Revisione

IndiceA

… di vita

Sommario

I. La revisione di vita nel quadro della spiritualità contemporanea.
II. La pratica della revisione di vita:
1. Elementi strutturali della revisione di vita;
2. Indicazioni metodologiche.
III. La revisione di vita come fatto teologico.
IV. Applicazioni particolari della revisione di vita:
1. La revisione di vita negli istituti religiosi;
2. Revisione di vita e gruppi giovanili;
3. Revisione di vita ed esame di coscienza.

I - La revisione di vita nel quadro della spiritualità contemporanea

Nella costellazione delle pratiche spirituali germinate dal tronco dell'esperienza cristiana alla revisione di vita è toccato un successo tra i più singolari.

Sorta originariamente nel ramo giovanile dell'Azione cattolica francese ( la JOC ), si è diffusa rapidamente tra tutti gli altri settori dell'Azione cattolica stessa; in seguito è stata assunta da gruppi operanti in situazione missionaria, da religiosi e religiose, da sacerdoti, da istituti secolari, da gruppi giovanili orientali apostolicamente.

All'espansione si accompagnano voci di apprezzamento, che assumono i toni dell'entusiasmo.

Congar ebbe a dire che la revisione di vita appariva come la forma di spiritualità tipica del post-concilio.

Alcuni gruppi arrivano ad attribuire alla revisione di vita la funzione di vinculum perfectionis, di quell'elemento, cioè, che tiene uniti coloro che tendono a una sequela radicale del Cristo ( « la revisione di vita è il fondamento della fraternità » ).

Quando si inculca di « vivere in stato di revisione di vita », questa evidentemente arriva a detenere il posto che una volta veniva rivendicato dalla presenza di Dio.

Non vogliamo lasciarci trascinare dal facile gioco delle frasi altisonanti.

È più importante analizzare il significato profondo che questa pratica assume nel contesto della spiritualità moderna.

Si è voluto vedere nella nostra epoca spirituale una svolta analoga a quella avvenuta nel sec. XIV con la devotio moderna.

La revisione di vita potrebbe avere allora per il nostro tempo un'importanza corrispondente a quella che ha avuto l'orazione "riflessa" nella spiritualità moderna.

La culla della revisione di vita, si diceva, è stata la JOC.

Il suo terreno di coltura, la spiritualità del laicato impegnato.

Il suo libro profetico, le Preghiere di M. Quoist.

Le ragioni del successo e della rapida diffusione della revisione di vita vanno ricercati nei bisogni ai quali essa ha portato un'efficace risposta.

Una lenta ma inarrestabile trasformazione socio-psicologica spingeva verso una partecipazione di tutti ai problemi di tutti.

Gli operai nelle fabbriche e i giovani nella scuola imparavano a prendere la parola, a intervenire, a reclamare il diritto di essere protagonisti del proprio destino.

Il maggio francese del '68 è stato preceduto da una lunga gestazione, durante la quale i militanti hanno fatto il loro apprendistato di democrazia diretta.

Contemporaneamente si giungeva alla scoperta del valore primitivo del "gruppo".

La psicologia ne studiava la funzione e la dinamica; l'esperienza ne dimostrava l'assoluta necessità per contrastare l'appiattimento della cultura di massa, per personalizzare i rapporti, per dare incisività all'"impegnarsi".

Restringendo la considerazione al campo della militanza specificamente cristiana, il bisogno più sentito era quello di integrare il proprio universo di fede con l'azione diretta alla trasformazione delle strutture sociali alienanti.

Ci si rifiutava di ridurre la funzione della fede all'incremento della pietà privata e all'espletamento di pratiche del culto.

Nel linguaggio teologico preconciliare questo rapporto prese spesso il nome di tensione tra ( v. ) "orizzontalismo" e "verticalismo".

In seguito l'attenzione fu focalizzata sui disagi derivanti dalla dicotomia tra azione e contemplazione.

I gruppi cristiani impegnati trovarono nella revisione di vita la possibilità di reagire allo scollamento tra fede e intervento nel sociale, nella prospettiva di ricostruire nell'esistenza cristiana una sua unità e omogeneità.

È vero che, in un primo momento, la sutura avvenne prevalentemente a livello morale, con riferimento cioè alla condotta personale e al comportamento sociale di un ambiente.

Tuttavia dalla lettura della prima letteratura dedicata alla revisione di vita emerge il tentativo costante di superare il livello morale per dare alla revisione di vita una specifica profondità teologica.

E si può dire che l'operazione sia completamente riuscita, come vedremo dettagliatamente nel contesto della giustificazione teologica della revisione di vita.

La revisione di vita, conducendo all'interiorizzazione e alla personalizzazione degli avvenimenti, prepara un intervento più maturo, più motivato, più responsabile.

Costituisce una guida per l'azione apostolica del singolo e del gruppo intero, dopo che lo sguardo è stato reso più acuto e la mentalità trasformata da un incontro diretto col piano di Dio rivelato in Gesù Cristo.

Prima di scendere ai particolari è opportuno rilevare la consonanza globale di questo atteggiamento con quello che il concilio Vat II propone alla chiesa intera.

Esso la vede nel mondo, non fuori di esso o separata da esso.

