Rapporti tra i Vescovi e i Religiosi

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Introduzione

I vicendevoli rapporti tra i vari membri del popolo di Dio hanno oggi suscitato una particolare attenzione.

La dottrina conciliare, infatti, sul mistero della chiesa e i progressivi mutamenti culturali hanno sospinto a tal punto di maturazione le attuali condizioni da far emergere problemi del tutto nuovi, dei quali non pochi sono indubbiamente risultati positivi, anche se delicati e complessi.

Or appunto nel quadro di questi problemi vanno poste le relazioni scambievoli tra i vescovi e i religiosi, le quali destano speciali sollecitudini.

Non v'è dubbio, infatti, che si rimanga colti da suggestivo stupore, se solo si pensa al fatto - la cui portata merita davvero particolare approfondimento - che le religiose in tutto il mondo sono più di un milione, ossia una suora per ogni 250 donne cattoliche, e i religiosi circa 270.000, tra i quali i sacerdoti costituiscono complessivamente il 35,6 per cento di tutti i sacerdoti della chiesa e in alcune regioni arrivano ad essere più della metà del loro insieme, come, ad esempio, nelle terre africane e in alcune parti dell'America latina.

Le due sacre congregazioni, per i vescovi e per i religiosi e gl'istituti secolari, nel decimo anno della promulgazione dei decreti Christus Dominus e Perfectae caritatis ( 28 ottobre 1965 ) hanno celebrato un'assemblea plenaria mista ( 16-18 ottobre 1975 ) con la consultazione e collaborazione delle conferenze nazionali dei vescovi, delle unioni nazionali dei religiosi, nonché delle unioni internazionali dei superiori e delle superiore generali.

In tale assemblea plenaria furono affrontate, come temi principali, le seguenti questioni:

a) che cosa i vescovi si aspettano dai religiosi;

b) che cosa i religiosi dai vescovi;

c) con quali mezzi si possa praticamente ottenere un'ordinata e feconda azione tra i vescovi e i religiosi sia sul piano diocesano sia sul piano nazionale e internazionale.

Inoltre, fissati i criteri generali ed effettuate varie aggiunte al testo delle proposte presentato ai padri, l'assemblea plenaria deliberò che si elaborasse un documento, nel quale venissero indicati degli orientamenti pastorali.

Pubblichiamo ora questo documento, redatto anche con il contributo delle sacre congregazioni per le chiese orientali e per l'evangelizzazione dei popoli.

L'argomento trattato è circoscritto in limiti ben determinati: in esso infatti si discute sul tema riguardante i rapporti tra i vescovi e i religiosi di qualsiasi rito e territorio, con l'intento soprattutto di contribuire ad agevolarne l'espletamento pratico.

Oggetto di diretta discussione sono quelle relazioni, che opportunamente devono sussistere fra gli ordinari locali, gli istituti religiosi e le società di vita comune; non si fa pertanto riferimento diretto agli istituti secolari, se non per quanto concerne i principi generali della vita consacrata ( cf. PC 11 ) e il loro inserimento nelle chiese particolari ( cf. CD 33 ).

Il testo comprende due parti: una dottrinale, l'altra normativa; e l'intento è quello di tracciare una linea direttiva, per una migliore e sempre più efficiente applicazione dei principi rinnovatori indicati dal concilio ecumenico Vaticano II.

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