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Nel natale degli Apostoli Pietro e Paolo

1 - Uniti in un'unica celebrazione: segno di concordia. Pietro: la scelta degli umili. Paolo: la misericordia è infinita

Ricorre oggi, secondo la tradizione della Chiesa romana, l'anniversario del giorno in cui gli apostoli Pietro e Paolo ebbero in premio la corona del trionfo, dopo aver riportato vittoria sul diavolo.

Solenne è la festa, e solenne sia il sermone in loro onore.

Essi ascoltino da noi le lodi e preghino per noi.

Da quanto ci hanno trasmesso i padri, sappiamo che la loro passione non avvenne nell'arco di un'unica giornata, ma che il giorno in cui subì il martirio Paolo coincise con il giorno natale di Pietro: per giorno natale intendo non il giorno in cui uscì dal ventre materno tra gli uomini, ma quello in cui uscì dai vincoli del corpo nella luce degli angeli.

Per questo appunto in un unico giorno fu fissata la celebrazione della festa di entrambi.

Vedo in questo un grande segno di concordia: colui che fu l'ultimo degli Apostoli si incontrò con il primo, che era stato apostolo con lui, poiché fu chiamato nello stesso giorno di Pietro, nello stesso giorno ricevette la corona.

L'uno fu scelto nel tempo anteriore alla passione, l'altro dopo la sua ascensione: ineguali quanto al tempo, ma pari nella felicità eterna.

L'uno fu fatto apostolo da pescatore, l'altro da persecutore; con il primo è stato scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, ( 1 Cor 1,27 ) nell'altro sovrabbondò il peccato perché sovrabbondasse la grazia. ( Rm 5,20 )

In entrambi fu grande la grazia di Dio e risplendette la sua gloria poiché Dio non trovò in loro dei meriti, ma li creò.

Chiamando nel suo regno anzitutto dei pescatori, e solo in seguito anche degli imperatori, egli volle dimostrare che chi si gloria deve gloriarsi nel Signore; ( 1 Cor 1,31 ) non intendeva respingere dalla salvezza dotti, potenti, nobili con il preporre loro gente di poco conto, deboli ed incolti, ma scelse la pochezza dei deboli per guarire i superbi della loro boria.

Se fossero stati chiamati da Cristo prima i ricchi, questi avrebbero pensato che in loro fossero state scelte ricchezza, facondia, eloquenza, splendore di scienza e di nobiltà, ovvero generosità, dignità e potere regale, e nell'orgoglio della loro riuscita mondana, avrebbero creduto di aver donato prima loro a Cristo quello che erano, e sarebbe così sembrato loro di ricevere da Cristo un ricambio, non un dono; ma in tal modo non avrebbero potuto né comprendere né conservare quello che Dio avrebbe operato in loro con la sua grazia.

Secondo dunque un ottimo e ordinato procedere egli ha sollevato l'indigente dalla polvere, dall'immondizia ha rialzato il povero per farlo sedere tra i principi del suo popolo, ( Sal 113,7-8 ) ottenendo così che fosse reso evidente il fatto che da Dio provengono i doni dell'intelletto e della scienza.

Con grande gioia dunque noi leviamo gloria a Dio vedendo un pescatore disprezzare le ricchezze di un potente, e un potente innalzare preghiere nella memoria di un pescatore; l'uno senza avvilirsi per la sua povertà, l'altro senza insuperbirsi per la sua ricchezza.

Molto efficace è l'esempio di Paolo che Cristo trasformò da suo persecutore in suo Apostolo: a nessuno più è permesso di disperare della misericordia di Dio per la coscienza dei propri peccati.

Ce lo dice Paolo stesso: Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, e di questi il primo sono io.

Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità per dare un esempio a tutti quelli che in futuro crederanno in lui per ricevere la vita eterna. ( 1 Tm 1,15-16 )

Non può davvero disperare che dalla mano dell'Onnipotente gli venga la salvezza chi consideri questo esempio: colui che era nemico è diventato evangelizzatore, colui che era persecutore non solo è libero da punizioni, ma cinto della gloria di dottore, colui che aveva bramato spargere sangue incrudelendo sulle membra di Cristo, divenuto testimone della fede, sparge il proprio sangue per il nome di lui.

Due luci brillano dunque per i popoli nella Roma che è la capitale dei popoli.

Le ha accese Colui che illumina ogni uomo che viene in questo mondo.

In una di esse Dio ha innalzato l'umile disprezzato, nell'altra ha guarito l'iniquità che doveva essere punita.

Dal primo impariamo a non essere superbi, dall'altro a non disperare.

Ci sono stati offerti esempi grandi e salutari: dobbiamo ricordarli sempre e, a loro gloria, magnificare la luce vera.

Nessuno deve vantarsi di grandezze di questo mondo, poiché Pietro fu un pescatore.

Nessuno deve sottrarsi alla misericordia di Dio, pensando alla propria iniquità, poiché Paolo fu un persecutore.

Da uno sentiamo dire: Il Signore è rifugio dei poveri; ( Sal 9,10 ) dall'altro: Insegnerò agli iniqui le tue vie, e i peccatori a te ritorneranno. ( Sal 50,15 )

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