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Lettera 231

Scritta dopo la precedente.

Agostino manifesta a Dario la sua gioia per la lettera inviatagli, facendo alcune considerazioni sulle lodi umane ( n. 1-4 ) e annunciandogli d'avergli inviato le Confessioni e altre opere che potranno giovare per suo tramite ad altre persone ( n. 5-6 ) e lo ringrazia delle medicine e dei sussidi offerti per la biblioteca ( n. 7 ).

Agostino, servo di Cristo e dei membri di Cristo, saluta, nel Signore, Dario suo carissimo figlio, membro dello stesso Cristo

1 - Gioia di Agostino per la lettera di Dario

Hai voluto ch'io ti rispondessi per darti la prova del piacere con cui ho ricevuto la tua lettera.

Ecco: io ti rispondo, eppure né con questa né con qualunque altra risposta, sia essa breve o lunga quant'altre mai, riesco a manifestartelo.

Poiché non si può manifestare con poche o con molte parole ciò che non si può manifestare a parole.

Così anch'io, anche se usassi molte parole, riuscirei a dire ben poco.

Non potrei comunque ammettere affatto che uno, pur eloquente, sapesse spiegare, in una sua lettera quale che sia o quanto lunga essa sia, i sentimenti suscitati in me dalla tua lettera, cosa che non riesco a fare io stesso, anche se quell'altro potesse vederli nel mio animo come li vedo io.

Non posso dunque far altro che manifestarti ciò, che hai voluto sapere, in modo che dalle mie parole tu comprenda anche quello che esse non manifestano.

Che cosa potrei allora dirti se non che la tua mi ha arrecato una gioia grande grande?

La ripetizione di questo aggettivo non è una ripetizione ma una per così dire continua dichiarazione; poiché non è possibile pronunciarlo continuamente, esso è stato ripetuto almeno una volta; in tal modo si può forse dire ciò che non si potrebbe esprimere.

2 - Di quali lodi si rallegra Agostino

A questo punto, se uno mi domandasse che cosa insomma ho tanto gradito nella tua lettera: Forse la facondia? - No, gli risponderei.

Ma quello forse ribatterà: " Allora saranno le lodi che ti sono rivolte! ".

Ma anche riguardo ad esse gli risponderei: " Nemmeno! "

Non perché nella tua lettera manchino queste cose, poiché anzi v'è tanta facondia, che rivela all'evidenza l'ottimo tuo ingegno naturale e molto raffinato da siffatte discipline; la tua lettera inoltre è piena zeppa delle mie lodi.

" Dunque - potrebbe domandarmi qualcuno - non ti solleticano le lodi? "

" E come!" Non ho mica - come dice un tale - un cuore duro come il corno,1 sì da essere insensibile alle lodi e non provarne piacere!

Mi piacciono, sì, queste cose, ma che sono a paragone di ciò che, ti ho detto, mi ha fatto veramente piacere?

Mi spiego meglio: Mi piace la tua facondia poiché è nello stesso tempo brillante ed elevata.

Quanto poi alle lodi, non mi diletto né di tutte quelle rivoltemi, né di quelle rivoltemi da tutti, ma solo di quelle di cui tu mi hai reputato meritevole e di quelle che mi vengono dalle persone che sono come te, quelle cioè che vogliono bene ai servi di Cristo per amore di lui: per questo non posso negare d'essermi compiaciuto delle lodi rivoltemi nella tua lettera.

3 - Vanità di Temistocle

Che cosa le persone serie e ricche d'esperienza pensino di quel tale Temistocle, seppure ricordo il vero nome di quell'individuo, è affar loro: costui in un banchetto s'era rifiutato di suonare la lira, come usavano fare le persone più in vista e più raffinate della Grecia; per questo era stato reputato una persona non abbastanza colta, anzi aveva disprezzato tutto quel genere di piacevoli trattenimenti.

Gli fu perciò chiesto: Che cosa dunque ti piace ascoltare?

Al che si narra che rispondesse: Le mie lodi.

