Teologia della liberazione

VI. Una nuova interpretazione del cristianesimo

1. Non si può dimenticare la mole immensa di attività disinteressata svolta dai cristiani, pastori, sacerdoti, religiosi o laici, i quali spinti dall'amore verso i fratelli che vivono in condizioni disumane, si sforzano di portare aiuto e sollievo alle innumerevoli indigenze frutto della miseria.

Alcuni di essi si preoccupano di trovare dei mezzi efficaci che permettano di porre fine al più presto ad una situazione intollerabile.

2. Lo zelo e la compassione che devono abitare nel cuore di tutti i pastori rischiano, tuttavia, di essere fuorviati e rivolti verso iniziative altrettanto rovinose per l'uomo e la sua dignità, quanto la miseria che si combatte, se non si è sufficientemente attenti di fronte a certe tentazioni.

3. Infatti il sentimento angoscioso dell'urgenza dei problemi non deve far perdere di vista ciò che è essenziale, né far dimenticare la risposta di Gesù al Tentatore ( Mt 4,4 ): "Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" ( cf. Dt 8,3 ).

Così alcuni, di fronte all'urgenza di condividere il pane, sono tentati di dimenticare e rinviare al domani l'evangelizzazione: prima il pane, e poi la Parola.

È un errore fondamentale separare, anzi contrapporre le due cose.

D'altra parte, il senso cristiano suggerisce spontaneamente a molti di fare l'una e l'altra.19

4. Ad alcuni sembra addirittura che la lotta necessaria per la giustizia e la libertà dell'uomo, intese nel loro senso economico e politico, costituisca l'aspetto essenziale ed esclusivo della salvezza.

Per essi il Vangelo si riduce ad un vangelo puramente terrestre.

5. Le diverse teologie della liberazione si diversificano appunto, da una parte in base all'opzione preferenziale per i poveri riaffermata con forza e senza ambiguità, dopo Medellin, alla Conferenza di Puebla20 e dall'altra parte in base alla tentazione di ridurre il Vangelo della salvezza ad un vangelo terrestre.

6. Ricordiamo tuttavia che l'opzione preferenziale definita a Puebla è duplice: per i poveri e per i giovani.21

È significativo che in generale l'opzione per la gioventù sia completamente passata sotto silenzio.

7. Abbiamo detto sopra ( cf. IV, 3 ) che esiste un'autentica "teologia della liberazione", quella che è radicata nella Parola di Dio, debitamente interpretata.

8. Ma da un punto di vista descrittivo conviene parlare di teologie della liberazione, poiché l'espressione si applica a posizioni teologiche, e talvolta perfino ideologiche, non solo diverse, ma spesso anche incompatibili tra di loro.

9. Nel presente documento si tratterà soltanto di quelle espressioni di questa corrente di pensiero che, sotto il nome di "teologia della liberazione", propongono un'interpretazione innovatrice del contenuto della fede e dell'esistenza cristiana, che si discosta gravemente dalla fede della Chiesa, anzi, ne costituisce la negazione pratica.

10. Alla base della nuova interpretazione, che finisce per corrompere ciò che aveva di autentico l'iniziale impegno per i poveri, sta l'assunzione non critica di elementi dell'ideologia marxista e il ricorso alle tesi di un'ermeneutica biblica viziata di razionalismo.


19 Cf. Gaudium et spes, n. 39;
Pio XI, Quadragesimo anno;
AAS 23 (1931) 207
20 Cf. nn. 1134-1165 e nn. 1166-1205
21 Cf. Doc. di Puebla, IV, 2
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