Neocatecumenato

IndiceA

Sommario

I. Origine del neocatecumenato.
II. Diffusione del neocatecumenato.
III. Presenza del neocatecumenato.
IV. Identità del neocatecumenato.
V. I momenti fondamentali del neocatecumenato:
1. L'annuncio;
2. Il precatecumenato;
3. Il passaggio al catecumenato;
4. Il catecumenato;
5. L'elezione;
6. Rinnovazione delle promesse battesimali.
VI. Spiritualità delle CNC:
1. Lo spirito del neocatecumenato;
2. L'annuncio della salvezza:
a. La Parola di Dio,
b. L'eucaristia,
c. La croce gloriosa.
VII. Valutazione e rilievi d'insieme.

La chiesa del nostro tempo presenta l'immagine di un grande cantiere: « siamo in una fase apostolica, missionaria, didattica quanto mai accentuata nella vita della chiesa ».1

Essa cerca di rispondere alle esigenze ed ai bisogni dell'uomo della nuova socio - cultura, immerso in un mondo tecnicizzato, non solo per annunciare e suscitare la fede, ma anche per condurre i credenti alla piena maturità che si modella sulla grandezza del Cristo ( Ef 4,13 ).

L'invito del Vat II, rivolto a tutto il popolo di Dio, di edificare la comunità ecclesiale fondandosi su di un sincero confronto con la parola di Dio e su di una vita liturgico - comunitaria, per essere nel mondo segno visibile della nuova fraternità in Cristo, ha scosso gli animi.2

Da più parti e in modi diversi la risposta alla voce dello Spirito è stata o quella del semplice "aggiornamento" o della radicale "conversione".3

In linea con questo secondo atteggiamento operano le comunità neocatecumenali ( = CNC ), i cui responsabili dal 10 al 13 gennaio 1977 si sono dati convegno a Roma; 35 vescovi, 800 presbiteri, varie decine di catechisti itineranti e di laici di ogni continente.4

Scopo dell'incontro era quello di scambiarsi, con sincerità ed umiltà, le varie esperienze raccolte nelle comunità di tutto il mondo, rispondere concretamente all'invito del concilio e far fronte alla realtà di un popolo cristiano non evangelizzato, con una metodologia pastorale esistenziale, all'interno di una struttura ecclesiastica tradizionale come la parrocchia, ma adeguata alle nuove situazioni dei nostri giorni.

Il confronto fra le diverse esperienze delle CNC ha confermato che il « cammino neocatecumenale » o « neocatecumenato » offre realmente oggi una via per « ricostruire la chiesa ».5

I - Origine del neocatecumenato

Il cammino delle CNC iniziò nel 1962 a Madrid fra i baraccati di Palmeras Altas per opera di un giovane spagnolo: Kiko Arguello, chiamato dal Signore a vivere l'annuncio cristiano tra i poveri e a condividere la vita di coloro che nella loro miseria sopportano le conseguenze del peccato della nostra società.

Il fondatore di queste comunità, un uomo esile e dalla barba nera, maturato tra le più varie esperienze di vita e dotato del dono della parola che trasmette con la sua chitarra e la sua forte personalità, in una singolare presentazione di sé così si esprimeva, all'apertura del convegno del 1977; « Forse vi immaginavate chissà chi fosse Kiko… ed invece avete trovato un povero uomo, forse avete avuto una profonda delusione…

Scusatemi, non sono io d'altra parte che vi ho convocato, ma è la parola di Dio, è quello che Dio ha operato nelle vostre comunità.

Io chi sono? Io sono uno che si è sentito amato da Cristo, anche se disgraziato, anche se indegno.

Gli altri mi amavano se valevo, se studiavo, se ero utile, se davo, se rendevo…

Da lui invece, da Cristo, mi sono sentito amato gratuitamente, anche se peccatore, anche se infedele… ».

Ebbene, la testimonianza di vita di questo laico tra i poveri della periferia di Madrid fu "lievito" che fermentò ( 1 Cor 5,6-8 ) e fece richiedere da questi ultimi ed emarginati dal mondo, con i quali Kiko condivideva sofferenze e privazioni, una catechesi fatta con la lettura della bibbia: era l'annuncio della "buona notizia" del Signore Gesù.

« Questa parola, che nasceva debole e balbuziente per la difficoltà che comporta proclamare il vangelo a gente senza cultura ne educazione di nessun tipo, cominciò a concretizzarsi in una sintesi catechetica: un Kerigma potente che, nella misura in cui discendeva sopra i poveri, comportava la nascita di una nuova realtà: la Koinonia ».6

Prendeva vita così il cammino neocatecumenale.

Presto si aggiunse a Kiko una giovane, Carmen Hernandez, laureata in fisica e teologia.

Carmen, dopo aver lavorato per un certo tempo nel villaggio di Nazaret e cercato una strada di impegno evangelico, trovò la sua vocazione nel servire i poveri e nell'evangelizzare i lontani con Kiko.

Il primo effetto della Pentecoste cristiana, che fu il dono della Parola ( At 2,4-11; Gv 6,32.35.51 ) si prolungava a Palmeras Altas.

Lo Spirito del Risorto riempiva tutti della sua forza e poneva la Parola sulla bocca di questi laici.

Per mezzo loro, la voce dello Spirito santo risuonava ancora.7

Era il vangelo di Gesù ( At 5,24 ).

Fra questa povera gente Cristo fu annunziato e reso presente nella proclamazione della sua Parola ( 1 Cor 11,26 ).

« Con meraviglia - dirà Kiko - fummo testimoni di una Parola che facendosi carne in gente così povera che l'accoglieva con gioia, dava luogo alla nascita di una comunità in preghiera, a una liturgia sorprendente come era la risposta di tanti fratelli che, pieni di peccati, benedicevano il Signore che si era ricordato di loro; così, in un periodo di tre anni, vedemmo apparire davanti ai nostri occhi un vero cammino di gestazione alla fede, una specie di catecumenato che andava creando, a poco a poco, una chiesa, realizzava una comunione fraterna, dava luogo all'amore in una dimensione che stupiva tutti, perché era quella della morte per il nemico, la dimensione della croce »8

II - Diffusione del neocatecumenato

La vita della piccola comunità nata tra quella gente povera, in un clima di semplicità e di sincero amore al fratello, divenne presto segno che chiamò alla fede tante persone non credenti, o, se battezzate, lontane dalla comunione con la chiesa.

Fu così che alcuni parroci, quello di s. Frontis in Zamora e di Cristo Re in Madrid, meravigliati dell'azione potente dello Spirito tra questa gente e dei risultati concreti che l'annuncio cristiano aveva prodotto, vollero che anche nelle loro parrocchie fosse ripetuta la medesima catechesi.

Kiko così si esprime ripensando a quegli anni di inizio: « La nostra sorpresa fu di vedere come in quelle parrocchie, il cui ambiente sociologico era diverso da quello delle baracche, nacquero tuttavia, dopo l'annuncio del kerigma, attraverso una catechesi di due mesi, comunità in cammino di conversione ».9

La positiva esperienza interessò subito l'allora arcivescovo di Madrid, mons. Casimiro Morcillo ( 1904-1971 ).

Egli incoraggiò quei laici e li presentò benevolmente a tante altre parrocchie con la raccomandazione che, al centro delle comunità di fede che si venivano formando, fosse sempre messo il parroco, segno di unità e di comunione con la chiesa locale.10

I primi risultati furono talmente positivi, nonostante le inevitabili difficoltà dovute all'incomprensione e alla novità, che presto questo metodo pastorale si diffuse in Madrid, in Barcellona ed in altre diocesi della Spagna.11

Cinque anni più tardi, nel 1968, questi coraggiosi laici uscivano dalla Spagna per venire a Roma: si accamparono nel Borghetto latino, il più malfamato di Roma.

