Meditazioni per le domeniche dell'anno

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MD 60

VII domenica dopo Pentecoste
( Mt 7,15-21 )

La santità non consiste nel vestito ma nelle opere

1 Dice Gesù, nel Vangelo odierno, che molti hanno la pelle di pecora, ma dentro sono lupi rapaci ( Mt 7,15 ).

Così avviene, talvolta, anche nelle più sante Comunità.

Non a torto il Concilio di Trento afferma che non è l'abito che fa il monaco.

Quest'abito semplice e ruvido conferisce un aspetto di pietà e di modestia che edifica il mondo e impegna chi lo porta ad avere un certo ritegno esteriore.

È un abito santo, perché è un simbolo visibile dell'impegno che chi lo porta ha contratto di condurre una vita santa.

Se poi è vero che questo abito deve ricordare loro in continuazione tale impegno, è anche vero che non è l'abito che santifica e, purtroppo, può anche capitare che esso serva solo per coprire gravi difetti.

Scandagliate bene il vostro animo per rendervi conto se vi siete spogliati di tutte le false massime del mondo, quando avete lasciato gli abiti civili e se, indossando un nuovo abito, vi siete rinnovati nello spirito ( Ef 4,22-23 ), se avete completamente rinunziato alle usanze mondane ( Ef 4,17 ), dato che la vostra vita - come il vostro abito - deve distinguersi da quella della gente del mondo.

2 Il Vangelo aggiunge che non bisogna fermarsi all'abito che si porta ma ai frutti che si producono: Li riconosce dai suoi frutti ( Mt 7,16 ).

Si possono produrre due specie di frutti: innanzi tutto quello della grazia che consiste nella santità delle vostre azioni.

Portando un abito molto differente da quello dei civili, dovete essere uomini nuovi creati nella giustizia e nella santità, come dice san Paolo ( Ef 4,24 ).

Tutto in voi, sia all'esterno che all'interno, deve provare la santità alla quale la vostra professione vi obbliga.

Il vostro esteriore dev'essere santo perché dev'essere edificante; dovete essere raccolti, modesti e riservati, per far vedere a tutti che Dio è davvero in voi e che tenete presente solo lui nel vostro modo di agire.

Le vostre azioni debbono essere sante, perché fatte per un motivo santo, cioè per onorare Dio e secondo quanto prescrive la Regola, che è il mezzo più adatto per santificarvi: questi sono i frutti che dovete produrre nello stato in cui Dio vi ha messo.

3 Ma ci sono altri frutti che dovete produrre nei confronti dei ragazzi, alla cui istruzione dovete, per vocazione, attendere.

È vostro dovere insegnare loro la religione.

Se essi non la conoscono, sia perché neanche voi la conoscete bene, sia perché non vi date troppo pensiero a insegnarla, siete falsi profeti perché, pur essendo incaricati di fare loro conoscere Dio, li lasciate in uno stato di ignoranza che potrebbe, per vostra negligenza, portarli alla dannazione eterna.

Dovete invece ispirare orrore per il vizio e per tutto ciò che può rovinare la loro anima.

Questo potrebbe capitare se non vi date pensiero di controllare le loro amicizie, se non vi rendete conto se si danno al vizio del gioco e se trascorrono la maggior parte del giorno nel divertimento e nel libertinaggio.

Se le cose stanno così, vuol dire che per essi voi siete falsi profeti che producono frutti cattivi ( Mt 7,15-17 ).

È vostro dovere farli diventare pii, portarli ad amare la preghiera, a frequentare la chiesa e a condurre una vita devota.

Se invece i vostri alunni sono immodesti in chiesa, se non hanno alcun ritegno, se non pregano Dio o lo pregano senza devozione, vuol dire che anche voi mancate di pietà e che, non essendo capaci di produrre buoni frutti, è assurdo pensare che possiate farli produrre agli altri.

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