Summa Teologica - II-II

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Prologo

Dopo aver trattato in generale delle virtù, dei vizi e delle altre cose che appartengono alla morale, è necessario studiare ciascuna di esse singolarmente: infatti le considerazioni generiche in campo morale sono meno utili, dato che le azioni [ umane ] sono particolari.

In morale però un oggetto può essere studiato singolarmente in due modi:

primo, rispetto alla materia specifica di questa disciplina, cioè studiando una data virtù o un dato vizio;

secondo, rispetto allo stato particolare dei vari uomini, cioè studiando la condizione dei sudditi e dei prelati, degli uomini di vita attiva e dei contemplativi, e le altre varietà del vivere umano.

Prima, dunque, studieremo quanto riguarda gli uomini in tutti gli stati, e in secondo luogo vedremo in particolare ciò che riguarda certi stati determinati [ q. 171 ].

Si deve però notare, sul primo argomento, che se noi volessimo trattare separatamente delle virtù, dei doni, dei vizi e dei precetti, dovremmo ripetere più volte le stesse cose.

Chi infatti vuole trattare in modo adeguato del sesto comandamento: « Non commettere adulterio », è costretto a indagare sull'adulterio, che è un peccato la cui conoscenza dipende dalla cognizione della virtù opposta.

Avremo quindi un metodo più conciso e pratico se studieremo insieme nel medesimo trattato la virtù e il dono corrispondente, i vizi che le si oppongono e i precetti corrispondenti, affermativi o negativi.

E questo metodo gioverà a definire i vizi nella loro specie.

Abbiamo infatti dimostrato sopra [ I-II, q. 72 ] che i vizi e i peccati si dividono specificamente secondo la loro materia od oggetto, e non secondo altre differenze, quali ad es. le distinzioni tra peccati di pensiero, di parola e d'opera, oppure tra peccati di fragilità, di ignoranza e di malizia.

Infatti è identica la materia sulla quale la virtù opera rettamente e di cui i vizi opposti abusano.

Così dunque, dopo aver ridotto tutta la morale alla considerazione delle virtù, tutte le virtù vanno ancora ridotte al numero di sette: tre teologali, di cui parleremo subito, e quattro cardinali, di cui tratteremo in seguito [ q. 47 ].

Delle [ cinque ] virtù intellettuali una è la prudenza, che ritroviamo nel numero delle virtù cardinali; l'arte invece esula dalla morale, che si occupa delle azioni da compiere, essendo l'arte, come si disse sopra [ I-II, q. 57, aa. 3, 4 ], la retta norma delle cose producibili; le altre tre virtù intellettuali infine, cioè la sapienza, l'intelletto e la scienza, convengono anche nel nome con alcuni doni dello Spirito Santo: per cui parleremo di esse trattando dei doni corrispettivi alle varie virtù.

Tutte le altre virtù morali, poi, si riducono in qualche modo alle virtù cardinali, come sopra [ I-II, q. 61, a. 3 ] abbiamo dimostrato: quindi nel trattare di una virtù cardinale esamineremo anche tutte le altre virtù che ad essa in qualsiasi maniera appartengono, e i rispettivi vizi.

E così non sarà trascurato alcun elemento della morale.

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