Una lettera di presentazione dell'arcivescovo di Madrid per il card. vicario Angelo dell'Acqua ( + 1972 ) permise a Kiko, a Carmen e a P. Francesco Cuppini d'iniziare la catechesi nella parrocchia di N. Signora del ss. Sacramento e dei ss. Martiri Canadesi e così dar vita alla prima CNC in Roma.12

Successivamente l'annuncio di Gesù morto e risorto per noi, fatto da altri fratelli ed esteso a più parrocchie, fece conoscere il "cammino neocatecumenale" non solo in Roma, ma in tutta Italia.13

In questo modo prendeva corpo il carisma dei catechisti itineranti presbiteri e laici, che, staccandosi per qualche tempo dalla loro comunità di origine, si rendevano disponibili, come « servitori del vangelo » ( Col 1,23; Ef 3,7 ) per introdurre al neocatecumenato chiunque lo desiderasse.

A partire dal 1972 l'annuncio viene portato da équipes di catechisti, già esperimentati nell'opera di evangelizzazione, in altre Nazioni d'Europa e dell'America Latina, dietro la richiesta di vescovi e di parroci.

« Per noi - dirà Kiko - oggi una delle sorprese più grandi che ci fa benedire il Signore, è vedere come Dio permette che annunciamo il vangelo in tante parti del mondo; e non soltanto che proclamiamo il kerigma, ma che sorga un cammino comunitario di gestazione alla fede, attraverso il quale, col tempo, la parrocchia possa passare da una pastorale di sacramentalizzazione ad una pastorale di evangelizzazione ».14

III - Presenza del neocatecumenato

Il neocatecumenato attualmente è sparso in tutti i continenti.

Secondo una raccolta di dati fatta al termine del 1977 le CNC sono attualmente più di 2500 in oltre 900 parrocchie di 45 nazioni.

La predicazione semplice e coraggiosa di molti laici e presbiteri ha permesso ancora una volta nella chiesa il miracolo della moltiplicazione dei pani.

Questa prodigiosa espansione del neocatecumenato è opera di apostoli che abbandonano tutto ed a nome della comunità si dedicano alla predicazione del vangelo.

Per farsi un'idea del loro numero basterà ricordare che solo fra Italia S Spagna ci sono circa 5.000 catechisti locali ed oltre 300 catechisti itineranti.

Questi apostoli sono sostenuti sia economicamente che spiritualmente dai fratelli delle loro comunità, che così si sentono coinvolti nell'evangelizzazione.

Le CNC sono operanti in queste nazioni:

Europa: Spagna, Italia, Inghilterra, Francia, Repubblica Federale Tedesca, Repubblica Democratica Tedesca, Polonia, Austria, Svizzera, Portogallo, Malta, Belgio, Norvegia e Danimarca.

America: U.S.A., Canada, Messico, Venezuela, Repubblica Dominicana, Honduras, Costarica, Guatemala, San Salvador, Portorico, Panama, Bolivia, Perù, Equador, Colombia, Nicaragua, Cile, Brasile e Argentina.

Asia: India, Giappone, Filippine, Hong-Kong, Israele.

Africa: Kenya, Tanzania.

Australia.15

Le comunità sono ovunque in continua crescita per opera di catechisti itineranti.

Con il passare del tempo appaiono sempre più una meravigliosa manifestazione dello Spirito santo, luoghi dove si manifesta la forza della chiesa.

IV - Identità del neocatecumenato

Il neocatecumenato è un itinerario di fede e di conversione che viene vissuto all'interno dell'attuale struttura della parrocchia, in comunione con il vescovo ed il parroco, per dar vita ad una pastorale di evangelizzazione e di catechesi permanente per adulti.16

Mentre accoglie i vicini, esso mira soprattutto ad evangelizzare i lontani, a catechizzare l'uomo secolarizzato d'oggi, che esteriormente vive con il sorriso sulle labbra ma con l'angoscia nel cuore, con la sua insoddisfazione ed i suoi tremendi problemi.

Esso è articolato in piccole comunità, costituite da persone di ogni categoria ed età, di ogni tendenza politica, sociale e culturale, che liberamente accolgono l'invito a fare una esperienza comunitaria di fede.

« Non si tratta di un gruppo spontaneo, ne di una associazione cattolica, ne di un movimento di spiritualità, ne di un gruppo di élite all'interno della parrocchia »,17 che torna a ricostituirsi dopo un periodo di decadenza con una nuova veste, ne tantomeno il neocatecumenato va confuso con le comunità di base che oggi pullulano un po' ovunque.

Al contrario si tratta di un cammino post-battesimale di conversione profonda diviso a tappe nel quale si vuole riscoprire nella sua genuinità e pienezza la vita cristiana per viverla con splendore nella chiesa.

È un tentativo concreto per rivivere, nella condizione di battezzati d'oggi, l'esperienza che la chiesa dei primi secoli faceva percorrere ai suoi catecumeni, quando l'ingresso nella comunità ecclesiale veniva concesso dopo un positivo periodo di familiarizzazione con la Parola di Dio, di comprensione e di introduzione ai riti significativi, e con la verifica e il consenso di tutta la comunità cristiana.

Queste comunità hanno perciò la missione di essere nella parrocchia il segno ed il sacramento della chiesa missionaria: aprire una via concreta all'evangelizzazione dei lontani, dando, nella misura in cui la fede si sviluppa, i segni che chiamino i fratelli a conversione.18

Paolo VI, parlando nell'ultimo convegno neocatecumenale sulla testimonianza che gli appartenenti alle CNC offrono « intorno al cardine della vita cristiana che è il battesimo, il sacramento della rigenerazione cristiana, il quale deve ritornare ad essere ciò che era nella coscienza e nel costume delle prime generazioni del cristianesimo »,19 così metteva in risalto la prassi del neocatecumenato di oggi con quella relativa al catecumenato della chiesa primitiva.

« Nell'ambiente di oggi questo metodo ha bisogno di essere integrato da un'istruzione, da un'iniziazione allo stile di vita proprio del cristiano, successiva al battesimo, cioè da un'assistenza religiosa, da un allenamento pratico alla fedeltà cristiana, da un inserimento effettivo nella comunità dei credenti, che è la chiesa.

Ecco la rinascita del nome "catecumenato", che certamente non vuole invalidare ne sminuire l'importanza della disciplina battesimale vigente, ma la vuole applicare con un metodo di evangelizzazione graduale ed intensiva, che ricorda e rinnova in un certo modo il catecumenato di altri tempi ».

Molti che ormai hanno intrapreso questo cammino da vari anni sono concordi nel fare questa testimonianza: « Malgrado avessimo ricevuto il battesimo, per molti di noi esso era inoperante nella vita pratica, c'eravamo dimenticati o non sapevamo cosa fosse essere cristiani.

Eravamo milionari che vivevano nella miseria ».20

In sintesi, il neocatecumenato, sulla scia degli insegnamenti del Vat II e del magistero costante di Paolo VI, vuole essere una via concreta per portare il concilio alle parrocchie e così « ricostruire la chiesa nel secolo presente, nella storia che stiamo vivendo »,21 una chiesa che senza distruggere il passato si rinnova e ritorna alle fonti autentiche del suo fondatore, attraverso comunità di fede che manifestino al mondo il Corpo visibile di Cristo risorto ( Ef 4,11-13; 1 Cor 12,4-11.27 ).

Una delle prime finalità, che questa iniziazione alla fede ricerca, è quella della formazione della comunità, dell "ekklesia".22

All'inizio la comunità che nasce è molto imperfetta e carente spiritualmente, perché condizionata dalla scarsa risposta che ogni componente da alla Parola di Dio.

In seguito essa viene educata alla fede e alla carità dall'accettazione progressiva della Parola stessa ( 1 Ts 1,6; 1 Ts 2,13; Col 1,5; Ef 1,13; Gc 1,21-25 ).

Tutte le comunità nei primi anni fanno l'esperienza della rottura dovuta ad antipatie e contrasti più o meno avvertiti.

Questo fatto, comune a qualsiasi comunità che è desta, tuttavia è vissuto in modo nuovo dalle singole CNC.

La soluzione non viene trovata nel confronto diretto e chiarificatore o nell'atteggiamento di giudizio tra i fratelli, ma nel supplicare insieme il Signore che trasformi « il cuore di pietra in cuore di carne » ( Ez 36,25 ), perché solo Cristo può distruggere antipatie ed incompatibilità, ( 2 Cor 4,10-12 ).