Esorta i cristiani non a ritirarsi aristocraticamente dalla mischia, ma a discernere i segni dei tempi, a collaborare con tutti per la costruzione di un mondo più umano, a guardare il mondo con gli occhi di Dio, e ad andare a Dio come uomini del mondo.

C'è chi ha voluto vedere nel concilio un'enorme revisione di vita fatta dalla chiesa intera.

Al di là della metafora, sembra inoppugnabile che la revisione di vita in senso tecnico sia in sintonia con quanto il concilio si attende dall'intera comunità dei credenti.

II - La pratica della revisione di vita

1. Elementi strutturali della revisione di vita

Man mano che i gruppi cristiani praticavano la revisione di vita, emergeva l'esigenza di definire le caratteristiche costitutive e di distinguerle da altre pratiche spirituali.

Nel libro di J. Bonduelle sulla revisione di vita troviamo raccolte testimonianze dirette di questo lavoro di progressiva calibratura; sono tratte dai bollettini dei vari movimenti apostolici che praticavano la revisione di vita.1

Attraverso questa documentazione è possibile rivivere tale processo di progressiva messa a punto lungo gli anni '50 e inizio del '60.

Invece di dare una secca definizione, preferiamo suggerire gli aspetti fondamentali della revisione di vita descrivendo come "funziona".

Evochiamo visivamente la situazione tipica: un gruppo di persone che siede intorno ad un tavolo.

La revisione di vita non si fa da soli, a tu per tu; neppure si fa in massa.

Il numero delle persone coinvolte è precisamente quello che rende possibile uno scambio in cui tutti partecipano.

La dimensione numerica della revisione di vita è funzionale all'interscambio personale.

Il gruppo inoltre è formalmente strutturato.

Il riferimento a un compito comune crea l'unità nel gruppo.

I francesi chiamano questo tipo di gruppo équipe, un termine largamente internazionalizzato.

I filologi hanno rilevato che la parola designava originariamente un convoglio di battelli all'uscita dell'estuario; in seguito passò a significare un gruppo di uomini legati a un lavoro comune, o uniti in un compito comune.

Resta che un rapporto di impegno comune è condizione indispensabile per il gruppo, che si incontra per fare revisione di vita.

Il secondo elemento che mette il gruppo in situazione di revisione di vita è quello che specifica la finalità dell'incontro.

Quel manipolo di persone non si incontra per discutere un soggetto di studio, ne per preparare o celebrare la liturgia, e neppure per il gratuito piacere di stare insieme tra persone affini.

Le persone del gruppo, che fanno revisione di vita, si incontrano propriamente per "conversare".

Si riferiscono alla vita, agli avvenimenti quotidiani, a ciò che struttura l'esistenza propria e dell'altra gente nell'ambiente di lavoro e nella famiglia.

Il "fatto di vita" diventa in tal modo il punto di convergenza dell'intelligenza cristiana dei membri del gruppo.

"Intelligenza-cristiana": ambedue gli elementi sono essenziali.

L'intelligenza qui è chiamata in causa nella sua funzione etimologica di "intus-legere", di vedere al di là delle apparenze, di cogliere le motivazioni delle persone, la matassa di cause che interferiscono in un avvenimento; in una parola, l'intelligenza è chiamata a far emergere in un fatto di vita i nove decimi che, come in un iceberg, stanno sotto il pelo dell'acqua.

Il volto esatto di una situazione nasce dalla riscoperta delle dimensioni invisibili di ogni fatto.

L'intelligenza di queste persone è inoltre un'intelligenza cristiana, motivata cioè dalla fede, riferentesi a Gesù Cristo e al suo vangelo.

Il fatto di vita è letto in trasparenza alla buona novella di un piano di Dio sul mondo, di cui Gesù è stato l'annunciatore e il realizzatore, un piano che continua a coinvolgere tutti gli uomini; un piano che da alle vicende del mondo una profondità misteriosa insospettata.

Non ci dilunghiamo ulteriormente su questo aspetto della revisione di vita, perché dovremo prenderlo in considerazione più in dettaglio quando daremo delle indicazioni sulla metodologia della revisione di vita.

Basti ora averne ricordato questo elemento costitutivo: il conversare fraterno sui fatti di vita, cercando di vederli con lo sguardo stesso di Dio, quello sguardo che noi conosciamo per averlo letto sugli occhi di Gesù, per averlo ascoltato dalla sua bocca, per averlo percepito nelle sue azioni.

È evidente allora che il gruppo che fa revisione di vita - ed eccoci a un ultimo elemento costitutivo - vive un momento di preghiera, sia che questa emerga esplicitamente durante lo sviluppo dell'incontro, sia che essa lieviti tutto l'incontro senza affiorare attualmente alla coscienza ( si può pensare all'esperienza dei discepoli di Emmaus che fanno con un pellegrino anonimo la "revisione di vita" su un "fatto di vita" recentemente accaduto a Gerusalemme…; e pregano, adorando il piano di Dio ed entrando in atteggiamento interiore di metanoia; ma solo più tardi riconosceranno la grazia di quel momento di preghiera: « Non ci ardeva forse il cuore in petto…? » ).

