Discorsi sul Nuovo Testamento

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Dalle parole dell'Apostolo

1 Cor 6,9-18: " Qualsiasi peccato l'uomo potrà commettere è fuori del suo corpo, ma chi di dà al peccato carnale pecca contro il proprio corpo "

[ Frammento ]

1 - Difficile questione delle parole dell'Apostolo
2 - La difficoltà è sciolta. Perché solo del peccato carnale si dice che è peccato contro il proprio corpo
3 - In senso più generale: chi non è vicino a Dio è adultero
4 - Duplice interpretazione dell'Apostolo

1 - Difficile questione delle parole dell'Apostolo

Difficile la questione tratta dalle parole dell'Apostolo.

La questione è tratta dalla Lettera del beato Paolo apostolo ai Corinzi.

Vi dice: Qualsiasi peccato l'uomo potrà commettere è fuori del corpo; ma chi commette il peccato carnale, pecca contro il proprio corpo; ( 1 Cor 6,18 ) la questione è tanto profonda infatti che non so se possa risolversi chiaramente, sebbene per concessione di Dio se ne possa dire qualcosa.

Infatti, poiché l'Apostolo in precedenza, nella medesima Lettera, diceva: Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci entreranno in possesso del regno di Dio; e poco dopo: Non sapete - dice - che i vostri corpi sono membra di Cristo?

Prendendo dunque le membra di Cristo, ne farò membra di una prostituta? Non sia mai!

O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo?

Saranno infatti - è detto - due in una sola carne.

Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito.

Fuggite il peccato carnale; ed ivi soggiunge: Qualsiasi peccato l'uomo potrà commettere, è fuori del suo corpo; ma chi commette il peccato carnale, pecca contro il proprio corpo.

O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?

Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate e portate Dio nel vostro corpo. ( 1 Cor 6,9-20 )

Pertanto, dopo aver prima enumerato, in questo capitolo, i molti ed orrendi peccati degli uomini, ai quali non sarà concesso il regno di Dio, peccati che tuttavia non possono commettersi dagli uomini che mediante il corpo - nel caso di coloro già fedeli dice del corpo tempio dello Spirito Santo, che abbiamo da Dio -, e sostiene che le stesse membra del nostro corpo sono membra di Cristo.

Facendo di tali peccati oggetto di accusa e come rivolgendo una domanda: Prendendo dunque le membra di Cristo, ne farò membra di una prostituta?

Egli dice. E si potrà dare la risposta: Non sia mai!

Potrà aggiungere ancora dicendo: O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo?

Saranno infatti - è detto - due in una sola carne.

Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito; e potrà concludere: Fuggite il peccato carnale.

Tuttavia egli ha ancora da dire: Qualsiasi peccato l'uomo potrà commettere, è fuori del corpo; ma chi commette il peccato carnale, pecca contro il proprio corpo; come se tutti quei peccati che ha enumerato dicendo: Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci entreranno in possesso del regno di Dio, tutte queste cattive azioni ed infamie non si possono compiere e farne condotta abituale che per mezzo del corpo?

Quale uomo dotato di buon senso potrà negarlo?

In realtà l'Apostolo dedicava tutto questo intero passo proprio al corpo, già acquistato a gran prezzo, cioè dal sangue prezioso di Cristo, costituito dal Signore tempio dello Spirito Santo, perché non venisse profanato da tali nefandezze, ma fosse piuttosto custodito inviolato quale dimora di Dio.

Per quale ragione allora ha voluto aggiungere ciò da cui potesse derivare una questione difficile fino a dire, cioè: Qualsiasi peccato l'uomo potrà commettere, è fuori del corpo; ma chi commette il peccato carnale, pecca contro il proprio corpo; poiché sia l'immoralità stessa, sia altri peccati di tal genere, i più simili all'immoralità e alla depravazione, non si compiono appunto e si ripetono abitualmente in nessun altro modo che proprio per mezzo del corpo?

Che dire infatti? Ci potrà essere alcuno ( per tacere degli altri peccati già ricordati ) che sia ladro, o ubriacone, o maldicente, o rapace, indipendentemente dall'attività di questo corpo?

