Discorsi sui tempi Liturgici

Indice

Nei giorni di Pasqua sull'Alleluia

1.1 - Alleluia è adesso un cantico di pellegrini
2.2 - Maria e Marta
3.3 - Gran dono di Dio è la salute
4.4 - Il primo uomo ci ha rovinati, il Figlio dell'uomo ci ha salvati
5.5 - Grande gioia per chi è ammesso a cantare le lodi di Dio
6.6 - Dalle molte necessità passeremo al godimento dell'unico Bene
8.7 - La nostra salute sarà perfetta nell'immortalità

1.1 - Alleluia è adesso un cantico di pellegrini

Essendo piaciuto al Signore che incontrassimo la vostra Carità durante il periodo dell'Alleluia, è doveroso dirvi una parola su questo Alleluia.

Spero non esservi di peso se vi rammenterò cose che sapete, in quanto l'Alleluia è una parola che diciamo ogni giorno e ogni giorno ne godiamo.

Sapete pertanto che Alleluia in latino corrisponde a: " Lodate Dio "; noi cantiamo all'unisono questa parola e uniti attorno ad essa in comunione di sentimenti, ci sproniamo a vicenda alla lode di Dio.

Dio però può lodarlo con tranquillità di coscienza colui che non ha commesso nulla per cui gli dispiaccia.

Inoltre, per quanto riguarda il tempo presente in cui siamo pellegrini sulla terra, cantiamo l'Alleluia come consolazione per essere fortificati lungo la via; l'Alleluia che diciamo adesso è come il canto del viandante; tuttavia, percorrendo questa via faticosa, tendiamo a quella patria dove ci sarà il riposo, dove, scomparse tutte le faccende che c'impegnano adesso, non resterà altro che l'Alleluia.

2.2 - Maria e Marta

Questa parte, la più soave, se l'era scelta Maria, quella che, inattiva, apprendeva e lodava; la sua sorella Marta invece se ne stava occupata in moltissime faccende.

Costei si dedicava, è vero, a cose necessarie ma transitorie; si dedicava a cose proprie di chi è in via, non di chi è in patria, di chi è pellegrino, non di chi ha conquistato il possesso.

Lei aveva accolto il Signore e quelli che lo accompagnavano: e il Signore aveva un corpo, e come s'era degnato d'avere un corpo per noi così s'era degnato d'aver fame e sete.

E siccome s'era degnato d'aver fame e sete, si degnò di ricevere il sostentamento da coloro che egli aveva abbondantemente provveduto.

Si degnò d'essere ospitato non per bisogno ma per degnazione.

Marta dunque si stava dedicando a provvedere alle necessità di quelle persone affamate e assetate.

Con attività premurosa era indaffarata per dar da mangiare e da bere a quei santi e al Santo dei santi, ospiti in casa sua. ( Lc 10,38-42 )

Opera eccellente, ma destinata a cessare.

O che dureranno per sempre la fame e la sete?

Quando saremo congiunti con quella purissima e perfettissima Bontà non ci saranno necessità per cui ci si debba servire.

Saremo beati e non avremo più bisogno di cosa alcuna; essendo nell'abbondanza non cercheremo nulla.

E cos'è quello che avremo, sì che non dobbiamo andare in cerca di altro?

Ve l'ho già detto: ciò che ora accettate per fede, allora lo vedrete.

A questo ci riferivamo con le parole: essendo nell'abbondanza non cercherete più nulla, cioè non avrete più bisogno di altre cose.

Ma cosa sarà questo bene che possederemo?

A chi lo serve, a chi lo onora, a chi crede e spera in lui, a chi lo ama, cosa mai darà Iddio?

3.3 - Gran dono di Dio è la salute

Ci sono note le cose che Dio dà in questo mondo a coloro che non credono in lui, non hanno speranza in lui, sono ribelli a lui e lo bestemmiano: ci sono noti i doni che loro elargisce.