La Parola cioè li giudica di non amare i fratelli così come essi sono, con i loro difetti e la loro realtà.

Questa incapacità di amare, a prendere dell'altro quello che non si condivide, diventa per loro un interrogativo che s'impone alla loro fede.

L'amore vero allora comincia ad essere la distruzione del loro io, della loro sicurezza.

« Amare insomma - dice il giovane fondatore - sarà morire e la nostra tragedia è non voler morire; amare quello che non sono io sarà sempre un salto "nel vuoto, sarà sempre aver vinto la morte ».23

La sola salvezza da questa impotenza ad amare, ripetono fortemente con la scrittura i catecumeni, viene dal Cristo fatto carne ( Gv 1,14 ), che distrugge la morte e dona la vera libertà.

Si può dire che « questi figli sono uomini, fatti di carne e sangue.

Per questo Gesù è diventato come loro, ha partecipato alla loro natura umana.

Così, mediante la propria morte ha potuto distruggere il demonio, che ha il potere della morte ed ha potuto liberare quelli che vivono sempre come schiavi, per paura della morte » ( Eb 2,14-15 ).

In realtà il vero problema di ogni uomo è quello di far morire tutti quei fatti che ogni giorno lo angustiano, con i quali egli si scontra e che lo lasciano lacerato e diviso.

« Se amare è trascendersi totalmente nell'altro, cioè morire a quello che sono io, e tutti siamo sottomessi al maligno durante la vita perché abbiamo paura della morte, è chiaro che se in noi la morte non è stata vinta dalla risurrezione di Gesù Cristo, non possiamo amare.

Quale sarà allora il segno che la morte non ha più il potere sopra di noi?

Quale sarà il segno che noi siamo risuscitati con Cristo?

L'amore fino alla morte, l'amore nella dimensione della croce, l'amore al nemico, "come io vi ho amato".

Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli ( Gv 13,34-35 ).

E per questo è necessario rinascere da Dio, ricevere la vita nuova di Cristo risuscitato dalla morte mediante lo Spirito santo.

"Noi sappiamo che dalla morte siamo passati alla vita perché amiamo i nostri fratelli" ( 1 Gv 3,14 ).24

L'amore al fratello, anzi al nemico, come l'ha vissuto Cristo, è il primo segno di questa comunità di fede.

A questo segno se ne aggiunge un altro, che Gesù espresse nella preghiera sacerdotale al Padre: « Fa' che tutti siano una cosa sola: come tu, Padre, sei in me ed io sono in te, anch'essi siano in noi.

Così il mondo crederà che tu mi hai mandato » ( Gv 17,21 ).

Dall'amore e dall'unità si forma la comunità, si forma la chiesa.

Ed il compito delle CNC è di attuare questi segni, mediante i quali chiamare a conversione tutta la parrocchia nella quale esse vivono.

Questo è ritornare alla chiesa primitiva, alla comunità concepita come « popolo radunato »25 dallo Spirito santo che vive con fratelli da amare, che risponde a Dio con la sua vita per illuminare l'ambiente in cui si trova: « Vedete come si amano tra loro ».26

Queste comunità hanno perciò la missione di essere « luce » ( Mt 5,14-16; Fil 2,15 ) e richiamo all'autentica fede non solo per i battezzati non credenti ne praticanti, o per quelli che praticano ma sono incapaci di essere testimonianza luminosa di fede, ma anche per i miscredenti e gli atei.

Esse vogliono essere segno di una chiesa missionaria che testimonia la sua fede adulta con l'amore nella dimensione della croce ( Gv 13,34-35 ) e l'unità nella dimensione trinitario ( Gv 17,21 ).

V - I momenti fondamentali del neocatecumenato

Il cammino del neocatecumenato, che i componenti di ogni comunità devono percorrere, dura circa una decina d'anni.

Le tappe principali sono sei.

1. L'annuncio

L'avvio del neocatecumenato in una parrocchia avviene in modo molto semplice.

Prima di ogni altra cosa viene presentato al parroco, al suo presbiterio e alle diverse istituzioni di cui è formata la parrocchia, il cammino e il suo significato per una pastorale di catechesi permanente degli adulti.

Una volta che il parroco ha accettato d'iniziare il neocatecumenato ne viene dato l'annuncio ai fedeli nelle diverse messe della domenica, stabilendo le modalità delle riunioni ( due per settimana, di sera ).

Quindi un'equipe di catechisti ( un presbitero e alcuni laici ), inizia un corso di catechesi della durata di due mesi, improntato sull'annuncio kerigmatico della salvezza oggi, operata dal mistero pasquale: cioè il Cristo Signore che morendo in noi opera la morte dell'uomo vecchio con i suoi peccati e risorgendo in noi crea la creatura nuova nella fede, speranza e carità e realizza la comunione con Dio e con i fratelli, nemici compresi.

Le catechesi che vengono fatte si basano sul tripode: Parola - Liturgia - Comunità e sono cosi articolate:

a. Catechesi introduttive che spiegano il significato del neocatecumenato: presentazione del cammino e dell'esperienza personale dei catechisti: dove nasce e che cos'è il neocatecumenato; la pastorale di evangelizzazione precede la pastorale di sacramentalizzazione; rapida panoramica sulla situazione dell'uomo nel mondo e del cristiano nella chiesa fino ai nostri giorni; la missione della chiesa come sacramento di salvezza: si spiega a grandi linee ciò che ha realizzato il Vat II, il rinnovamento della liturgia, la nuova concezione della chiesa locale, l'ecumenismo,

b. Due catechesi esistenziali svolte in dialogo con le persone per disporle ad accogliere il kerigma: chi è Dio per tè? come interviene nella storia?; chi sei tu? che senso ha la tua vita?

c. Due catechesi sul Cristo e il suo kerigma apostolico: chi è Cristo per tè? che cosa è il cristianesimo?; il Cristo morto e risorto secondo le scritture ( At 2,14-41 ).

d. Celebrazione penitenziale comunitaria che dispone a ricevere il perdono e l'amore di Dio nel sacramento della penitenza,

e. Le ultime catechesi sottolineano come Dio parla all'uomo lungo la storia della salvezza: Abramo paradigma della fede; l'Esodo paradigma della liberazione di un popolo dalle catene del peccato,

f. Celebrazione della Parola sul significato della bibbia nella vita della chiesa e del credente e consegna del libro sacro da parte del vescovo a ciascuno.

Il periodo del kerigma si conclude con una "convivenza" di tre giorni, nella quale si approfondiscono i temi della pasqua ebraica, della pasqua cristiana e dell'eucaristia nella vita della chiesa.

Solo a questo punto si celebra la prima eucaristia in comune, si mettono in comune le esperienze su ciò che le catechesi hanno prodotto, ed ognuno espone la sua intenzione circa l'itinerario di formazione alla fede proposto e la sua scelta di continuare o meno a camminare con la comunità.

La convivenza si conclude con la nascita della comunità e l'elezione di un responsabile laico e di alcuni collaboratori.

Il compito del responsabile non è quello di essere la guida, perché ogni CNC, come la chiesa, è un organismo soprannaturale guidato dallo Spirito di Cristo, bensì quello di essere servo tra i fratelli, coordinare i vari servizi con gli altri collaboratori ed essere docile ai segni dello Spirito per sintonizzarvisi: pienamente.

Il parroco, presbitero della nuova comunità, anche lui in atteggiamento di servizio, si rende disponibile secondo il suo specifico carisma di pastore.

Consapevole che il vero capo è Cristo, egli fa presente nella comunità Cristo-capo ed è il legame diretto con il vescovo, con il quale la comunità è in piena comunione.

Terminata la "convivenza," inizia il precatecumenato.

I catechisti ritornano nelle loro comunità di origine sorvegliando da lontano la comunità che essi hanno avviato.

2. Il precatecumenato

Unavolta formata la comunità inizia la seconda tappa: il precatecumenato.

Questo è un periodo della durata di due anni o poco più, in cui la comunità verifica insieme la sua fede, e si educa all'ascolto sincero ed alla risonanza in comune della Parola di Dio, alla celebrazione della eucaristia, all'espressione della preghiera personale.

