La santità è un'utopia?

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Non abbiate paura;
spalancate le porte a Cristo
( Giovanni Paolo II )

Fratel Gustavo Luigi in una relazione tenuta ai catechisti annota: «Fratel Teodoreto, per la sua intima ed intrinseca compenetrazione dello spirito del Fondatore, San Giovanni Battista La Salle e del suo Istituto, reincarna la missione del suo Fondatore e noi siamo sorpresi della lasallianità del suo messaggio e delle sue attuazioni, cosi da vedere in lui e per lui, quasi come un provvidenziale ritorno alle origini della Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

Ve' una prima filiazione dinamica di un corpo religioso che in oltre due secoli di fedeltà raggiunge la continuazione dell'azione apostolica della scuola: non come apporto complementare e sussidiario, ma come azione necessaria che non si limita alla scuola, ma investe tutta la vita di chi è stato cristianamente educato e istruito.

Parte dalla scuola, ma ne presenta la continuazione educativa e formativa per la vita».

In queste parole cosi meravigliosamente scolpite c'è integrale la profondità del messaggio lasalliano professato da Fratel Teodoreto.

Giovanni Battista de la Salle vive la sua esistenza nella adorazione delle cinque piaghe di Gesù e la scopre nella meditazione del Sabato Santo.

«Adorate» dice il Fondatore «le cinque piaghe di Gesù Cristo Nostro Signore e pensate che egli non le ha conservate sul suo sacro Corpo che come segni gloriosi della vittoria riportata sull'inferno e sul peccato.

Fissate sovente gli occhi su di esse ... considerate le piaghe del corpo del vostro Salvatore come tante voci che vi rimproverano i vostri peccati.

Il frutto che la contemplazione delle piaghe di Gesù deve produrre in noi è quello di allontanarci per sempre dal peccato, di mortificare le passioni, di combattere le inclinazioni troppo umane e naturali.

Mettete la vostra mano nella piaga del costato con San Tommaso, non tanto per fortificare la vostra fede, quanto piuttosto per penetrare, se è possibile, fino al Cuore di Gesù e per far passare di là nel vostro cuore i sentimenti di una pazienza tutta cristiana, di una intera rassegnazione, di una perfetta conformità alla volontà di Dio e per attingere un coraggio che vi porti a ricercare le occasioni di soffrire» ( MD 28,1 ).

Quando troviamo negli scritti di Fra Leopoldo Maria Musso il messaggio della Madonna Addolorata ( novembre 1887 ); «Ricordati di ciò che ha sofferto Mio figlio» si capisce come tutto sia concatenato a piene mani in una simbolica semenza di luce e di fuoco.

Si sente che qualcuno aspetta molto da noi, che i vocaboli del cielo, pesanti, fotografati, discussi, analizzati, lacerati dal laser dell'incredulità, formano una costellazione indistruttibile che nell'insieme rimane da decifrare. Emerge da questa ondata di passione celeste che turbina attorno ai due protagonisti la corrispondenza di date, inspiegabilmente coerenti nel susseguirsi e nello svilupparsi di quella che sarà chiamata da Fratel Teodoreto La Divozione.

Pergamena spiegata, intangibile cortina istoriata, luce che brilla come la stella di Betlemme, la Divozione si incentra tutta sul dolore, sulla sofferenza, sull'avviso e sull'affermazione indiretta che chi non patisce la sete cruenta del corpo e dell'anima non entra in Paradiso.

La prospettiva non conforterà chi legge, se per sua natura è di costituzione religiosa debole: un po' di meditazione aiuterà a comprendere.

Le gioie esaltano ma non fortificano, la bella vita entusiasma ma non prepara alla realtà futura, il Cristo stesso, che deve essere il nostro esempio, è finito, a 33 anni, crocifisso dopo aver beneficato il suo popolo.

Il dolore è strumento di purificazione interiore. Pascal e Péguy lo affermano.

Papini, scrittore toscano di fine splendore: «Sol nel dolore è la verità, sol nel dolore è la grandezza. Gli uomini sono ancora troppo lieti».

E tesse l'elogio dell'amarezza universale.

Andiamo cauti nel cantare il dolore per non farci dare dei pazzi.

Che il dolore abbia ispirato o ispiri artisti, poeti, scrittori, sta bene se l'opera serve a meditare sulla pochezza della superbia, ma non se ne abusi in senso materiale.

Solo i santi hanno il potere di trasformare la sofferenza in gioia.

Solo i puri di spirito possono accettare tradimenti, ingiustizie, calunnie ( come è accaduto da secolare a Fra Leopoldo ) senza sognare ritorsioni o vendette.

