25 Aprile 1970

Vibri sempre l'« Alleluia » in ogni cuore

Noi vi saluteremo con un grido di stagione, la stagione pasquale, che, come tutti sapete, mette sulle labbra della Chiesa questa esclamazione: alleluia!

Alleluia diremo pertanto noi pure a voi, cari visitatori, invitandovi tutti a ripeterlo nel cuore con noi.

È un grido di gioia, che esprime il sentimento, semplice e denso ad un tempo, di cui i cuori dei Fedeli traboccano nella celebrazione della festa della risurrezione di Cristo, per la memoria del fatto storico e reale che conclude la narrazione evangelica e per l'intelligenza, esultante ed accecata di luce, del mistero della redenzione e della vita nuova, che da Cristo ai cristiani si estende.

Alleluia vuol dire: lode a Dio, ed esprime il gaudio e l'entusiasmo che sostiene ed accompagna, come un canto, il nostro ormai sicuro pellegrinaggio verso la pienezza dell'eterna vita ( Cfr. S. Aug., Sermo 255 ).

Un'intenzione occasionale e un'intenzione pastorale suggeriscono a noi questa beatificante parola: noi vorremmo che voi, visitatori e pellegrini convenuti a questa Udienza generale straordinaria, aveste a provare un'interiore impressione di gioia, di quella gioia singolare, la quale ancor più sale dal di dentro dell'anima che non sia tanto provocata dalla sempre stupenda e impressionante visione dei monumenti dell'Urbe e dalla magnificenza di questa Basilica, ma dal fatto d'essere qui:

la gioia d'essere in questa aula sontuosa ed immensa come in casa vostra,

la gioia di sentirvi fedeli autentici, di sentirvi figli della santa Chiesa,

la gioia d'avere raggiunto il polo dell'unità e della carità,

la gioia di sapervi sopra la tomba di San Pietro, e perciò anche voi inseriti, come pietre vive, nel mistico edificio che Cristo sta misteriosamente costruendo ( Cfr. 1 Pt 2,5 ).

Alleluia!

Noi vorremmo che tutti voi aveste a gustare questo momento di felicità spirituale, e che ne aveste a comprendere la verità, la singolarità, la profondità: essere qui, alleluia!

Sono così rari i momenti in cui si può essere felici senza limiti, senza timori, senza rimorsi!

Ricordate le strofe del salmo: « Io mi sono rallegrato quando mi hanno detto: andremo nella casa di Iahve! » ( Sal 121 ), il Dio delle vittorie.

E ancora: « Quanto sono amabili le tue tende, o Dio dei cieli; gode e si effonde l'anima mia negli atri del Signore! » ( Sal 83 ).

La religione, la fede, la grazia hanno questi istanti d'esultanza interiore, queste sorprese dello Spirito, questi preludi dolci e impetuosi della vita di Dio in noi.

Sì, alleluia, in Cristo e nella Chiesa.

« Gioia, gioia, pianti di gioia » ( Pascal ).

E se Noi ripetiamo questo grido di esuberante letizia, lo facciamo anche per un'intenzione pastorale.

Non basta la gioia di un attimo di pienezza sensibile e spirituale insieme; la gioia dovrebbe essere perenne, anche se in un grado inferiore d'intensità.

Il credente, colui ch'è riuscito a incontrare, sia pure nell'incognito del nostro pellegrinaggio terreno ( Cfr. Lc 24,32 ) Cristo risorto, dovrebbe avere sempre dentro di sé il carisma del gaudio.

Il gaudio, con la pace, è il primo frutto dello Spirito ( Gal 5,22 ).

E noi sappiamo che nel disegno divino della salvezza esiste un rapporto ( che ora non precisiamo ) fra lo Spirito e la Chiesa; ci basti ripetere la sentenza scultorea di S. Agostino: quantum quisque amat Ecclesiam, tantum habet Spiritum Sanctum, quanto uno ama la Chiesa, tanto possiede lo Spirito Santo ( In Gv. 32,8 ).

Per godere del carisma gaudioso dello Spirito, bisogna amare la Chiesa.

Si è parlato del « senso della Chiesa »; noi vorremmo spingere più avanti questo fenomeno interiore, ed esortarvi ad avere « il gusto della Chiesa », che oggi, purtroppo, sembra venir meno in tanti che pur della Chiesa si atteggiano a riformatori: hanno gusto della contestazione, della critica, della emancipazione, della arbitraria concezione, e spesso della sua disgregazione e demolizione.

No, non possono avere il « gusto della Chiesa », e fors'anche nemmeno l'amore.

Una comprensione vera di ciò che è, di ciò che deve essere ( Cfr. S. Aug., De moribus Ecclesiae, 1, 30 ) noi non vediamo come codesti figli inquieti possono davvero in se stessi sperimentare.

Noi vi auguriamo, Fratelli e Figli, che voi possiate sempre avere nel cuore, pensando alla Chiesa, alla sua storia, alle sue glorie, alle sue debolezze, ai suoi bisogni, alla sua vera rinascita postconciliare, avere sulle labbra e nel cuore il grido pasquale: alleluia!

Vi esorta, vi assiste la Nostra Benedizione Apostolica.