Consacrazione secolare valori comuni e valori specifici

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Comunità che diventa comunione

Può essere importante fermarci anche sui valori della « comunità ».

Comunità: un termine che ha acquisito in questi ultimi anni un significato più vasto che negli anni precedenti; un termine oggi usato per indicare molteplici cose.

E, non ultima, la Chiesa, grande comunità dei credenti, non solo, ma di tutti i figli di Dio, di tutti gli uomini.

Nella Chiesa anche la piccola comunità formata, per ogni Istituto secolare, dai suoi membri.

Già abbiamo sottolineato come gli Istituti secolari appartengano alla Chiesa a titolo speciale - per usare le parole del papa Paolo VI -, come, nella loro pluralità, costituiscano comunità diverse, segno della ricchezza spirituale della Chiesa in cui lo Spirito Santo chiama in molteplici modi, e non cessa di « inventare » modi nuovi rispondenti alle realtà dei tempi e ai bisogni degli uomini.

Comunità: o piuttosto un rapporto che diventa comunione, anzi comunione universale.

Appunto questo termine « universale » ci dice l'ampiezza, la grandezza, la ricchezza di questa grande famiglia umana, chiamata ad essere il regno del Padre, il regno del Cristo per l'azione meravigliosa santificatrice dello Spirito Santo.

Di « fraternità universale » parla la costituzione conciliare Gaudium et spes.43

E di questa fraternità fanno parte gli Istituti secolari; a servizio di questa fraternità sono chiamati a porre le proprie migliori energie come singoli e come comunità-istituto in forza della comunione che in ogni Istituto regna.

Non ogni comunità umana diventa comunione.

Non ogni laico, anche sinceramente disponibile alla Chiesa, è disponibile a riconoscere tutto ciò che, nella comunità-mondo, è buono, è giusto, è degno; disponibile a promuovere l'unione e l'unità, la fraternità e la comunione.

Non ogni laico è consapevole - nel pensiero e nella sua realizzazione - della chiamata a partecipare alla missione salvifica della Chiesa, in Cristo, il solo che può stabilire la nostra comunione e alleanza con Dio, suo e nostro Padre, col nostro Creatore e Salvatore.

Comunione: ossia condivisione per amore.

Partecipazione dell'uno alla vita dell'altro, e, insieme, alla vita di ogni uomo, alle realtà di tutti ( gioie e speranze, tristezze e angosce degli uomini di oggi, soprattutto dei poveri e di quanti soffrono, ci ricorda Gaudium et spes nel Proemio, devono essere gioie e speranze, tristezze ed angosce dei discepoli di Cristo: è un programma che mille volte abbiamo udito o letto ).

Poiché la comunità umana si costruisce sugli uomini uniti in Cristo, guidati dallo Spirito verso il regno del Padre: disposti a portare a tutti il messaggio di salvezza.

Solidarietà con l'intero genere umano e con la sua storia.

Noi sappiamo che è questa la particolare opera affidata ai secolari consacrati.

Questa finalità specifica ha dato motivo alla stessa loro consacrazione, ha detto Pio XII.44

L'amore per gli uomini, la comunione con loro, come potrebbero esprimersi se non fossero animati da un amore profondo e assoluto a Dio, espresso anche mediante i consigli evangelici?

Come, in altro modo, essere sale, luce, fermento piccolo ma efficace e attivo, mescolato a tutti gli uomini: vero lievito che deve far fermentare e crescere il pane?!

Questi, gli Istituti secolari. Non degli isolati.

Una comunità, una famiglia, una comunione.

Avere o non avere opere proprie non è piccola cosa per un Istituto secolare in cui ogni membro - è parola dei Papi - deve essere lievito nel proprio ambiente, mescolato ognuno ai propri colleghi, nella professione, nel lavoro, nella vita civica, socio-politica!

La vera comunione, per i consacrati secolari, non sta nel mettere insieme guadagni o rendite o attività; ma è il vincolo della consacrazione secolare che trasforma ognuno in « membro » di una vera famiglia.

Mansioni diverse, diritti e doveri differenti; ma la sostanza è che ognuno è chiamato ad amare e servire gli altri, e, in questa comunione, ad amare e servire il mondo.

Un valore. E, senza dubbio, non è un valore a metà né un valore comune.

La risposta di chi è entrato a far parte di un Istituto secolare è risposta totale.

Il Vangelo a cui ognuno si è impegnato non reclama una dedizione sminuita.

Totale significa totale. Dare tutto. E il rapporto con l'Istituto è pure totale.

Si fa parte per sempre di una famiglia con cui, per sempre, ci si impegna a restare in comunione.

Sarebbe auspicabile che nella comunità degli uomini fosse questo il rapporto di amore reciproco, di vera comunione.

È un indubbio valore. Ma ci chiediamo: è possibile o è utopico?

Eppure dev'essere un valore specifico della comunità di ogni Istituto secolare: rapporto del singolo col singolo e del singolo con la comunità, in forza della comunione che la consacrazione in uno stesso Istituto e secondo uno stesso carisma ha creato tra i membri.

E allora collaborare, condividere, ascoltare, sostenere, intervenire, crescere non solo individualmente ma anche comunitariamente, cercando insieme di cogliere sempre più, oggi, l'« idea » del primo giorno di vita dell'Istituto, il suo carisma.

E tutto ciò in comunione.

Insieme cogliere sempre più la spiritualità dell'Istituto, cercare di capire ogni parola delle sue costituzioni, accogliere ogni briciola che può essere offerta da qualunque membro … perché nessuna briciola va dispersa e bisogna raccogliere ogni frammento. ( Gv 6,12 )

Raccoglierlo e metterlo a disposizione di tutti. Del mondo.

Insieme, in ascolto della vita che corre: nell'Istituto e fuori di esso.

Nell'Istituto, in vista del mondo. Tutte le realtà toccano il secolare consacrato: problemi, ideali, gioie …

Anche gli incontri della comunità-Istituto sono incontri di comunione: non mirano alla sola propria crescita, ma alla crescita dell'intera comunità perché ogni sua realtà susciti una nuova volontà di servizio.

Si offre amore, amicizia, stima, rispetto a ognuno, dentro e fuori dell'Istituto, con una « creatività » che insegni a ciascuno come essere coerente, autentico, attento all'essenziale, aperto a ognuno.

Aperto agli uomini, al creato, al mondo. Ai più piccoli. Agli ultimi.

Potremmo disconoscere la specificità di questi valori?

O davvero possiamo affermare che, laici come i i laici e tra i laici, questi secolari consacrati trovano e vivono nella comunità-Istituto, nella comunione fraterna, uno dei più grandi valori che un uomo possa scoprire nella vita?

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43 Gaudium et spes, 3,3
44 Primo feliciter, 2