Si approfondiscono i rapporti fra le persone della comunità.

Tutti si comunicano inquietudini, problemi e gioie, in relazione alla fede e alla prassi esistenziale e storica di ciascuno.

« Quasi tutti - confessano essi con sincerità - siamo dovuti passare da una fede devozionale e sentimentale a un nuovo concetto della vita e della storia come il luogo in cui si verifica e si attua la fede.

E ciò implica un profondo cambiamento di forma di vivere e concepire il cristianesimo: la fede non è un sentimento, è una storia da vivere in un cammino che ci proietta verso una missione ».27

Questo periodo è un tempo privilegiato di « kenosis » e di conversione ( At 2,37-38 ).

La comunità fa da specchio alla realtà delle singole persone.

Ciascuno è invitato a scendere nella profondità di se stesso, per illuminare la sua vita e trovare Dio che lo salvi.

Questo però è anche il momento in cui si fa l'esperienza dell'incapacità di amare il fratello con il quale si convive, e nascono qui i primi contrasti.

I fratelli di comunità appaiono pesanti, non graditi, anzi nemici perché con le loro idee e il loro modo di fare distruggono il mondo di ciascuno.

È allora che si è stimolati ad un atteggiamento di continua conversione ( Mt 3,2; Lc 13,3-5 ).

La comunità prende coscienza di essere chiesa, convocata da Dio attraverso Cristo risorto, che è costituito Signore al centro della comunità, e la spinge a vivere una storia di salvezza in prospettiva di una missione.

In questa tappa del cammino i fratelli si ritrovano due volte la settimana: una per la celebrazione della Parola, su temi biblici come "agnello", "deserto", "sposa", "croce"…28 e l'altra per la celebrazione dell'eucaristia sulla liturgia domenicale.

Queste celebrazioni sono sempre preparate da un gruppo di 5 o 6 persone, che insieme leggono i testi biblici, li studiano e li interpretano, cercano di cogliere il messaggio salvifico contenuto e così proporlo alla comunità.

Il metodo di incontro con la bibbia qui è fortemente "deduttivo" o "kerigmatico", cioè realizzato senza troppi "filtri" culturali, che potrebbero svuotare la potenza della Parola, quali ad es. un confronto con le esigenze di ragione, la verifica scientifica del metodo storico - critico.

Una volta al mese poi tutta la comunità è invitata ad una giornata di ritiro spirituale o "convivenza" nella quale, intorno alla Parola di Dio e nello scambio fraterno, tutti i fratelli si comunicano ciò che Dio ha operato in ciascuno nel mese e confrontano il linguaggio della fede cristiana con la propria realtà di lavoro, famiglia, società…

A questo punto dell'esperienza essi costatano che « il cammino ci insegna a discendere fino a toccare la roccia, fino a conoscere quello che c'è nel profondo del nostro cuore ( Dt 8,2 ) insegnandoci a sommergerci nella croce di Cristo.

Tutto il cammino sarà superare delle tappe, scendere dei gradini fino ad arrivare a toccare il fondo del nostro battesimo per lasciare il cadavere del nostro uomo vecchio e poter essere risuscitati con Cristo ».29

Dopo circa due anni, i catechisti che portarono l'annuncio alla comunità ritornano per preparare i neocatecumeni al primo scrutinio di passaggio al catecumenato.

In un ritiro di tre giorni si riflette in profondità, da parte di tutti, sulle esigenze evangeliche del « lasciar tutto per il regno », della « porta stretta », del « portare la croce » per seguire Cristo con più radicalità, convinti che « la fede non possiamo darcela da noi stessi, non è un moralismo ne il frutto dei nostri sforzi: è un dono gratuito che Dio ci da attraverso il battesimo »,30 e che la chiesa è per ogni membro della comunità come una madre che gestisce un figlio alla fede.

Questo primo scrutinio si conclude con una celebrazione di "passaggio" nella quale il vescovo pone in rilievo a ogni persona una prima parte dell'impegno battesimale e il neocatecumeno esprime la propria adesione per entrare nel catecumenato, disposto a lasciarsi invadere dallo Spirito di Dio ( Lc 4,18-19; Rm 5,5; 1 Cor 12,1-13 ).

3. Il passaggio al catecumenato

Dopo questo primo scrutinio inizia un altro periodo di due anni chiamato « passaggio al catecumenato ».

La comunità continua a vivere la sua conversione a Dio e ai fratelli approfondendo la triplice realtà della Parola, della liturgia, della comunità, ma con un nuovo metodo di lavoro.

Ogni mese è dedicato alla scoperta di un momento della storia della salvezza: Abramo ed i patriarchi, Mosè e l'esodo, la terra promessa, l'esilio… fino alla venuta del regno di Dio e della sua chiesa nella storia.

Tutti i neocatecumeni sono impegnati ad approfondire e preparare una catechesi su ogni argomento che poi verrà celebrata in comune.

Attraverso i lavori fatti in gruppo, le riunioni, le revisioni alla luce della Parola e le celebrazioni si attualizza l'azione dello Spirito di Dio, come essa si manifesta in quella fase della storia della salvezza e raggiunge poi la comunità che si impegna a viverla nell'oggi.

È in questo periodo che i fratelli della comunità si rendono conto contemporaneamente che l'ostacolo maggiore che impedisce in loro la scelta completa per Cristo sono gli idoli della propria vita: soldi, carriera, affetti, dei quali ognuno è schiavo.

« L'io dell'uomo tenta di scappare dalla morte e dall'assurdo attraverso l'affermazione di questi tre elementi, per cui ciascuno li eleva ad idoli che ci schiavizzano ed ottenebrano il nostro spirito, costringendoci in moralismi esasperanti ed esigendo forme di vita che ci opprimono e ci riempiono di sofferenza.

Scoprire e costatare, di fronte a queste schiavitù, la nostra impotenza a liberarci da noi stessi, così come la nostra dipendenza dai poteri e dagli idoli che tiranneggiano il mondo, sarà il compito di questa tappa.

Gesù di Nazaret, che è risorto e vive oggi nella sua chiesa, ha vinto tutti i demoni e tolto il potere a tutti gli idoli del mondo con la sua risurrezione.

Egli ci libera e ci esorcizza con la forza della sua parola, che si fa efficace nella sua chiesa; "Chi non rinuncia a tutti i suoi beni non può essere mio discepolo" ».31

Questi due anni si concludono con un secondo scrutinio di passaggio definitivo al catecumenato.

Nel ritiro conclusivo di passaggio davanti al vescovo, si fa la rinuncia pubblica agli idoli del mondo e alle forze del male.

I neocatecumeni, maturati all'ascolto della Parola di Dio, nella conversione alla sua volontà e nella comunione fraterna, sono invitati a questo punto a vendere i loro beni per darli ai poveri e così aderire in modo più pieno a Cristo povero ( Lc 14,33 ).

4. Il catecumenato

La comunità intera, seguita periodicamente dai catechisti, accompagna sempre ciascun catecumeno, specie in questo tempo che è caratterizzato dalla semplicità della vita, dono dello spirito del Signore, a differenza di quello precedente vissuto nell'umiltà e nello svuotamento di sé ( Mt 6,22; Lc 11,34; Rm 12,8-9; Col 3,22-25; Ef 6,5-8; 1 Pt 1,22; At 2,46; Gc 1,8 ).

Il rifiuto della logica di questo mondo, lo spogliarsi di ogni potere, l'abbandonare ogni compromesso con qualunque forma di potenza e di male è il mezzo pratico che la comunità vive per rivelare il volto di Cristo e la sua presenza fra gli uomini.

La fede totale nella Parola di Dio e l'abbandono delle proprie sicurezze, fiduciosi solo nel Dio della alleanza, come Abramo, permette ai catecumeni di incontrare gli uomini, che si sono incamminati sulle vie del futuro, e fa loro scoprire il Dio del vangelo, il Dio dei vivi ( Lc 20,38 ).

« Dopo che il nostro vecchio uomo è stato illuminato durante quattro anni dall'azione dello Spirito santo, entriamo in un tempo in cui sperimenteremo l'azione di Gesù Cristo che ci libera, che ci aiuta a conquistare la terra che oggi è in potere di sette nazioni più forti di noi, i sette peccati capitali.

