Discorsi sul Nuovo Testamento

Indice

Dalle parole dell'Apostolo

1 Cor 12,31: " Io vi mostro una via migliore di tutte "

Contro i Donatisti

1 - Anche chi non possiede la carità può avere tutta la profezia e tutta la fede
2 - Saul ci dà un esempio di profezia
3 - Lo Spirito può toccare ogni immondizia senza contaminarsi
4 - Veniamo a conoscere che i dèmoni hanno creduto ciò che noi crediamo e che non amano ciò che noi amiamo
5 - Amiamoci a vicenda come le membra si amano tra loro
6 - La carità, per le membra di Cristo, è ciò che la salute è per le membra del corpo
7 - Donato non ha potuto conservare l'unità della Chiesa perché non ha avuto la carità
8 - Cristiano, donatista, si è appellato all'imperatore
9 - Ag. esorta a conservare l'unità della Chiesa
10 - Lo scismatico dice a torto di essere cattolico
11 - Parlavano tutte le lingue quanti avevano ricevuto in pienezza lo Spirito Santo. Che cosa stava a significare
12 - La Chiesa presente dovunque grida a tutti di tornare e reinserirsi nell'unità

1 - Anche chi non possiede la carità può avere tutta la profezia e tutta la fede

È cosa buona parlare della carità a coloro che l'amano, per la quale si ama rettamente tutto ciò che si ama.

Infatti, secondo l'Apostolo, nella carità è la via migliore di tutte.

Poco innanzi si leggeva e abbiamo ascoltato: Io vi mostro una via migliore di tutte. ( 1 Cor 12,31 )

Ha poi enumerato molti doni, certamente straordinari e tali da non doverne fare poco conto; tuttavia ha detto che essi non giovano per nulla agli uomini che non hanno la carità.

Tra questi doni ha ricordato: il parlare le lingue degli uomini e degli angeli; il possedere in pieno la profezia, la scienza e la fede capace di trasportare i monti; il distribuire tutti i propri beni ai poveri; il dare il proprio corpo alle fiamme. ( 1 Cor 13,1-3 )

Tutti questi beni sono grandi e divini, ma a condizione che si pongano sul fondamento della carità, e derivino dalla radice della carità.

Ma non oseremmo dire che molti di tali carismi sono stati presenti in molte persone le quali non hanno posseduto la carità se non ce lo attestassero esempi non di uomini qualsiasi che ovunque vi aspiravano, ma le stesse Sacre Scritture e chi non vi ha creduto non può avere la carità.

Ma i doni che hanno priorità, tra quelli enunciati, sia la profezia, sia la fede, vi hanno risalto come insigni.

Che dire allora degli altri doni? Se a nulla giova avere la profezia ad uno che non abbia la carità e se non può giungere al regno di Dio uno che, avendo la fede, non abbia la carità, che possiamo dire degli altri doni?

O cos'è il parlare le lingue a confronto della profezia e della fede?

O anche il distribuire tutti i propri beni ai poveri cos'è al confronto della profezia?

E dare il proprio corpo alla fiamme? Di frequente lo fanno dei temerari precipitandosi [ nel fuoco ].

Pertanto ivi quei due doni sono grandi, ma ci si deve meravigliare veramente se potremo trovare un uomo che abbia la profezia e non abbia la carità, oppure che abbia la fede e non abbia la carità.

2 - Saul ci dà un esempio di profezia

Quanto alla profezia ce ne dà un esempio il Libro dei Re. ( 1 Sam 19,18-24 )

Saul era il persecutore del santo Davide.

Poiché lo perseguitava, in seguito all'invio di complici al fine di catturarlo e dargli la morte, gli emissari, incaricati di condurlo all'uccisione, lo trovarono insieme ai Profeti; tra essi era il santo Samuele, figlio della sterile Anna che aveva chiesto al Signore la grazia di concepirlo, lo aveva ottenuto e, nato, lo aveva offerto a Dio.

Così Samuele era contemporaneo di Davide, era il più eminente dei Profeti; infatti Davide ricevette l'unzione proprio da lui.

Così, trovandosi braccato da Saul, cercò rifugio presso Samuele, come al presente, ad esempio, chi di fuori si sente inseguito, si rifugia in chiesa.

Si era perciò rifugiato là dove Samuele, il più eminente dei Profeti, non si trovava da solo, ma insieme a molti altri Profeti.

Giunsero tra questi, mentre stavano profetando, gli emissari di Saul, al fine, come ho detto, di catturarlo e condurlo a morte.

Si posò su di loro lo Spirito di Dio, e cominciarono a profetare.

Essi che erano giunti per consegnare alla spada un uomo santo e giusto, strappandolo di mezzo ai Profeti, all'improvviso furono invasi dallo Spirito di Dio e divennero Profeti.

Forse sarà avvenuto a causa dell'innocenza di costoro; infatti non di loro iniziativa si erano mossi per catturarlo, ma erano stati inviati dal loro re.

E, seppure erano giunti proprio sul posto, probabilmente non avrebbero eseguito ciò che Saul aveva comandato; forse vi sarebbero rimasti anch'essi.

Capitano infatti anche oggi di queste cose.

Talora, da parte dell'autorità superiore, si manda un messo a portare via qualcuno dalla chiesa; l'incaricato non osa procedere contro la legge di Dio e, per non morire di spada a sua volta, resta là dove era stato inviato a trarne fuori l'altro.

