Crociata della sofferenza  

B234-A5

Anno XXII - Lettera N. 87 - Gennaio 1985

Se qualcuno vuoi venire dietro a me rinneghi se stesso prenda la sua croce e mi segua ( Mt 16,24 )

Fratelli,

la più grande dimostrazione e la più profonda verità dell'amore si manifestano nella passione e nella croce di Gesù.

È il Figlio di Dio che, fattosi uomo come noi, accetta dalla mano del Padre la sofferenza e la morte al posto di ognuno di noi, per la nostra Redenzione.

A questa dimostrazione dobbiamo rivolgere il pensiero ogni volta che facciamo l'esperienza del dolore nella nostra vita e vi scorgiamo due aspetti: l'uno oscuro della morte, l'altro luminoso della risurrezione.

Per questo, l'anima angosciata dalla sofferenza, ma sorretta e illuminatadalla fede, attinge da questo sguardo il senso della speranza.

Gesù, assumendo la natura umana, con « l'Incarnazione si è unito in certo modo ad ogni uomo, e diviene per ogni uomo germe di vita eterna: Cristo in voi speranza della gloria » ( Col 1,27 ).

Ogni uomo è amato da Dio ed è chiamato ad essere « vivente in Cristo »: è questa la divina verità dell'amore, che sta all'origine della vita e tende al compimento della vita eterna.

« Dio infatti ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna » ( Gv 3,16 ).

Se in ogni giorno della nostra vita il ricordo e l'unione con Gesù è manifestazione della nostra fede e del nostro amore, questo diventa particolarmente significativo e necessario nei giorni del dolore e della prova.

È Gesù stesso che ce lo dice: « Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò » ( Mt 11,28 ).

C'è in questo invito la promessa di una presenza che conforta e rianima per coloro che sono logorati dal peso della sofferenza.

Chi lo accoglie con fiducia scoprirà che la croce non porta alle tenebre ma alla luce, non all'abbandono ma all'incontro con il Salvatore.

Ed è un incontro con uno che ci comprende, che ci conosce, che vede nel nostro intimo, ci segue nelle nostre sofferenze.

Dobbiamo pensare a Gesù come al solo amore il cui sguardo penetra nel più segreto della nostra vita, in quella parte di noi stessi, inaccessibile al nostro prossimo e forse ignorata da noi stessi.

Il mondo dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti gli è ben noto.

Legge nel nostro cuore i momenti di abbandono, di tristezza, le nostre angosce e le nostre paure e ci è accanto con la sua forza e il suo amore.

È sempre in attesa che gli apriamo completamente questo nostro mondo interiore, che pure già conosce.

Ma vuole da noi un segno di invito e di accoglienza per darsi a noi.

Quante volte nel Vangelo leggiamo che Gesù attende da qualcuno la manifestazione dei propri pensieri, pur conoscendoli già.

È quanto possiamo e dobbiamo fare nella nostra preghiera che deve essere una conversazione con lui.

Parlare a lui come a persona presente e viva dinanzi a noi, esporgli con semplicità e con fiducia le nostre ansie, le nostre pene, chiedergli di aiutarci a portare la nostra croce di ogni giorno per poterlo seguire.

Questa conversazione dovrebbe essere frequente nella nostra giornata, ma soprattutto quando la sofferenza e la tristezza ci porterebbero a chiuderci in noi stessi e a rivolgere i nostri tristi pensieri alle nostre pene.

È proprio allora che possiamo quasi lamentarci con lui, fargli presenti le nostre necessità, invocare il suo aiuto: questo significa l'andare a lui quando siamo affaticati e oppressi.

Possiamo essere certi che anche lui manterrà la sua promessa di ristorarci.

Si tratta di percepire e di credere a questo amore e a questa disponibilità da parte sua e di corrispondervi con il nostro amore e la nostra donazione.

L'adesione a Gesù che accoglie il nostro dolore per trasfigurarlo e renderlo benedizione, dandogli un valore redentivo, si realizza solo con la piena apertura del nostro spirito a lui Crocifisso.

Ed è bene che talvolta prendiamo in mano il nostro Crocifisso e parliamo a Lui, avendone davanti anche la immagine: è quanto viene raccomandato anche nel fare l'Adorazione alle Piaghe del Signore.

Contemplando il Crocifisso ci sentiamo accolti dal Padre e salvati nel suo Figlio diletto « nel quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati.

Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura.

Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.

Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui.

Egli è anche il Capo del Corpo cioè della Chiesa, il Principio, il Primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose.

Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza » ( Col 1,14-19 ).

Davanti al Crocifisso che ci parla di morte, di abbandono, di umiliazione, dinanzi al dramma della Croce che pare ci porti alla tristezza della sconfitta, dell'annientamento, il pensiero di Cristo Principio e fine di tutte le cose, di Primogenito dei risorti, colui che ha in sé ogni pienezza ci riporta alla festa della vita che risorge e ci anima a sperare e a confidare anche noi nella esaltazione con Lui.

Permette anche a noi « liberati dal peccato e fatti servi di Dio di raccogliere il frutto che porta alla santificazione perché abbiamo come destino la vita eterna, poiché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo nostro Signore » ( Rm 6,22-23 ).