Durante il catecumenato la fede appare come un combattimento, nel quale siamo sostenuti e aiutati dallo Spirito di Nostro Signore Gesù ».32

Questa fase abbraccia tre anni ed è particolarmente importante per la completa formazione spirituale dei catecumeni.

Essi vengono introdotti a un'autentica preghiera personale e quotidiana, a una spiritualità di lode e di rendimento di grazie.

In questo tempo sono poi sostenuti nella lotta da vari esorcismi e preghiere.

Il primo anno, nel quale sono educati alla preghiera dei salmi e alla loro rilettura cristiana, alla luce di Cristo e della chiesa, si conclude con la consegna del Salterio, come libro di preghiera.

« I catecumeni vivono sempre della Parola ( che è preparata e celebrata su figure della bibbia: Adamo, Abele, Abramo, Melchisedek, le quali tutte ci parlano di Cristo, compimento delle scritture ), dell'eucaristia ( che è vissuta più profondamente perché i fratelli ora sanno che mangiare del Corpo di Cristo significa accettare la volontà di Dio ) e della comunione fraterna ( che comincia a realizzarsi nell'aiuto ai fratelli bisognosi ).

Inoltre essi ogni giorno recitano lodi e vespri e fanno una preghiera del cuore, silenziosa, d'incontro profondo con Dio.

La comunità, che già nel primo scrutinio aveva eletto catechisti per formare altre comunità nella propria parrocchia o aprire il catecumenato in altre parrocchie, collabora anche alla pastorale sacramentale ( prime comunioni, cresime, battesimi, matrimoni ).

Si manifestano i vari carismi: il responsabile, quale diacono al servizio della chiesa e del mondo, i catechisti, i profeti itineranti, le vedove, le vergini, ecc. ».33

Il secondo è caratterizzato dalla riflessione sul Credo apostolico.

La "traditio et redditio symboli" « non è un fatto intellettuale » ma un « ricevere questo Credo per restituirlo alla chiesa fatta carne in loro ».34

I catecumeni si abituano in questo tempo a proclamarlo con la loro vita vissuta e ad annunciarlo direttamente visitando le famiglie della parrocchia.

Di casa in casa, con semplicità, viene narrata l'esperienza personale fatta e le cose meravigliose compiute dal Signore con questo cammino.

Dopo questo tempo di evangelizzazione e di missione « durante tutta la quaresima, in parrocchia e nella liturgia dei vespri, ciascun fratello confesserà pubblicamente la sua fede, in presenza dei presbiteri, di tutte le comunità e di tutta la gente della parrocchia che desidera assistere.

Questa confessione di fede si fa dal presbiterio, proclamando a voce alta il Credo e aggiungendo perché ed in base a quale esperienza si crede.

La domenica delle palme i catecumeni fanno una solenne processione ricevendo, dalle mani del vescovo, la palma come simbolo della testimonianza del Cristo che arriva fino al martirio ».35

Nel terzo anno, dedicato alla celebrazione della Parola sui vari articoli del Credo cristiano, « vi è una seconda e più intensa iniziazione alla preghiera che culminerà con la consegna del Padre nostro.

Durante questa iniziazione la comunità si riunisce in parrocchia, tutte le mattine prima del lavoro per cantare le lodi e per fare mezz'ora di preghiera silenziosa; alla sera si riunisce di nuovo per i vespri e per ascoltare la catechesi sul Padre nostro.

La preghiera diviene alimento indispensabile per conoscere Dio come Padre, per santificare il suo nome in mezzo alle nazioni, per mangiare il pane della sua volontà, accettando la propria storia come il disegno di Dio per la nostra felicità e portando la propria croce come unica verità; essendo così testimoni della vita eterna e del regno di Dio che comincia in questo mondo ».36

In questa fase del catecumenato il Signore Gesù fa « la sua opera di semplificazione interiore; l'uomo vecchio si distrugge a poco a poco ed il mondo si trasforma intorno a noi ».37

Questa educazione alla preghiera e al senso della chiesa prepara sempre meglio il catecumeno a vivere il suo battesimo ed a renderlo operante anche nell'ambiente familiare dove vive.

Infatti « durante tutto questo tempo, i neocatecumeni, la domenica mattina, recitano le lodi in famiglia dedicate soprattutto ai bambini.

Così i genitori, fedeli al comando dello Shemà: "li ripeterai ai tuoi figli" ( Dt 6,7 ) e all'autentica tradizione della chiesa, cominciano a trasmettere la loro fede ai figli: è impressionante vedere come i bambini partecipano con gioia a queste lodi e come imparano a cantare i salmi, a conoscere la bibbia e ad avere il senso della chiesa che si vive in famiglia ».38

5. L'elezione

Questa penultima tappa è tra le più impegnative, sia per le varie catechesi sempre maggiormente approfondite ed esigenti, sia per la radicalità e lo splendore morale che essa comporta nella vita di ogni catecumeno.

Questa tappa dura circa due anni.

Tutti i membri della CNC sono chiamati « a vivere un sacerdozio con un culto spirituale in un tempio non costruito da mani di uomo; a vivere in una spiritualità di azione di grazie, di costante eucaristia, come re, come profeti della storia, che vivono in mezzo alle nazioni la loro missione di essere il popolo di Dio, sacramento per il mondo dell'amore che Dio ha per gli uomini e soprattutto per i malvagi ed i peccatori.

Perché Dio, il Dio di Gesù Cristo, è l'unico che ama i suoi nemici, che cammina portando in sé Giuda, che non resiste al male.

Quelli che ricevono il suo Spirito amano come lui, perdonano come lui, non resistono al malvagio come lui; sono agnelli portati al macello tutti i giorni, offrendo la vita per il mondo in un culto spirituale e razionale che ci viene richiesto sopra l'altare della nostra storia.

Di modo che quando in noi opera la morte, in questa generazione opera la vita ».39

I fratelli che nella loro vita spirituale sono protesi alla realizzazione di questo disegno di Dio vengono introdotti come candidati alla « elezione ».40

Il passaggio dal catecumenato all' "elezione" avviene sempre in una liturgia durante la quale si scrive il proprio nome nel libro della vita ( Lc 10,20 ).

Questo momento attesta il pieno consenso alle esigenze della vita cristiana.

Questa tappa del cammino neocatecumenale sta per essere vissuta dalle prime comunità che intrapresero anni or sono questa esperienza di fede.

Tutti sono consapevoli di non essere degli arrivati, ma sentono sempre più la necessità di tendere « all'essere perfetti come il Padre che è nei cieli » ( Mt 5,48 ).

« La porta si fa stretta. Le esigenze cristiane dopo sette anni sono una cosa naturale, non sono forzate.

Dentro il candidato esiste già una realtà che ha sperimentato e che sperimenta; sa che è diverso dagli altri uomini, perché Dio lo sta eleggendo a una missione molto alta e molto grande: essere cristiano ».41

6. Rinnovazione delle promesse battesimali

L'ultimo gradino dell'itinerario neocatecumenale è quello della « rinnovazione delle promesse battesimali ».

I catecumeni giunti a questa tappa sono « persone che vivono sempre in una spiritualità di cammino e perciò sempre coscienti di essere pellegrini, nella gioia dell'oggi di Dio e nell'attesa della Patria celeste ».42

Essi sono dei credenti che hanno posto il Cristo Risorto come l'unico Signore della loro vita ed esperimentano che i diversi frutti del battesimo sono tutti doni gratuiti di Dio, che la chiesa di ogni tempo annunzia e che oggi fa rivivere attraverso la prassi catecumenale.

Giunti a questo punto del catecumenato sarà comprensibile quanto viene detto da molti: « Non è possibile raccontare tutti i miracoli di cui siamo stati testimoni: le persone che hanno abbandonato la loro vita mondana, di peccato, di adulteri, ruberie, violenza, di ateismo, di profondo egoismo; i matrimoni distrutti o le famiglie divise che Cristo ha ricostruito; i giovani sbandati che hanno trovato il senso della vita; la comunione sorta tra persone di ogni età e di condizioni sociali e culturali profondamente diverse.

