2 Corinzi

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Capitolo 5

CEI 2008 - Audio - Interconfessionale

1 Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli.
Sap 9,15
Gb 4,19
Is 38,12
2 Pt 1,13-14
2 Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste:
3 a condizione però di esser trovati già vestiti, non nudi.
Rm 8,23
4 In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita.
1 Cor 15,51-53
1 Ts 4,15
5 È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito.
2 Cor 1,22+
Rm 8,23
6 Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore,
7 camminiamo nella fede e non ancora in visione.
1 Pt 1,1+
8 Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore.
1 Cor 13,12
Rm 8,24
Fil 1,21-23
9 Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi.
10 Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.
Rm 14,10
Mt 25,19.31s
Gv 5,27
Eb 11,6+

L'esercizio del ministero apostolico

11 Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti.
E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze.
12 Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore.
2 Cor 3,1+
13 Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi.
14 Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti.
Gal 2,20
Rm 6,4-11
15 Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro.
Rm 6,11+
Rm 7,1+
16 Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così.
Rm 7,5+
17 Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
Rm 1,3
Rm 9,5
Is 43,18-19
18 Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.
Rm 5,10
19 È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
20 Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro.
Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
21 Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.
1 Gv 3,5
Rm 8,3
Gal 3,13
Is 53,5-12
1 Pt 2,24
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Abbreviazioni
5,1-10 Una casa non fatta da mani d'uomo
Questo brano continua 2 Cor 4,16-18 che opponeva la rovina progressiva dell'uomo esteriore e il progresso dell'uomo interiore ( v 16; cf. Rm 7,22+ ).
L'uomo interiore, identico qui all'uomo nuovo ( Col 3,10+ ),
costituisce la caparra dello Spirito ( 2 Cor 5,5; cf. Rm 8,23 )
la cui pienezza sarà data nella resurrezione, dove il credente sarà rivestito della sua abitazione celeste ( 2 Cor 5,2 ),
cioè di un corpo spirituale ( cf. 1 Cor 15,44 ).
Da qui un ardente desiderio ( 2 Cor 5,2 ) di tale pienezza e l'augurio di non esserne privato, anche solo temporaneamente, a causa della morte, che potrebbe sopraggiungere prima della parusia ( 2 Cor 5,4 )
e, dunque, di essere ancora in vita al momento della venuta del Signore;
ma cf. 2 Cor 5,8+.
5,1 L'abitazione, una dimora non costruita da mani d'uomo è il corpo vivificato dallo Spirito per la risurrezione finale ( 1 Cor 15,44-45 ).
Quelli che saranno ancora vivi al tempo della venuta gloriosa di Cristo indosseranno, sopra il corpo fisico trasformato, il corpo spirituale celeste.
Quelli che saranno già morti indosseranno il corpo spirituale come un vestito nuovo
( 1 Cor 15,51.53-54; 1 Ts 4,16-17 ).
5,3 Cioè: a condizione che noi siamo ancora in vita, al tempo del ritorno glorioso del Cristo.
Paolo vorrebbe essere tra coloro che la venuta del Signore troverà vivi e il cui corpo sarà trasformato senza passare per la morte.
Essi « rivestiranno », se si può dire, il « corpo spirituale » sopra il « corpo psichico » ( 1 Cor 15,44.53.54 ), « assorbito » dal primo.
- Altra traduzione: « poiché, avendolo rivestito, non saremo trovati nudi ».
5,7 Cf. 1 Cor 13,12.
La fede sta alla visione chiara come l'imperfetto sta al perfetto.
Testo importante, che mette in evidenza l'aspetto conoscenza della fede.
