Summa Teologica - II-II

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Articolo 16 - Se la preghiera dei peccatori possa impetrare qualcosa da Dio

Infra, q. 178, a. 2, ad 1; C. G., III, c. 96; De Pot., q. 6, a. 9, ad 5; In Ioan., c. 9, lect. 3

Pare che la preghiera dei peccatori non possa impetrare nulla da Dio.

Infatti:

1. Nel Vangelo [ Gv 9,31 ] si legge: « Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori ».

E ciò concorda con le parole dei Proverbi [ Pr 28,9 ]: « Chi volge altrove l'orecchio per non ascoltare la legge, anche la sua preghiera è in abominio ».

Ma una preghiera in abominio non impetra nulla da Dio.

Quindi i peccatori non possono impetrare nulla da Dio.

3. I giusti impetrano da Dio ciò che meritano, come sopra [ a. prec., ad 2 ] si è visto.

Ma i peccatori non possono meritare nulla: poiché sono privi della grazia e della carità, che è « l'essenza della pietà », come dice la Glossa [ ord. ] a commento di quel passo di S. Paolo [ 2 Tm 3,5 ]: « Con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la forza interiore ».

Quindi essi non pregano piamente, il che è richiesto invece perché la preghiera possa impetrare, secondo le spiegazioni date [ a. prec., ad 2 ].

Perciò la preghiera dei peccatori non ottiene nulla.

4. Il Crisostomo [ Op. imp. in Mt hom. 14 ] afferma: « Il Padre non ascolta una preghiera che non è stata dettata dal Figlio ».

Ora, nella preghiera dettata da Cristo è detto: « Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori », cosa che invece i peccatori non fanno.

Perciò o essi mentono dicendo queste parole, e allora non sono degni di esaudimento, oppure, se non le dicono, non vengono esauditi, non rispettando la formula di preghiera istituita da Cristo.

In contrario:

S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 44 ] ha scritto: « Se Dio non esaudisse i peccatori, inutilmente il pubblicano avrebbe detto: "Signore, abbi pietà di me peccatore" ».

E il Crisostomo [ Op. imp. in Mt hom. 18 ]: « Chiunque domanda riceve: vale a dire, sia egli giusto o peccatore ».

Dimostrazione:

Nel peccatore vanno considerate due cose: la natura, che Dio ama, e la colpa, che egli odia.

Se quindi un peccatore pregando chiede qualcosa in quanto peccatore, cioè assecondando il desiderio peccaminoso, ciò non viene ascoltato da Dio secondo la sua misericordia, ma talora viene ascoltato come punizione, quando Dio permette che un peccatore sprofondi sempre più nei peccati: infatti, come dice S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 73 ], « ci sono delle cose che Dio nega per benevolenza, e accorda per sdegno ».

Dio ascolta invece la preghiera del peccatore che nasce dall'onesto desiderio della natura, non come per un atto di giustizia, dato che il peccatore non lo merita, ma per pura misericordia; purché siano rispettate le quattro condizioni ricordate sopra [ a. prec., ad 2 ], cioè che uno chieda per sé, cose necessarie alla salvezza, con pietà e con perseveranza.

Analisi delle obiezioni:

1. Come dice S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 44 ], quelle parole sono del cieco « non ancora unto », cioè non ancora perfettamente illuminato.

Quindi non sono approvate.

- Sebbene possano essere vere se riferite al peccatore in quanto peccatore.

Poiché è in questo senso che la preghiera di costui viene dichiarata abominevole.

2. Il peccatore non può pregare piamente nel senso che la sua preghiera sia informata da un abito virtuoso.

Però questa può essere pia per il fatto che domanda cose conformi alla pietà: come uno che non ha l'abito della giustizia può volere una cosa giusta, secondo le spiegazioni date in precedenza [ q. 59, a. 2 ].

E sebbene tale preghiera non sia capace di meritare, tuttavia può essere capace di impetrare: poiché il merito si fonda sulla giustizia, mentre l'impetrazione si fonda sulla benevolenza di Dio.

3. La preghiera del Signore viene recitata a nome di tutta la Chiesa, come sopra [ a. 7, ad 1 ] si è notato.

Se quindi uno che non vuole perdonare recita il Padre Nostro, sebbene quanto dice non sia vero rispetto alla sua persona, tuttavia non mente, poiché ciò rimane vero per la Chiesa; nella quale però egli non si trova quanto al merito, per cui non gode il frutto della preghiera.

- Tuttavia in certi casi alcuni peccatori sono disposti a perdonare i loro debitori.

Per cui la loro preghiera è esaudita, come dicono le parole dell'Ecclesiastico [ Sir 28,2 ]: « Perdona l'offesa al tuo prossimo, e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati ».

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