Il primo dei quali è la salute, che viene da lui ed è cosa così dolce che mai ci stanchiamo d'averla.

Prendiamo un povero: se ha la salute, cosa gli manca?

Al contrario, prendiamo un ricco: se non ha la salute, cosa gli giova tutto quello che possiede?

Un bene così grande qual è la salute viene certo da lui, sì proprio da lui, dal Signore nostro Dio che adoriamo, dal Dio vero nel quale crediamo e speriamo e che amiamo.

A questo punto, però, notate come la salute, questo bene così grande, Dio la dà tanto ai buoni quanto ai cattivi, tanto a chi lo bestemmia quanto a chi lo loda.

Anzi, un'altra cosa vorrei dirvi.

Il buono e il cattivo sono tutti e due uomini; e l'uomo, per quanto cattivo, è superiore all'animale.

Ebbene, Dio dà la salute anche agli animali domestici e ai draghi, e la dà, questa salute, anche alle mosche e ai vermiciattoli.

Colui che tutto ha creato mantiene tutto in salute.

Tralasciando quindi tutto il resto, ammesso che non ci sia bene più grande della salute, ne è venuto fuori che Dio la dà non solo agli uomini ma anche agli animali.

Come dice il Salmo: Signore, tu salverai e uomini e giumenti, poiché grande assai è la tua misericordia, o Dio. ( Sal 36,7-8 )

È ovvio: essendo Dio, sei tale che la tua bontà non resta circoscritta agli esseri che stanno in alto, lasciando nell'abbandono quelli che sono in basso.

Essa raggiunge tutti: dagli angeli agli animali più impensati e insignificanti.

La sapienza infatti si spinge da un estremo all'altro, si dilata con fortezza e dispone tutte le cose con soavità. ( Sap 8,1 )

È per questa disposizione, congiunta in lei a soavità, che la salute è cosa gradita a tutti.

4.4 - Il primo uomo ci ha rovinati, il Figlio dell'uomo ci ha salvati

Se quindi Dio elargisce un dono così grande ai buoni e ai cattivi, agli uomini e agli animali, cosa mai sarà, fratelli miei, ciò che egli riserva ai buoni?

Aveva detto in antecedenza: Signore, tu salverai e uomini e giumenti poiché grande assai è la tua misericordia, o Dio.

E poi aggiungeva: Quanto ai figli degli uomini. ( Sal 36,7-8 )

Chi sono costoro? Sembrerebbe che una cosa siano gli uomini in genere ( dei quali poco prima aveva detto: Tu, Signore, salverai uomini e giumenti ) e un'altra i figli degli uomini.

Ma in effetti potrà essere vero che una cosa sono gli uomini e un'altra i figli degli uomini e che i figli degli uomini sono un qualcosa di diverso dagli uomini?

Qual è allora il significato d'una tale distinzione?

Sono detti uomini in quanto fanno parte dell'umanità, sono detti figli degli uomini in quanto fan parte del Figlio dell'uomo; uomini, dunque, per rapporto all'umanità, figli degli uomini in rapporto al Figlio dell'uomo.

Ci fu infatti un uomo che non è stato figlio di uomo; colui che fu creato per primo fu un uomo, ma non un figlio di uomo.

E cosa derivò a noi dall'uomo? E dal Figlio dell'uomo cosa ci derivò?

Voglio rammentarvi ciò che derivò a noi dall'uomo citando le parole dell'Apostolo: Per un sol uomo entrò nel mondo il peccato e attraverso il peccato la morte, e così si diffuse in tutti gli uomini, che in lui avevano peccato. ( Rm 5,12 )

Ecco cosa ci ha propinato l'uomo; ecco quel che abbiamo bevuto dal progenitore e che ancor oggi con difficoltà stiamo smaltendo.

Se questo abbiamo ricevuto dall'uomo, dal Figlio dell'uomo cosa abbiamo ricevuto?

Dice: Non ha risparmiato il suo proprio Figlio.