Questi accenni alle intenzioni fondamentali e al clima che avvolge la revisione di vita ci mettono in grado di tracciare esplicitamente i confini che la separano da altre attività spirituali analoghe.

Anzitutto, essendo una pratica spirituale che coinvolge in gruppo e in quanto gruppo, si distingue dagli ( v. ) esercizi spirituali e da tutte quelle attività che si propongono piuttosto di portare il credente nel ( v. ) deserto affinché si metta, in quanto singolo, di fronte all'amore trascendente di Dio e alle responsabilità che ne derivano.

Analogamente possiamo dire che la revisione di vita si differenzia dalla correzione fraterna e dall'esame di coscienza fatto in gruppo.

È anche qualcosa di diverso dalla pausa di revisione di attività, che ogni gruppo attivo deve imporsi, se non vuoi disperdersi in un attivismo sterile.

Taluno di questi elementi può essere occasionalmente presente.

Tuttavia ciò che specifica la revisione di vita in quanto metodo radicato nella spiritualità dell'impegno apostolico è la riflessione cristiana fatta in comune al fine di acquisire una visione della vita quotidiana in sintonia con lo sguardo con cui il Padre guarda il mondo, in vista della realizzazione del suo piano di salvezza.

Si tratta di un "secondo sguardo" sulla realtà, uno sguardo di fede viva, che mette in rilievo il valore che la vita profana ha agli occhi di Dio e rivela la chiamata divina insita negli avvenimenti del quotidiano.

Questo secondo sguardo permette al credente di unire organicamente la fede e la vita e diventa così la base operativa dell'attività apostolica.

2. Indicazioni metodologiche

Diffondendosi tra i vari movimenti apostolici, la revisione di vita subì delle modificazioni di metodo.

In quanto espressione della spiritualità dell'azione, è ovvio che sia sensibile ai diversi approcci operativi della realtà.

Il riferimento al vangelo - il cosiddetto momento del "giudicare" - resta vincolante per qualsiasi metodo.

Le diversificazioni intervengono invece nel modo in cui, sulla soglia della revisione di vita, si rivolge l'attenzione ai fatti - cioè nel momento del "vedere".

Alcuni preferiscono concentrarsi sulle attività del gruppo stesso, cosicché fare la revisione di vita equivale a un interrogarsi critico sull'azione svolta.

La pausa d'arresto, che sottopone alla riflessione religiosa, fatta in gruppo, l'impegno attivo del gruppo stesso, dovrebbe più propriamente chiamarsi "revisione di attività".

È necessario ampliare il concetto specifico di revisione di vita, se vogliamo includervi questo particolare tipo di osservazione dell'operato del gruppo.

Non si può dire tuttavia che questo ampliamento implichi un travisamento del senso della revisione di vita.

Ciò è vero soprattutto quando la revisione di attività è utilizzata nei gruppi giovanili; allora la revisione di attività diventa momento di crescita, reso necessario pedagogicamente dal bisogno di fissare l'attenzione sulla dimensione soprannaturale delle iniziative apostoliche.

Altri metodi di revisione di vita dirigono invece l'attenzione verso i tipici "fatti di vita".

Questi sono scelti occasionalmente, a seconda delle esperienze e dell'interesse dei membri del gruppo.

Talvolta i fatti di vita sono scelti entro il quadro fissato dall'"inchiesta" annuale.

L'inchiesta non è inquisizione, cioè sguardo indiscreto nella vita altrui, bensì sforzo d'attenzione permanente in un settore preciso, al fine di evitare la dispersione e la superficialità.

Qualunque sia il campo concreto di vita scelto per l'osservazione, la revisione di vita procede secondo tre momenti fondamentali e successivi, che hanno ricevuto nomi diversi nelle varie organizzazioni : vedere-giudicare-agire; incontro-verifica-impegno; realtà sperimentata-realtà trasfigurata nella fede-realtà trasformata nella carità; vedere-capire-collaborare.

La denominazione più diffusa è la prima, accreditata dal largo uso che ne è stato fatto in seno all'Azione cattolica francese.

Ovunque è possibile intravedere la stessa dialettica: dal concreto visibile, costituito da fatti di vita o da attività svolte, si passa al concreto invisibile, quello di Dio che opera nella realtà secondo un piano di creazione e di salvezza, per poi sfociare nel concreto vissuto dell'impegno apostolico.

L'esperienza ha collaudato un metodo sempre più preciso.

Esso prevede che, una volta individuato il fatto di vita che costituisce il punto di partenza, la revisione di vita proceda attraverso i tre momenti seguendo la traccia di alcune precise domande-guida ( i francesi le chiamano grilles ).

Queste non vogliono essere una camicia di forza per la revisione di vita, bensì un binario che l'aiuta a non deviare.

Il metodo, inoltre, se lungamente e fedelmente esercitato, aiuta a interiorizzare il procedimento della revisione di vita, a far sì cioè che esso diventi il modo abituale con cui il credente si accosta alla realtà e agli avvenimenti della vita, anche quando non fa formalmente la revisione di vita.

Esaminiamo ora più da vicino come procede una revisione di vita.

Anche se sommaria, questa descrizione potrà servire a qualcuno come iniziazione al metodo della revisione.

