Trattati brevi

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Trattato II

Metodo di orazione mentale

Prefazione

L'Orazione è una occupazione inferiore e una applicazione dell'anima a Dio.

Può dividersi in tre parti:

1. La prima è la disposizione dell'anima per l'orazione, chiamata giustamente raccoglimento.

1. La seconda consiste nel riflettere sull'argomento che abbiamo scelto come oggetto dell'orazione.

3. La terza, infine, nel ringraziare Dio al termine dell'orazione.

La prima parte è definita disposizione o raccoglimento perché quanto vi si fa serve a impegnare l'anima e a disporla all'orazione.

La prima cosa da fare, all'inizio dell'orazione, è compenetrarsi della presenza di Dio con un sentimento di fede; a questo proposito possiamo considerare Dio presente, soprattutto in tre luoghi:

1. nel luogo dove ci troviamo;

2. in noi stessi;

3. in chiesa, dove potremmo trasportarci in spirito se non vi siamo realmente presenti.

- Dio è certamente presente nei luoghi dove ci troviamo:

1. Perché Dio è ovunque, come l'afferma egli stesso per bocca del profeta Geremia: Io riempio il cielo e la terra ( Ger 23,24 ).

2. Perché Nostro Signore ha detto in San Matteo cap. 18, che quando due o tre persone sono riunite in suo nome, in un luogo, egli è in mezzo ad esse ( Mt 18,20 ).

- Dio è certamente presente dentro di noi:

1. Perché vuole conservarci la vita, come afferma san Paolo negli Atti degli Apostoli ( At 17,27-28 ): Dio… non è lontano da noi, perché non abbiamo ne vita, ne movimento, ne essere che in Dio.

2. Perché abita in noi con la sua grazia e il suo spirito.

Lo rivela Gesù stesso affermando: il regno di Dio è dentro di voi ( Lc 17,21 ), a cui fa eco san Paolo affermando: Il tempio di Dio è santo e voi lo siete: non sapete che i vostri corpi sono i templi dello Spirito santo che abita in voi? ( 1 Cor 3,17; 1 Cor 6,19 ).

- Due sono, infine, le ragioni che ci aiutano a considerare Dio presente nelle nostre Chiese:

1. Perché la chiesa è la casa di Dio, come dice Nostro Signore in san Matteo ( Mt 21,13 ): La mia casa è una casa di orazione.

2. Perché Gesù vi è presente nel SS. Sacramento dell'altare.

Prima parte

La prima parte dell'orazione si compone di nove atti.

I primi tre si riferiscono a Dio, i tre seguenti a noi e gli ultimi tre a Nostro Signore.

I tre atti che si riferiscono a Dio sono:

1. un atto di fede;

2. un atto di adorazione;

3. un atto di ringraziamento.

Si fa un atto di fede credendo fermamente di essere alla presenza di Dio.

Per riuscire a imprimerci fortemente questa verità nell'intelletto e perseverare in questo sentimento di fede, ci si può servire di qualcuno dei passi scritturali precedentemente citati che sia, però, in relazione al modo con cui ci si è messi alla presenza di Dio.

Si fa un atto di adorazione riconoscendo Dio come nostro Creatore e nostro sovrano Signore e restando in atteggiamento di profondo rispetto in considerazione, soprattutto, della nostra nullità e anche perché dipendiamo da lui.

Si fa un atto di ringraziamento, ringraziando Dio delle grazie che ci concede, soprattutto di quelle che ci fa in questo momento, permettendoci di stare alla sua santa presenza e di conversare con lui durante l'orazione.

I tre atti che si riferiscono a noi sono:

1. un atto di umiltà;

2. un atto di confusione;

3. un atto di contrizione.

Si fa un atto di umiltà riconoscendoci indegni di stare alla presenza di Dio, perché siamo un bel nulla.

Le parole di Abramo: Come parlerò al mio Signore, io che sono cenere e polvere? ( Gen 18,27 ) ci aiuteranno a restare in questo sentimento.

Si fa un atto di confusione riconoscendoci indegni di stare alla presenza di Dio perché lo abbiamo offeso troppo.

Si fa un atto di contrizione chiedendo perdono a Dio di tutti i peccati e promettendo, con decisione, di non caderci più.

I tre atti che si riferiscono a Nostro Signore sono:

1. un atto di applicazione dei suoi meriti;

2. un atto di unione a lui;

3. un atto di invocazione del suo Santo Spirito.