Sebbene né alla stessa idolatria, né alla stessa avarizia sia possibile raggiungere un uso e il frutto del proprio operato a prescindere dalla servitù di questo corpo.

Com'è allora che: Qualsiasi peccato l'uomo potrà commettere, è fuori del corpo; ma chi commette il peccato carnale, pecca contro il proprio corpo?

In primo luogo, essendo l'uomo posto in questo corpo, non è che sia proprio solo dello spirito qualunque desiderio perverso possa avere; non si può dire che l'uomo lo realizzi fuori del corpo, tanto è evidente che egli lo attua attraverso la sensibilità e la prudenza della carne, trovandosi ancora interamente contenuto da questo corpo.

Infatti anche ciò che è stato scritto nel Salmo: L'empio ha detto nel suo cuore: Non c'è Dio, ( Sal 14,1 ) pure il beato Paolo apostolo non lo ha potuto evidentemente disgiungere dalla partecipazione del corpo in quel caso ove afferma: Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno secondo le opere che compì mediante il corpo, sia il bene, sia il male. ( 2 Cor 5,10 )

Perché è facile notare che solo in quanto posto nel corpo l'empio ha potuto dire: Non c'è Dio, per tacere ciò che in un'altra lettera proprio il Dottore delle Genti dice: D'altra parte le opere della carne sono ben note; e insiste precisando: immoralità, impurità, libertinaggio, stregonerie, inimicizie, discordie, gelosie, aggressività, dissensi, eresie, invidie, ubriachezze e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come ho già detto, che quanti compiono tali cose non entreranno nel regno di Dio. ( Gal 5,19-21 )

Non vi sembra infatti che quelle altre cose che vi ha inserite: gelosie, aggressività, dissensi, invidie, eresie si compiano fuori del corpo?

Eppure il Dottore delle Genti, nella fede e nella verità, le attribuisce alle opere della carne.

Com'è allora che: Qualsiasi peccato l'uomo potrà commettere è fuori del corpo, ma citando unicamente il solo peccato carnale, afferma: ma chi commette il peccato carnale, pecca contro il proprio corpo?

2 - La difficoltà è sciolta. Perché solo del peccato carnale si dice che è peccato contro il proprio corpo

Risulta a chiunque, sia pure tardo ed ottuso di mente, quanto sia difficile una tale questione; se il Signore si degnerà chiarirla e spiegarla un poco al nostro pio desiderio, potremo dire qualcosa per via di ragionamento.

Sembra infatti che il beato Apostolo, nel quale era Cristo a parlare, abbia voluto accentuare la gravità del peccato carnale su tutti gli altri peccati che, sebbene si commettano mediante il corpo, tuttavia non rendono l'animo dell'uomo così implicato e vincolato alla libidine della carne come nel solo caso dell'unione carnale, in cui l'impulso intenso della libidine fa che lo spirito sia coinvolto nell'azione del corpo e in certo modo sia un tutt'uno con esso e ne subisca il sopravvento.

Questo a tal segno che, in quel momento e nell'esperienza di così grande turpitudine, all'uomo non è concesso di pensare ad altro o ad altro applicarsi se non a ciò che gli cattura la mente, la quale è resa schiava da quell'immergersi e da quel lasciarsi assorbire dalla libidine e dalla concupiscenza carnale.

Ne segue che sembra questo il significato dell'affermazione: Ma chi commette il peccato carnale pecca contro il proprio corpo. ( 1 Cor 6,18 )

È allora infatti, soprattutto quando è intento a consumare la colpa più vergognosa, che il cuore dell'uomo che pecca diventa propriamente e intimamente servo del corpo; tanto che lo stesso Apostolo, volendo dare più forza ed efficacia alla raccomandazione agli uomini di guardarsi da questo male: Prendendo dunque le membra di Cristo, ne farò membra di una prostituta?

E mostrando esecrazione e ripulsa, potrà dire: Non sia mai!

O non sapete voi - dice - che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? ( 1 Cor 6,16 )

Saranno infatti - è detto - due in una sola carne.