Meravigliandosi, qualcuno potrebbe allora dire che costoro divennero Profeti d'un tratto perché furono innocenti: la stessa profezia attestò la loro innocenza.

Giunsero i messi, ma non avevano avuto l'intenzione di eseguire ciò che aveva comandato quel malvagio.

Pensiamolo di costoro.

Ne vennero inviati altri: anche in questi piombò lo Spirito di Dio e, da parte loro, cominciarono a profetare.

Con quelli annoveriamo anche questi, per il merito dell'innocenza.

Furono inviati dei terzi: anche per costoro avvenne lo stesso. Ammettiamo tutti innocenti.

Dato il ritardo, e non verificandosi ciò che aveva comandato, Saul si recò di persona.

Era forse anch'egli innocente? Inviato forse anch'egli da un'altra autorità e non perché volutamente malvagio?

Eppure anche in lui piombò lo Spirito di Dio e cominciò a profetare.

Ecco Saul che fa il profeta, che ha la profezia, ma che non ha la carità.

Divenne per così dire un recipiente sotto il tocco dello Spirito senza che lo Spirito lo purificasse.

3 - Lo Spirito può toccare ogni immondizia senza contaminarsi

In realtà lo Spirito di Dio tocca dei cuori per la profezia, senza tuttavia purificarli.

E se tocca e non purifica, è forse inquinato lo stesso Spirito Santo?

È proprio infatti della natura divina essere a contatto con tutte le cose e per nulla contagiarsi.

Né vi potete meravigliare se questa luce, che si diffonde dal cielo, tocca tutte le immondizie dovunque sparse e per nulla si offusca d'impurità.

Né questa sola che viene dal cielo, ma anche quella che emana la lucerna, dovunque puoi orientarla la luce tocca; e nel caso uno attraversi una cloaca, egli, se ha toccato, s'imbratta; se poi ha con sé una lucerna, la luce della lucerna passa sopra tutte le cose senza contrarre macchia.

Se Dio ha potuto dare questa proprietà alle luci materiali, può essere contaminata in qualche luogo la stessa vera luce, eterna e immutabile?

O può forse mancare in qualche luogo la luce di Dio, di cui è stato detto: Si estende da un confine all'altro con forza e dispone con bontà ogni cosa? ( Sap 8,1 ) a quindi ciò che vuole e purifica ciò che vuole; non purifica tutto ciò che ha toccato, ma tocca ciò che ha purificato.

Lo Spirito di Dio, dunque, non purificò il persecutore Saul, nondimeno lo toccò perché profetasse.

Caifa, sommo sacerdote, era persecutore di Cristo, eppure pronunziò una profezia affermando: È meglio che muoia un solo uomo, e non perisca la nazione intera. ( Gv 11,50 )

Nel proseguire, l'Evangelista ha spiegato la profezia e ha detto: Questo non lo disse da se stesso ma, essendo sommo sacerdote, profetizzò. ( Gv 11,51 )

Si trovò a profetare Caifa, si trovò a profetare Saul; avevano la profezia, ma non avevano la carità.

Ebbe forse la carità Caifa, il quale perseguitava il Figlio di Dio la carità che ha recato a noi?

Forse che aveva la carità Saul, non soltanto invidioso, ma ingrato, che perseguitava colui per mano del quale era stato liberato dai nemici?

Ecco che abbiamo provato come in qualcuno possa trovarsi la profezia e non trovarsi la carità.

D'altra parte, secondo l'Apostolo, a costoro la profezia non può giovare: Se non ho la carità - egli dice - sono un nulla. ( 1 Cor 13,2 )

Non dice: La profezia è un nulla, oppure: La fede è un nulla, ma: Sono un nulla io se non avrò la carità.

Chi possiede molto è un nulla; sebbene abbia grandi facoltà, è un nulla; infatti gli stessi grandi beni che possiede, non li ha come aiuto, ma per la condanna.

Non è gran cosa possedere grandi beni, ma è assai importante usare bene i grandi beni; ma non ne fa buon uso chi non ha la carità.

Effettivamente non usa bene di qualcosa se non la volontà buona; dove manca la carità non può trovarsi una volontà buona.

4 - Veniamo a conoscere che i dèmoni hanno creduto ciò che noi crediamo e che non amano ciò che noi amiamo

Che diremo della fede? Troviamo uno che ha la fede e non ha la carità?

Sono molti coloro che credono e non amano.

Né si tratta di passare in rassegna gli uomini: sappiamo che i dèmoni hanno creduto ciò che noi crediamo, ma non amano ciò che noi amiamo.

Infatti l'apostolo Giacomo, nel riprendere coloro che per se stessi presumevano sufficiente la fede e non volevano condurre una vita santa, cosa che non si verifica se non in forza della carità - infatti la vita santa si rapporta alla carità, né può condurre una vita cattiva chi possiede la carità, appunto perché una tale santità di vita altro non è che vivere in pienezza la carità - così, per il fatto che alcuni si vantavano di aver creduto in Dio e non volevano saperne di una condotta di vita santa e conforme a quella fede che avevano ricevuto, li paragonò ai dèmoni dicendo: Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; ma anche i dèmoni credono e tremano. ( Gc 2,19 )

In conseguenza, se ti limiti a credere, e non ami, hai ciò ancora in comune con i dèmoni.