Durante il primo momento si rivolge tutta l'attenzione al fatto di vita, proposto da qualcuno del gruppo.

Con la revisione di vita si gira attorno a questo fatto per "vederlo" in tutte le sue componenti: gli atteggiamenti delle persone coinvolte, le motivazioni, le influenze dei modelli sociali, l'inserimento del fatto nel tessuto della società e dell'umanità.

Per questo primo momento possono essere utili le seguenti domande-guida:2

- quali spinte o motivi interiori hanno portato x a quel comportamento?

- non abbiamo provato anche noi qualche volta lo stesso impulso o sentimento?

- conosciamo altri fatti, in cui agisce lo stesso impulso o sentimento?

- chi può aver influito sul protagonista e ne è quindi corresponsabile?

- e noi che responsabilità abbiamo?

Come si vede, le domande-guida incanalano la ricerca verso un coinvolgimento dei partecipanti.

Altrimenti la revisione di vita degenera in pettegolezzo o in moralismo di tipo farisaico.

Questo primo sguardo sul fatto è completato da considerazioni che si muovono in un ambito che potremmo chiamare di "teologia naturale".

Si tratta di rendersi sensibili ai valori creaturali soggiacenti a ogni situazione, e soprattutto al valore della persona, che nessuna deformazione peccaminosa può mai cancellare del tutto.

Ci si può aiutare con le seguenti domande:

- nel fatto x che cosa vi è di creato da Dio?

- in che modo questo bene di x è deformato o rovinato dal male?

Tuttavia, in quanto cristiani, la nostra visione della realtà non è completa finché non l'abbiamo rapportata al piano di Dio rivelato in Gesù Cristo.

Attraverso di lui si è reso manifesto il disegno d'amore del Padre, il modo cioè in cui tutte le cose sono chiamate a « cooperare per il bene » ( Rm 8,28 ).

Abbiamo accesso al segreto di Dio ( il « mistero », nel linguaggio di s. Paolo ); attraverso le parole e i gesti umani di Gesù siamo iniziati, per così dire, alla "mentalità di Dio".

Le cose, gli avvenimenti, le persone, che abbiamo sotto gli occhi, allora si trasfigurano.

"Giudichiamo" la realtà con lo stesso sguardo del Padre rivelato da Gesù.

Il riferimento al vangelo è qui indispensabile.

La revisione di vita privilegia soprattutto quei passi in cui è Gesù stesso, con le sue scelte e i suoi atteggiamenti concreti, a darci la "buona novella" del regno.

La Scrittura allora non appare più come il libro che contiene una sapienza arcana, bensì come la testimonianza vivente resa al Testimone vivente del Dio vivente.

L'esperienza del Cristo vivente nella parola di Dio è uno dei frutti più preziosi della revisione di vita.

Ai fini dello svolgimento concreto della revisione di vita in questo secondo momento ci si potrà aiutare con queste domande guida:

- come si comporta Gesù in situazioni simili nel vangelo?

- attualmente che cosa sta facendo Dio per portare a compimento il suo piano di salvezza?

- quale parte del piano di Dio ci occorre approfondire?

- quale collaborazione Dio chiede a noi in questa situazione?

Quest'ultima domanda ci introduce nella terza fase, quella dell'"agire".

L'azione non si esaurisce nel fare qualcosa.

La prima e fondamentale azione è il cambiamento di mentalità, la conversione nel senso di metanoia.

Conosciuta la "mentalità" del Signore, adorato e interiorizzato il suo piano, si cerca di mettere mano all'aratro e di impegnarsi in un'azione concreta.

Le seguenti domande guida appaiono adatte allo scopo:

- come vediamo ora la situazione di x e nostra, in forza delle scoperte fatte?

- come possiamo convertirci a questo nuovo modo di capire la vita?

- cosa possiamo fare subito per x?

III - La revisione di vita come fatto teologico

La pratica della revisione di vita ha indubbiamente una rilevante portata antropologica.

Centrata sui valori della persona, delle relazioni umane ravvicinate e dell'impegno sociale, costituisce un elemento di crescita per l'individuo come per il gruppo.

Ma qual è il suo valore teologico?

I primi tentativi di valutazione hanno visto in essa un'espressione tipica della spiritualità dell'impegno ( P. Suavet ) e un frutto maturo del risveglio del laicato.

In tal senso P. Congar salutava nella revisione di vita una creazione originale che viene dai laici, forse la prima della storia nel campo della spiritualità: « frutto e segno nello stesso tempo della ricostruzione di un uomo cristiano ».3

La revisione di vita lascia apparire un nuovo tipo di laico cristiano, pienamente del mondo nel suo impegno temporale, che esprime la sua fede cristiana nel tessuto dell'umanità più terrestre.

Altri hanno cercato di capire teologicamente la revisione di vita a partire dalla spiritualità dell' "avvenimento".

Quest'ottica era già esplicitamente indicata nella prefazione del libro di M. Quoist già menzionato: « Ascoltare Dio che parla molto realmente nella propria vita e nella vita del mondo.

