Donum veritatis

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III - Il magistero dei pastori

13. « Dio, con somma benignità, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni ».8

Egli ha dato alla sua Chiesa, mediante il dono dello Spirito Santo, una partecipazione alla propria infallibilità.9

Il Popolo di Dio, grazie al « senso soprannaturale della fede », gode di questa prerogativa, sotto la guida del Magistero vivo della Chiesa, che, per l'autorità esercitata nel nome di Cristo, è il solo interprete autentico della Parola di Dio, scritta o trasmessa.10

14. Come successori degli Apostoli, i Pastori della Chiesa « ricevono dal Signore … la missione di insegnare a tutte le genti e di predicare il vangelo ad ogni creatura, affinché tutti gli uomini … ottengano la salvezza ».11

Ad essi è quindi affidato il compito di conservare, esporre e diffondere la Parola di Dio, della quale sono servitori.12

La missione del Magistero è quella di affermare, coerentemente con la natura « escatologica » propria dell'evento di Gesù Cristo, il carattere definitivo dell'Alleanza instaurata da Dio per mezzo di Cristo con il suo popolo, tutelando quest'ultimo da deviazioni e smarrimenti, e garantendogli la possibilità obiettiva di professare senza errori la fede autentica, in ogni tempo e nelle diverse situazioni.

Ne consegue che il significato del Magistero ed il suo valore sono comprensibili solo in relazione alla verità della dottrina cristiana ed alla predicazione della Parola vera.

La funzione del Magistero non è quindi qualcosa di estrinseco alla verità cristiana né di sovrapposto alla fede; essa emerge direttamente dall'economia della fede stessa, in quanto il Magistero è, nel suo servizio alla Parola di Dio, un'istituzione voluta positivamente da Cristo come elemento costitutivo della Chiesa.

Il servizio alla verità cristiana reso dal Magistero è perciò a favore di tutto il Popolo di Dio, chiamato ad entrare in quella libertà della verità che Dio ha rivelato in Cristo.

15. Perché possano adempiere pienamente il compito loro affidato di insegnare il Vangelo e di interpretare autenticamente la Rivelazione, Gesù Cristo ha promesso ai Pastori della Chiesa l'assistenza dello Spirito Santo.

Egli li ha dotati in particolare del carisma di infallibilità per quanto concerne materie di fede e di costumi.

L'esercizio di questo carisma può avere diverse modalità.

Si esercita in particolare quando i vescovi, in unione con il loro capo visibile, mediante un atto collegiale, come nel caso dei concili ecumenici, proclamano una dottrina, o quando il Pontefice romano, esercitando la sua missione di Pastore e Dottore supremo di tutti i cristiani, proclama una dottrina « ex cathedra ».13

16. Il compito di custodire santamente e di esporre fedelmente il deposito della divina Rivelazione implica, di sua natura, che il Magistero possa proporre « in modo definitivo »14 enunciati che, anche se non sono contenuti nelle verità di fede, sono ad esse tuttavia intimamente connessi, così che il carattere definitivo di tali affermazioni deriva, in ultima analisi, dalla Rivelazione stessa.15

Ciò che concerne la morale può essere oggetto di magistero autentico, perché il Vangelo, che è Parola di vita, ispira e dirige tutto l'ambito dell'agire umano.

Il Magistero ha dunque il compito di discernere, mediante giudizi normativi per la coscienza dei fedeli, gli atti che sono in se stessi conformi alle esigenze della fede e ne promuovono l'espressione nella vita, e quelli che al contrario, per la loro malizia intrinseca, sono incompatibili con queste esigenze.

A motivo del legame che esiste fra l'ordine della creazione e l'ordine della redenzione, e a motivo della necessità di conoscere e di osservare tutta la legge morale in vista della salvezza, la competenza del Magistero si estende anche a ciò che riguarda la legge naturale.16

D'altra parte la Rivelazione contiene insegnamenti morali che di per se potrebbero essere conosciuti dalla ragione naturale, ma a cui la condizione dell'uomo peccatore rende difficile l'accesso.