Pietro disse: Tu sei il Figlio di Dio; e gli fu risposto: Beato sei, Simone, figlio di Giona, perché non te lo hanno rivelato la carne e il sangue, ma il Padre mio che è nei cieli. ( Mt 16,16-17 )

Troviamo che anche i dèmoni hanno detto: Che c'è tra noi e te, Figlio di Dio? ( Mt 8,29 )

Riconoscono il Figlio di Dio gli Apostoli, riconoscono il Figlio di Dio anche i dèmoni; la confessione appare uguale, non uguale l'amore.

Gli uni credono ed amano, gli altri credono e tremano; l'amore attende il premio, il timore il castigo.

Abbiamo quindi saputo che c'è chi può avere perfino la fede e non avere la carità.

Nessuno perciò si vanti di qualsiasi dono ecclesiale nel caso sia in vista nella Chiesa per qualche dono che gli è stato concesso, ma badi se abbia la carità.

Ancora l'apostolo Paolo ha parlato e ha enumerato i molti doni di Dio nelle membra di Cristo, che costituiscono la Chiesa; ed afferma che a ciascun membro sono stati conferiti i doni che gli sono propri, né si può verificare che tutti abbiano lo stesso dono.

Nessuno però resterà senza dono: Gli Apostoli, i Profeti, i maestri, chi ha il dono dell'interpretazione delle lingue, chi della varietà delle lingue, chi ha il potere delle guarigioni, chi il dono dell'assistenza, chi del governo, chi dei generi diversi delle lingue. ( 1 Cor 12,28 )

Di questi doni si è parlato: e notiamo altri negli uni, altri negli altri.

Non ne soffra perciò alcuno se non gli è stato concesso ciò che vede conferito ad altri: abbia la carità, non sia invidioso di chi ha ed insieme a quello possiede ciò che non ha.

Tutto ciò che può avere un mio fratello, se non sarò invidioso, se amerò, è mio.

Non lo posseggo personalmente, ma è mio in lui; se non fossimo in un solo corpo e sotto un solo capo, allora non sarebbe mio.

5 - Amiamoci a vicenda come le membra si amano tra loro

Nel corpo, ad esempio, la mano sinistra ha un anello, non lo ha la mano destra; questa è rimasta forse senza ornamento?

Osserva ad una ad una le mani e ti accorgerai che una ha e l'altra non ha; considera l'insieme del corpo, al quale si articolano entrambe le mani, e vedi come quella che non ha possiede in quella che ha.

Gli occhi vedono per quale via si vada, i piedi camminano dove gli occhi guardano; né i piedi possono vedere, né gli occhi camminare.

Ma il piede ti assicura: Possiedo anch'io la visibilità, ma non in me, nell'occhio; infatti non è che l'occhio veda per sé e non veda per me.

Parlano anche gli occhi: Pure noi camminiamo, non in noi, ma nei piedi; non è che i piedi conducano se stessi e non conducano noi.

Pertanto, una ad una le membra, ordinate alle singole e appropriate funzioni, realizzano ciò che lo spirito comanda; pure costituite tutte in un sol corpo e formanti un'unità, quelle membra, nel caso che non l'abbiano, né pretendono per sé ciò che hanno le altre membra, né ritengono a loro estraneo ciò che nell'unità del corpo posseggono insieme.

Infine, fratelli, se ad un membro capita qualcosa di penoso, quali membra rifiuteranno il loro aiuto?

Che di più periferico del piede si vede nell'uomo?

E, nel piede stesso, che di tanto ultimo come la pianta?

E nella stessa pianta che così estremo come la cute con cui si calpesta la terra?

Così pure questa estremità è contenuta dall'insieme dell'intero corpo, che se in quel posto si fa penetrare una spina, tutte le membra concorrono in aiuto per cavare la spina; immediatamente si piegano le ginocchia, s'incurva la spina, non quella che si è conficcata, ma la spina dorsale; per strappare la spina ci si mette a sedere; già il fatto di sedersi perché ciò si faccia, interessa tutto il corpo.

Uno spazio così minuscolo è nel dolore!

È uno spazio ridottissimo, quanto ne ha potuto pungere una spina, eppure il dolore di quel posto estremo e limitato non è disatteso dal corpo intero; tutte le altre membra non soffrono alcun dolore, ma in quell'unico posto tutte sono dolenti.

Da ciò lo stesso Apostolo ha derivato l'esempio della carità, esortando ad amarci a vicenda, a quel modo che nel corpo hanno cura reciproca le membra: Se un membro soffre - egli dice - tutte le membra soffrono insieme; e, se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.

Voi siete il corpo di Cristo e sue membra. ( 1 Cor 12,26-27 )

Se le membra che hanno il capo sulla terra hanno cura vicendevole, come devono amarsi quelle che appartengono al Capo che è in cielo?

È vero che esse, se sono abbandonate dal loro Capo, neppure si amano; poiché, in realtà, il capo come capo si trova esaltato, collocato in cielo alla destra del Padre, tuttavia, non in sé ma nelle sue membra, si trova in terra nella fatica, così che da ultimo egli può dire: Ho avuto fame, ho avuto sete, sono stato forestiero.

E quando gli si obietterà: Quando ti abbiamo visto affamato, assetato? come in risposta: In quanto capo, io ero in cielo, ma sulla terra le membra pativano la sete.