Dio si rivolge a noi attraverso tutti gli avvenimenti ».4

L'indicazione è stata seguita con grande serietà e impegno dal P. J.-P. Jossua.5

Egli parte dalla costatazione che il termine "avvenimento" ritorna continuamente nella letteratura d'Azione cattolica, soprattutto dopo il 1959.

Il suo uso, in verità, non è ristretto alla revisione di vita; appare in molta parte della produzione teologica che si occupa dell'impegno dei laici cristiani nel mondo.

Anche se talvolta il termine è caricato di un peso sproporzionato, fondamentalmente esso rimanda a una concezione teologica secondo cui Dio agisce attraverso gli eventi storici; mediante essi, se noi sappiamo interpretarli nella fede alla luce del vangelo, egli ci chiama a prendere posizione e ad agire in vista dell'evangelizzazione del mondo e della sua trasformazione nella struttura profana stessa grazie ai dinamismi e ai valori evangelici, senza tuttavia che il mondo perda la sua autonomia.

La spiritualità dell'avvenimento si situa, in pratica, sulla linea della riflessione teologica dei rapporti tra chiesa e mondo che dipende dal pensiero di Maritain, di Mounier, di Chenu, di Congar e di Rahner.

La revisione di vita, nella sua preoccupazione di risalire dall'avvenimento al suo significato misterioso per convertirsi poi in azione evangelica diretta, si sintonizza, in ultima analisi, con quella preoccupazione sociale proposta dai papi come conditio sine qua non dell'autenticità del vangelo nel nostro tempo.

Se poi dalle definizioni vogliamo passare agli esempi pratici, possiamo trovare nei dossiers dell'Azione cattolica operaia e di Masses Ouvrières una quantità di indicazioni precise su come è tradotta in atto la spiritualità dell'avvenimento.

Incontriamo analisi pazienti per comprendere il "senso divino" di uno sciopero, di una morte in un caseggiato popolare, di un caso di razzismo, di un atto di teppismo giovanile.

Questi fatti contingenti, guardati con un'attenzione evangelica e divenuti oggetto di un giudizio cristiano, appaiono carichi di significato nel piano di Dio; e proprio questo permette di impegnarsi in un'azione pastorale e militante.

Non ci si dispone pertanto ad accettare l'avvenimento come "volontà di Dio", così come veniva inculcato nella spiritualità dell'epoca moderna ( si ricordi, ad esempio s. Francesco di Sales e la sua distinzione tra la volontà di Dio "significata" e quella "de bon plaisir" che conosciamo mediante gli avvenimenti ).

Sia i piccoli avvenimenti locali che i grandi avvenimenti politici sono visti invece come provocazione ad agire evangelicamente.

La spiritualità dell'avvenimento è perciò commisurata sulla personale statura del cristiano, che trova il suo posto non più tra le forze conservatrici, bensì tra le avanguardie che prendono un atteggiamento critico nei confronti di una società da trasformare.

Una critica teologica serrata individua tuttavia delle carenze nella teologia della "realtà terrena" che sottende la pratica della revisione di vita.

Specialmente nel periodo preconciliare capita talvolta che il significato religioso sia legato in maniera troppo precaria con la densità umana dell'avvenimento.

Il processo della revisione di vita si riduce allora a una pia interpretazione degli eventi.6

Per ovviare a questo pericolo di appiattimento moralistico è necessario insistere sulla dimensione escatologica della chiesa.

Essa va al mondo, ma in quanto si considera segno del regno di Dio futuro; rilegge la vicenda umana di Gesù nel momento storico attuale non per edificarsi, ma per proclamare, come i profeti biblici, la verità di Dio sulla nostra storia.

Non è retorico capire la revisione di vita a partire dal compito profetico della chiesa: « La revisione di vita è il luogo della profezia di Cristo oggi.

Compito della profezia è di illuminare la storia contemporanea, di chiarire le opzioni cruciali" e di convocare l'uomo alla responsabile amministrazione del suo mondo in attesa del secondo evento di Cristo.

Compito della revisione di vita - che è poi il compito della teologia sotto l'aspetto culturale e ideologico - è quello di guidare, criticare e approfondire la profezia ».7

Dopo il vivace fermento degli anni '50, era necessario che nel grande cantiere di esperienze pratiche e di idee teologiche costituito dall'intreccio tra chiesa e mondo si levasse una parola autorevole e orientatrice.

Questa è stata detta dal concilio Vat II, specialmente mediante la costituzione pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo.

Già papa Giovanni aveva inaugurato l'atteggiamento della benevolenza e del dialogo.

La Gaudium et spes procede oltre.

Essa afferma che la chiesa per svolgere il suo compito, che è quello di « continuare l'opera stessa di Cristo », deve aprire l'occhio, la mente e il cuore agli eventi del mondo.

« Per svolgere questo compito, è dovere permanente della chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sul loro reciproco rapporto.

Bisogna dunque conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo nonché le sue attese, le sue aspirazioni e la sua indole spesso drammatiche » ( GS 4 ).

Non è dunque sufficiente che il cristiano abbandoni l'empireo dogmatico e riprenda contatto con l'avvenimento; egli deve riferirsi ad avvenimenti qualificati: i ( v. ) "segni dei tempi".