Se la vedano - ripeto - loro per qual motivo e per quale scopo credono che Temistocle desse quella risposta, o per quale scopo effettivamente quello la diede, dal momento che era un uomo pieno di vanagloria secondo la mentalità di questo mondo.

Infatti, essendogli stato anche richiesto: Che cosa dunque sai fare?

Di uno Stato piccolo farne uno grande, rispose.2

Io però quanto a ciò che dice Ennio: Tutti i mortali bramano d'esser lodati,3 credo che in parte sia da approvare e in parte sia da evitare.

Allo stesso modo che bisogna desiderare la verità, la sola cosa degna d'essere lodata anche se non viene lodata, così bisogna evitare la vana compiacenza per le lodi umane che facilmente s'insinua inavvertitamente in noi.

Questa c'è perfino quando si crede che i beni, che sono degni di lode, non si possiedono se non si viene lodati dagli altri, oppure quando uno desidera che siano molto lodate in lui anche azioni degne di scarsa lode o meritevoli addirittura d'esser biasimate.

Ecco perché Orazio, più attento di Ennio, dice: Sei forse gonfio di amore della gloria?

In un libretto ci sono certi rimedi, che sono efficacissimi per curarti se li leggerai tre volte con animo puro.4

4 - Insegnamento di Paolo sulle lodi

Il poeta dunque credeva che la gonfiezza causata dall'amore della gloria fosse come il morso d'un serpente che si debba guarire col pronunciare, come rimedio, certe formule magiche.

Il nostro buon Maestro ci ha insegnato quindi per bocca del suo Apostolo che dobbiamo agire bene non per esser lodati dalle persone, cioè che non dobbiamo riporre il fine del bene che facciamo nelle lodi umane, e tuttavia cercare la lode delle persone proprio per far loro del bene.5

Quando si danno lodi ai buoni, esse non giovano a chi le riceve, ma a chi le rivolge, poiché ai buoni, per quanto li riguarda, basta d'essere buoni.

Dobbiamo invece rallegrarci con coloro ai quali è di giovamento imitare i buoni, quando indirizzano loro delle lodi, poiché in tal modo danno a vedere che ad essi piacciono coloro ch'essi lodano sinceramente.

Dice dunque l'Apostolo in un passo ( delle sue lettere ): Se ancora cercassi di piacere alla gente, non sarei servo di Cristo. ( Gal 1,10 )

La stessa cosa dice in un altro passo: Cercate di piacere a tutti in tutto, come anch'io cerco di piacere a tutti in tutto; ma indica subito dopo il motivo col dire: cercando non già il mio interesse, ma il vantaggio di molti perché siano salvi. ( 1 Cor 10,32-33 )

Ecco quanto cercava nelle lodi umane anche nel passo ove diceva: Del resto, fratelli, quanto c'è di vero, di nobile, di giusto, di sincero, di meritevole d'onore, ogni virtù, ogni lode, queste cose siano oggetto dei vostri pensieri.

Praticate inoltre tutto ciò che avete imparato, ricevuto e udito da me; e sarà con voi il Dio della pace. ( Fil 4,8-9 )

Tutte le altre cose, ricordate più sopra da me, egli le ha comprese sotto il termine di virtù; ciò che invece ha soggiunto dicendo: quanto è meritevole d'onore lo ha spiegato con un solo termine appropriato: ogni lode.

Quando perciò afferma: Se cercassi di piacere alla gente, non sarei servo di Cristo, bisogna intenderlo come se dicesse: " Se il bene che faccio, lo facessi solo per esser lodato, sarei uno gonfio dell'amore di gloria ".

L'Apostolo dunque voleva piacere alle persone e si compiaceva di piacer loro; ma non alle persone delle cui lodi si sarebbe gonfiato in se stesso, bensì a quelle che egli, nell'esser lodato, voleva edificare in Cristo.

Perché dunque non dovrebbe farmi piacere d'essere lodato da te, dal momento che non solo, buono qual sei, non m'inganni, ma lodi solo le qualità che tu ami e ch'è utile e di gran giovamento all'anima d'amarle, anche se io non le posseggo?