Infine afferma: Quando l'avete fatto al più piccolo dei miei, l'avete fatto a me.

Di nuovo a coloro che non hanno colto quelle occasioni: Quando non l'avete fatto ai più piccoli dei miei, non l'avete fatto a me; ( Mt 25,35-45 ) a questo Capo siamo intimamente congiunti soltanto in forza della carità.

6 - La carità, per le membra di Cristo, è ciò che la salute è per le membra del corpo

Vediamo infatti, fratelli, che i singoli membri, nelle loro funzioni, realizzano l'opera propria, così che l'occhio veda, ma non agisca; operi, invece, la mano, però non veda; l'orecchio ascolti, né veda, né operi; la lingua parli, né ascolti, né veda; e, sebbene nelle loro funzioni singolarmente le membra siano distinte e separate, congiunte tuttavia nell'unità del corpo, hanno qualcosa che è comune in tutte.

Le funzioni sono diverse, la salute è una sola.

Ciò che è la salute nelle membra del corpo, questo è dunque la carità nelle membra di Cristo.

L'occhio ha una posizione migliore, che spicca, ed è come deputato alla perspicacia nella fortezza, da dove possa guardare attorno, vedere, rivelare; grande pregio è negli occhi e per la posizione e per la sensibilità più acuta e per la mobilità e per un certo valore intrinseco che le altre membra non hanno.

Ed è per questo che quasi tutti gli uomini giurano per i propri occhi e non per un qualsiasi altro membro [ del corpo ].

Nessuno ha mai detto ad un altro: Come le mie orecchie, così ti amo; e il senso dell'udito è quasi uguale al senso della vista e vicinissimo.

Che dirò delle altre membra? Ogni giorno dicono gli uomini: Come le mie pupille, così ti amo.

E l'Apostolo, valendosi del maggior attaccamento che si ha per gli occhi, a preferenza delle altre membra, per dirsi amato dalla Chiesa di Dio, afferma: Vi rendo infatti testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati gli occhi e me li avreste dati. ( Gal 4,15 )

Nel corpo, dunque, niente è più nobile e di maggior pregio degli occhi; e nulla, nel corpo, è forse più ultimo del dito mignolo del piede.

Stando così le cose, conviene nondimeno che nel corpo ci sia il dito che sia sano piuttosto che sia occhio e turbato da alterazioni.

Infatti una salute che sia comune a tutti i membri è più preziosa delle funzioni di ciascuno di essi.

Così nella Chiesa vedi un uomo che ha un qualche dono di poca importanza e che tuttavia possiede la carità; forse nella Chiesa vedi un altro che emerge per qualche dono più grande, ma che nonostante ciò gli manca la carità.

Sia l'uno, il dito mignolo, sia l'altro, l'occhio, inerisce maggiormente alla compagine del corpo quello che ha potuto ottenere la sanità.

Infine reca dolore all'intero corpo qualsiasi membro che in esso sia caduto nell'infermità e si adoperano anche tutte le altre membra perché ciò che è malato torni ad essere sano, e il più delle volte viene guarito.

Se invece non sarà guarito e subentra la minaccia irreversibile della cancrena, a tutte le altre membra si provvede in modo che sia reciso dall'organismo.

7 - Donato non ha potuto conservare l'unità della Chiesa perché non ha avuto la carità

Supponiamo non so chi Donato che sia stato come l'occhio nel corpo, che sia stato questo; non sappiamo quale egli sia stato, ma tale, insomma, quale si dice sia stato; che gli giovò la superiorità in onore e gloria?

Non poté conservarsi sano perché non ebbe la carità; infine costoro sono così invasi dalla cancrena che necessariamente devono essere amputati; e se anche dicono di avere con sé altri, questi sono i vermi della putredine; sono vermi tagliati via, incapaci di ricevere la salute.

Effettivamente un membro è in grado di ricevere la salute per tutto il tempo che inerisce al corpo; è dalle membra sane infatti che la salute si propaga là dov'è la ferita; se invece il membro nel quale è la piaga è stato amputato, la salute non trova per dove e da dove possa passare.

Sono paragonati perciò anche ai tralci recisi e la lettura del Vangelo ha riscontro con la lettura dell'Apostolo.

E nel Vangelo infatti, il Signore, perché fossimo stabilmente inseriti in lui, ci ha raccomandato con estremo risalto solo la carità: Io sono la vite - egli dice - voi siete i tralci, il Padre mio è l'agricoltore.

Ogni tralcio che in me porta frutto, lo pota, perché porti più frutto; ma il tralcio che in me non porta frutto, lo recide. ( Gv 15,1-2 )

Il frutto procede appunto dalla carità, in quanto il frutto non proviene se non dalla radice.

D'altra parte dice l'Apostolo: Così radicati e fondati nella carità. ( Ef 3,17 )

Quindi la radice è là onde viene fuori ogni frutto.

Chi comincia a perdere il rapporto con la radice, sebbene sembri conservarsi sufficientemente unito, o è stato reciso in segreto, oppure dev'essere tagliato via manifestamente; infatti non può dar frutto in alcun modo.

Quelli [ i Donatisti ] un tempo erano nell'unità.

Sono stati tagliati via. Da che sono stati tagliati via? Dall'unità.

Ma voi, dicono, siete stati tagliati via.