È vera la Parola: "vi sono ancora altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere" ( Gv 21,25 ) ».43

VI - Spiritualità delle CNC

Dopo quanto è stato esposto in precedenza circa il volto esteriore ed interiore del neocatecumenato, ora raccogliamo in sintesi alcuni temi che si staccano con maggiore evidenza dal suo quadro complessivo, sia per focalizzare l'orizzonte teologico nel quale le CNC operano, sia per stimolare l'ulteriore progresso di queste comunità di fede nella edificazione della chiesa d'oggi.

1. Lo spirito del neocatecumenato

Lo spirito delle CNC si potrebbe esprimere con il chiaro orientamento di vita che il Signore Gesù rivolge a Nicodemo e ad ogni uomo: « rinascere dall'alto » ( Gv 3,4-5 ).

L'uomo è chiamato a vivere un cammino di conversione attraverso il quale possa riscoprire le ricchezze della fede in un catecumenato post-battesimale ed essere rigenerato con Cristo ad una vita nuova.

( v. ) Maria è il modello di questa spiritualità e di questa rinascita.

Come a Maria viene fatto l'annuncio gioioso che il messia nascerà in lei, ed essa risponde prontamente con il "fiat", e permette allo Spirito di coprirla con la sua ombra e porta in grembo il Figlio Gesù per donarlo poi al mondo ( Lc 1,28-38 ), così per ogni uomo e per la chiesa tutta si ripropone il medesimo itinerario di vita.

Il neocatecumenato è un tempo in cui lo Spirito prepara in ciascuno Gesù: all'annuncio del Salvatore e alla relativa accoglienza dell'uomo, comincia a generarsi il seme della vita nuova e del battesimo, una "nuova creatura", opera dello Spirito santo ( Rm 8,14-16; 2 Cor 5,17; Gal 4,6; Gal 6,8; Col 3,10; Tt 3,5 ).

L'annuncio fatto a Maria ed al catecumeno è il kerigma: chi l'accoglie resta fecondato dallo Spirito santo.

La nascita di Gesù e la « vita nuova » sono i frutti di questa azione dello Spirito ( Rm 7,6; Rm 8,1-17; Gal 5,19-25 ).

2. L'annuncio della salvezza

« Siamo testimoni della nascita di un nuovo umanesimo, in cui l'uomo si definisce anzitutto per la sua responsabilità verso i fratelli e verso la storia ».44

Le CNC nascono come risposta, come accettazione dell'annuncio di salvezza operato da Cristo con la sua morte e la sua risurrezione, che alcuni fratelli fanno soprattutto con la loro vita - testimonianza.45

Il kerigma, accolto nel cuore crea la comunione, costruisce la comunità, diviene per tutti "gioiosa notizia" perché annuncia che la morte del nostro essere, la schiavitù dell'egoismo e delle passioni, la divisione profonda che l'uomo sperimenta in se stesso a causa del peccato è stata vinta e definitivamente da Cristo risorto, fatto "Kyrios" - "Signore".

In questo itinerario le CNC pongono al centro del loro essere tre elementi di vita.

a. La ( v. ) Parola di Dio

Il momento ecclesiale nel quale siamo immersi è segnato nella sua essenzialità dalla preminenza della Parola di Dio, che trasforma e salva l'uomo.

Il ritorno alle fonti evangeliche, operato dal Vat II, pone in realtà l'ascolto della Parola come condizione essenziale per la vita del credente e di tutta la chiesa.

La Parola allora diventa il messaggio di Dio all'uomo perché questi s'incontri e dialoghi con lui attraverso il Cristo e sia introdotto nella vita intima con lui vivendo solo per lui e non per se stesso.46

In questa luce la Parola di Dio per la chiesa va letta ed accostata nella fede, va penetrata « con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta ».47

Ora le CNC si nutrono con abbondanza della Parola di Dio, che viene preparata, ascoltata, celebrata e pregata con fede e vissuta con frutto nella vita.

La Parola viene accostata in modo non intellettuale ma sapienziale, non speculativo ma orante.

Si ricerca la Parola di vita e l'impegno tra noi e Dio, non una ideologia, una crescita di conoscenza.

La Parola di Dio è un seme ( Mt 13,19 ) che contiene in sé la vita ( Dt 32,47 ) e germoglia nella storia personale e comunitaria fino a costruire la chiesa, fino a dar vita all'albero del regno di Dio ( Mc 4,26-34 ).

La Parola non è qualcosa, ma è qualcuno, è una persona che ci parla, è Cristo che ci invita ad ascoltarlo e a stipulare un'alleanza con lui.48

Questo ascolto della Parola di Dio nel cammino neocatecumenale è ben focalizzato: è arrendersi all'iniziativa che Cristo ha nella vita dell'uomo, è lasciarsi guidare dalla Parola ( Rm 10,17 ), è invito a leggere la propria storia e quella della comunità come storia di salvezza.

Il neocatecumenato ha compreso bene che si forma comunità nella misura in cui si coglie l'intervento di Dio nella propria vita e lo si partecipa ai fratelli nella fede.

Nessuno nella comunità davanti alla Parola si sente maestrodegli altri, perché è consapevole che un testo che non si afferra oggi, lo Spirito lo farà chiaro domani, ed una Parola di Dio che non si comprende da soli viene approfondita e svela le sue nascoste ricchezze tramite i fratelli.

Una cosa appare poi sempre più certa nel neocatecumenato: la Parola donata da Cristo alla chiesa agisce con maggiore efficacia nella misura in cui si è realmente comunità - comunione, in rapporto cioè di unità e di fede con tutto il popolo di Dio, compresa la gerarchia.

Questa comunità ecclesiale diventa così l'organo qualificato della rilettura salvifica delle scritture nella situazione odierna.

b. L' ( v. ) eucaristia

Al centro della vita comunitaria del neocatecumeno è posta l'eucaristia, cibo per alimentare la creatura nuova che si sta generando in ognuno ad immagine dell'uomo nuovo Gesù.

La riscoperta dell'eucaristia, mistero della pasqua del Signore, è sempre più viva perché cresce la convinzione che è l'atto centrale della chiesa, in quanto attua nell'oggi il mistero della morte e della risurrezione del Signore, centro della fede cristiana.

La comunità neocatecumenale nell'eucaristia incontra il suo Signore nella fede, ne riceve la forza rinnovatrice e viene costituita come sacramento di salvezza tra gli uomini.49

Essa così partecipa dell'unico piano di salvezza in Cristo.

Radunata dall'amore gratuito del Padre, rende grazie per i doni ricevuti, santificata dallo Spirito ritrova la sua unità ed attinge vigore rinnovato di comunione.

Nell'eucaristia trova infine la sorgente della sua missione, il punto di partenza e di convergenza della sua vita e dei suoi problemi, il segno dell'amore assoluto di Dio per l'uomo ( Gv 3,16 ), l'incontro sempre nuovo con il Signore risorto.

c. La ( v. ) croce gloriosa

Il neocatecumeno ha la forte convinzione che la croce è piantata nel cuore del vangelo e tutto avviene per mezzo di essa, illuminata dal Cristo risorto.

Tutta la vita di Cristo tende verso la croce ( Mc 10,32-34; Lc 12,50; Mt 16,23 ).

Anche il discepolo di Gesù deve porsi dietro di lui, portando ogni giorno la sua croce ( Mt 16,24-25 ).

Per le CNC oggi annunziare la salvezza è annunciare la croce gloriosa di Cristo, è aiutare gli uomini a prendere coscienza della propria realtà esistenziale di limite, di alienazione, di infelicità, di incapacità da soli di dare un senso alla propria vita e su questa realtà annunciare la vittoria che solo Cristo ha riportato con la croce.

L'egoismo è la causa di ogni infelicità umana.

Annunciare la salvezza in « Cristo e questi crocifisso » ( 1 Cor 1,23 ) vuol dire proclamare in lui solo la possibilità di una vita diversa e nuova.