Se non ha risparmiato il suo proprio Figlio ma lo ha sacrificato per tutti noi, come non ci avrà donato, insieme con lui, tutte le cose? ( Rm 8,32 )

Non diversamente altrove.

Come per la disobbedienza di un solo uomo i molti sono stati ridotti allo stato di peccatori così, viceversa, per l'obbedienza di un sol uomo i molti saranno giustificati. ( Rm 5,19 )

Da quello dunque il peccato, da Cristo la giustizia.

Ne segue che tutti i peccatori rientrano nella serie dell'uomo, mentre tutti i giusti nella serie del Figlio dell'uomo.

E vi meravigliate - all'udire dal Salmo che: Tu, Signore, salverai gli uomini e i giumenti - che una tale salute l'abbiano anche i peccatori, gli empi, gli iniqui, coloro che disprezzano Dio e lo abbandonano, coloro che amano il mondo e, dediti alla malvagità, odiano la verità? che l'abbiano gli uomini imparentati all'uomo?

Perché tali uomini non si inorgoglissero per il fatto d'aver la salute di ordine temporale, accanto a loro sono nominati anche i giumenti.

Di che cosa ti rallegri, o uomo?

Quel che tu possiedi non lo possiede, come te, anche il tuo asino, la tua gallina, qualsiasi animale che hai in casa?

Non lo posseggono anche questi passeri?

La salute del corpo non l'hai ugualmente come tutti questi animali?

5.5 - Grande gioia per chi è ammesso a cantare le lodi di Dio

Investiga dunque ciò che è stato promesso ai figli degli uomini.

Troverai quanto segue: I figli degli uomini al contrario spereranno al riparo delle tue ali. ( Sal 36,8 )

Finché sono in via debbono sperare.

I figli degli uomini al contrario spereranno al riparo delle tue ali.

Siamo infatti stati salvati, ma nella speranza. ( Rm 8,24 )

Orbene, questo sperare al riparo delle ali di Dio non è dato indistintamente agli uomini e agli animali; è dato a noi che con la speranza ci allatta, ci nutre, ci fortifica e ci consola fra gli stenti della vita presente.

Per questa speranza cantiamo l'Alleluia; e, se la speranza ci procura una gioia così grande, cosa sarà la realtà posseduta in se stessa?

Chiedi cosa sarà? Ascolta quel che viene dopo: Saranno inebriati dall'abbondanza della tua casa. ( Sal 36,9 )

Questo ha per oggetto la nostra speranza.

Se abbiamo sete e fame, necessariamente dovremo essere saziati; ma finché dura la via ci sarà la fame; la sazietà l'avremo in patria.

Quando saremo saziati? Sarò sazio quando apparirà la tua gloria. ( Sal 17,15 )

Al presente la gloria del nostro Dio, la gloria di Cristo, è celata e, insieme con lui, è celata anche la gloria riservata a noi.

Ma, quando apparirà Cristo, vostra vita, allora anche voi apparirete insieme con lui nella gloria. ( Col 3,4 )

Allora l'Alleluia sarà vissuto nella sua realtà, adesso invece nella speranza.

Ora è la speranza che canta tal lode, la canta l'amore, quell'amore che la canterà anche lassù; ma l'amore che la canta adesso è un amore famelico, quello che la canterà lassù sarà un amore fruitivo.

Cos'è infatti l'Alleluia? Ve l'ho già detto, miei fratelli; è: Sia lode a Dio.

Ecco, al presente voi udite questa parola e l'ascolto vi dà gioia e mossi dalla gioia lodate.

Se così amate una goccia di rugiada, quanto più non ne amerete la fonte?

Ciò che è per uno stomaco pieno d'aria una eruttazione, è la lode per un cuore sazio.

E se ora lodiamo una cosa conosciuta per fede, quale non sarà la nostra lode quando saremo giunti alla visione?

Ecco la parte scelta da Maria, simbolo della vita futura, che di fatto ancora non possedeva.