È dottrina di fede che queste norme morali possono essere infallibilmente insegnate dal Magistero.17

17. L'assistenza divina è data inoltre ai successori degli Apostoli, che insegnano in comunione con il successore di Pietro, e, in una maniera particolare, al Romano Pontefice, Pastore di tutta la Chiesa, quando, senza giungere ad una definizione infallibile e senza pronunciarsi in un « modo definitivo », nell'esercizio del loro magistero ordinario propongono un insegnamento, che conduce ad una migliore comprensione della Rivelazione in materia di fede e di costumi, e direttive morali derivanti da questo insegnamento.

Si deve dunque tener conto del carattere proprio di ciascuno degli interventi del Magistero e della misura in cui la sua autorità è coinvolta, ma anche del fatto che essi derivano tutti dalla stessa fonte e cioè da Cristo che vuole che il suo Popolo cammini nella verità tutta intera.

Per lo stesso motivo le decisioni magisteriali in materia di disciplina, anche se non sono garantite dal carisma dell'infallibilità, non sono sprovviste dell'assistenza divina, e richiedono l'adesione dei fedeli.

18. Il Pontefice Romano adempie la sua missione universale con l'aiuto degli organismi della Curia Romana ed in particolare della Congregazione per la dottrina della fede per ciò che riguarda la dottrina sulla fede e sulla morale.

Ne consegue che i documenti di questa Congregazione approvati espressamente dal Papa partecipano al magistero ordinario del successore di Pietro.18

19. Nelle Chiese particolari spetta al vescovo custodire ed interpretare la Parola di Dio e giudicare con autorità ciò che le è conforme o meno.

L'insegnamento di ogni vescovo, preso singolarmente, si esercita in comunione con quello del Pontefice romano, Pastore della Chiesa universale, e con gli altri vescovi dispersi per il mondo o riuniti in Concilio ecumenico.

Questa comunione è condizione della sua autenticità.

Membro del collegio episcopale in forza della sua ordinazione sacramentale e della comunione gerarchica, il vescovo rappresenta la sua Chiesa, così come tutti i vescovi in unione con il Papa, rappresentano la Chiesa universale nel vincolo della pace, dell'amore, dell'unità e della verità.

Convergendo nell'unità, le Chiese locali, con il loro proprio patrimonio, manifestano la cattolicità della Chiesa.

Da parte loro, le Conferenze episcopali contribuiscono alla realizzazione concreta dello spirito ( « affectus » ) collegiale.19

20. Il compito pastorale del Magistero, che ha lo scopo di vigilare perché il Popolo di Dio rimanga nella verità che libera, è dunque una realtà complessa e diversificata.

Il teologo, nel suo impegno al servizio della verità, dovrà, per restare fedele alla sua funzione, tener conto della missione propria al Magistero e collaborare con esso.

Come si deve intendere questa collaborazione?

Come si realizza concretamente e quali ostacoli può incontrare?

È ciò che occorre adesso esaminare più da vicino.

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8 Costit. dogm. Dei Verbum, n. 7
9 Cf. Congregazione per la dottrina della fede, Dich. Mysterium Ecclesiae, n. 2
10 Cf. Costit. dogm. Dei Verbum, n. 10
11 Costit. dogm. Lumen Gentium, n. 24
12 Cf. Costit. dogm. Dei Verbum, n. 10
13 Cf. Costit. dogm. Lumen Gentium, n. 25;
Congregazione per la dottrina della fede, Dich. Mysterium Ecclesiae, n. 3
14 Cf. Professio Fidei et Iusiurandum fidelitatis: « omnia et singula quae circa doctrinam de fide vel moribus ab eadem definitive proponuntur »
15 Cf. Costit. dogm. Lumen Gentium, n. 25;
Congregazione per la dottrina della fede, Dich. Mysterium Ecclesiae, nn. 3-5;
Professio fidei et Iusiurandum fidelitatis
16 Cf. Paolo VI, Encicl. Humanae vitae, n. 4
17 Cf. Conc. Vaticano I, Costit. dogm. Dei Filius, Cap. 2
18 Cf. C.I.C. Can. 360-361;
Paolo VI, Costit. Apost. Regimini Ecclesiae universae, 15 agosto 1967;
Giovanni Paolo II, Costit. Apost. Pastor Bonus, 28 giugno 1988
19 Cf. Costit. dogm. Lumen Gentium, n. 22-23.
Come è noto, a seguito della seconda Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, il Santo Padre ha affidato alla Congregazione dei Vescovi l'incarico di approfondire lo « Status teologico-giuridico delle Conferenze Episcopali »