Ministero e vita dei Diaconi permanenti

I - I protagonisti della formazione dei Diaconi Permanenti

1. La Chiesa e il Vescovo

18. La formazione dei diaconi, come del resto degli altri ministri e di tutti i battezzati, è un compito che coinvolge tutta la Chiesa.

Essa, salutata dall'apostolo Paolo come « la Gerusalemme di lassù » e « la nostra madre » ( Gal 4,26 ), a somiglianza di Maria « mediante la predicazione e il battesimo, genera alla vita nuova e immortale i figli che sono stati concepiti ad opera dello Spirito Santo e sono nati da Dio ».24

Non solo: essa, imitando la maternità di Maria, accompagna i suoi figli con amore materno e si prende cura di tutti perché tutti arrivino alla pienezza della loro vocazione.

La cura della Chiesa per i suoi figli si esprime nell'offerta della Parola e dei sacramenti, nell'amore e nella solidarietà, nella preghiera e nella sollecitudine dei vari ministri.

Ma in questa cura, per così dire visibile, si fa presente la cura dello Spirito di Cristo.

Infatti, « l'organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito vivificante di Cristo come mezzo per far crescere il corpo »,25 sia nella sua globalità, come nella singolarità dei suoi membri.

Nella cura della Chiesa per i suoi figli, il primo protagonista è dunque lo Spirito di Cristo.

È Lui che li chiama, che li accompagna e che plasma i loro cuori perché possano riconoscere la sua grazia e corrispondervi generosamente.

La Chiesa deve essere ben cosciente di questo spessore sacramentale della sua opera educativa.

19. Nella formazione dei diaconi permanenti, il primo segno e strumento dello Spirito di Cristo è il Vescovo proprio ( o il Superiore maggiore competente ).26

È lui il responsabile ultimo del loro discernimento e della loro formazione.27

Egli, pur esercitando ordinariamente tale compito tramite i collaboratori che si è scelto, nondimeno si impegnerà, nei limiti del possibile, di conoscere personalmente quanti si preparano al diaconato.

2. Gli incaricati della formazione

20. Le persone che, in dipendenza dal Vescovo ( o dal Superiore maggiore competente ) e in stretta collaborazione con la comunità diaconale, hanno una speciale responsabilità nella formazione dei candidati al diaconato permanente sono: il direttore per la formazione, il tutore ( dove il numero lo richiede ), il direttore spirituale e il parroco ( o il ministro cui il candidato è affidato per il tirocinio diaconale ).

21. Il direttore per la formazione, nominato dal Vescovo ( o dal Superiore maggiore competente ) ha il compito di coordinare le varie persone impegnate nella formazione, di presiedere e animare tutta l'opera educativa nelle sue varie dimensioni, e di tenere i contatti con le famiglie degli aspiranti e dei candidati coniugati e con le loro comunità di provenienza.

Inoltre, egli ha la responsabilità di presentare al Vescovo ( o al Superiore maggiore competente ), dopo aver sentito il parere degli altri formatori,28 escluso il direttore spirituale, il giudizio di idoneità sugli aspiranti per la loro ammissione tra i candidati, e sui candidati per la loro promozione all'ordine del diaconato.

Per i suoi compiti decisivi e delicati, il direttore per la formazione dovrà essere scelto con molta cura.

Dovrà essere uomo di fede viva e di forte senso ecclesiale, aver avuto un'ampia esperienza pastorale e aver dato prova di saggezza, equilibrio e capacità di comunione; dovrà inoltre aver acquisito una solida competenza teologica e pedagogica.

Egli potrà essere un presbitero o un diacono e, preferibilmente, non essere allo stesso tempo anche il responsabile per i diaconi ordinati.

Infatti, sarebbe auspicabile che questa responsabilità rimanesse distinta da quella per la formazione degli aspiranti e dei candidati.

22. Il tutore, designato dal direttore per la formazione tra i diaconi o tra i presbiteri di provata esperienza e nominato dal Vescovo ( o dal Superiore maggiore competente ), è l'accompagnatore diretto di ogni aspirante e di ogni candidato.

Egli è incaricato di seguire da vicino il cammino di ciascuno, offrendo il suo sostegno e il suo consiglio per la soluzione degli eventuali problemi e per la personalizzazione dei vari momenti formativi.

È inoltre chiamato a collaborare con il direttore per la formazione nella programmazione delle diverse attività formative e nell'elaborazione del giudizio di idoneità da presentare al Vescovo ( o al Superiore maggiore competente ).

A seconda delle circostanze, il tutore avrà la responsabilità di una sola persona o di un piccolo gruppo.

23. Il direttore spirituale è scelto da ogni aspirante o candidato e dovrà essere approvato dal Vescovo o dal Superiore maggiore.

Il suo compito è di discernere l'opera interiore che lo Spirito compie nell'anima dei chiamati e, allo stesso tempo, di accompagnare e sostenere la loro continua conversione; dovrà inoltre dare concreti suggerimenti per la maturazione di un'autentica spiritualità diaconale e offrire stimoli efficaci per l'acquisizione delle virtù che vi sono connesse.

Per tutto ciò, gli aspiranti e i candidati siano invitati ad affidarsi per la direzione spirituale solo a sacerdoti di provata virtù, dotati di buona cultura teologica, di profonda esperienza spirituale, di spiccato senso pedagogico, di forte e squisita sensibilità ministeriale.