Predicare la salvezza è annunciare che la gloria di Dio si manifesta solo nel "Servo sofferente di Jahve" ( Is 42,1-7; Is 49,1-6; Is 50,4-9; Is 52,13-53,12 ), è annunciare il ( v. ) mistero pasquale della morte e della risurrezione di Gesù, la proclamazione della croce di Cristo come unica verità: la non resistenza al malvagio, l'amore al nemico.

Ma che significa Gesù sulla croce?

Paolo dirà che Dio ha costituito Gesù di Nazaret « peccato per noi » ( 2 Cor 5,21 ), ha fatto occupare a lui il nostro posto di crocifisso.

Quell'uomo morto sulla croce è allora l'immagine di noi stessi.

Gesù sulla croce dice ad ogni uomo che è morto, perché ha una vita di egoismo che uccide se stesso e gli altri.

Dio, risuscitando suo Figlio, ha mostrato all'umanità che cosa è la verità.

La verità è l'amore che Cristo ha avuto per gli uomini, è Cristo stesso ( Gv 18,37 ).

Accettare la croce allora è accettare questo atteggiamento di Gesù, come l'unica verità.

Egli « pur essendo Dio rinunziò a tutto, scelse di essere come servo e diventò uomo fra gli uomini…

Abbassò se stesso e fu obbediente a Dio fino alla morte, alla morte in croce.

Per questo Dio lo ha posto al di sopra di tutto » ( Fil 2,6-9 ).

Dio, risuscitando dalla morte suo Figlio Gesù, come l'unica verità, dimostra al mondo che è infermo e bisognoso di rigenerazione.

E inviando fra gli uomini questo amore invita tutti alla conversione.

Non c'è altro nome in cui l'uomo può sperare salvezza.

Non esiste politica, filosofia, ragionamento, scienza in cui l'umanità possa salvarsi.

Il neocatecumenato, vivendo questo atteggiamento di Cristo "Servo sofferente" di Jahve ( Mt 3,17; At 3,13 ), diventa il segno per il mondo del volto di Dio.

Proclama ancora che l'amore è sempre segnato dalla croce e che senza la croce non si ama autenticamente.

La croce di Cristo è l'annuncio della chiesa primitiva e della chiesa di tutti i tempi, è autenticità e sincerità di vita cristiana, è il vero tesoro del cristiano, incamminato come pellegrino verso la nuova Gerusalemme.

VII - Valutazione e rilievi d'insieme

Voler tentare un giudizio sul neocatecumenato e sulla vita delle CNC è cosa complessa e prematura, dato che manca una documentazione scritta.

Spesso l'esperienza che si ha è limitata ad una comunità o poco più e non può essere base per un discorso che coinvolga tutto il movimento.

Infine il lungo cammino neocatecumenale con tutte le sue tappe non è stato ancora percorso al completo dai primi membri che intrapresero questa esperienza di fede comunitaria.

Tuttavia questo non ci dispensa dal mettere in luce alcuni segni rivelatori che emergono qua e là e che servono a collocare questa esperienza di chiesa nella sua giusta luce.

Sono solo delle brevi puntualizzazioni che facciamo con la speranza di rendere un servizio a coloro che non conoscono ancora il cammino o che, conoscendolo, manifestano incomprensioni e dubbi.

1. Il neocatecumenato in alcune diocesi sta già emergendo e pone problemi nuovi di rapporto con il vescovo e con le parrocchie.

A volte si nota in certi ambienti un distacco fra la comunità neocatecumenale e la comunità parrocchiale.

Esso è dovuto ad una certa incomprensione del cammino da parte di sacerdoti e laici e a mancanza di flessibilità e di equilibrio fra i componenti delle diverse comunità.

Si nota inoltre la tendenza a porre la questione del diaconato per i responsabili delle CNC [ v. Diacono ].

2. In qualche comunità si può creare un ambiente carico di sensibilità emotiva, a causa di un certo modo di mettere in comune le resistenze personali alla Parola di Dio, di vivere le relazioni fraterne e di intendere l'accoglienza dell'altro.

Bisogna tuttavia riconoscere che il tono di partecipazione alle riunioni della Parola e della eucaristia è realmente vibrante e sentito: gente semplice prende la parola con spontaneità e semplicità, offrendo intuizioni profonde ed una risonanza che raggiunge una radicalità evangelica autentica.

3. L'accusa fatta di "settarismo" e di "disciplina dell'arcano", sebbene qualche volta possa essere fondata, a causa di qualche comunità timorosa di essere giudicata e mal compresa, va respinta per la generalità delle comunità e per lo spirito che anima il cammino neocatecumenale.

4. Chi entra nel neocatecumenato lo fa per scelta personale e si sente coinvolto in pieno nella vita cristiana.

Con l'aiuto della Parola di Dio e con la riscoperta dell'eucaristia, come compimento del mistero pasquale inizia un'esperienza nuova di fede che porta a personalizzare i contenuti incentrati sul Cristo Risorto.

Per molti, laici o meno, si entra in un clima di conversione profonda.

Uomini lontani da Dio e dediti al male, oppure con una religiosità naturale, cambiano radicalmente vita.

5. Progredendo nelle varie tappe del neocatecumenato, si nota un cambio di mentalità che diventa biblica, cioè i valori umani e mondani vengono capovolti e la pluralità delle idee religiose, della concezione della vita, fa scoprire la propria realtà.

Da una concezione basata sulla legge si passa ad una liberazione da ogni moralismo opprimente e si trova la pace interiore.

6. Nella riscoperta esistenziale del peccato nell'ottica della fede, anzi in una crescente coscienza di essere peccatori, si dà l'avvio alla realtà della comunità e nasce il nuovo popolo di Dio in Cristo, un popolo di peccatori salvati.

Questa piattaforma comune ( il peccato ) fa cadere le maschere, libera dagli atteggiamenti farisaici, fa scomparire gradualmente pregiudizi, critiche, condanne, e mossi dall'amore diffuso dallo Spirito ( Rm 5,5 ) nasce il rispetto, l'accettazione, una predisposizione al perdono, la fraternità, l'amore che culmina nell'unità.

7. Una comunità unita in Cristo diventa segno e proposta per coloro che, non leggendo i segni sacramentali perché non hanno fede o l'hanno in modo infantile, sono tuttavia capaci di leggere il segno dell'unità vissuta nell'amore.

8. L'esperienza del neocatecumenato ha provocato nei presbiteri di molte parrocchie dei nuovi rapporti fondati sulla fede, con la conseguenza di una pastorale rinnovata sul piano dell'evangelizzazione.

Si nota il profilarsi di un nuovo tipo di parrocchia: da una parrocchia "stazione di servizio" si giunge ad una parrocchia "comunità di fede".

9. Il neocatecumenato, esperienza nata fra i laici, ha fatto prendere maggiore fiducia sul loro ruolo nella pastorale ecclesiale.

La presenza di catecumeni fra gli altri gruppi della parrocchia è lievitante; ha portato una nuova ondata di fede e quindi una positiva revisione sul piano dell'azione apostolica.

10. Per molti l'esperienza più forte è quella della riscoperta del valore della bibbia attraverso un contatto personale e comunitario: la Parola di Dio è comprensibile, accostata in modo sapienziale e vitale e non intellettuale e speculativo.

C'è inoltre una felice sintonia tra l'annuncio biblico e le attese e i dinamismi di accoglienza del catecumeno.

Però non mancano su questo punto delle perplessità.

Il desiderio di avvicinare la Parola, nella sua semplicità ed allo stato puro, può far dimenticare le implicanze storiche con le quali essa si è espressa.

Questo implica spesso una lettura della bibbia disincarnata, riduttiva, chiusa alle sfide storiche con il grave pericolo di passare dalla fede ad un volontarismo fideistico e ad un ingenuo qualunquismo.

Una componente essenziale non va trascurata nell'accostare il testo sacro: la spiegazione storico - critica e la tecnica esegetica, che senza avere il primato nel discorso biblico, certo è un valido strumento per arrivare al messaggio salvifico.

11. Colpisce molto positivamente l'impostazione insieme tradizionale e attuale del metodo pastorale e la prospettiva decisamente ecclesiale delle CNC: esse hanno coscienza di attuare in sé il mistero della chiesa, come descritto dagli Atti degli Apostoli e dal Vat II.