Noi, semplici esseri della strada, con vocazione non determinata ad essere ricordati sugli altari, dobbiamo sforzarci in spirituale sobrietà ad accettare il bene e il male senza vergogna cercando di imitare i modelli proposti che si chiamano Giovanni Battista de la Salle o Fratel Teodoreto.

Eroico è già accettare la vita quotidiana senza voler sopprimere lo spazio o risuscitare i morti.

Fratel Teodoreto è soprattutto affascinato dal mondo dei giovani.

I giovani sono il centro dell'attività lasalliana.

Giovanni Paolo II nel discorso pronunciato 1'8 novembre 1978 ai ragazzi e ai giovani «Contemplandovi, penso con trepidazione e con fiducia a ciò che vi attende nella vita e a ciò che sarete nel mondo di domani, e desidero lasciarvi, come viatico per la vostra vita: tre pensieri: cercate Gesù, amate Gesù, testimoniate Gesù.

Cercare, amare, testimoniare Gesù! Ecco il vostro impegno; ecco la consegna che vi lascio» rinnova dalla alta cattedra di Pietro la volontà che precedentemente hanno dimostrato San Giovanni Battista de la Salle e Fratel Teodoreto.

San Giovanni Battista de la Salle si esprime cosi: «Fate in modo che i giovani pensino spesso a Gesù, il loro buono e unico maestro, che parlino spesso di Gesù, che non aspirino che a Gesù, ne respirino che per Gesù» ( MF 102,2 ).

A sua volta Fratel Teodoreto ribadisce: «Specialmente voi, giovani, non accontentatevi di godere Dio; la vita circola più abbondante, più potente in voi e secondo la legge di ogni vita, essa deve passare più largamente ai diseredati di questo mondo.

Date largamente il vostro spirito: se avete un nobile ideale, fatene parte e non rifiutate il pane della verità a coloro che, alla vostra porta, patiscono di fame.

Date il vostro cuore: che il mondo indifferente e ostile sappia che voi lo amate, che vivete per il suo bene.

Il cuore apre le porte rimaste chiuse, per mezzo delle spinte vigorose della convinzione.

Dove ha attinto il Cristianesimo la potenza con la quale ha trionfato del mondo, se non nella forza del suo amore?

Date, nella misura del possibile, i vostri stessi beni : le anime valgono un prezzo infinito e in confronto alle medesime tutto è vile.

«Datevi in ogni occasione e specialmente ai più infelici, ai più poveri.

Datevi alla classe operaia che è allontanata da Dio.

Mostratele il vostro cuore pieno di carità e riconducetela a Dio, sorgente unica e sempre ricca di amore e di benefici per gli uomini.

Andate però con un affetto illuminato da una soda e capace cultura che faccia conoscere i mali da curare e il modo con cui vanno curati.

«Nella necessità, date la vostra stessa vita. Non temete di imitare l'eroismo di quei valorosi e di quelle valorose che vanno lontano a sacrificarsi per gli altri.

Il nostro ideale consiste nel sacrificarci per gli altri, nel dimenticare noi stessi.

Circondiamo ogni creatura con la nostra ardente carità.

Si sappia che l'unica nostra ambizione è di diffondere il bene». ( Q1 C3 A2,3 )

Nell'udienza generale del 15 novembre 1978 il Santo Padre quasi riprendendo quanto detto da San Giovanni Battista da la Salle e da Fratel Teodoreto indica ai giovani il traguardo da raggiungere con parole che magnificano la missione lasalliana.

«A Cristo, l'eternamente giovane; a Cristo, vincitore di ogni espressione di morte; a Cristo risorto per sempre, a Cristo che comunica nello Spirito Santo la continua prorompente vita del Padre, dobbiamo ricorrere noi tutti, giovani e adulti, al fine di fondare e assicurare la speranza del domani, che voi costruirete, ma che trovasi potenzialmente presente nell'oggi.

Cristo Gesù deve vincere: ogni volta che la grazia abbatte in noi le forze del male, Egli rinnova la nostra giovinezza, allarga gli orizzonti della nostra speranza, fortifica le energie della nostra fiducia.

Ecco, cari giovani, servire Cristo, costruire l'uomo in voi e adoperarsi perché si costruisca negli altri, comporta coraggiosi propositi e la forza tenace di praticarli, sostenendosi a vicenda anche con forme di associazione, che consentano di unire i vostri sforzi, di approfondire scambievolmente le vostre convinzioni, d'incoraggiarvi con reciproco, amoroso aiuto.

Affidatevi alla grazia del Signore che grida dentro di noi e per noi: coraggio! La vittoria sul mondo sarà di Cristo.

Volete mettervi dalla Sua parte ed affrontare con lui questo combattimento dell'amore, animati da invincibile speranza e da coraggiosa fortezza?

Non sarete soli: tutti saranno con voi, anche il Papa, che vi ama e che vi benedice».

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