Si potrebbe forse dire questo di ogni e qualsiasi altra azione cattiva degli uomini?

In qualsiasi altra cattiva azione è infatti permesso allo spirito umano e di compiere qualcuna di esse, e nel medesimo tempo, di occuparsi con la mente altrove; il fatto di essere libero di volgere a qualcosa di diverso il pensiero, nel mentre consuma il peccato carnale, non è dato all'animo.

Infatti tutto l'uomo è in tal modo trascinato da tale atto peccaminoso e affondato appunto nel corpo, da non potersi dire che egli dispone del suo spirito, ma si può dire che l'uomo intero sia, ad un tempo, carne e "soffio che va e non ritorna". ( Sal 78,39 )

Consegue pertanto di poter capire che: Qualsiasi peccato l'uomo potrà commettere, è fuori del corpo; ma chi commette il peccato carnale pecca contro il proprio corpo; affinché risulti, come ho detto, che l'Apostolo ha voluto tanto accentuare il male del peccato carnale da portare a ritenere che tutti gli altri peccati debbano considerarsi esterni al corpo, a confronto di quello; fino a poter dire che si pecca contro il proprio corpo, esclusivamente con questo solo male del peccato carnale, in quanto - a causa di un più ardente bruciare della passione perversa, di cui non esiste nulla di più intenso -, proprio il piacere del corpo mantiene l'uomo soggetto e lo fa prigioniero.

3 - In senso più generale: chi non è vicino a Dio è adultero

Queste particolarità siano intese come riferite all'adulterio propriamente carnale.

Nondimeno, poiché nelle Sacre Scritture l'adulterio è rilevato e denunziato non solo come fatto specifico, ma anche in senso ampio, da questo momento, con l'aiuto di Dio, proviamo a dirne qualcosa d'attendibile.

L'infedeltà è posta quindi in chiaro apertamente in un senso generale nel Salmo, là dove è detto: Poiché ecco quanti si allontanano da te periranno; hai condannato chiunque ti è infedele. ( Sal 73,27 )

Sempre di continuo ha proseguito dicendo in qual maniera si possa evadere da questa infedeltà e come evitarla: Ma il mio bene è stare vicino a Dio. ( Sal 73,28 )

Di qui avvertiamo subito facilmente che l'infedeltà in genere dello spirito umano è quella per la quale uno che non si tiene vicino a Dio, sta con il mondo.

Al riguardo, il beato apostolo Giovanni dice: Se uno è preso dall'amore del mondo, l'amore del Padre non è in lui. ( 1 Gv 2,15 )

E l'apostolo Giacomo dice: Voi, infedeli, non sapete che amare questo mondo è odiare Dio? ( Gc 4,4 )

Ecco precisato in breve che non può avere l'amore di Dio chi ha l'amore del mondo ed è nemico di Dio chi vuole essere amico del mondo.

A questo si riferisce ciò che il Signore dice nel Vangelo: Nessuno può servire a due padroni; odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro.

E conclude: Non potete servire a Dio e a mammona. ( Mt 6,24 )

Come già detto, questo è adulterio in senso ampio, comprendendo in sé assolutamente tutto e che consiste nel non essere uniti a Dio e si è invece uniti al mondo; in tal modo, secondo tale infermità in genere, possiamo essere in grado di intendere anche ciò che afferma l'Apostolo: Qualsiasi peccato l'uomo potrà commettere, è fuori del corpo, ma chi commette il peccato carnale pecca contro il proprio corpo. ( 1 Cor 6,18 )

In realtà, se l'anima umana non si rende infedele, in quanto è vicina a Dio e non sta con il mondo, quali che siano tutti gli altri peccati - affatto estranei alla libidine della carne - nei quali l'uomo potrà incorrere a causa della condizione mortale, sia per ignoranza, sia per negligenza, sia per dimenticanza, sia per incapacità d'intendere, risulta relativo ad essi ciò che è stato detto: Qualsiasi peccato l'uomo commetta è fuori del corpo.

Questo perché non vi si può infatti riscontrare alcun peccato di concupiscenza carnale o mondana.