Che facciamo? Io dico: Voi siete stati tagliati fuori; voi dite: Voi siete tagliati fuori.

Sia Dio il giudice. Abbiamo pertanto differito la questione e l'abbiamo rimandata al giudizio di Dio? Proprio no.

Ci regoliamo così in molte cose quando non si è ancora manifestata la sentenza di Dio.

Quando compare, però accettiamo, non differiamo.

Apro la Scrittura e vedo chi ne è stato tagliato via.

Infatti se la Scrittura ha dato testimonianza alla parte di Donato, a favore di una certa chiesa costituita in una qualche parte della terra, come in una regione dell'Africa è stata costituita la parte di Donato, dicano pure di noi che siamo stati tagliati via e dicano di se stessi che sono uniti alla radice.

Se poi la Scrittura prova che l'unica Chiesa è diffusa in tutto il mondo, perché andiamo in cerca di un uomo che sia giudice della nostra controversia?

Abbiamo Dio: ancora non presiede a giudicare, presiede già nel Vangelo.

8 - Cristiano, donatista, si è appellato all'imperatore

È stato giudicato ora l'eretico Crispino, ma che cosa sostiene costui?

Forse che: Sono stato vinto dalla sentenza del Vangelo?

Va asserendo che non ne è stato vinto perché contro di lui ha giudicato il proconsole, non Cristo.

Allora se il giudizio di un uomo vale poco, per quale ragione dal proconsole si è appellato all'imperatore?

Ha sollecitato con urgenza personalmente il giudizio dello stesso proconsole; egli disse: Ascoltami, non sono eretico.

Ti dispiace la sentenza di colui al cui giudizio hai fatto ricorso con premura? Per quale motivo?

Perché ha giudicato a tuo sfavore. Se avesse giudicato a tuo favore, avrebbe giudicato bene; per il fatto che ha giudicato contro di te, ha emesso un giudizio ingiusto.

Prima che avesse dato il suo giudizio, era un giudice equanime colui al quale dicesti: Non sono eretico, ascoltami.

Ma il proconsole, dice, ha giudicato secondo le leggi degli imperatori, non secondo le leggi del Vangelo.

Avrebbe fatto così, il proconsole avrebbe giudicato secondo le leggi degli imperatori.

Allora se gli imperatori giudicano contro di te per incompetenza, perché dal proconsole hai fatto ricorso al giudizio loro?

Erano già in vigore contro di te le leggi degli imperatori? O forse non lo erano ancora?

Se non lo erano ancora, il proconsole non ha giudicato in base ad esse; se già lo erano, gli imperatori saranno forse disposti a giudicare a tuo favore in contrasto con le leggi da loro emanate?

Voglio quindi sapere da te: quali le leggi degli imperatori che hai contro? Che è stato deciso? Fammi sapere.

Risulta chiaramente, e non si nega, che molte leggi degli imperatori sono contro di loro.

A che si deve questo che capita? Come si è verificato questo?

Vi abbiamo perseguitato noi forse e abbiamo presentato agli imperatori molte gravi accuse sul vostro conto?

Dicono proprio questo a coloro che ingannano come infelici sprovveduti.

Infatti a quelli che vogliono ingannare nascondono del tutto in qual modo sia stato condotto il processo in quel tempo.

Ma, per quanto si voglia tenerlo segreto, si scopre, viene in luce, si rende pubblico, si fa conoscere anche a coloro che non desiderano e rifiutano di saperlo.

La stessa luce vada a colpire gli occhi che si chiudono e non vogliono vederla.

Non sia loro permesso di dissimulare le cose evidenti.

Non sia loro permesso che si distorni dalle cose palesi; non sia loro permesso di occultare le cose che sono manifeste.

Mettiamoli alle strette con la verità manifesta.

Voi avete sollecitato con premura il giudizio dell'imperatore.

Voi mentite, dice. Risultano i documenti.

Proprio i Donatisti del partito di Maggiorino, il quale fu ordinato per primo in opposizione a Ceciliano, si rivolsero ad Anulino, allora proconsole e gli presentarono memoriali di accuse nei riguardi di Ceciliano e firmati sulla borsa, dichiarando di prendere posizione contro i crimini di Ceciliano che avevano scritti nei memoriali, e pregandolo di rimettere quell'accusa alla corte dell'imperatore.

Si conserva la redazione del proconsole Anulino, il quale scrive all'imperatore Costantino che partigiani di Maggiorino si erano recati da lui con memoriali di accusa nei riguardi di Ceciliano, chiedendo di rimettere all'imperatore i memoriali in questione; e dice di aver compiuto ciò che quelli avevano chiesto.

L'imperatore scrisse al vescovo Melchiade e a Marco, trasferendo a loro il processo ecclesiastico, e rinunziandovi personalmente.

Nella medesima lettera l'imperatore annota di aver rimesso i documenti inviati da Anulino; e in quelle stesse lettere non è spiegato di che documenti si tratti; si conosce però, nella relazione di Anulino, che oggi è contenuta in codici di pubblica ragione.

In seguito il medesimo Costantino scrive ad Anulino di indirizzare a Roma le parti al giudizio dei vescovi.

Da ultimo, anche Anulino riferisce di aver inviato le parti.

Voi, quindi, vi siete rivolti all'imperatore; voi avete trasferito al potere civile un processo di competenza della Chiesa.

