Alla ricerca di Fr. Teodoreto educatore e fondatore

Chi era Fr. Teodoreto

1 - Infanzia e adolescenza

Giovanni Andrea Garberoglio nasce a Vinchio d'Asti il 9 febbraio 1871 da Bartolomeo e da Eleonora Giolito, entrambi di Vinchio.

"I coniugi Garberoglio erano contadini per razza e tradizione, costanti nel lavoro, resistenti alla fatica, pronti a sacrificarsi per gli altri e soprattutto fedeli ai principi di fede e di pietà.

In casa Garberoglio sei sono i figli, di cui il nostro Giovanni Andrea è l'ultimo.

In questa casa, la religione era una realtà vissuta con le preghiere ( il Santo Rosario, presieduto da mamma Eleonora ogni sera e la S. Messa ogni giorno, e di buon mattino, frequentata da grandi e piccoli ).

Così l'ambiente familiare si manteneva sereno e improntato a grande onestà ".

L'adolescenza si svolse di conseguenza serenamente, ritmata dalla vita semplice e pregna di religiosità.

Ne fanno fede la sua inclinazione irresistibile verso la preghiera in Chiesa, la sua appartenenza al gruppo dei chierichetti e la sua ammissione "fin dall'età di tredici anni nella così detta confraternita dei Battuti", e quindi impegnato anche nella recita del piccolo Uffizio della Madonna, ogni domenica prima dei Vespri.

Giovanni nutriva una passione per la musica popolare: "riuscì un bravo suonatore di chitarra, in grado di accompagnare coi pizzicati armoniosi, le canzoncine popolari della Madonna, verso la quale sentiva una particolare attrattiva".

Sotto questa ultima luce, vanno inseriti i pellegrinaggi ai vari Santuari, specialmente a quello della Madonna di Costigliole.

Il piccolo Giovanni sentiva anche l'attrattiva per la natura tutta, e una predilezione per gli uccelli.

A questo proposito andava alla ricerca di nidi per allevare con cura i "cantarini" ( aveva riservato niente meno che una camera per le tortorelle ), un giorno male gliene incolse, perché lui e il nipote caddero da un albero e solo la mano della Provvidenza li preservò da una caduta mortale.

"Raccontando, molti anni dopo, quest'avventura continuava a ringraziare l'Angelo Custode che l'aveva così bene protetto".

"La luminosità della sua anima custodita da una dolce e rara compostezza, attirava i migliori dei suoi compagni ed egli li ospitava nella vasta aia di casa sua sotto l'ombrosa chioma degli alberi, e si costituiva come per istinto istruttore e maestro dei bei canti e di preghiere".

C'era latente in lui la vocazione del catechista , e il nipote Bartolomeo Vercelli, figlio di sua sorella Teresa ( il quale era appena di quattro anni più giovane ) e che divenne poi anch'egli Fratello delle Scuole Cristiane con il nome di Fratello Bonaventura, fu il suo primo catecumeno.

Infatti, avendo manifestato a Giovanni il desiderio di ricevere la Santa Comunione, questi lo preparò con scrupolo e passione.

2 - La vocazione

Come dice bene Armando Riccardi nel libro già citato ( p. 20 ) "la vocazione è un fatto che ha sovente del misterioso.

Il Signore fa sentire la sua voce e chiama attraverso incontri, magari fortuiti e provvidenziali".

La risposta positiva però suppone la favorevole disposizione del soggetto che percepisce la chiamata ...

E l'incontro non del tutto fortuito, come pure l'invito specifico, per Giovanni Garberoglio ci fu.

Infatti a parlargli dei Fratelli delle Scuole Cristiane fu proprio il Priore dei Battuti di Vinchio, il Signor Chiorra, padre del celebre Fr. Candido Chiorra, Assistente Generale delle stessa congregazione.

Giovanni intuì "la bellezza della formula e il perché della laicità lasalliana" e sposò subito questa proposta.

3 - Le difficoltà nel seguire la vocazione

Tutto può sembrare pronto per seguire questa vocazione, quando il padre di Giovanni si oppose.

"Il padre ( era ) favorevole a vedere il figliuolo Sacerdote, era invece contrario a lasciarlo partire per farsi religioso e laico per giunta".

A questo punto il cammino era di fatto precluso, ma le vicende umane, permesse dalla Provvidenza riaprono la strada.

La morte inaspettata del padre consentì infatti di rimuovere l'ostacolo.

Citiamo solo, a commento di questo fatto, le precise parole pronunciate da Fratel Teodoreto nel 1919 a un suo Catechista: "Allora pareva la più grande disgrazia per la mia famiglia; ma adesso credo che anche mio padre di lassù è contento, perché ogni giorno ho potuto pregare per lui, ciò che forse non avrei potuto fare stando nel mondo".