Pare quindi che si dica con ragione che qualsiasi peccato di tale genere è fuori del corpo; poiché, se facendosi amico del mondo l'uomo corrotto dal mondo si allontana da Dio, commettendo adulterio lontano da Dio, pecca contro il proprio corpo.

Infatti lo spirito dell'uomo è trascinato in qualsiasi piacere temporale e carnale dalla libidine del corpo, dalla sensualità e dalla prudenza della carne; e si dissipa assoggettandosi alla creatura piuttosto che al Creatore che è benedetto nei secoli.

4 - Duplice interpretazione dell'Apostolo

Così, a mio parere, salva la fede, si può dunque comprendere il male dell'adulterio nella sua duplice accezione, sia specifica, sia generale, solo in questo testo di un maestro di tanto valore e tanto grande; in esso egli afferma: Qualsiasi peccato l'uomo commetta è fuori del corpo; ma chi commette il peccato carnale, pecca contro il proprio corpo. ( 1 Cor 6,18 )

Può essere che l'Apostolo abbia voluto accentuare la gravità di questo peccato specifico di adulterio, per cui s'intende propriamente che si pecca contro il proprio corpo, dal momento che in nessuna circostanza tutto l'uomo è così coinvolto nel piacere del suo stesso corpo e vi è costretto in modo indicibile e inevitabile.

A confronto di tale grande male, sembra che tutti gli altri peccati siano esterni al corpo, anche se si commettono mediante il corpo.

A quel modo che è proprio del solo peccato carnale, l'impulso prepotente della libidine l'assoggetta al suo dominio e fa del corpo stesso il suo pessimo schiavo, soprattutto nel momento della sua indecentissima esperienza, così che non è concesso alla mente umana di attendere ad altro o altro intendere all'infuori di ciò che fa nel corpo stesso.

Se invece l'Apostolo ha voluto alludere anche all'adulterio in senso generico e in riferimento ad esso sembra abbia detto: Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del corpo; ma chi commette il peccato carnale, pecca contro il proprio corpo, l'affermazione dev'essere accettata e intesa così: con ragione può dirsi che pecca contro il proprio corpo uno che, mentre non è unito a Dio è attaccato al mondo, amando e desiderando tutte le cose temporali, si è abbandonato e assoggettato a tutti i desideri perversi della carne, come servo votato interamente alla creatura, lontano dal Creatore stesso.

Ciò a causa di quella superbia principio di ogni peccato: Il principio della superbia dell'uomo - come è stato scritto - consiste nell'allontanarsi da Dio. ( Sir 10,14-15 )

Ognuno che è estraneo a questo male dell'adulterio in genere, in qualsiasi altro peccato gli sia capitato d'incorrere, da uomo corruttibile e per di più mortale, lo intenda esterno al corpo; cioè che si trova al di fuori del male proprio di ogni concupiscenza carnale e mondana, che è estraneo, esterno al corpo, come è stato detto spesso.

Poiché soltanto attraverso il male della concupiscenza in senso carnale e in senso generico, l'anima si allontana da Dio con ogni genere di peccato.

Come coinvolta e vincolata in desideri e godimenti carnali e mondani, pecca contro il proprio corpo, assoggettandosi in pieno alla libidine di esso, si curva sul mondo e si allontana da Dio; questo significa, come è stato detto: L'inizio della superbia umana è l'allontanarsi da Dio.

A causa della necessità di guardarci dal male dell'infedeltà in senso generico, il beato Giovanni ammonisce dicendo: Non amate il mondo e le cose del mondo; perché quello che è nel mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita, cose tutte che non vengono dal Padre, ma dal mondo.

E il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno, così come egli rimane in eterno. ( 1 Gv 2,15-17 )

Perciò un tale amore del mondo che comprende in sé ogni forma di concupiscenza, è adulterio in senso generico, per cui si pecca contro il proprio corpo; per il fatto che lo spirito dell'uomo si fa continuamente servo di tutti i desideri e i piaceri carnali e visibili e temporali è lasciato solo e abbandonato dallo stesso Creatore di tutte le cose.

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