La santità è un'utopia?

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Non bisogna essere come il seme
che muore di gelo senza dare frutto

Un anno di permanenza in Francia è sufficiente per imprimergli in corpo le stimmate della religiosità e per sentirsi fratello.

Il titolo di Fratello, voluto da San Giovanni Battista de la Salle, ha sapore evangelico.

Nell'ampio coro dei richiami il Fratello accompagna, comprende, aiuta, sostiene, incoraggia, fluttua e vibra tra la mortale umanità, regna come un'armonia suprema in mezzo ai poveri, ai diseredati, agli ignoti, ai dimenticati, ai giovani, a coloro che provano nella vicinanza lasalliana l'anelito interiore della verità.

Non padre che, pur nel significato spirituale, è gradino più alto dell'uguaglianza: solo Fratello.

Il vocabolo suscita riflessione.

Fratel Teodoreto lo medita tra gli ippocastani fioriti, i corridoi e le statue de La Villette, glielo ricordano le note dell'organo, quelle note che sullo spartito sembrano uno svolazzo disordinato e che sono invece l'espressione dei sentimenti bellissimi e purificatori dei pensieri.

Chi dice «Fratello» apre le braccia alla felicità.

Pronuncia una parola alta e luminosa che profuma quello che tocca.

Un poeta che ha l'animo dell'esteta ha scritto che la preghiera è la prima sconfitta del nostro orgoglio.

Curvare il capo di fronte all'invisibile, costa una certa fatica per chi vuole stare in piedi a sfidare l'eterno mistero.

Nell'anno di noviziato, Fratel Teodoreto esclama «Mio Dio, ecco Tu sei. Qui ho le prove palpabili della Tua esistenza».

Da quel momento Fratel Teodoreto diventa un brillante cristiano di parata, uno che donerà il meglio.

Non gira intorno a nessuna questione.

Non si avvolge in una nuvola d'inchiostro, non passa lo straccio sui discorsi che ascolta dai superiori.

Non viaggia sui binari dell'opinione convenzionale.

Acquista la fierezza di chi ogni mattina si accosta al sacramento della comunione, di chi si difende dalla menzogna con l'isolamento della trasparenza.

I cascami, le scorie della giornata lo rendono impassibile, non insensibile.

A La Villette si prepara il futuro consigliere e direttore di anime e comincia ad accendersi quel faro luminoso che diventerà luce pilota per tanti Fratelli.

Ognuno di noi emette delle onde: si chiamano le onde di Blondiot.

Sono onde caratteristiche e speciali che sanno anche di persecuzione personale, che preparano alla vita eroica e alla eroica sopportazione.

Si avvertono quando non riusciamo a tollerare la vicinanza di una persona.

Non sono onde cristiane, ma esistono.

A volte i nervi diventano incandescenti, a volte, invece si raffreddano.

Le onde di Blondiot ci mettono in sintonia con l'ambiente in cui viviamo.

Se è un luogo di agitati, di disordinati, di deprimenti, le onde si scatenano e impazziscono.

Nascono cosi l'insofferenza, l'acredine, l'odio.

Fratel Teodoreto non conoscerà mai nessun Blondiot, in quanto ignora il convenzionale, il superficiale, il repulsivo, l'amaro quotidiano.

Come Angela da Foligno recita le litanie a fior di labbra, anche quando le passioni lo dilaniano.

La grande Teresa d'Avila confessa che spesso si distraeva prima di giungere al termine di un Pater.

Fratel Teodoreto, che ne segue gli insegnamenti , conosce le parole del Salvatore: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto».

La grazia si concede a chi prega. Pregare, per il nostro novizio, è annullarsi e ritrovarsi in Dio.

Il 3 novembre 1888 lascia La Villette e si reca a Grugliasco per completare la formazione religiosa e scolastica.

Pronuncia i voti di povertà, castità, obbedienza.