4 - Verso il Noviziato dei Fratelli

"La partenza dal paese avvenne in modo semplice e sbrigativo sul finire della vendemmia di quell'anno 1887.

Percorso in barroccio i ventitre chilometri che da Vinchio portano alla stazione di Asti, salito sul treno, giunse a Torino dove fu accolto premurosamente dal Provinciale Fr. Genuino Andorno".

Data la preparazione culturale e soprattutto la maturità spirituale "fu inviato direttamente al Noviziato, che anche per i Fratelli italiani proprio in quell'anno era stato stabilito in Savoia, a La Vilette presso la città di Chambéry."

Vi giunse il 12 ottobre 1887, e neppur venti giorni dopo, precisamente il 1° novembre, fu ammesso a vestire l'abito religioso con il nome ben augurale di Fratello Teodoreto.

Perché il nome Teodoreto?

Il nome del nuovo Protettore gli fu assegnato e Fratel Teodoreto, pur senza conoscere il greco "dovette accorgersi che il nome portava nel becco nientemeno che il nome di Dio: The-os", quelle due sillabe di cui diceva S. Bernardo, "esse sono tutto ciò che noi possiamo desiderare".

Fu augurio e presagio: che per davvero il neo-vestito Fratel Teodoreto ebbe sempre Dio in cima ai suoi pensieri, ai suoi affetti, alle sue opere.

Per lui poteva ripetersi ancora una volta: nomen, omen ( nome, augurio, presagio ).

5 - Il Noviziato

"Il Noviziato è il tempo della formazione e della prova". Fr. Teodoreto vi giungeva, come detto, con il vantaggio di una giusta maturità d'animo e di giudizio, col corredo di salde convinzioni morali, scortato da una buona preparazione intellettuale, tenuta desta da uno studio personale costante e da un prezioso raccoglimento abituale.

Ebbe inoltre la fortuna di trovare come Direttore dei Novizi un valorosissimo formatore o maestro nel Fr. Natalius, che lasciò un profondo ricordo e rimpianto di sé.

Un ricordo significativo da parte di Fr. Andrea Bozzalla: " Spiccava su tutti gli altri per il buon carattere e per l'ottima condotta.

Subito i compagni lo tennero in concetto di un piccolo santo.

Non che facesse qualche cosa di speciale; solo si applicava ad eseguire bene ogni esercizio portato dal Regolamento.

Era silenzioso, obbediente, studioso, pio, irreprensibile sotto ogni aspetto ...

Sempre sorridente, cercava di non emergere, ma di nascondersi, e fare il meglio possibile senza attirare l'attenzione degli altri ".

Non gli mancava l'umorismo come non gli mancava l'attività anche esteriore distribuita fra le varie incombenze concernenti la manutenzione degli ambienti, la coltivazione, la raccolta e la pulitura dei legumi.

6 - L'inizio dell'insegnamento

Terminato il Noviziato a La Villette, il 3 novembre 1888 rientrò in Italia per frequentare lo Scolasticato a Grugliasco ( Torino ).

"Però Fr. Teodoreto non vi rimase molto".

La necessità d'insegnanti era grande nella provincia religiosa, dove le opere scolastiche dei Fratelli si moltiplicavano, dietro il pressante invito della popolazione e delle autorità.

Così il nostro Fratello, regolarmente iscritto al corso biennale di tirocinio preventivo, diede inizio, fin dal 1889, alla sua missione educatrice, insegnando in prima elementare nel quartiere di S. Felice in Torino.

All'inizio non gli fu facile ottenere la disciplina dei numerosi scolaretti.

Per meglio superare quelle difficoltà che tutti gli educatori più o meno provano agli inizi del loro apostolato, Fr. Teodoreto, oltre che al consiglio e all'esempio dei Confratelli più esperimentati, ricorreva all'aiuto soprannaturale, raccomandandosi in modo particolare a San Giuseppe.

E con questo mezzo tanto efficace e alla portata di tutti, qual è la preghiera e la fiducia nell'aiuto celeste, Fr. Teodoreto diventò più tardi Direttore di comunità e Ispettore scolastico, "lo indicherà ai maestri novellini, persuadendoli che la disciplina veramente educatrice, si consegue non tanto usando metodi coercitivi e autoritari quanto dando l'esempio e inculcando lo spirito di pietà mai disgiunto dall'intenso amore verso la gioventù".

Fr. Teodoreto con i vari titoli acquisiti divenne negli anni ufficialmente maestro e professore, anche se non ambì mai di essere chiamato altrimenti che "Fratello".

