14 Maggio 1975

Promuovere la riconciliazione nella Chiesa e nella famiglia umana

Fratelli e Figli carissimi!

Vi sono momenti, vi sono luoghi in cui le cose parlano per chi sa ascoltare.

Quali momenti e quali luoghi? quei momenti e quei luoghi, che si fanno voce d'un significato spirituale.

Questo momento, ad esempio, questo luogo.

Che cosa ci dice questo momento? che cosa ci dice questo luogo?

Essi ci dicono con una prima evidenza sensibile la singolarità di questa assemblea.

Ce lo dicono per il fatto che ora qui noi siamo molti, che noi siamo spontaneamente riuniti, che noi siamo diversificati dalle nostre rispettive differenti origini, - chi viene da un Paese, chi da un altro -, e che perciò esiste fra noi il distacco naturale, ma che sa un po' di amarezza, della diversità delle lingue, rese ostacolo più che veicolo alla mutua comunicazione, la quale, com'è chiaro, è nell'intenzione profonda d'un'assemblea come questa, la quale pretende, niente meno, di farci tutti eguali, tutti amici, tutti fratelli; di darci cioè, dapprima sensibilmente, e poi spiritualmente l'esperienza felicissima, umanissima, cristiana in una parola, d'essere tutti una cosa sola, una famiglia sola, un corpo solo, cioè d'essere « Chiesa ».

Chiesa vuol dire riunione; anzi pretende di significare unità.

Potremmo fermarci a questa prima conclusione dell'atto di coscienza ispirato dalla voce sensibile del momento presente e del luogo in cui siamo: noi rappresentiamo uno spettacolo di unità, risultante non solo dalla simultanea presenza, ma ben più dai motivi, dai sentimenti, dagli animi, che qui ci riuniscono.

Potremmo attribuire a una riunione come questa una ben nota frase biblica: « quanto è bello, quanto giocondo che dei fratelli si trovino insieme! » ( Sal 132,1 ).

Potremmo aggiungere l'eco d'una reminiscenza che ci viene dagli antichi maestri del costume cristiano; scrive, a proposito delle prime comunità ecclesiali, Tertulliano: « Vedi come si vogliono bene gli uni e gli altri » ( Tertulliani Apol. 39, 7 ).

E con questa testimonianza tante altre; quella di S. Agostino, ad esempio: « Tu, Chiesa cattolica verissima madre dei Cristiani … egli scrive, congiungi fratelli a fratelli con il vincolo della religione, più stabile e più stretto che quello del sangue! » ( S. Augustini De moribus Eccl. cath. 1, 62-63 ).

Ecco, Fratelli e Figli, inaugurato fin da questa vita terrena il mistero nel quale si consumerà il supremo disegno di Cristo, quello della palingenesi dell'umanità, regno di Cristo dapprima, nel regno di Dio alla fine, il disegno dell'unità: « che tutti siano una cosa sola » ( Gv 17,21 ).

L'unità, l'unità è il traguardo del cristianesimo durante il tempo, il vertice del disegno della salvezza per l'eternità.

E la Chiesa altro non è che la costruzione di questa unità dell'umana famiglia, nella stessa fede, nella medesima carità, unità ideata dal Padre, edificata da Cristo, per virtù dello Spirito santificante e unificante.

L'Anno Santo, specialmente nell'atto penitenziale e restauratore del Giubileo, è una celebrazione di questa unità reale e misteriosa, nell'umile e generoso sforzo di rinsaldare il duplice vincolo della nostra riconciliazione, prima con Dio, poi con i fratelli; con quei fratelli innanzi tutto, che già appartengono e compongono il mistico edificio della Chiesa.

Oh! permetteteci di chiedervi se a voi è giunta questa nostra « Esortazione apostolica », che abbiamo rivolto a questo proposito, cioè allo scopo di ricomporre la riconciliazione, la vera fratellanza, la concorde collaborazione, l'autentica comunione dentro la Chiesa?

Non sarebbe contraddetta nei suoi termini costituzionali una Chiesa che non fosse intimamente unita in seno a se stessa?

Cara nostra Chiesa! alle sempre aperte e dolenti lacerazioni, causate dal molteplice distacco storico di grandi e venerabili membra dell'unico Corpo mistico di Cristo, che è appunto la Chiesa, quale Egli la concepì e la volle ( Cfr. Gv 13,34-35; Gv 15,12 ), oggi ella, la Chiesa cattolica, ha sentito aggiungersi acerbe ferite, interiormente inferte da alcuni suoi figli contestatori, si dicano essi conservatori o innovatori, i quali, abusando di arbitrari criteri restauratori o pluralisti, non hanno giovato ad una positiva edificazione della Chiesa medesima, nella verità e nella carità, cioè nel mistero della sua unità, immemori forse delle imploranti parole dell'Apostolo: « Vi esorto, o Fratelli, per il nome del Signor nostro Gesù Cristo, che diciate tutti la stessa cosa, e non vi siano tra voi delle scissioni, ma siate uniti in uno stesso pensiero ed in uno stesso sentimento » ( 1 Cor 1,10; 1 Cor 12,25; Rm 15,5 ).

Ha prevalso in alcuni l'opinione personale, e forse egoista, sul pensiero dichiarato della Chiesa, esautorandone la stima presso gli stessi suoi figli, e presso coloro che le sono estranei ( Cfr. Col 4,5; 1 Ts 4,12 ), scoraggiando così le vocazioni ecclesiastiche e religiose, rallentando la sua spinta missionaria, e compromettendo la sua attitudine alla conversazione ecumenica convincente ed efficace.

Oh! Fratelli e Pellegrini a questa basilica, che custodisce la Tomba dell'Apostolo San Pietro, « principio e fondamento … dell'unità e della comunione » ( Lumen Gentium, 18 ) della Chiesa, da Cristo su di lui fondata, riconfermiamo in noi il sentimento ed il proposito della riconciliazione ( Cfr. Rm 5,11 ), come ci esorta l'altro Apostolo san Paolo, « nello sforzo di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace » ( Ef 4,3 ).

Questa è la voce che si effonde, per chi la sa ascoltare, in quest'ora felice e in questa sede parlante.

Con la nostra Benedizione Apostolica.