La santità è un'utopia?

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Si chiamano profondi pensatori coloro che
scrivono con la stilografica caricata a lacrime

La statistica è la scienza della chiarezza, almeno in apparenza.

Le definizioni sono molteplici, varie, arbitrarie, contraddittorie secondo chi definisce, chi giudica, chi interpreta.

Nella vita di Fratel Teodoreto c'è una scheda che compendia il «curriculum» e segna la data degli spostamenti con l'impiego affidategli.

Vale la pena di pubblicarla e commentarla.

Ottobre 1892 - Torino-Santa Pelagia-Seconda elementare.

Ottobre 1897 - Torino-Santa Pelagia-Vice direttore.

75 Agosto-15 novembre 1906 - Secondo noviziato in Belgio a Lambecq-Lez-Hal.

Settembre 1910 - Torino-Santa Pelagia- Direttore.

Gennaio 1915 - Torino-Santa Pelagia dove rimane ininterrottamente fino al 1937 alternando le cariche di vice direttore, ispettore, direttore didattico della Romi ( Regia Opera Mendicità Istruita ) e assistente dell'Unione Catechisti, iniziata con la prima adunanza del 27 aprile 1913, tenuta in via delle Resine 14.

Aprile 1937 - Grugliasco - Scolasticato - Pro Direttore.

Novembre 1937 - Torino - Immacolata, in soprannumero.

Ottobre 1938 - Torino - Collegio San Giuseppe: scuola, assistenza, Unione Catechisti del SS.Crocifisso e di Maria SS. Immacolata.

Ottobre 1940 - Torino - Direttore della ricostituita comunità di Santa Pelagia, prima in via Po 43, successivamente in via Cavour 39.

Ottobre 1943 - Torino - Santa Pelagia con l'incarico dell'Unione Catechisti.

Ottobre 1946 - Torino - Collegio San Giuseppe sino alla morte avvenuta il 13 maggio 1954 ( ricorrenza della festa della

Madonna di Fatima e antivigilia di quella di San Giovanni Battista de La Salle ) con sorveglianze, incarichi vari, Unione Catechisti del SS Crocifisso.

Sessant'anni di lavoro, di accettazione, di impegno.

La maggior parte della vita la trascorre a Santa Pelagia, dove costruisce il Centro devozionale della sua missione.

Accetta sempre gli incarichi conferitigli.

Mai un accenno di dubbio, di ripulsa, mai un desiderio espresso, una larvata contestazione.

La voce del Superiore è voce di Dio.

La sua ispirazione parte da piani spirituali difficili da analizzare, ma che con gli anni si riveleranno preziosi.

Il suo è un dono miracoloso che si trasmette ai confratelli.

Vitalizza il presente con la febbre gioiosa di chi si è liberato dagli egoismi, capace di far luce e di essere fiamma per illuminare di più.

Non importa che abbia la faccia contadina di un potatore di viti; il suo fisico robusto, la bocca larga, come chi abbia bisogno di esprimere a tutti più del dovuto, lo rendono singolare.

È un grande libro aperto che ha la virtù di comunicare sentimenti e pensieri in coloro che lo avvicinano.

Ha in sé tale ricchezza di significati che questi ultimi vengono scoperti gradualmente.

Dal marmo grezzo è stata tratta una statua michelangiolesca.

Nel divenire esiste una ragione, un nesso di causalità.

La formula dei voti che emettono i Fratelli lasalliani dice testualmente: «In qualunque luogo io abbia ad essere mandato e per farvi quello a cui sarò impiegato...».

La formula non ammette deroghe, non permette interpretazioni cabalistiche, non lascia alternative.

È una formula che scolpisce gli eroi e lascia indietro i deboli, gli anemici, i titubanti.

La vita religiosa è fatta di fermenti e di tormenti, di David e di Golia, di vittoriosi e di perdenti, di trionfanti e di sconfitti.

Le parole pronunciate davanti all'altare impegnano la vita.

Non si tratta di giochi o di trappole enigmistiche.

Si diventa «giullari» di Dio e in comunità esserlo non è facile come non sono facili le imprese che tonificano il Cristianesimo nei secoli.

Fratel Teodoreto offre un esempio di perseveranza nell'obbedienza.

Avrebbe voluto insegnare disegno e, benché dotato di qualità non comuni, i superiori lo destinano ad altri incarichi.

Invece di scoraggiarsi prosegue nella vocazione disegnando anime per il cielo.

Dai maestri dell'arte passa, trasmigra e si fa maestro spirituale dirigendo ritiri, animando le assemblee dei catechisti, sostituendo confratelli nei lavori più vari e forse meno confacenti alla sua personalità, soffrendo sempre in silenzio.

Chi conosce la leggenda di San Gemignano sa che Santa Fina, distesa su un tronco soffri pene inaudite sino all'ultimo respiro.

Allora il tronco fiori miracolosamente.

Fratel Teodoreto ha sofferto parecchio, ma ha saputo trasformare la sofferenza in felicità.

E stato uno di quei votati alla santità che in tasca portano la corona del Rosario recitando gioiosamente il Magnificat.

La storia rivaluta patimenti e redime coloro che la leggono: la storia di Fratel Teodoreto è un messaggio di pace e di serenità accanto al Cristo Crocifisso.

Non vorrei che coloro i quali conoscono il mondo attraverso le collezioni ingiallite dei vecchi giornali, preclusi ad ogni forma di bellezza estemporanea, ritenessero Fratel Teodoreto il tipico esemplare di educatore negato al progresso con la visione quotidiana del puro spirito senza prestare attenzione ai problemi materiali.

Di lui hanno detto: Era come la ceralacca che attira i corpi leggeri.

I santi vengono sempre pesati col bilancino del farmacista.

C'è un punto della Regola dei Fratelli delle Scuole Cristiane che invita a preferire sempre gli altri a sé medesimo.

Fratel Teodoreto mi ha insegnato ad applicarlo nei riguardi del prossimo offrendomi egli per primo un costante esempio.

Persone che sono state da lui beneficate me lo hanno confermato.

Ritengo, detto questo, precisare che il Servo di Dio mi ha tesserato la coscienza con un insegnamento a prova di costanza.

Mi ha consegnato un messaggio d'amore, di carità, di giustizia, che vale più dei Nobel presenti e futuri.

A Santa Pelagia, Fratel Aquilino mi disse senza preamboli un giorno in cui mi trovai in direzione: «Se hai qualche difficoltà, di qualsiasi genere, vieni pure da me.

Ma l'ideale sarebbe che ti confidassi con Fratel Teodoreto: egli può tutto parlando direttamente col Signore».

Confortato da queste parole, ogni tanto, senza essere osservato, passando vicino al Servo di Dio gli toccavo il mantello con una mano.

Era il modo ( un po' curioso ) di sentirmi purificato e graziato.

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