6.6 - Dalle molte necessità passeremo al godimento dell'unico Bene

Ma c'è una duplice vita: una nel godimento, un'altra nel bisogno.

Quella nel bisogno è stentata, quella nel godimento è piacevole.

Ma entra dentro! Non cercare il godimento al di fuori, perché non ti succeda che, gonfiato dal godimento ottenuto, non riesca a passare per la porta stretta.

Ecco, Maria vedeva il Signore, ma rivestito di carne; ascoltava il Signore, ma sempre nella sua carne, cioè, come avete ascoltato dalla lettura della Lettera agli Ebrei, come attraverso un velo. ( Eb 10,20 )

Quando invece noi lo vedremo a faccia a faccia, non ci sarà alcun velo.

Comunque, Maria, se ne stava seduta, cioè non badava ad altre faccende ma solo ascoltava e lodava, mentre Marta era indaffarata in una gran quantità di servizi.

A lei disse il Signore: Marta, Marta, tu ti occupi di troppe cose, mentre una è quella di cui c'è bisogno. ( Lc 10,41-42 )

In realtà ciò che è necessario è una sola cosa, non molte, anche se, prima di arrivare a quell'unica, abbiamo bisogno di molte cose.

Verso quell'unica cosa siamo protesi, badando che la molteplicità non abbia a distrarci da lei fino a distaccarcene.

Diceva l'Apostolo che quell'unica cosa egli stesso non l'aveva ancora raggiunta.

Diceva: Quanto a me, non credo d'averla conseguita; di una sola cosa però mi preoccupo: dimenticando le cose che mi sono dietro e stendendomi verso ciò che mi sta davanti …

Non gonfio ma proteso. L'unità non gonfia ma distende.

La molteplicità gonfia, l'unità estende.

E questo fino a quando? Finché siamo in questo mondo.

Quando saremo giunti al possesso, ci raccoglierà in uno, non ci obbligherà a estenderci ancora.

Di una sola cosa però mi preoccupo: dimenticando le cose che mi sono dietro, e stendendomi verso ciò che mi sta davanti, con intensità - ecco l'estendere che esclude la dispersione, con intensità perseguo la palma della vocazione soprannaturale avuta da Dio in Cristo Gesù. ( Fil 3,13-14 )

L'ordine delle parole dovrebbe essere questo: Una cosa sola cerco.

Arriveremo dunque un giorno e godremo dell'Uno, ma quest'Uno, esso solo, sarà tutto per noi.

Cosa ho detto infatti, o fratelli, all'inizio del discorso?

Cosa sarà quel molto che avremo per cui non ci mancherà più nulla? Cosa sarà questo molto?

Era questo il problema sul quale mi ero proposto di parlare: cosa darà Dio a noi e non lo darà ai cattivi?

Venga escluso l'empio dal vedere la gloria di Dio. ( Is 26,10 )

Questa sua gloria ci darà dunque Dio perché ne godiamo, e dalla visione della medesima gloria l'empio sarà escluso.

Tutta la nostra ricchezza, la ricchezza immensa che possederemo, sarà Dio stesso.

O avaro, cosa pensavi di dover ricevere?

Quale ricchezza potrà chiedere a Dio uno al quale lo stesso Dio non basta?

7.7 - Ci si dice, dunque, che possederemo Dio e che egli da solo formerà la nostra gioia, non solo ma anche che il godimento che proveremo per lui solo sarà così grande che non ne cercheremo alcun altro.

Ci si dice ancora che godremo in pienezza di lui solo, e in lui godremo scambievolmente gli uni degli altri.

Se infatti non avessimo Dio, noi cosa saremmo?

E quindi, amandoci fra noi, che cosa dobbiamo amare se non Dio, o in quanto l'abbiamo o in quanto lo vogliamo avere?