24. Il parroco ( o altro ministro ) è scelto dal direttore per la formazione d'accordo con l'équipe formativa e tenendo conto delle diverse situazioni dei candidati.

Egli è chiamato ad offrire a colui che gli è stato affidato una viva comunione ministeriale e ad iniziarlo ed accompagnarlo nelle attività pastorali che riterrà più idonee; inoltre, avrà cura di fare una periodica verifica del lavoro fatto con il candidato stesso e di comunicare l'andamento del tirocinio al direttore per la formazione.

3. I professori

25. I professori concorrono in modo rilevante alla formazione dei futuri diaconi.

Essi infatti, attraverso l'insegnamento del sacrum depositum custodito dalla Chiesa, alimentano la fede dei candidati e li abilitano al compito di maestri del popolo di Dio.

Per tale ragione, essi devono preoccuparsi non solo di acquisire la necessaria competenza scientifica e una sufficiente capacità pedagogica, ma anche di testimoniare con la vita la Verità che insegnano.

Per poter armonizzare il loro specifico contributo con le altre dimensioni della formazione, è importante che essi siano disponibili, a seconda delle circostanze, a collaborare e confrontarsi con le altre persone impegnate nella formazione.

Contribuiranno così ad offrire ai candidati una formazione unitaria e li faciliteranno nella necessaria opera di sintesi.

4. La comunità di formazione dei diaconi permanenti

26. Gli aspiranti e i candidati al diaconato permanente costituiscono per forza di cose un ambiente originale, una specifica comunità ecclesiale che influisce profondamente sulla dinamica formativa.

Gli incaricati della formazione dovranno preoccuparsi che tale comunità sia caratterizzata da profonda spiritualità, senso di appartenenza, spirito di servizio e slancio missionario, e abbia un ben preciso ritmo di incontri e di preghiera.

La comunità di formazione dei diaconi permanenti potrà così essere per gli aspiranti e i candidati al diaconato un prezioso sostegno nel discernimento della loro vocazione, nella maturazione umana, nell'iniziazione alla vita spirituale, nello studio teologico e nell'esperienza pastorale.

5. Le comunità di provenienza

27. Le comunità di provenienza degli aspiranti e dei candidati al diaconato possono esercitare un influsso non indifferente sulla loro formazione.

Per gli aspiranti e i candidati più giovani, la famiglia può costituire un aiuto straordinario.

Essa dovrà essere invitata ad « accompagnare il cammino formativo con la preghiera, il rispetto, il buon esempio delle virtù domestiche e l'aiuto spirituale e materiale, soprattutto nei momenti difficili …

Anche nel caso di genitori e familiari indifferenti e contrari alla scelta vocazionale, il confronto chiaro e sereno con la loro posizione e gli stimoli che ne derivano possono essere di grande aiuto, perché la vocazione … maturi in modo più consapevole e determinato ».29

Per quanto attiene gli aspiranti e i candidati sposati, ci si dovrà impegnare per far sì che la comunione coniugale contribuisca validamente a confortare il loro cammino di formazione verso il traguardo del diaconato.

La comunità parrocchiale è chiamata ad accompagnare l'itinerario di ogni suo membro verso il diaconato con il sostegno della preghiera e un adeguato cammino di catechesi che, mentre sensibilizza i fedeli verso questo ministero, dà al candidato un valido aiuto per il suo discernimento vocazionale.

Anche quelle aggregazioni ecclesiali dalle quali provengono aspiranti e candidati al diaconato possono continuare ad essere per loro fonte di aiuto e di sostegno, di luce e di calore.

Ma, allo stesso tempo, esse devono mostrare rispetto per la chiamata ministeriale dei loro membri non ostacolando, bensì promovendo in loro la maturazione di una spiritualità e di una disponibilità autenticamente diaconali.

6. L'aspirante e il candidato

28. Infine, colui che si prepara al diaconato « deve dirsi protagonista necessario e insostituibile della sua formazione: ogni formazione … è ultimamente un'autoformazione ».30

Autoformazione non significa isolamento, chiusura o indipendenza dai formatori, ma responsabilità e dinamismo nel rispondere con generosità alla chiamata di Dio, valorizzando al massimo le persone e gli strumenti che la Provvidenza mette a disposizione.

L'autoformazione ha la sua radice in una ferma determinazione a crescere nella vita secondo lo Spirito in conformità alla vocazione ricevuta e si alimenta nell'umile disponibilità a riconoscere i propri limiti e i propri doni.

Indice

24 Cost. dogm. Lumen gentium, 64
25 Ibidem, 8
26 Al Vescovo diocesano sono equiparati in merito coloro ai quali sono affidate la prelatura territoriale, l'abbazia territoriale, il vicariato apostolico, la prefettura apostolica e l'amministrazione apostolica stabilmente eretta ( cf C.I.C., can. 368; can. 381, § 2 ) nonché la prelatura personale ( cf C.I.C., can. 266, § 1; can. 295 ) e l'ordinariato militare ( cf Giovanni Paolo II, Cost. ap. Spirituali militum curae [ 21 aprile 1986 ]
27 Cf C.I.C., can. 1025; can. 1029
28 Si intende anche il direttore della casa specifica di formazione, qualora esistesse ( cf C.I.C., can. 236, 1° )
29 Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis, 68
30 Ibidem, 69