Si giunge così alla considerazione del dolore, vinto dall'amore, alla luce radiosa del Signore risorto che ci riveste di luce infondendo nel dolore umano la scintilla divina della vita che risorge.

Certo, questo non toglie al dolore la sua oppressiva durezza, né alla morte il suo crudele pungiglione.

Sentiamo sempre nel nostro corpo il dolore fisico e nel nostro spirito tanti dolori spirituali, tante angosce, tante agitazioni.

E quante sono queste sofferenze che ci accompagnano giorno dopo giorno, senza sosta, in una monotonia che esaspera, che porta a non più sperare in un momento di tregua, di pace, di sosta.

Ma vincendo anche in noi il peccato, il Figlio di Dio ci permette di scoprire l'altra faccia del dolore e di vedere, anche nella nostra croce quotidiana, nell'ombra che la rende oscura, trasparire la mano benedicente del Padre celeste che ci dona il suo Figlio e che, in Lui risorto, ci raccoglie nella dimora della vita di gioia senza fine.

« L'umana sofferenza ha raggiunto il suo culmino nella passione di Cristo.

E contemporaneamente essa è entrata in una dimensione completamente nuova e in un nuovo ordine: essa è stata legata all'amore, a quell'amore che crea il bene ricavandolo anche dal male, ricavandolo per mezzo della sofferenza, così come il bene supremo della redenzione del mondo è stato tratto dalla Croce di Cristo e costantemente prende da essa il suo avvio.

La Croce di Cristo è diventata una sorgente, dalla quale sgorgano fiumi di acqua viva » ( Salvifici doloris 18 ).

Così l'umana sofferenza trova una risposta all'interrogativo angoscioso che essa pone.

E la risposta è nel valore salvifico che la sofferenza umana ha in sé, unita al valore salvifico della sofferenza del Redentore Gesù.

« La partecipazione alla sofferenza di Cristo avviene perché Cristo ha aperto la sua sofferenza all'uomo perché egli stesso nella sua sofferenza redentiva è divenuto, in un certo senso, partecipe di tutte le sofferenze umane.

L'uomo scoprendo mediante la fede la sofferenza redentrice di Cristo, insieme scopre in essa le proprie sofferenze, le ritrova, mediante la fede, arricchite di un nuovo contenuto e di un nuovo significato » ( Salvifici doloris 20 ).

Nasce da questa intimità e unione con il Cristo crocifisso la serenità che addolcisce le sofferenze, ravviva la speranza e opera la salvezza.

Le nostre sofferenze non sono più considerate un inutile dolore sopportato senza scopo e senza prospettive, ma diventano fonte di redenzione e di vita.

Quella redenzione e quella vita che invochiamo, nella nostra Crociata, in modo particolare per le anime consacrate, religiosi e sacerdoti e per tutte le vocazioni di consacrazione.

Con il contributo della nostra sofferenza siamo anche noi impegnati nel supplicare Dio che chiami tanti operai nella sua messe che ne diventa sempre più bisognosa, perché gli operai sono sempre più scarsi.

Invochiamo la Vergine Immacolata, la Madre della Chiesa, perché offra Lei a Dio le nostre sofferenze e le nostre preghiere e perché interceda anche Lei per questa umanità che ha tanto necessità di santi sacerdoti e di santi religiosi.

Intenzione generale per il prossimo trimestre

Preghiamo per tutte le anime consacrate che più hanno bisogno di ritrovare la generosità della loro consacrazione.

Intenzioni particolari

Ricordiamo nelle nostre preghiere e nelle nostre offerte di sofferenze le seguenti intenzioni che ci sono state raccomandate:

- le vocazioni all'apostolato tra i giovani;

- le vocazioni missionarie;

- le vocazioni dell'Unione Catechisti;

- le intenzioni degli iscritti alla Crociata: P.T., F.S. ( Milano ); F.l. ( Guardiasanframondi ) per la sua famiglia; D.V.C. ( Guardiasanframondi ); R.D. ( Borgo d'Ale ) per la sua famiglia; B.M. ( Bra ); R.P. ( Catania ); G.F. ( Aci Bonaccorsi ); A.S. ( Busto Arsizio ); B.R.G. ( Frassineto Po ); F.T.B. ( Asti ); O.T.S. ( Vercelli ); C.A.F. ( Torino ); M.C. ( Torino ) per i genitori e la moglie; N.G. ( Roma ) per i suoi cari; G.D. ( Catania ); P.G. ( Trieste ); O.V. ( Torino ); L.M.C. ( Catania ); G.A. ( S. Matteo Bra ) per la famiglia.

Ricordiamo nelle preghiere di suffragi

- le anime buone di Fr. Giacinto Musso, Fr. Gaspare Calegaro; Fr. Francesco Laguzzi;

- i defunti per cui si chiedono preghiere: Concetta Balsamo ( Catania ); Maria, Gaetano, Agata, Domenico, Mario ( Catania ); G.R. ( Marina di Andora ) in suffragio dei suoi cari; N.G. ( Roma ) per i suoi cari defunti; Silvestre ( Catania ); G.A. ( S. Matteo Bra ) per i familiari defunti e tutti i defunti della Crociata della Sofferenza.

La Vergine Immacolata ci guidi a Gesù Crocifisso e Gesù via sempre nei nostri cuori!

Fr. G.