 Orbene, quando ci si dice che tutto il resto ci verrà sottratto e per fonte del nostro gioire ci sarà solo Dio, l'anima, assuefatta ad abbandonarsi a molti piaceri, prova come un senso di soffocamento e dice ( si tratta ben inteso di un'anima carnale, cioè schiava della carne, impegolata nei desideri carnali, con le penne invischiate in aspirazioni disoneste che le impediscono di volare verso Dio ), dice dunque quest'anima: Ma cosa avrò mai, se non potrò né mangiare né bere né andare a letto con mia moglie?

Che sorta di godimento mi sarà dato?

Godimenti di tal fatta sono godimenti che ti derivano dall'essere malato, non sano.

Vedi? Durante la vita presente succede talvolta che il tuo corpo si ammali, mentre altre volte è in buona salute.

Statemi attenti e permettete che vi dica una parola che vi serva da immagine per capire una cosa che altrimenti non saprei come spiegare.

I malati desiderano - e ardentemente - alcune cose, ad esempio una fonte d'acqua, un frutto, e tale è l'ardore del loro desiderio da ritenere che, quando saranno guariti, non potranno esimersi dal soddisfarlo.

Arriva la guarigione e il desiderio svanisce: ciò che avevano tanto desiderato diventa intollerabile.

È segno che a provocare quel desiderio era la febbre.

Ma di che genere sarà questa salute che ridona vigore al malato?

8.7 - La nostra salute sarà perfetta nell'immortalità

E la salute per la quale diciamo di star bene cos'è?

A questo riguardo vorrei che comprendeste bene il riferimento.

Dicevamo or ora che molti desideri del malato vengono eliminati quando egli recupera la salute.

Ebbene, come la salute toglie questi desideri così l'immortalità toglie tutti i desideri.

L'immortalità è la nostra salute.

Ripensate alle parole dell'Apostolo e vedete in che cosa consista: Bisogna che questo corpo corruttibile si rivesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si rivesta d'immortalità. ( 1 Cor 15,53 )

In tal modo noi saremo simili agli angeli di Dio. ( Mt 22,30 )

O che forse questi angeli si sentono miseri per il fatto che non mangiano?

Non sono essi, al contrario, più beati perché esenti da questa e altre simili necessità?

O che ci sarà forse una qualche persona così ricca da potersi paragonare agli angeli?

Gli angeli sono veramente ricchi.

Difatti come siamo noi soliti chiamare le ricchezze? Risorse.

E gli angeli hanno grandi risorse, essendo loro assai facile ogni cosa.

Quando si fa l'elogio di un ricco, si dice di lui: Oh, quant'è magnifico!

È padrone, è ricco, è potente.

La sua grandezza è tale che gli consente d'andar dove vuole: ha cavalli, ha mezzi, ha degli schiavi pronti a servirlo.

Sono queste le cose di cui dispone il ricco: andare dove gli pare, non provare alcuna strettezza.

Ora guarda all'angelo: egli è dovunque vuole.

Non deve dire: Attaccami il cavallo, e nemmeno: Mettigli i finimenti, cose che i ricchi dicono tronfi di superbia, pretendendo d'essere dei pezzi grossi perché hanno dei sudditi ai quali possono comandare di attaccare i cavalli o mettere loro le bardature.

Che miseria! Tali parole sono segno di limitatezza, non di potenza.

Ebbene, di cose come queste lassù non avremo più bisogno, e per questo saremo beati.

Saremo pieni, ma del nostro Dio.

Egli sarà per noi compenso di tutte quelle cose che quaggiù desideriamo e consideriamo importanti.

Quaggiù desideri, come cosa importante, il cibo; lassù Dio sarà il tuo cibo.

Quaggiù desideri amplessi carnali; ma, quanto a me è cosa buona congiungermi con Dio. ( Sal 73,28 )

Quaggiù ambisci le ricchezze; ma come potrà mancarti qualcosa se possederai colui che ha fatto tutte le cose?

E per rassicurarti sul come sarà quella vita userò le parole dell'Apostolo quando dice: Dio sarà tutto in tutti. ( 1 Cor 15,28 )

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