Secondo uno dei teologi che maggiormente ha ispirato questa prospettiva, per "segni dei tempi" vanno intesi « quei fenomeni generali che coinvolgono tutta una sfera d'attività ed esprimono i bisogni e le aspirazioni dell'umanità attuale.

Ma tali fenomeni generali sono "segni" soltanto nell'ambito di una presa di coscienza, nel movimento della storia.

Individuando in tal modo i segni di una realtà che li supera, gli "eventi" non vengono svuotati del loro contenuto immediato.

Anche se implicano una storia santa, la storia non viene sminuita nel suo valore di storia.

Perché i segni dei tempi restino effettivamente dei segni, è necessario che il carattere significativo degli eventi e dei fenomeni non appaia come una sovrapposizione, ma sia incarnato nella stessa realtà terrestre e storica ».8

I "segni dei tempi" costituiscono un progresso teologico in rapporto alla "spiritualità dell'avvenimento", in quanto impediscono una lettura del senso divino o evangelico degli eventi in senso spiritualizzante, che faccia astrazione dalla loro realtà terrestre.

Bisogna ascoltarli e capirli, seguendo le leggi loro proprie, senza tendere a una soprannaturalizzazione prematura, che si risolverebbe in una strumentalizzazione apologetica.

Il ricorso ai "segni dei tempi" non risparmia dallo sforzo speculativo, anzi vi obbliga tassativamente, sotto pena di non prestare a Dio nell'avvenimento altro che la propria voce.9

L'entroterra dottrinale della teologia dei segni dei tempi può fornire alla revisione di vita un sostegno più saldo di quelli che ha avuto finora.

Essa ne ha bisogno per passare dalla fase di esplosiva adolescenza a quella di più pensosa maturità.

Non è forse questo il cammino seguito dalla chiesa intera impegnata nell'avvenimento conciliare?

IV - Applicazioni particolari della revisione di vita

Completiamo ora il panorama della pratica e della riflessione sulla revisione di vita accennando alla sua applicazione in due settori particolari della vita ecclesiale e confrontandola con l'esame di coscienza.

1. La revisione di vita negli Istituti Religiosi

Lo straripante successo nei gruppi di impegno apostolico e l'attenzione crescente che si è acquistata presso i teologi e le gerarchie ecclesiastiche sono per la revisione di vita una carta di credito più che sufficiente presso qualsivoglia ambiente cristiano.

Non stupisce che anche le comunità religiose se ne siano interessate e in alcuni casi l'abbiano adottata.

E non per essere a la page o per adattamento mimetico al laicato, bensì per interiore disponibilità a un metodo spirituale che sembra il più rispondente alle esigenze attuali.

Tuttavia l'inserimento della revisione di vita nelle comunità religiose non è cosa pacifica.

Intanto perché essa è una formula adatta a un gruppo ( équipe ), non a una comunità.

L'indicazione va presa sia in senso numerico che qualitativo.

Abbiamo già associato in maniera visiva la revisione di vita al piccolo gruppo che siede attorno ad un tavolo per discutere; e questo raramente è il caso delle comunità religiose tradizionali, che tendono invece ad essere concentrazioni mastodontiche.

La controindicazione si aggrava quando consideriamo la funzione del gruppo.

La revisione di vita riunisce persone le quali, oltre che da una spontaneità di aggregazione, sono tenute insieme da un comune impegno.

Le comunità religiose invece sono non di rado il risultato dell'accostamento di persone disparate, per le quali la comune vocazione non costituisce la base sufficiente per un incontro basato sull'immediatezza e la spontaneità.

L'omogeneità di una comunità religiosa non 'è quella richiesta dalla revisione di vita.

La revisione di vita è contro indicata soprattutto là dove sono coinvolte famiglie religiose di stampo antico.

Più che coinvolte, queste comunità potrebbero esserne sconvolte.

Se la famiglia religiosa è nata in altro clima e altra epoca, se ha assunto una determinata fisionomia in seguito alla sedimentazione delle forme tradizionali, se si muove con riluttanza al di fuori del solco delle costituzioni, l'introduzione della revisione di vita rischia di provocare fratture nella comunità.

Può essere il tipico caso del vino nuovo, che fa scoppiare gli otri vecchi.

Questa eventualità non può essere considerata a cuor leggero da chi ha imparato dal vangelo il rispetto per il lucignolo fumigante.

Diversa è la situazione delle famiglie religiose di recente costituzione.

Queste sono cresciute per lo più nello stesso clima sociale ed ecclesiale in cui è nata la presa di coscienza del laicato; la vita spirituale dei religiosi e delle religiose si fonda su una visione teologica di tipo storico-biblico, piuttosto che sistematico-razionalista; l'atteggiamento verso il mondo è di simpatia e di apertura, piuttosto che di apologetica e di difesa; l'intervento apostolico, spesso condotto insieme ai laici, ha preso il posto dell'isolamento dietro le mura protettive del convento.

Là dove queste condizioni si verificano, la pratica della revisione di vita può essere introdotta senza alcuna violenza.

Le due situazioni estreme qui raffigurate, e che rispettivamente sconsigliano o raccomandano l'adozione della revisione di vita, sono ben lungi dall'esaurire tutta la casistica.

Come abitualmente succede, invece, la vita ci presenta per lo più situazioni intermedie.