Egli ha agito più correttamente di voi: infatti, voi lo avete rimesso all'imperatore ed egli ai vescovi.

La questione fu difesa in un tribunale di vescovi, essendo i vescovi i primi nell'accusa.

Venne emanata la sentenza a favore di Ceciliano.

Quelli, non soddisfatti del giudizio dei vescovi, cominciarono a mostrare malcontento, si presentarono di nuovo davanti all'imperatore appellandosi al giudizio imperiale dopo quello dei vescovi.

Fu concesso un altro tribunale ecclesiastico, ad Arles; anche dopo questo giudizio quelli tornarono ad appellarsi all'imperatore.

Vinto dalla loro impertinenza, volle assumersi personalmente il processo e rendersi conto direttamente.

Se ne interessò, ne prese conoscenza, giudicò Ceciliano assolutamente innocente; ed ormai sono contro di loro tutte le leggi degli imperatori.

Qual meraviglia? Hai l'ardire di respingere la sentenza di colui del quale hai sollecitato il giudizio?

Perché hai voluto deferire a lui il giudizio? Avevi chiese in Africa: non le avevi pure in tutto il mondo?

Ma come andare là da dove essi stessi si erano già separati?

Essi non erano più uniti alla Chiesa, come invece l'imperatore, davanti al quale si riportava il giudizio.

Perciò egli con estrema condiscendenza volle giudicare i vescovi, ed in seguito cedette alle loro istanze fino ad assumersi personalmente il giudizio.

A ciò si devono le leggi contro di voi: considerate se non sono contro di voi.

Anzitutto ne siete voi stessi i responsabili: voi avete mosso accusa per primi, voi, da ultimo, avete fatto appello, voi, gli attuali diffusori del malcontento.

Tuttavia forse che sono stato vinto in base al Vangelo? egli dice.

Tu sei stato vinto proprio da quel giudizio che tu stesso hai prescelto.

9 - Ag. esorta a conservare l'unità della Chiesa

Ma non rifiutiamo la sentenza del Vangelo; veramente, sebbene non l'avesse detto, avremmo potuto leggerlo noi, avremmo potuto metterlo in luce noi, avremmo potuto renderlo manifesto noi.

Si legga il Vangelo, vediamo dove il Signore Gesù Cristo dice che si trovi la Chiesa.

A lui certamente devono aprirsi i nostri orecchi e i nostri cuori; ascoltiamo lui, egli ci dica dove si trovi la Chiesa.

Se dirà che la sua Chiesa è in Africa, eccoci tutti ad affluire nella parte di Donato; se dirà che la sua Chiesa è nel mondo intero, tornino all'unità del corpo i membri recisi; i rami infatti non sono così spezzati da non potersi inserire di nuovo.

Ecco che ti parla l'apostolo Paolo: Ma tu dici: I rami erano stati tagliati perché vi sia innestato io.

Bene. Essi sono stati tagliati a causa dell'infedeltà, mentre tu resti lì a causa della tua fede.

Non montare in superbia, ma temi. Se infatti Dio non ha risparmiato i rami naturali, tanto meno risparmierà te. ( Rm 11,19-21 )

I Giudei infatti sono stati tagliati, quali rami naturali, ed erano stati innestati i Pagani, come l'oleastro nell'olivo.

Per questi rami inseriti, per questo oleastro innestato, noi tutti siamo partecipi dell'olivo.

Ma, come l'Apostolo aveva minacciato ai rami dell'oleastro che montavano in superbia, tali divennero costoro crescendo in presunzione, da meritare di essere tagliati via anch'essi per superbia insieme ai rami naturali già recisi.

Ma che afferma l'Apostolo? Quanto a loro, se non persevereranno nell'infedeltà, saranno anch'essi innestati; ( Rm 11,23 ) anche tu, se non persevererai nella fede, sarai tagliato via.

Pertanto nessuno sia superbo perché è inserito nella vite; nessuno che sia fuori di essa disperi: se ti inorgoglisci nella vite, fa' attenzione perché tu non venga reciso; se si trovano fuori della vite non disperino, abbiano il coraggio di reinserirsi.

Non dipende da loro il reinserirsi.

Afferma infatti [ l'Apostolo ]: Dio ha la potenza di inserirli di nuovo. ( Rm 11,23 )

Non dicano: E come può verificarsi che una cosa recisa, un ramo spezzato, torni di nuovo ad essere inserito?

Se ti rivolgi alla capacità umana, giustamente affermi che è impossibile, non così se domandi alla divina Maestà.

E come? Un agricoltore può fare ciò che è già stato realizzato dal Signore?

Prese un oleastro e lo innestò nell'olivo; e l'oleastro, innestato nell'olivo, non dette bacche amare, ma olive.

Ora fa un tale innesto un uomo, potrà innestare un oleastro nell'olivo; si accorgerà che non ne vengono fuori altro che bacche di oleastro.

Dio mostrò la sua potenza nell'innestare non l'olivo nell'oleastro, ma l'oleastro nell'olivo, e nel comunicare all'oleastro il sostanzioso liquore dell'oliva affinché, svuotata dell'amaro sapore, lo assorbisse; e non avrà il potere di innestare te, reciso per la superbia, mediante l'umiltà?

Fai bene l'esortazione a me, dice, ma dimostrami prima che sono tagliato via; che non sia il caso che tu debba spingere te stesso a venire a me, piuttosto che venga unito io a te.