L'anno dopo, il I novembre 1889, emette i voti annuali; il 20 settembre 1894 quelli triennali; il 12 settembre 1899 i perpetui, preceduti da 30 giorni di ritiro a La Saulsaie, nel Lionese.

Intensifica lo studio. Nel 1891 ottiene a Pinerolo la patente inferiore; nel 1893, sempre a Pinerolo, consegue la superiore e, infine, brillantemente a Genova, nel 1903, è abilitato all'insegnamento del disegno nelle scuole medie.

Artista all'esterno professionalmente, artista all'interno spiritualmente, dove sviluppa la sua Arcadia dell'anima.

Lo stile armonizza la schiettezza e la precisione dei tratti che adopera come linguaggio espressivo per allargare l'orizzonte della scienza agli studenti.

Certi tratti di matita o di pennello sono cosi sicuri che rispolverano le linee meravigliose della Ali Souis Chapel una cappella che ho visitato nell'Hampshire, dove su un affresco i morti in guerra risorgono di sotto le loro croci e si aiutano, fratelli nella resurrezione, a sollevarsi da terra e intorno corpi risanati si riassettano l'uniforme per la parata dell'immortalità, poiché sta per passare il Salvatore, risorto anch'egli con la sua croce più grande.

Fratel Teodoreto ignora le lodi, si considera umile servo di Dio e non lascia spazio, pur con l'inesauribile fantasia, alla futilità delle cose terrene.

Non è di quelli che sostengono che il mondo è diviso in due parti: da una parte ci sono io, dall'altra c'è tutto l'universo.

Fratel Teodoreto è il contrario. Conosce bene il mondo e comprende la psicologia dei giovani.

I superiori gli affidano l'incarico di insegnare nelle elementari.

Insegna un anno, poi viene chiamato a compiere il servizio militare.

Per ridurre la ferma a undici mesi, ottiene dalla famiglia 1.200 lire richieste dalla legge.

Undici mesi di ferma militare non devono essere stati per un giovane di preghiera, in pieno tempo di anticlericalismo, fioritura di rose.

La «cinquina» fatta di pochi soldi la consegna ai confratelli.

Non conosce altra strada che dalla comunità alla caserma e viceversa.

Su questo periodo non ha lasciato molti scritti, ma dalla consultazione delle lettere inviate in epoche posteriori ai Fratelli chiamati alle armi si riscontra la sollecita preghiera ad essere umili, modesti, cauti nelle amicizie, ferventi nelle pratiche religiose.

L'esercito avrà un eroe in meno, ma la Chiesa acquisterà un santo in più.

Qualcuno afferma che Fratel Teodoreto con la sua volontà avrebbe potuto percorrere una rapida carriera anche con le mostrine, senza Crocifisso, e con qualche medaglia sul petto.

Non me la sento di consolidare tale tesi. Un anziano generale afferma che studiando psicologicamente il comportamento di Fratel Teodoreto non nutre dubbi in proposito.

Fratel Teodoreto ha fatto di più. Ha indossato la divisa del Santissimo Crocifisso e di Maria SS. Immacolata e dietro di sé ha convogliato una schiera di giovani postulanti.

È stato il comandante di un esercito pacifico, di quell'esercito del lavoro, dello studio e della preghiera che è alla base dell'autentica civiltà.

La civiltà dell'amore e della carità verso tutti. Per sessant'anni ( tanta è stata la sua attività ) ha fornito un eloquente esempio di vita che non teme confronti.

È stato un formatore di coscienze.

Si è comportato come gli altri uomini della terra, ma lo ha fatto in maniera nuova cioè come cittadino del cielo che osserva le leggi umane interpretandone lo spirito divino.

Ha vissuto in anticipo la Lumen Gentium, ossia quel documento fondamentale del Consiglio Vaticano II che si è preoccupato di presentare il popolo di Dio nella varietà dei suoi doni e dei suoi servizi.

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