Ciò non giova a te solamente, ma ancora a me, poiché, se non le posseggo, arrossisco salutarmente e ambisco con ardore d'averle.

E nella misura che riconosco le mie qualità nelle tue lodi, godo ch'io le abbia e che tu ami quelle e me stesso a causa loro.

Ma quelle che riconosco di non avere, non solo desidero d'acquistarle, ma desidero altresì, che quando mi lodano, non s'ingannino coloro che mi amano sinceramente.

5 - Le opere di Agostino potranno giovare a molti

Ecco quante cose ho dette, eppure non ti ho detto ancora che cosa nella tua lettera m'è piaciuto più della facondia e delle lodi.

E che cosa credi che sia, mio eccellente signore, se non che mi sono fatto amico un personaggio come te senza neppure averti visto, se pure debbo dire di non averti visto, mentre ho conosciuto, non la tua fisionomia, ma l'anima tua attraverso la tua lettera, nel leggere la quale mi sono fatto un'idea mia personale sul tuo conto e non - come prima - credendo ai miei fratelli?

Ero infatti già venuto a sapere per sentito dire chi tu fossi, ma non immaginavo ancora quali fossero i tuoi sentimenti verso di me.

In virtù di questa tua amicizia non dubito che anche le lodi che tu mi rivolgi - e ti ho spiegato il motivo per cui mi piacciono - saranno maggiormente utili alla Chiesa di Cristo, dal momento che anche le mie opere scritte a difesa del Vangelo, contro gli ultimi avanzi degli empi adoratori dei demoni, tu le riguardi, le leggi, le ami, le decanti in modo da farmi conoscere, per mezzo di esse, tanto più largamente quanto maggiore è la tua rinomanza.

Tu infatti, che sei illustre, poni in chiara - luce le mie opere ancora oscure, tu, che sei rinomato, le rendi note e non lasci che rimangano ignote ovunque tu veda che possano giovare.

Se mi domandi come faccio a sapere ciò, ti rispondo che mi sei apparso tale attraverso la tua lettera.

Da questo comprendi ormai quanto essa mi sia piaciuta.

Se tu hai di me un buon concetto, puoi immaginare quanto io goda dei guadagni che fa Cristo.

Tu stesso, anzi, il quale pure - come scrivi - hai potuto " abbracciare la legge di Cristo a cominciare dai tuoi genitori, dagli avi fino agli ultimi discendenti della famiglia ",6 tuttavia - dici ancora - " per confutare il culto pagano, hai trovato un aiuto quanto mai efficace nelle medesime mie opere ".

Per questo motivo potrei forse non pensare abbastanza quanto bene ad altre persone, anzi a quante altre persone, anche illustri, e quanto facilmente e con quanto profitto spirituale, mediante quelle persone, a tutte le altre, cui essi sono confacenti, potranno apportare i miei scritti, dal momento che sono decantati e divulgati da te?

Pensando a ciò potrei forse essere inondato dalla gioia proveniente da soddisfazioni piccole o di poco conto?

6 - Le Confessioni specchio dell'anima di Agostino

Poiché dunque non sono riuscito a spiegarti a parole quanta gioia ho avuto dalla tua lettera, ti ho detto perché mi ha fatto piacere; lascio ormai a te immaginare quel che non sono riuscito a esprimerti a sufficienza, quanto cioè mi ha fatto piacere.

Ricevi dunque, figlio mio, signore mio illustre e cristiano non già nell'apparenza esteriore, ma per la carità cristiana, ricevi - dico - i libri delle mie Confessioni che hai desiderati.

Osservami in essi e non lodarmi più di quel ch'io sono; in essi credi a me e non ad altri sul mio conto.

In essi considerami e osserva che cosa sono stato in me stesso, per me stesso e se vi troverai qualcosa che ti piacerà di me, lodane con me non me stesso, ma Colui che ho voluto venga lodato nei miei riguardi.

Poiché è stato lui a farci e non già noi da noi stessi. ( Sal 100,3 )

Noi infatti eravamo periti ma è stato lui a rifarci, lui che ci aveva fatti.

Quando in essi m'avrai trovato, prega per me, affinché io non faccia regressi, ma sia messo in grado di fare progressi.

