Reconciliatio et paenitentia

Indice

Prima parte - Conversione e riconciliazione: compito e impegno della Chiesa

Capitolo primo - Una parabola della riconciliazione

5 All'inizio di questa Esortazione Apostolica si presenta al mio spirito la straordinaria pagina di san Luca, che ho già cercato di illustrare in un precedente mio Documento.11

Mi riferisco alla parabola del figlio! prodigo. ( Lc 15,11-32 )

Dal fratello che era perduto…

« Un uomo aveva due figli.

Il più giovane disse al Padre: "Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta" », racconta Gesù nel mettere a fuoco la drammatica vicenda di quel giovane: l'avventurosa partenza dalla casa paterna, lo sperpero di tutti i suoi beni in una vita dissoluta e vuota, i giorni tenebrosi della lontananza e della fame, ma, più ancora, della dignità perduta, dell'umiliazione e della vergogna, ed infine, la nostalgia della propria casa, il coraggio di ritornarvi, l'accoglienza del padre.

Questi non aveva certo dimenticato il figlio, anzi gli aveva conservato intatti l'affetto e la stima.

Così l'aveva sempre atteso e ora lo abbraccia, mentre dà il via alla grande festa del ritorno di « colui che era morto ed è risuscitato, era perduto ed è stato ritrovato ».

L'uomo - ogni uomo - è questo figlio! prodigo: ammaliato dalla tentazione di separarsi dal Padre per vivere indipendentemente la propria esistenza; caduto nella tentazione; deluso dal nulla che, come miraggio, lo aveva affascinato; solo, disonorato, sfruttato allorché cerca di costruirsi un mondo tutto per sé; travagliato, anche nel fondo della propria miseria, dal desiderio di tornare alla comunione col padre.

Come il padre della parabola, Dio spia il ritorno del figlio, lo abbraccia al suo arrivo e imbandisce la tavola per il banchetto del nuovo incontro, col quale si festeggia la riconciliazione.

Ciò che più spicca nella parabola è l'accoglienza festosa e amorosa del padre al figlio che ritorna: segno della misericordia di Dio, sempre pronto al perdono.

Diciamolo subito: la riconciliazione è principalmente un dono del Padre celeste.

… al fratello rimasto a casa

6 Ma la parabola mette in scena anche il fratello maggiore, che rifiuta il suo posto nel banchetto.

Egli rinfaccia al fratello più giovane i suoi sbandamenti e al padre l'accoglienza che gli ha riservato, mentre a lui, temperante e laborioso, fedele al padre e alla casa, non è stato mai concesso - dice - di far festa con gli amici.

Segno che egli non capisce la bontà del padre.

Fintanto che questo fratello, troppo sicuro di se stesso e dei propri meriti, geloso e sprezzante, colmo di amarezza e di rabbia, non si converte e non si riconcilia col padre e col fratello, il banchetto non è ancora pienamente la festa dell'incontro e del ritrovamento.

L'uomo - ogni uomo - è anche questo fratello maggiore.

L'egoismo lo rende geloso, gli indurisce il cuore, lo acceca e lo chiude agli altri e a Dio.

La benignità e misericordia del padre lo irritano e indispettiscono; la felicità del fratello ritrovato ha per lui un sapore amaro.12

Anche sotto questo aspetto egli ha bisogno di convertirsi per riconciliarsi.

La parabola del figliol prodigo è, anzitutto, l'ineffabile storia del grande amore di un Padre - Dio - che offre al figlio, tornato a lui, il dono della piena riconciliazione.

Ma essa, nell'evocare, con la figura del fratello maggiore, l'egoismo che divide fra di loro i fratelli, diventa anche la storia della famiglia umana: segna la nostra situazione e indica la via da percorrere.

Il figliol prodigo, nella sua ansia di conversione, di ritorno fra le braccia del padre e di perdono, raffigura coloro che avvertono nel fondo della propria coscienza la nostalgia di una riconciliazione a tutti i livelli e senza riserva, e intuiscono con intima certezza che questa è possibile soltanto se deriva da una prima e fondamentale riconciliazione - quella che porta l'uomo dalla lontananza all'amicizia filiale con Dio, del quale riconosce l'infinita misericordia.

Letta però nella prospettiva dell'altro figlio, la parabola dipinge la situazione della famiglia umana divisa dagli egoismi, mette in luce la difficoltà di assecondare il desiderio e la nostalgia di una medesima famiglia riconciliata e unita; richiama, pertanto, la necessità di una profonda trasformazione dei cuori nella riscoperta della misericordia del padre e nella vittoria sull'incomprensione e l'ostilità tra fratelli.

Alla luce di questa inesauribile parabola della misericordia che cancella il peccato, la Chiesa, accogliendo l'appello in essa contenuto, comprende la sua missione di operare, sulle orme del Signore, per la conversione dei cuori e per la riconciliazione degli uomini con Dio e fra di loro, due realtà, queste, intimamente connesse.

Indice

11 Giovanni Paolo II, Dives in misericordia 5-6
12 Il Libro di Giona è, nell'Antico Testamento, una mirabile anticipazione e figura di questo aspetto della parabola.
Il peccato di Giona è quello di « provare dispiacere grande e di indispettirsi », perché Dio è « misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che si lascia impietosire », è quello di « darsi pena per una pianta di ricino [ … ] che in una notte è cresciuta e in una notte è perita », e di non capire come il Signore « abbia pietà di Ninive »; Gn 4