Purgatorio?".

Leopoldo si rivolge a preti che celebrano malamente - o non celebrano affatto - la S. Messa, e li richiama alla loro identità e alla loro missione, al primato dell'Eucaristia, presenza reale e Sacrificio del Cristo: "Non vogliate chiudervi la fonte delle più belle grazie che Gesù Crocifisso meritò con il suo martirio, che ci ha aperto la via di santificazione per mezzo del Santo Sacrificio dell'altare.

Preghiamo il Signore che ci rianimi lo spirito con la sua potenza e bontà, e della vita che viviamo faccia un santo esemplare con la meditazione e preparazione al Santo Sacrificio della Messa e con il ringraziamento al buon Dio, affinché sfavilli eternamente la misericordia e la gloria del Signore" ( 25 dic. 1910 ).

In una parola: la sua vita, la sua missione, l'opera che da Lui nascerà, dovrà essere ancora di più, per allontanare le tenebre dell'errore e dell'eresia modernista, una mirabile, incandescente e radiosa affermazione e glorificazione del Cristo Crocifisso, unico Salvatore, compendio e garanzia di tutta la Fede.

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