Supplemento alla III parte

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Articolo 5 - Se la sottigliezza elimini nel corpo glorioso la necessità di adeguarsi a un luogo pari alla propria grandezza

Pare che la sottigliezza elimini nel corpo glorioso la necessità di adeguarsi a un luogo pari alla propria grandezza.

Infatti:

1. I corpi gloriosi saranno conformi al corpo di Cristo, come afferma S. Paolo [ Fil 3,21 ].

Ora, il corpo di Cristo non è costretto ad adeguarsi a un luogo di uguale grandezza: anzi, esso è contenuto per intero entro le dimensioni piccole o grandi dell'ostia consacrata [ III, q. 76, a. 3 ].

Quindi la stessa cosa avverrà nei corpi gloriosi.

2. Il Filosofo [ Phys. 4,6 ] dimostra che ammettendo la possibilità che due corpi vengano a trovarsi nel medesimo luogo, un corpo grandissimo potrebbe occupare un luogo piccolissimo, poiché le sue varie parti potrebbero entrare tutte nell'identica parte del medesimo luogo: una volta ammesso infatti che i corpi presenti nell'identico luogo possano essere due, essi potranno essere anche di più.

Ma il corpo glorioso, come si dice comunemente, può trovarsi nello stesso luogo di un altro corpo.

Quindi può trovarsi in uno spazio anche molto ristretto.

3. Come un corpo è visibile in forza del suo colore, così è commensurabile a un luogo in forza della sua estensione.

Ma il corpo glorioso è così soggetto allo spirito da poter essere a suo piacimento visto e non visto, soprattutto dagli occhi non glorificati [ cf. più avanti, q. 85, a. 3 ]: la qual cosa fu evidente nella risurrezione di Cristo [ Lc 24,31 ].

Perciò la quantità sarà così soggetta al volere dello spirito da poter essere in un luogo piccolo come in uno grande, e da avere a suo piacimento un'estensione piccola o grande.

In contrario:

1. Aristotele [ Phys. 4,4 ] insegna che ogni essere localizzato si estende in un luogo ad esso uguale.

Ora, il corpo glorioso sarà localizzato.

Quindi si estenderà in un luogo pari alla propria grandezza.

2. Come dimostra Aristotele [ ib., c. 8 ], le dimensioni del luogo e quelle del corpo che lo occupa sono identiche.

Se quindi il luogo fosse più esteso del locato, sarebbe maggiore e minore di se stesso.

Il che è assurdo.

Dimostrazione:

Un corpo non è commisurato al luogo se non mediante le proprie dimensioni, in forza delle quali viene circoscritto dal contatto del corpo locante.

Perché dunque un corpo possa stare in un luogo più ristretto della propria grandezza è indispensabile che tale grandezza in qualche modo diventi più piccola di se stessa.

Ora, ciò può spiegarsi in due soli modi.

Primo, mediante la variazione della grandezza nella materia stessa: ossia per il fatto che la materia che prima riveste un'estensione maggiore poi ne rivestirebbe una minore.

E alcuni dissero questo dei corpi gloriosi, affermando che nei risuscitati la grandezza sarebbe sottomessa al loro volere, nel senso che essi potrebbero essere grandi o piccoli a loro piacimento.

Ma ciò non è ammissibile.

Poiché non ci può essere mutazione in ciò che è intrinseco a una cosa « senza che la mutazione ne alteri la sostanza ».

Infatti nei corpi incorruttibili, ossia nei corpi celesti, non esiste altro che il moto locale, il quale non riguarda ciò che è intrinseco.

Perciò è evidente che la mutazione quantitativa della materia è incompatibile con l'impassibilità e l'incorruttibilità dei corpi gloriosi.

- Inoltre ne seguirebbe che i corpi gloriosi sarebbero ora più rarefatti e ora più densi: poiché non potendo essi perdere nulla della loro materia, questa dovrebbe essere a intermittenza sotto proporzioni piccole e grandi, e quindi soggetta a rarefarsi e a condensarsi.

Il che è inammissibile.

Secondo, si può pensare che la grandezza del corpo glorioso diventi più piccola mediante una variazione nel dislocamento delle sue parti: cioè per il fatto che le parti del corpo glorioso si compenetrano fra loro, in modo da ridursi a un' estensione comunque piccola.

E fu questa l'opinione di alcuni, i quali dicevano che il corpo glorioso, avendo a motivo della sua sottigliezza la capacità di coesistere con un corpo non glorioso nell'identico luogo, avrebbe anche quella di far rientrare una sua parte nell'altra, in modo che il corpo glorioso potrebbe passare tutto intero attraverso i pori di un altro corpo.

E in questo modo secondo costoro il corpo di Cristo sarebbe uscito dal seno verginale, e sarebbe entrato « a porte chiuse » dove erano i discepoli [ Gv 20,19.26 ].

Ma anche questa spiegazione è inaccettabile.

Sia perché il corpo glorioso non ha la proprietà di trovarsi con un altro corpo nel medesimo luogo a motivo della sua sottigliezza [ aa. 2,4 ].

- Sia perché, quand'anche avesse tale capacità, non la avrebbe nei riguardi di un altro corpo glorioso, secondo l'opinione più comune.

- Sia ancora perché la cosa ripugna alla buona disposizione del corpo umano, la quale richiede la debita dislocazione e la debita distanza tra le parti.

Quindi ciò non potrà mai avvenire neppure per miracolo.

Perciò si deve concludere che il corpo glorioso occuperà sempre un luogo pari alla propria grandezza.

Analisi delle obiezioni:

1. Il corpo di Cristo, come si è spiegato sopra [ a. 3, ad 4 ], non è presente localmente nel sacramento dell'Altare.

2. In quella prova [ per assurdo ] il Filosofo sostiene che, una volta ammesso il fatto della compenetrazione, una parte potrebbe per lo stesso motivo compenetrarsi nell'altra.

Ma tale compenetrazione nei corpi gloriosi non è ammissibile, come si è spiegato [ nel corpo ].

Perciò l'argomento non vale.

3. Un corpo è visibile per il fatto che agisce sulla vista [ De anima 2,7 ].

Ora, il fatto di agire o non agire sulla vista non modifica nulla nel corpo stesso.

Quindi non ripugna che esso possa essere visto o non visto a piacimento.

Ma la localizzazione in un dato luogo non è un'azione derivante dalla quantità come la visibilità deriva dal colore.

Perciò il paragone non regge.

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