7 - Il servizio militare

Da poco più di un anno insegnava in prima elementare, quando dovette interrompere la scuola per il servizio militare, allora obbligatorio anche per i religiosi.

Fr. Teodoreto per la sua prestanza fisica e per la robusta costituzione fu fatto abile alla prima visita militare.

Del tempo ch'egli passò al servizio diretto della Patria, i Confratelli ricordano ch'egli trascorreva molte ore, quelle libere dalla caserma, nella comunità di S. Pelagia a Torino in via delle Rosine e aggiunsero: "Anche sotto la divisa militare lo vedevano conservare sempre la sua aria modesta, umile, accogliente."

8 - Nella scuola popolare

Smessa la divisa militare, tornò in Comunità e riprese ad insegnare nelle scuole gratuite di S. Pelagia, felice di esercitare il suo ministero tra i figli del popolo.

Fr. Teodoreto era tra i Fratelli che si recavano nei vari quartieri della città, nelle scuole elementari della ROMI ( Regia Opera Mendicità Istruita ) che erano frequentatissime.

Il quartiere in cui si recava ad insegnare Fr. Teodoreto era quello di S. Salvario che distava considerevolmente dalla sede centrale della Comunità.

Il tragitto lo faceva a piedi, naturalmente, sia nell'andata che nel ritorno e con qualunque tempo.

Nel 1910 venne nominato Direttore delle scuole di S. Pelagia, a trentanove anni.

Egli sentiva senza dubbio di dover fronteggiare difficoltà e fatiche non indifferenti e lo dice in una lettera all'Assistente per l'Italia Fr. Louis de Poissy: "Il peso impostomi dall'obbedienza non è piccolo, ma vedo che non sono solo a portarlo, anzi Gesù lo porta tutto lui."

In realtà, per le scuole della ROMI non tutto correva bene, giacché, non si sa per quali motivi burocratici o anticlericali, le autorità civili preposti all'istruzione, minacciavano di togliere la parificazione.

Ma ascoltiamo lo stesso Fr. Teodoreto: " Nei primi giorni del novembre 1911, si presentò a me presso la Scuola di via delle Rosine 14, Torino, una delle terziarie francescane che propagavano la Divozione a Gesù Crocifisso, e nel consegnarmi alcuni foglietti che la contenevano, mi disse con profonda convinzione: "Le presento una pratica di pietà molto efficace; fu scritta da un Frate sotto la guida di Gesù Crocifisso che gli parla familiarmente nell'orazione; se lei ha bisogno di qualche grazia, pratichi questa Devozione e ne sperimenterà l'efficacia".

Mi narrò quindi alcuni fatti concernenti grazie straordinarie ottenute per mezzo di tale pratica di pietà.

In quell'anno scolastico 1911-1912, mi trovavo in grave pericolo di perdere il diritto di dare in casa gli esami con valore legale ai 1050 alunni delle nostre scuole elementari.

Pensai quindi di mettere alla prova quella Divozione e ricorsi al mio Superiore per ottenere il permesso di praticarla nella Comunità e nelle scuole.

Il 31 gennaio 1912, il Fratello Assistente del Superiore Generale mi scrisse consentendo pienamente alla mia richiesta.

Così i Fratelli delle Scuole Cristiane cominciarono a praticare la Divozione a Gesù Crocifisso, a propagarla tra i loro Confratelli, nelle classi, nelle famiglie, e ottennero non solo la grazia domandata in favore degli alunni, ma diverse altre importanti, tra le quali l'inizio dell'Unione del SS. Crocifisso e un dono insigne da parte di alcuni benefattori.

Questo consistette nel dono, davvero impensato e per molti scopi utilissimo, di una villa o casa di campagna a Pessinetto in Val di Lanzo Torinese ".

Questa fu per Fra Teodoreto la prima volta che sentì parlare di Fr. Leopoldo, senza sapere esattamente né il nome né chi fosse.

Quello che stupisce di più è l'immediatezza con cui Fr. Teodoreto risponde all'invito della terziaria Francescana di "praticare la Divozione a Gesù Crocifisso."

Non ci pensa un minuto e vuole metterla alla prova con il permesso del Superiore "praticandola nella Comunità e nelle scuole."

In un certo senso è una sfida devozionale: se è vero che si "sperimenterà l'efficacia", come ha detto la terziaria Francescana, noi, da parte nostra, ce la metteremo tutta con la preghiera fervorosa e costante a Gesù Crocifisso.

E, come rilevato dallo stesso Fr. Teodoreto, i risultati non mancarono, anzi oltre alla grazia specifica richiesta venne il dono della Villa a Pessinetto e l'inizio dell'Unione del SS. Crocifisso, di cui parleremo più avanti.

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