Prega, figlio mio, prega. So quel che dico, so quel che chiedo.

Non ti sembri una cosa fuor di proposito e in un certo senso superiore ai tuoi meriti.

Mi priverai d'un aiuto prezioso, se non lo farai.

E non tu soltanto, ma anche tutti coloro, che mi vogliono bene per averti inteso parlare di me, preghino per me.

Fa sapere loro che sono stato io a chiederti ciò e, se voi mi attribuite importanza, fate conto che questa mia domanda sia un comando; concedeteci, a ogni modo, quel che domandiamo oppure ottemperate a quel che vi comandiamo. Pregate per noi.

Leggi la Scrittura e vi troverai che i capi ( del gregge cristiano ), gli Apostoli, domandarono ciò ai loro figli oppure lo comandarono ai loro uditori.

Quanto io faccia questa medesima cosa che mi hai domandata per te lo vede Colui che speriamo ci esaudisca, Colui che vedeva che lo facevo anche prima.

Ma dammi anche in ciò il contraccambio dell'affetto.

Noi siamo i vostri pastori, voi il gregge di Dio. ( 1 Pt 5,2; Ger 13,17 )

Considerate e riflettete che i nostri pericoli sono maggiori dei vostri e perciò pregate per noi.

Ciò torna a vantaggio sia vostro che nostro, affinché rendiamo conto favorevole di voi al Principe dei pastori e capo di noi tutti, ( 1 Pt 5,4 ) e nello stesso tempo sfuggiamo alle lusinghe di questo mondo, più pericolose che non le molestie, salvo quando la pace del mondo ci giova per trascorrere - come l'Apostolo ci esorta di pregare - una vita quieta e tranquilla, in tutta pietà e carità. ( 1 Tm 2,2 )

Se infatti venisse a mancare la pietà e la carità, che cosa sarebbe la pace e la tranquillità, al riparo da tutti gli altri mali del mondo, se non un'esca, un invito o un aiuto alla scostumatezza e alla dissolutezza?

Pregate dunque per noi, dovunque voi siate, affinché possiamo trascorrere una vita quieta e tranquilla, in tutta pietà e carità, come prego io per voi dovunque siamo noi, poiché dappertutto è presente il Signore al quale noi apparteniamo.

7 - È grato per le medicine e per i sussidi alla biblioteca

Per non farti soltanto il favore che mi hai chiesto, t'ho inviato anche altri libri da te non richiesti, e cioè: La fede delle realtà invisibili, La pazienza, La continenza, La provvidenza ed un altro molto voluminoso su La fede, la speranza e la carità.

Se li leggerai tutti durante la tua permanenza in Africa, fammi sapere il tuo giudizio, inviandomelo direttamente oppure lascialo costì, affinché mi sia inviato da Aurelio, mio fratello e signore.

Speriamo del resto che possiamo ricevere tue lettere da qualsiasi luogo in cui ti troverai e anche tu possa ricevere le nostre di qui finché ci sarà possibile.

Ho gradito, e te ne serbo viva riconoscenza, le medicine mandatemi, con le quali ti sei degnato di sostenere anche la mia salute sia pure temporale; poiché desideri evidentemente che io possa servire il Signore senza l'impedimento d'una salute malferma: ho anche gradito che hai voluto sovvenire alla nostra biblioteca i mezzi per poter preparare o riparare i libri.

Il Signore ti dia in contraccambio, in questa vita e nell'altra, i beni preparati per coloro che sono come ha voluto che fossi tu stesso. ( 1 Cor 2,9 )

Nella mia precedente lettera ti pregavo di salutare da parte mia il tuo figliolo, pegno di pace carissimo ad entrambi noi, ch'è in custodia presso di te; allo stesso modo ti prego anche adesso di salutarmelo nuovamente.

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1 Pers., Satyra 1, 47
2 Cider., Pro Arch. 9, 20;
Plut., Them. 2
3 Enn., Ann. 560
4 Horat., Ep. 1, 1, 36-37
5 Ter., Sat. 1, 48
6 Ep. 230,4