5,8 La morte è un esilio dal corpo, ma è anche, allo stesso tempo,
il compimento della comunione con Dio ( Fil 1,23 ).
Qui e in Fil 1,23, Paolo intravvede una unione del cristiano con il Cristo immediatamente dopo la morte individuale.
Senza contraddire la dottrina biblica della resurrezione finale ( Rm 2,6+;
1 Cor 15,44+ ),
questa attesa di una beatitudine dell'anima separata risente dell'influsso greco, che d'altra parte era già sensibile nel giudaismo contemporaneo ( cf. Lc 16,22; Lc 23,43; 1 Pt 3,19+ ).
Per l'estasi dell'anima separata dal corpo vedere 2 Cor 12,2s ( cf. Ap 1,10; Ap 4,2; Ap 17,3; Ap 21,10 ).
Dove sono i salvati fra la loro morte e il ritorno di Gesù?
5,11-21 Lasciatevi riconciliare con Dio
5,13 Allusione ad avvenimenti anteriori.
Paolo forse è stato « fuori di senno » nella sua lettera scritta « tra molte lacrime »
( 2 Cor 2,4 ),
ma era « per Dio », per manifestare l'assoluto delle esigenze divine.
Se ora è « assennato », è « per voi », per mettersi alla portata dei suoi lettori nella sua cura di « convincere gli uomini » ( 2 Cor 5,11 ).
Nell'uno e nell'altro caso, egli agisce spinto dall'amore del Cristo ( 2 Cor 5,14 ).
5,14 Il Cristo è morto per tutti, cioè in nome di tutti, come capo che rappresenta l'intera umanità.
Ma ciò che ha valore agli occhi di Dio, in questa morte, è l'obbedienza d'amore che manifesta, il sacrificio di una vita data interamente ( Rm 5,19+; Fil 2,8;
cf. Lc 22,42p; Gv 15,13; Eb 10,9-10 ).
I fedeli, resi partecipi di questa morte con il battesimo ( Rm 6,3-6 ),
devono ratificare questa oblazione del Cristo con la loro vita ( v 15 e Rm 6,8-11 ).
5,16 Paolo non è mosso da considerazioni umane, ma il suo criterio di valutazione
e i suoi rapporti sono ispirati dalla fede in Gesù Cristo morto e risorto.
Paolo non dice che ha conosciuto personalmente Gesù di Nazaret.
Afferma che tutti, compresi quelli che hanno potuto conoscerlo ( « noi » ), devono rinunziare a dare importanza alla affinità « carnale » con Gesù: legame di parentela, di consuetudine familiare, di nazionalità ( cf. Mc 3,31-35p ).
Per altri, Paolo opporrebbe la sua conoscenza attuale del Cristo, Signore della gloria, a quella che aveva prima della sua conversione, quando lo considerava un nemico.
5,17 L'espressione paolina nuova creatura indica il cambiamento radicale inaugurato dalla risurrezione di Gesù Cristo ( Gal 6,15 ).
creatura nuova: Dio che aveva creato tutte le cose per il Cristo ( cf. Gv 1,3 ),
ha restaurato la sua opera, sconvolta dal peccato, ricreandola nel Cristo
( Col 1,15-20+ ).
Il centro di questa « nuova creazione » - che interessa tutto l'universo ( Col 1,19s+; cf. 2 Pt 3,13; Ap 21,1 )
- è l'« uomo nuovo » ( cf. anche Gal 6,15 )
creato nel Cristo ( Ef 2,15+ )
per una vita nuova ( Rm 6,4 )
di giutizia e di santità ( Ef 2,10; Ef 4,24+; Col 3,10+ ).
Confrontare la nuova nascita del battesimo ( Rm 6,4+ ).
- ne sono nate di nuove: vari codici e la volg. hanno: « tutte le ( cose ) sono nuove ».
5,19 L'iniziativa della riconciliazione risale a Dio, passa attraverso Cristo e si propaga con la parola dei suoi inviati.
5,21 Lo fece peccato: lo rese cioè carico del nostro peccato, in quanto Gesù divenne solidale con la condizione umana di peccato e morì in croce come i peccatori
( Gal 3,13 ).
Sullo sfondo è la figura del Servo del quarto canto di Isaia, solidale con i peccatori e fedele al Signore ( Is 53,5-12 ).
Dio ha reso il Cristo solidale con l'umanità peccatrice per rendere gli uomini solidali con la sua obbedienza e la sua giustizia ( cf. 2 Cor 5,14+; Rm 5,19+ ).
Forse peccato qui è preso nel senso di « sacrificio o vittima per il peccato »;
la stessa parola ebraica hatta't può avere i due sensi ( cf. Lv 4,1-5,13 ).