Si fa un atto di applicazione dei meriti di Nostro Signore pregandolo di applicarci i meriti della sua Passione e renderci, così, più graditi a suo Padre e metterci in condizione di ricevere, durante l'orazione, le sue grazie e le sue illuminazioni.

Si fa un atto di unione a Nostro Signore unendoci alle disposizioni interiori che aveva quando faceva orazione; pregandolo di fare orazione insieme a noi e di presentare la nostra orazione e le nostre necessità a suo Padre, considerandoci come cosa sua e come sue membra ( 1 Cor 4,15 ) che, solo in lui, hanno e potranno avere vita interiore, movimento e azione ( At 17,28 ).

Si fa un atto di invocazione dello Spirito di Nostro Signore pregandolo di darci il suo Spirito, in modo da riuscire a fare orazione sotto la sua guida rinunziando, perciò, ai nostri punti di vista e ai nostri pensieri, per ammettere solo quelli che piacerà al suo Spirito di ispirarci.

Riusciremo così a mettere in pratica l'affermazione di san Paolo il quale afferma che è lo Spirito di Dio che prega in noi ( Rm 8,26 ) perché da noi non riusciremo mai ad avere neanche un solo pensiero buono.

Seconda parte

La seconda parte dell'orazione consiste nell'approfondire, riflettendo su un mistero, una virtù o una massima del Santo Vangelo.

Se l'argomento è un mistero è bene iniziare le nostre riflessioni con il compenetrarci dello spirito del mistero e richiamando alla memoria quanto, su di esso, è riferito nel Vangelo e ciò che la Chiesa ci propone in proposito, sia con un semplice sguardo di fede, sia con alcune riflessioni sul mistero stesso e sull'argomento a cui esso allude.

Si resta quindi in atteggiamento rispettoso nella contemplazione del mistero.

Se l'argomento è una virtù o una massima è bene compenetrarsi interiormente della sua necessità, sia con un sentimento di fede - cercando mentalmente un passo della Sacra Scrittura in cui si parla della virtù o della massima su cui stiamo meditando - sia facendo qualche riflessione sulla virtù o sulla massima, per convincersi a metterle in pratica.

I passi scritturali li cercheremo, è ovvio, nella Bibbia, sopratutto nel Nuovo Testamento.

Posto il nostro fondamento sulla fede, si da inizio allo sviluppo dei nove atti della seconda parte.

I primi tre atti si riferiscono a Nostro Signore, i tre seguenti noi e gli ultimi tre rispettivamente a Nostro Signore, a Dio e ai santi.

I tre atti che hanno per oggetto Dio sono:

1. un atto di fede;

2. un atto di adorazione;

3. un atto di ringraziamento.

Si fa un atto di fede sul mistero, sulla virtù o sulla massima credendo fermamente che è stato Nostro Signore a operare il mistero, a praticare la virtù o a insegnarci la massima.

Per compenetrarsi a fondo di questa verità, è opportuno richiamare alla memoria un passo del Nuovo Testamento.

Si fa un atto di adorazione, onorando Nostro Signore che ha operato quel mistero, ha praticato quella virtù e ci ha insegnato quella massima.

Si resta, quindi, con attenzione e con profondo rispetto, alla presenza di Nostro Signore.

Si fa un atto di ringraziamento, ringraziando Nostro Signore della bontà che ha avuta operando quel mistero, praticando quella virtù o insegnando quella massima per istruirci e per santificarci.

I tre atti che si riferiscono a noi sono;

1. un atto di confusione;

2. un atto di contrizione;

3. un atto di applicazione.

Si fa un atto di confusione riconoscendo, dinanzi a Dio, che meritiamo davvero di essere mortificati, perché finora ci siamo disinteressati, in tutto o in parte, di acquistare lo spirito di quel mistero, di quella massima o di quella virtù.

Per sentirci maggiormente mortificati, ci conviene riflettere sulle principali occasioni che abbiamo avuto di acquistare quelle abitudini e non l'abbiamo fatto.

Si fa un atto di contrizione chiedendo perdono a Dio delle colpe che abbiamo commesso contro lo spirito del mistero e della massima, o contro la pratica della virtù e prendendo la decisione di essere, in avvenire, più fedeli alle pratiche che ci aiuteranno ad acquistare lo spirito del mistero, della massima e a praticare quella virtù.

