Regole di buona creanza e di cortesia cristiana

Le mani, le dita e le unghie

110 La buona educazione richiede di avere e mantenere sempre le mani pulite: non è educato presentarsi con mani nere e unte, perché ciò si può tollerare solo negli operai che svolgono lavori manuali e nei contadini.

Per avere la mani bianche e pulite, bisogna lavarle assolutamente tutte le mattine, pulirle con cura prima dei pasti e tutte le volte che capita di sporcarsele facendo qualche lavoro.

111 Dopo essersi pulito o lavato le mani, non è decente asciugarle ai propri abiti o a quelli degli altri, su una parete o a qualche altro posto dove qualcuno potrebbe sporcarsi.

In presenza di persone di riguardo sarebbe prendersi troppa libertà fregarsi le mani per il freddo o perché si è contenti o per qualche altra ragione.

Questo non si deve fare nemmeno con gli amici intimi.

112 Quando si parla con altri non è garbato per persone di mondo nascondere le mani sotto gli abiti o tenerle incrociate.

Questi comportamenti fanno pensare più a religiosi che a secolari.

Non è neanche educato tenere le mani in tasca o metterle dietro la schiena.

È una grossolanità degna di un facchino.

Non è fine dare pacche con la mano, scherzando con qualcuno, perché è da scolaretto e può essere fatto solo da qualche alunno sventato ed indisciplinato.

113 Mentre si parla durante una conversazione, non bisogna battere la mani né fare alcun gesto.

Perciò bisogna evitare di toccare le mani dei propri interlocutori, si dimostrerebbe ben poca gentilezza e rispetto nei loro confronti.

Ancor meno se ne mostrerebbe tirando i bottoni, i fiocchi, la cravatta o il mantello di qualcuno e anche solo toccandoli.

114 Tendere la mano ad una persona in segno di cortesia è prova di amicizia e di particolare intesa.

Perciò questo gesto va fatto di solito tra persone alla pari, perché non ci può essere amicizia che tra persone dello stesso livello.

115 Chi ha il dovere del rispetto non deve mai permettersi di tendere la mano per dimostrare stima o affetto: sarebbe irrispettoso nei suoi confronti ed un atto di familiarità eccessiva; se però una persona altolocata o superiore porge la mano ad uno di minor rango o inferiore, costui deve ritenersi onorato, tendere subito la propria ed accogliere questo favore come segno di particolare bontà e benevolenza.

116 Quando si da la mano a qualcuno come segno di amicizia, bisogna presentarla sempre nuda: è contro la buona educazione darla col guanto; ma se la si tende per impedire a qualcuno di inciampare o ad una donna per accompagnarla, è cortese farlo col guanto.

117 È ignorare completamente la buona educazione indicare col dito un luogo, o la persona di cui si parla o qualche altra cosa lontana.

Un'altra libertà che un galantuomo non deve concedersi è tirarsi le dita una dopo l'altra per stiracchiarle o per farle schioccare.

Tamburellare con le dita è un'abitudine ridicola e che fa pensare ad un sognatore, ma è disgustosa addirittura quella di sputarci sopra.

118 Una persona giudiziosa non deve mai colpire con le dita e nemmeno con la mano; anche quei colpi a dita ripiegate, comunemente chiamati "schicchere", debbono essergli del tutto sconosciuti.

È molto opportuno non lasciarsi crescere le unghie e non tenerle orlate di sporcizia.

Per questo è bene prendere l'abitudine di tagliarle ogni otto giorni e di ripulirle tutti giorni dallo sporco che vi si insinua.

119 È sconveniente tagliarle quando si è con altri, specialmente se ci si trova con persone di riguardo.

Non bisogna reciderle con la lama di un coltello e nemmeno rosicchiarle con i denti.

Per tagliarle bene bisogna servirsi delle forbici e farlo in privato o, quando si sta con le persone di famiglia, mettendosi da una parte.

120 Raschiare un muro con le unghie per ricavarne polvere per asciugare la scrittura, lacerare libri o altri oggetti che si hanno tra le mani, rigare con le unghie cartoncini o pezzi di carta, grattarsi la testa o altre parti del corpo, sono tutti atti di maleducazione sconvenienti, a cui non ci si può lasciar andare senza degradarsi e ai quali si deve pensare solo per averne avversione.

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