In tali casi non si può decidere con un sì o con un no drastici.

La valutazione dell'opportunità di adottare la revisione di vita nelle situazioni fluttuanti resta un'opera di ( v. ) discernimento degli spiriti.

Non si sottovaluti tuttavia l'utilità della revisione di vita, quale strumento di ristrutturazione delle grandi comunità in piccoli gruppi centrati su impegni concreti di testimonianza e di apostolato.

2. Revisione di vita e gruppi giovanili

Un terreno di elezione per la pratica della revisione di vita è quello dei gruppi giovanili.

A molti educatori la revisione di vita è parsa come lo strumento ideale per fare del gruppo, al di là del momento spontaneo di associazionismo giovanile, un elemento stabile di formazione cristiana.

La sua tecnica risponde egregiamente alla necessità di trovare un equilibrio tra l'intervento sulla realtà circostante ( impegno, azione, realizzazione di progetti ) e "celebrazione" dell'azione stessa ( riflessione, contemplazione gioiosa, ricerca del significato profondo ).

La revisione di vita aiuta inoltre ad incarnare la fede cristiana, ad inserire la propria azione nel contesto di un piano di salvezza universale, e quindi allarga i centri di interesse del gruppo.

Un altro aspetto positivo della revisione di vita possiamo rintracciarlo nell'abitudine che essa crea nel giovane a guardare i fatti di vita come al rallentatore, esaminando il fascio di cause e di motivazioni che li sottendono.

Un "vedere" ben condotto contrasta la tendenza al dogmatismo, cui fa riscontro sul piano morale il dualismo che divide il mondo in bianco e nero.

Quando si è scesi in fondo all'avvenimento e vi si è trovato un riflesso del proprio volto ( quando non addirittura una correità! ), non si può più giudicare come prima.

Infine la revisione di vita crea una familiarità col vangelo e col piano di Dio.

Insomma, questo metodo si accredita come mezzo adattissimo per una pedagogia della fede.

Non sembra perciò esagerata l'opinione di chi ritiene la revisione di vita una questione di vita o di morte per i gruppi giovanili.

Ma mentre si riconoscono i meriti della revisione di vita è necessario anche denunciare i pericoli, che essa porta con sé.

Dal momento in cui si vuole leggere in un fenomeno storico, di per sé soggetto a una pluralità di letture, un segno di Dio, si rischia di mettere sul conto della divinità ciò che dipende dalla iniziativa libera ed ambigua dell'uomo.

Per questa strada possono insinuarsi surrettiziamente il soggettivismo e il moralismo: si riconoscerà cioè l'azione di Dio nella storia solo in ciò che risponde ai propri desideri e conferma le proprie idee.

Ci si avvierà, cioè, a una mentalità di stampo dogmatico e integrista.

Al limite estremo della degenerazione, ciò che dovrebbe essere una scuola dello sguardo di fede può diventare una scuola d'ateismo.

Ecco come ci vengono descritte le possibili conseguenze di una lettura degli avvenimenti di tipo pietista: « A forza di identificare Dio con delle approssimazioni o con delle interpretazioni discutibili e che non resistono all'analisi la più elementare, si rischia di far passare Dio stesso per un'illusione; la pedagogia spirituale che conduce gli adolescenti a cercare Dio nella loro vita, se non supera la buona intenzione e non risveglia il senso di Dio per Dio stesso, rischia di sfociare nell'ateismo più dichiarato: scoprendo di aver designato col nome di "segno di Dio" ciò che scopre dipendere dalla psicologia o dalla relazione sociale più ovvia, l'adolescente potrà facilmente passare dal carattere illusorio dell'interpretazione fornita al carattere illusorio del Dio così designato ».10

È salutare evocare lo spettro di un radicale rovesciamento degli esiti della revisione di vita.

Così siamo messi in guardia dal pericolo di una lettura della realtà che si riduca a una pia interpretazione degli eventi, saltando di pie' pari il momento della ricerca di categorie razionali di interpretazione e di trasformazione della realtà.

Sarebbe fatale se il giovane si illudesse di possedere con la revisione di vita una scorciatoia per capire quel che avviene nel mondo e una ricetta di intervento.

La revisione di vita sarà invece un prezioso strumento di formazione se, aiutando l'adolescente a combattere contro la tendenza all'integrismo, gli insegnerà a fissare lo sguardo sul Cristo, morto e risorto, che è l'unico segno dato da Dio agli uomini, e ad operare secondo quell'etica della libertà e della responsabilità, che sgorga da un incontro autentico col piano di Dio rivelato.

3. Revisione di vita ed esame di coscienza

Le considerazioni sulla funzione pedagogica della revisione di vita ci autorizzano a tentare un ulteriore sviluppo, accennando un confronto tra la pratica della revisione di vita e quella dell'esame di coscienza.

Questa ha goduto per lunghi secoli di grande considerazione nella vita spirituale, specie negli ambienti monastici.

Molti autori spirituali hanno raccomandato questo esercizio come strumento privilegiato per raggiungere una migliore conoscenza di sé, presupposto psicologico per ogni progresso nell'ascetica.