Oso dire: Ascoltami; eppure esito a dire: Ascoltami, temo infatti il suo disprezzo per l'uomo.

Ma no, lo voglio incoraggiare a disprezzare l'uomo; se infatti disprezzasse l'uomo, non starebbe con la parte di Donato; è stato un uomo, infatti, Donato.

Quindi, se diciamo parole nostre, cade su di noi il disprezzo; se diciamo le parole di Cristo, egli sia ascoltato, che non si ode senza profitto, e non si disprezza senza perdita; si ascolti perciò in vista del premio, non si ascolti per la condanna.

Ascoltiamo lui; egli, il Signore, ci parli.

10 - Lo scismatico dice a torto di essere cattolico

Egli mostra la Chiesa in luoghi senza numero, ma tuttavia ne ricordo uno solo.

Voi sapete, fratelli, che egli, dopo la risurrezione si fece vedere dai suoi discepoli, mostrò le cicatrici, si lasciò tastare, non soltanto vedere.

Ma quelli che abbracciavano e tastavano e constatavano erano tuttavia ancora esitanti per la gioia, come c'insegna il Vangelo, a cui bisogna prestar fede, ed è empietà non credervi.

D'altra parte il Signore dalle Scritture addusse ferma certezza in quelli che ancora esitavano per la gioia ed erano titubanti.

Egli disse: Questo vi dicevo quando ero ancora con voi: Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge, nei Profeti e nei Salmi.

Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: Così bisognava che Cristo patisse e risuscitasse dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si predicasse la conversione e il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme. ( Lc 24,44-47 )

Tu non vi sei, io vi sono. Perché speri che ti giudichi un uomo da un tribunale?

Ascolta Cristo dal Vangelo. A tutte le genti - egli dice - cominciando da Gerusalemme.

Tu sei là? Sei unito a tutte le genti? Sei in comunione con quella Chiesa che è diffusa in mezzo a tutti i popoli?

Se sei in comunione, sei là, sei nella vite, non sei reciso; questa è infatti la vite che si sviluppò e riempì il mondo intero, il corpo di Cristo, la Chiesa di Cristo, il cui Capo è in cielo.

Se invece sei in comunione soltanto con gli Africani e dall'Africa mandi di nascosto dove puoi chi sia di conforto agli esuli, non trovi che sei in una parte e avulso dal tutto?

Che hai affermato nel giudizio del proconsole? Sono Cattolico.

È l'espressione testuale, viene riportata negli Atti.

Se Cattolico, attieniti all'unità. Καθαμεριχή significa infatti "il tutto", e in forza di ciò la Chiesa è stata chiamata "Cattolica", perché è in ogni luogo.

È stata chiamata  μέρος  forse e non "Cattolica"? Όλον significa la parte e la totalità; è detta "Cattolica" dal termine greco, cioè secondo la totalità.

Dunque, sei tu in comunione con il mondo? No, dice.

Quindi sei in una parte: come puoi essere cattolico? Ci passa molto fra una parte e il tutto, da cui prende il nome di "Cattolica".

Tu infatti hai preso nome dalla parte di Donato, la Cattolica ha preso nome dal mondo intero.

Ma siamo noi a dire che siamo in tutto il mondo e Dio non lo dice forse?

Ho fatto presente il Vangelo, ho letto dal Vangelo.

A tutte le genti - è detto - cominciando da Gerusalemme.

[ La Chiesa ] non ha raggiunto l'Africa da quel luogo?

Infatti, se ha cominciato da Gerusalemme, compiendo ogni cosa è venuta a te senza inaridirsi.

Chi è che può dire: È stato fatto derivare dalla fonte un canale perché mi raggiungesse; lungo il percorso si è fatto asciutto, ma mi ha raggiunto?

Se si è asciugato lungo il percorso, come è giunto a te? In realtà, riempiendo ogni luogo, è giunto a te.

Ingrato canale, per quale ragione bestemmi la sorgente?

Se non si diffondesse, non potresti essere pieno.

Temo però che tu ti sia disseccato; evidentemente ogni canale non connesso alla sorgente necessariamente si farà arido.

Dall'arsura aspra parlano contro la Chiesa; se in loro circolasse l'acqua della sorgente, parlerebbero con mitezza.

Sono cattolico. Chi è il cattolico? L'uomo della Numidia? Mi informo dai Greci almeno.

Veramente "Cattolico" è un termine greco: cèrcati un interprete.

Ovviamente non ti trovi in una lingua, tu, che ti rendi estraneo a tutte le lingue.

11 - Parlavano tutte le lingue quanti avevano ricevuto in pienezza lo Spirito Santo. Che cosa stava a significare

Quando lo Spirito discese dal cielo e riempì coloro che avevano creduto in Cristo, parlarono tutte le lingue; e in quel tempo il segno di aver ricevuto lo Spirito Santo era questo: se uno parlasse nelle lingue di tutti.

Forse che ora ai fedeli non è concesso lo Spirito Santo?

Non sia mai il crederlo, altrimenti non avremmo speranza.

Anche quelli riconoscono che lo Spirito Santo si comunica ai fedeli; e noi questo diciamo, questo crediamo, questo soprattutto affermiamo: che può avvenire solo nella Chiesa Cattolica.