Il neocatecumenato, come appare dall'analisi fatta, ci sembra una realtà importante per la vita della chiesa.

Lo Spirito santo, riproponendo nella chiesa di oggi il cammino catecumenale, vuole offrire il mezzo attraverso il quale riscattare l'uomo dal pericolo della miopia esistenziale per proiettarlo nell'orizzonte escatologico dei cieli nuovi e della terra nuova ( Ap 21,1 ).

L'originalità di questa pastorale di evangelizzazione consiste nel vibrare allo stesso ritmo dell'uomo d'oggi, con toni nei quali l'accento sulla dimensione trascendente del fatto soprannaturale e positivo è collocata sul piano concreto del comportamento di Cristo.

Il neocatecumenato ci sembra uno strumento concreto e valido della « ricostruzione della chiesa », di cui ha parlato Paolo VI, di una civiltà nuova, nella quale creazione e salvezza saranno presenti ugualmente, senza condiscendenze e, mutilazioni.

Il tentativo dell'uomo di avanzare senza Dio potrà essere arrestato solo da Dio che opera nell'uomo.

Trasformandolo interiormente, Dio rende l'uomo segno vivente della sua presenza effettiva.

… odierno Itinerario IV
Comunità catecumenali Comunità VIII
… e conversione Conversione V

1 Paolo VI, Dopo il Battesimo in Oss. Rom. 13 gennaio 1977: discorso del 12 gennaio 1977
2 I Documenti del Concilio Vaticano II in Enchiridion Vaticanum, Bologna, Dehoniane 19675:
Sacrosanctum Concilium 35;
Lumen Gentium 48;
Dei Verbum 21;
Dignitatis Humanae 14;
Ad Gentes 1;
Ad Gentes 6;
Ad Gentes 15;
Presbyterorum Ordinis 4;
Presbyterorum Ordinis 18
3 Lumen Gentium 15;
Gaudium et Spes 43;
Unitatis Redintegratio 7;
Optatam totius 22;
Presbyterorum Ordinis 4.
Basti ricordare alcuni centri di spiritualità fra i più noti: Taizé, Gnadenthai, Bose, Spello… e i vari movimenti ecclesiali sorti in questi anni post-conciliari
4 L. Costagli, Accolte dal Papa in Sett. del clero 6 (1977) 4
5 Conferenza Episcopale Italiana, Evangelizzazione e Sacramenti, Documento pastorale dell'Episcopato italiano. Roma 1973, III, 82-92
6 K. Arguello, Le comunità neocatecumenati in RVS 1975/2
7 Ad Gentes 23;
Dei Verbum 2
8 K. Arguello, a. c., 193
9 Ivi
10 Christus Dominus 30
11 In Spagna il cammino neocatecumenale viene vissuto in 250 parrocchie di 25 diocesi, che globalmente comprendono oltre 500 comunità
12 Attualmente a Roma esistono quasi 200 comunità neocatecumenali, che stanno vivendo questo cammino di fede, di cui dieci sono in questa parrocchia, che è sede anche del centro diaconale del neocatecumenato
13 Oggi in Italia ci sono circa 800 comunità in 350 parrocchie di 100 diocesi
14 K. Arguello, a. c. 194. Cf Conferenza Episcopale Italiana doc. cit.. III, 61
15 K. Arguello, Il Neocatecumenato. Un'esperienza di evangelizzazione in atto. Sintesi delle sue linee di fondo in RVS 1977/1, 102 nota 4
16 Il concilio Vaticano II aveva già parlato di catecumenato per adulti: « Si stabilisca il catecumenato per adulti, diviso in più gradi, da attuarsi a giudizio dell'ordinario del luogo, in modo che il tempo del catecumenato, destinato ad una conveniente istruzione, sia santificato da riti sacri da celebrarsi in tempi successivi » [SC 64 (115)].
Oggi il tema dell'evangelizzazione e della catechesi permanente, motivo di riflessione di varie conferenze episcopali del mondo, è stato ripreso dopo il Sinodo dei Vescovi del 1974, dall'esortazione apostolica Evangelii nuntiandi dell'8 dic. 1975 e fu oggetto di approfondita analisi del Sinodo dei Vescovi del 1977
17 K. Arguello, a. c. (nota 6), 195
18 Ivi. Cf L'Evangelizzazione del mondo contemporaneo. Documento dell'Episcopato italiano per la III Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi, Torino, LDC 1974, n. 61-65;
Paolo VI, Evangelii Nuntiandi 14
19 Paolo VI, Dopo il Battesimo (nota 1)
20 M K. Arguello, a. c. (nota 15), 90
21 Paolo VI, La fede è la base per costruire la Chiesa in Oss. Rom., 15-7-1976
22 At 2,4;
At 5,11;
At 20,28;
Ad Gentes 15
23 K. Arguello, a. c. (nota 6), 196
24 Ivi
25 Gv 11,52;
Lumen Gentium 4: « Così, la chiesa universale si presenta come "un popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito santo" »
26 Tertulliano, Apolog., 39, 7
27 K. Arguello, a. c. (nota 15), 95
28 Per la preparazione e la ricerca delle letture bibliche le diverse comunità si servono del Dizionario di teologia biblica (a cura di X. Léon-Dufour), Torino, Marietti 1976
29 K. Arguello, a. c. (nota 15), 96
30 Ivi
31 Ivi, 97
32 Ivi, 97-98
33 Ivi, 98
34 Ivi
35 Ivi, 99
36 Ivi
37 Ivi
38 Ivi, 100
39 Ivi
40 Dt 7,6-8;
Dt 14,1-2;
Gv 15,16;
1 Gv 4,19;
1 Pt 2,9;
Rm 16,13;
2 Tm 2,10;
Ef 1,11.14;
Lumen Gentium 2;
Lumen Gentium 3;
Lumen Gentium 48
41 K. Arguello, a. c. (nota 15), 101
42 Ivi
43 Ivi
44 Gaudium et Spes 55
45 Il tema della testimonianza è molto importante nella vita della chiesa. Annunciando la Parola, gli apostoli rendono testimonianza e sconvolgendo l'animo dell'uomo ( At 5,28; At 19,26; Gv 19,35; 1 Gv 1,1 ), lo avviano all'incontro con Cristo. La testimonianza è voce della coscienza, è frutto della vita interiore del credente, è dono di Dio e dello Spirito, ma comporta nel cristiano maturità e coraggio.
Nella chiesa primitiva la testimonianza è anzitutto testimonianza alla Parola; acquista la forma del kerigma che può considerarsi come « una testimonianza informata da una missione » (A. Retif. Il messaggio della fede in Cristo, Roma 1958, 48) e proclamazione pubblica e solenne della salvezza attraverso il Cristo, fatta in nome di Dio, che sollecita ad un integrale rinnovamento e conversione. Testimonianza e kerigma sono realtà interdipendenti (cf R. Latourelle, Teologia della Rivelazione, Assisi 1967, 53).
L'aspetto kerigmatico della testimonianza è una dimensione che offre sempre il fascino della freschezza e della novità ed è un elemento permanente della predicazione cristiana (cf D. Grasso, L'annuncio della salvezza, Napoli 1965, 341ss).
Da questa testimonianza apostolica trae origine la testimonianza dei cristiani d'oggi che mediante una vita profondamente evangelica sono chiamati a diffondere la Parola di Cristo nel mondo:
Ad Gentes 36;
Gaudium et Spes 43;
Gravissimum Educationis 2;
Presbyterorum Ordinis 2;
Lumen Gentium 35
46 Nella sacra scrittura l'espressione "Parola di Dio" indica una realtà che crea e promuove la storia, è parola e insieme evento di salvezza.
La parola di Dio così è dono, appello attraverso il quale Dio « nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé » ( Dei Verbum 2 )
47 Dei Verbum 12
48 Agostino, Enarratio in Psalmis 61,8; 139,3
49 Sacrosanctum Concilium 41;
Inter Mirifica 3;
Lumen Gentium 9;
Lumen Gentium 48;
Lumen Gentium 52;
Ad Gentes 5;
Presbyterorum Ordinis 22;
Gaudium et Spes 44