C'è anche chi ha voluto fondare la pratica dell'esame di coscienza sull'esortazione di s. Paolo a proposito della partecipazione alla tavola eucaristica: « Ciascuno prima esamini se stesso e poi mangi di quel pane e beva di quel calice » ( 1 Cor 11,28 ).

Storicamente l'influsso maggiore è venuto dalle analoghe pratiche raccomandate dai filosofi stoici ( Seneca, Plutarco ), nella prospettiva di etica naturalistica centrata sull'uomo che era loro propria, al fine di irrobustire psicologicamente l'individuo e renderlo capace di autodeterminarsi.

Dall'esercizio ascetico in vista di un progresso morale o spirituale, noto come esame di coscienza generale si è venuto differenziando l'esame particolare.

Raccomandato già dall'Imitazione di Cristo ( « Se ogni anno estirpassimo un vizio, presto saremmo perfetti » ), ha trovato la sua forma classica negli ( v. ) Esercizi spirituali di s. Ignazio.

L'esame particolare permette di concentrarsi per un certo periodo su un solo difetto ( la "passione dominante" ) da combattere o su una virtù da acquisire.

Distinto dall'esame di coscienza ascetico, l'esame di coscienza preliminare alla confessione sacramentale è stato sempre familiare ai cristiani devoti.

I catechismi hanno proposto diversi modelli: alcuni basati sull'ordine dei comandamenti di Dio e dei precetti della chiesa, altri sull'ordine dei doveri ( verso Dio, verso se stessi, verso il prossimo ), altri ancora seguendo lo schema dei vizi e delle virtù.

Del tutto originale è la proposta di B. Haring.11

La pratica dei due esami di coscienza, quello ascetico e quello sacramentale, si è piuttosto rarefatta tra i cristiani di oggi.

I motivi sono diversi. Oltre alla critica mossa in nome di una conoscenza meno ingenua dei meccanismi psicologici, ha giocato un ruolo decisivo il rinnovamento della teologia morale.

Questa ha messo in evidenza i limiti di un esame condotto in modo prevalentemente casuistico e secondo un processo di autoriflessione estraneo al dialogo di fede-amore che costituisce la cadenza fondamentale della vita spirituale cristiana.

All'esame di coscienza tradizionale faceva soprattutto difetto il confronto col piano di Dio che ispira una presenza apostolica attiva e creatrice nel mondo, come è caratteristico della spiritualità che sottende la revisione di vita.

Qualche tentativo di rinnovare l'esame di coscienza in senso dinamico ed apostolico è stato fatto negli anni di maggiore diffusione di questa spiritualità.12

Oggi i tempi sembrano maturi perché dall'incontro delle scienze psicologiche con la spiritualità dell'azione possano derivare decisivi stimoli di rinnovamento anche per questo tradizionale esercizio spirituale.

L'esame di coscienza non può essere semplicemente sostituito con la revisione di vita.

Il senso spirituale e la funzione pratica di questi due esercizi sono diversi.

L'esame di coscienza continua ad essere il contrappeso che impedisce al cristiano, proiettato nell'azione, di sbilanciarsi verso l'esterno, perdendo il contatto con il polo della personalità in cui maturano le decisioni che orientano tutta la vita.

… e ritiro spirituale Neocatecumenato V

1 J. Bonduelle, La révision de vie. Situation actuelle, Parigi 1965
2 Seguiamo la traccia di G. Negri-R. Tonelli, Linee per la revisione di vita, Torino 1972
3 Y. Congar, L'avenir de l'Eglise in Aa. Vv., L'avenir, Parigi 1963, 211-212
4 M. Quoist, Prières, Parigi 1954, 11
5 J.-P. Jossua, Chrétiens au monde. Où en est la théologie de la "révision de vie" et de l' "événement"? in VSpS 71 (1964) 455-479
6 G. Negri-R. Tonelli, o. c., alla nota 2, 25
7 Può essere sufficiente come esempio la seguente istruzione contenuta in un bollettino di programma per l'anno 1960-61 per un movimento di A. C.: « Lo scopo dell'analisi non è quello di elaborare una soluzione tecnica del problema posto, ma di sostenere la nostra meditazione, di situarci nel nostro cammino verso il Signore e di condurci a orientare il nostro comportamento.
È il significato religioso del fatto ciò che ci interessa.
Noi crediamo che ad ogni istante Dio è presente e agisce nel mondo e tra gli uomini.
Ma noi sappiamo che l'efficacia della sua azione è subordinata alla buona volontà offerta dall'uomo ». Cit. in J. Bonduelle, o. c. alla nota 1, 59

8 M. D. Chenu, I segni dei tempi in La chiesa nel mondo contemporaneo, Brescia 1966, 95. Cf anche la rassegna I segni dei tempi in Con 1967/5, 161-171
9 Vedi l'acuta analisi critica del concetto di « segni dei tempi » in P. Valadier, Signés des temps, signes de Dieu? in Etudes 1971, 261-279
10 P. Valadier, a. c., 269
11 B. Hàring, Confessione e gioia, Alba, Edizioni Paoline 1978
12 Citiamo, come esempio, il volume di Lebret e Sauvet, Pour rajeunir l'examen de conscience, Parigi, Ouvrières 1952