Ma siano quelli cattolici, là si comunica lo Spirito Santo; siamo noi cattolici, qui si comunica lo Spirito Santo; non cerchiamo ora la differenza che intercorre, chi siano i cattolici; è chiaro che lo Spirito Santo si comunica.

La ragione per la quale non parlano nelle lingue di tutti, quelli che ricevono lo Spirito Santo, non è solo perché allora si manifestava in pochi ciò che in seguito si sarebbe manifestato in tutti?

Che aveva infatti preannunziato lo Spirito Santo sprigionando i loro cuori allora colmati e istruendoli nelle lingue di tutti?

L'uomo impara appena due o tre lingue, o per mezzo di maestri, o per un certo frequente soggiorno in regioni nelle quali si parlano; tre o quattro lingue, per dir molto.

Parlavano tutte le lingue coloro che erano stati riempiti dallo Spirito Santo, ma il loro prendere la parola fu istantaneo, non dovuto ad apprendimento graduale.

Che rivelava allora lo Spirito? Dimmi, com'è che al presente non lo realizza?

Solo perché operava come segno di altro? Che significava se non che il Vangelo si sarebbe diffuso in tutte le lingue?

Ho l'ardire di affermare che anche ora la Chiesa parla in tutte le lingue; proclama infatti il Vangelo in tutte le lingue; e ciò che ora dicevo delle membra, lo dico anche delle lingue.

E come l'occhio dice: Per me cammina il piede, così anche il piede dice: Per me vede l'occhio, così pure io dico: La mia lingua è la greca, la mia lingua è l'ebraica, la mia lingua è la sira; le comprende tutte una sola fede, tutte le assorbe in una l'unità della carità.

Ciò che è stato reso manifesto dal Signore, anteriormente è stato predetto dai Profeti: Per tutta la terra si è diffusa la loro voce, e ai confini del mondo le loro parole. ( Sal 19,5 )

Ecco fin dove si è estesa la Chiesa che riceve il nome di "Cattolica" dal "tutto".

E costata la diffusione di tutte le lingue dovunque sulla terra: Non è linguaggio e non sono parole di cui si oda il suono. ( Sal 19,4 )

12 - La Chiesa presente dovunque grida a tutti di tornare e reinserirsi nell'unità

Dunque questa è la Chiesa a cui io sonO legato, tu no; quindi, nel caso tu sia stato tagliato via, riconosci da dove ti sei separato.

Ritorna e inserisciti, per non essiccarti ed essere gettato nel fuoco.

Parlano i Profeti, parlano gli Apostoli, parla il Signore della Chiesa diffusa in tutto il mondo: tutti costoro pronunziano la sentenza contro di te.

Dal giudizio del proconsole al giudizio dell'imperatore: dal Vangelo … dove? Non forse a Donato?

Donato giudicherà contro Cristo, non forse Cristo contro Donato?

Che ti potrà dire Donato? Io ho predicato il mio Cristo nell'Africa.

Che dirà? Non forse: Mi sono posto in luogo di Cristo, ed io sono subentrato a Cristo?

Che ha osato strappare gli uomini dall'unità del corpo, che è subentrato a Cristo, questo gli resta da dire.

Ecco la sentenza di Cristo, ecco i Vangeli: A tutte le genti - egli dice - cominciando da Gerusalemme. ( Lc 24,47 )

Cominciò da Gerusalemme: là discese lo Spirito Santo, là si trovavano gli Apostoli quando sopravvenne in loro; di là cominciò a predicarsi il Vangelo, di là a diffondersi in tutte le nazioni, di là, poi, passò in Africa.

Abbandonò quei primi una volta in questo luogo?

Al contrario, non li abbandonò, a meno che non sia stato di loro volontà.

Poiché anche noi siamo africani, ad ogni modo, il Vangelo che raggiunse l'Africa resta qui tra i cattolici dell'Africa, come resta in tutte le nazioni.

Infatti anche in mezzo a tutte le genti si trovano eretici, gli uni là, gli altri qua; e non sono conosciuti gli Africani che risiedono in quelle nazioni.

Sono stati recisi dalla vite. Indubbiamente la Chiesa cattolica conosce tutti, sono quelli a non conoscere se stessi.

In realtà la vite, da cui sono stati recisi i tralci, li conosce tutti, e quelli che sono ad essa uniti e quelli che sono stati tagliati via da sé.

Infatti la Chiesa cattolica è diffusa ovunque.

Quei tralci, quando furono tagliati, restarono lì, impossibilitati a raggiungere le une o le altre parti.

Ma quella, dovunque diffusa, dovunque possiede i suoi, dovunque piange i tralci spezzati, fa sentire a tutti il suo forte richiamo perché tornino e s'inseriscano.

Il suo grido non viene ascoltato, pur tuttavia il suo petto colmo di carità non cessa di donarsi incoraggiando.

È preoccupata dei tralci recisi: grida in Africa ai Donatisti, grida in Oriente contrastando gli Ariani, i Fotiniani, confutando gli uni e gli altri.

Essendo diffusa in ogni luogo, trova dovunque a chi gridare contrastando, perché erano suoi e le sono stati asportati.

I tralci iniziarono ad essere infruttuosi e sono stati recisi: se non si ostinano nell'infedeltà, saranno di nuovo inseriti.

Fratelli, ascoltate con trepidazione queste cose per non montare in superbia; con la carità, in modo da pregare anche per loro.

Rivolti al Signore …

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