Supplemento alla III parte

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Articolo 1 - Se solo il vescovo possa conferire il sacramento dell'ordine

Pare che non solo il vescovo possa conferire il sacramento dell'ordine.

Infatti:

1. L'imposizione delle mani è tra le cause della consacrazione.

Ora, ai sacerdoti che vengono ordinati impongono le mani non solo il vescovo, ma anche i sacerdoti presenti.

Perciò il vescovo non è il solo a conferire il sacramento dell'ordine.

2. Il potere di ordine viene conferito quando si consegna all'ordinando quanto riguarda la funzione principale del suo ordine.

Ora, al suddiacono viene consegnato il brocchetto con l'acqua, il bacile e il manutergio dall'arcidiacono, e lo stesso si dica per la consegna agli accoliti del candelabro e delle ampolline vuote.

Quindi non è soltanto il vescovo a conferire il sacramento dell'ordine.

3. Le funzioni proprie di un ordine non possono mai essere affidate a chi non ha tale ordine.

Ora, il conferimento degli ordini minori viene affidato a delle persone che non sono vescovi, cioè ai presbiteri cardinali.

Perciò il conferimento degli ordini non è proprio dell'ordine episcopale.

4. « Chi ha l'incarico di ciò che è principale ha anche quello di ciò che è accessorio » [ Decretales 1,29,21 ].

Ma il sacramento dell'ordine è ordinato all'Eucaristia come l'accessorio al principale.

Potendo dunque il sacerdote consacrare l'Eucaristia, potrà anche conferire gli ordini.

5. Tra un sacerdote e un diacono c'è maggiore distanza che tra un vescovo e un altro vescovo.

Eppure un vescovo può ordinare un altro vescovo.

Quindi un sacerdote può ordinare un diacono.

In contrario:

1. La deputazione dei ministri al culto divino mediante gli ordini è superiore a quella dei vasi sacri.

Ora, la consacrazione di tali vasi è riservata al vescovo.

Quindi a maggior ragione è riservata solo a lui la consacrazione dei ministri.

2. Il sacramento dell'ordine è superiore a quello della cresima.

Ora, solo il vescovo può cresimare.

Perciò è più che mai prerogativa esclusiva del vescovo conferire il sacramento dell'ordine.

3. Le vergini mediante la benedizione non vengono costituite in un grado del potere spirituale, come gli ordinati.

Eppure la consacrazione delle vergini è riservata al vescovo.

Quindi a maggior ragione è riservata soltanto a lui la facoltà di ordinare.

Dimostrazione:

Il potere del vescovo sta al potere degli ordini inferiori come la politica, a cui è affidato il bene comune, sta alle arti e alle virtù inferiori, che si restringono a un bene particolare, secondo le spiegazioni date [ In 4 Sent., d. 24, q. 3, a. 2, sol. 3 ].

Ora spetta alla politica, come dice Aristotele [ Ethic. 1,2 ], dettar legge alle arti inferiori, determinando il compito di ciascuno e i limiti quantitativi e qualitativi del suo esercizio.

Perciò spetta al vescovo attribuire a ciascuno il proprio ministero nel servizio di Dio.

Per questo egli soltanto dà la cresima: poiché i cresimati ricevono come l'incarico speciale di confessare la fede.

E ancora per questo egli soltanto benedice le vergini, che sono figura della Chiesa sposa di Cristo, di cui il vescovo principalmente deve aver cura.

Finalmente spetta a lui consacrare i candidati ai vari ordini, e determinare con la sua consacrazione l'uso degli strumenti che ad essi consegna; come nella vita civile spetta al potere supremo, ad es. al re, distribuire gli uffici secolari.

Analisi delle obiezioni:

1. Con l'imposizione delle mani non viene conferito il carattere sacerdotale, come si è spiegato [ q. 37, a. 5 ], ma la grazia che rende idonei a compierne le funzioni.

E poiché i candidati al sacerdozio hanno bisogno della grazia più abbondante, con il vescovo impongono loro le mani anche i sacerdoti; ai diaconi invece le impone solo il vescovo.

2. Essendo l'arcidiacono come « il principe del ministero sacro », spetta a lui consegnare tutto ciò che riguarda il ministero: come il candelabro, con cui l'accolito accompagna il diacono per la lettura del Vangelo, e il brocchetto, con cui serve il suddiacono; e così pure egli offre al suddiacono gli strumenti con cui questi serve ai ministri superiori.

Però l'atto principale del suddiacono non consiste in tali funzioni, ma nel cooperare quanto alla materia del sacramento.

Quindi egli riceve il carattere tramite la consegna del calice fatta dal vescovo.

L'accolito invece riceve il carattere tramite le parole che il vescovo dice mentre egli riceve dall'arcidiacono le cose suddette: e non tanto il candelabro, quanto piuttosto le ampolle.

Quindi da ciò non segue che l'arcidiacono conferisca l'ordine.

3. Il Papa, avendo la pienezza del potere pontificale, può incaricare chi non è vescovo di funzioni che appartengono alla dignità episcopale, purché non abbiano attinenza immediata col corpo reale di Cristo.

E così per suo incarico un semplice sacerdote può conferire gli ordini minori e la confermazione: non però chi non è sacerdote.

E inoltre costui non può conferire gli ordini maggiori, che hanno relazione immediata con il corpo di Cristo, rispetto alla cui consacrazione il Papa non ha un potere superiore a quello di un semplice sacerdote.

4. Sebbene l'Eucaristia sia in se stessa il sacramento principale, tuttavia non conferisce alcun ufficio, come [ fa invece ] il sacramento dell'ordine.

Perciò il paragone non regge.

5. Per comunicare ad altri ciò che si possiede si richiede non solo l'affinità, ma la pienezza del potere.

Poiché dunque il sacerdote non ha, come il vescovo, il pieno potere sugli uffici gerarchici, non ne segue perciò che egli possa promuovere al diaconato, sebbene tale ordine sia vicino al sacerdozio.

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