Si fa un atto di applicazione cercando di adattare a noi stessi il mistero, la virtù o la massima e considerando, innanzi a Dio, la grande necessità che abbiamo di penetrare nello spirito di quel mistero, di quella massima e di praticare quella virtù.

Dobbiamo essere anche molto attenti alle occasioni in cui si può o si deve farlo e anche a cercare di prendere i mezzi atti e specifici per metterlo in pratica, non appena se ne presenterà l'occasione.

È durante l'atto di applicazione che si formuleranno le risoluzioni.

Proprio questo significa: prendere i mezzi adatti e specifici per praticare la virtù su cui s'è fatto orazione.

Perché ottengano un risultato, le nostre decisioni debbono essere attuali - particolareggiate - efficaci.

Innanzi tutto debbono essere attuali, in modo da poterle formulare e mettere in pratica il giorno stesso in cui vengono prese.

Debbono, poi, essere particolareggiate e riferirsi a una sola virtù; debbono anche farci prevedere le occasioni in cui ci sarà possibile metterle in pratica.

Debbono, infine, essere efficaci.

Questo vuol dire che dobbiamo preoccuparci di eseguirle non appena si presenta l'occasione, senza lasciarcela sfuggire.

Gli ultimi tre atti della seconda parte sono:

1. un atto di unione a Nostro Signore;

2. un atto di domanda;

3. un atto di invocazione dei Santi di cui siamo più devoti.

Si fa un atto di unione unendoci interiormente allo spirito che ebbe Nostro Signore in questo mistero, come anche alle disposizioni interiori che egli ebbe o con le quali insegnò o praticò questa virtù e questa massima.

Dobbiamo anche chiedergli di aiutarci a partecipare a questo spirito e a queste disposizioni e pregarlo insistentemente di farci la grazia di riuscire a penetrare nello spirito del mistero, della virtù o della massima, non solo esteriormente al modo dei filosofi o della gente di mondo, che la praticano solo perché è una virtù morale o per motivi puramente umani, ma per motivi di fede e in unione allo Spirito e alle disposizioni di Nostro Signore e perché mossi dalla grazia.

Si fa un atto di domanda chiedendo umilmente a Dio lo spirito del mistero ovvero la pratica della virtù o della massima e pregandolo di accordarceli in unione e per mezzo di Nostro Signore, perché è per lui solo e per il suo spirito che pretendiamo chiederlo e che speriamo di ottenerlo.

Si fa un atto di invocazione dei Santi pregando quelli per i quali abbiamo una particolare devozione, specialmente chi, di essi, fu presente al mistero, o che cooperò ad esso, ovvero che praticò alla perfezione quella virtù o quella massima, convincendoli ad intervenire presso Dio perché ci conceda lo spirito del mistero o la pratica della virtù o della massima, ma anche per testimoniare loro la grande fiducia che abbiamo nella loro intercessione.

Terza parte

La terza parte dell'orazione si compone di tre atti:

1. una revisione di quanto si è fatto durante l'orazione;

2. un atto di ringraziamento;

3. un atto di offerta.

L'atto di revisione si fa riandando con la mente ai principali momenti della nostra orazione, ai sentimenti che Dio ci ha concesso e che ci sembrano i più pratici e anche i più realizzabili.

Si conclude pensando al frutto che possiamo trame.

Si fa un atto di ringraziamento rivolgendoci a Dio con animo grato per le grazie che ci ha concesso durante l'orazione, per i buoni sentimenti che ci ha ispirato e per gli affetti che ci ha fatto concepire per il bene della nostra anima e per il progresso sulla via della virtù.

Si fa un atto di offerta presentando a Dio la nostra orazione, le risoluzioni che abbiamo preso e la disposizione in cui ci troviamo per attuarle.

A questa offerta uniamo anche quella di noi stessi, delle nostre azioni e del nostro comportamento durante la giornata.

Terminata l'orazione è cosa buona mettere tutto ciò che in essa abbiamo fatto, concepito e promesso, sotto la protezione della SS.ma Vergine perché sia lei ad offrirla al suo dilettissimo Figlio.

Con questo mezzo potremo ottenere da lui le grazie necessarie per compiere le nostre azioni e per praticare la virtù o la massima sulla quale abbiamo fatto orazione, perché tutto sia fatto alla maggior gloria di Dio e con la maggior perfezione possibile.

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