Summa Teologica - II-II

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Prudenza e carità

Non lo si può non osservare: ancora una volta è la concezione di partenza dell'unità sostanziale dell'essere umano che comanda direttamente questa nuova tesi.

Tuttavia, dopo quanto abbiamo appena detto sulle virtù teologali, si intuisce facilmente che la connessione delle virtù morali operata dalla prudenza non è in realtà che una tappa intermediaria e che, di fatto, non accade isolatamente.

La tappa definitiva dell'unificazione dell'essere cristiano è realizzata dalla carità.

E ciò a un duplice livello: quello della prudenza e delle virtù infuse certamente, ma soprattutto quello delle virtù teologali.

Infatti, Tommaso fa giocare alla carità, a un livello superiore, lo stesso ruolo architettonico che attribuisce, al suo livello, alla prudenza.

Il motivo è sempre lo stesso: soltanto la carità mette l'uomo all'altezza del suo vero fine.

Per questo, senza contestare la possibile esistenza di virtù umane senza la carità, egli persiste nell'insegnare che la vera virtù, così come la intende il teologo cristiano, non può esistere senza di essa poiché le virtù non possono compiersi senza la prudenza infusa, la quale a sua volta non può verificarsi senza carità.474

Il contrario è altrettanto vero: la carità non può procedere senza le virtù morali, e per questo le porta con sé: « Con la carità sono infuse contemporaneamente tutte le virtù morali »475

Questa nuova affermazione non è sorprendente se non di primo acchito; essa è facilmente spiegabile se ci si ricorda che Dio non fa le cose a metà: con l'amore del fine ultimo, la carità, egli dona simultaneamente la conoscenza di tale fine, la fede, il suo desiderio, la speranza, e i mezzi per giungervi, le virtù.

La tesi non è quindi gratuita, ma non bisogna fraintendere.

Essa non vuole dire che le virtù infuse ci dispensano da ogni sforzo o che esse si praticano senza difficoltà.

Niente di più estraneo al pensiero tomasiano che un quietismo di bassa lega; il dono della grazia esige sempre la collaborazione dell'uomo.

Si può avere in germe l'abito di una virtù e non servirsene, o almeno non facilmente.

Ma in questa prospettiva fondamentalmente unificata che presiede alla concezione dell'uomo secondo Tommaso, ciò significa proprio che con la carità ci sono dati i mezzi di cui essa ha bisogno e che perdere la carità significa perdere contemporaneamente tutti questi mezzi …

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474 I-II, q. 65, a. 2
475 I-II, q. 65, a. 3