La storia della Chiesa

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§ 27. La controversia Cristologica

I. Il Nestorianesimo

1. Per poter spiegare l'assenza di peccato nel Redentore e l'unità in Cristo, Apollinare di Laodicea ( + verso il 390 ) aveva creduto di dover mettere in rilievo il meno possibile l'umanità di Gesù; era giunto così a negare la pienezza della natura umana in Cristo: egli e la sua scuola vedevano nel Logos divino ( non in un'anima umana ) il principio immediato vivificante di Gesù.

Questa dottrina era stata respinta a Costantinopoli nel 381.

Come risultato di questa condanna della Chiesa e della lotta trinitaria rimase dunque stabilito che Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo.

2. Si poneva la questione di come le due nature complete fossero unite in Gesù Cristo per costituire l'unità dell'Uomo-Dio.

Nelle controversie cristologiche, ciò che interessa non è se in Cristo vi siano due nature, ma come esse possano sussistere unite; in termini più concreti, come ci si debba immaginare l'unione della seconda persona divina, ossia il Logos, con l'uomo psico-fisico Gesù di Nazareth.

È questo il problema che concentra su di sé tutti gli sforzi.

Il pericolo consisteva nell'accentuazione unilaterale sia dell'elemento divino che dell'elemento umano in Gesù Cristo.

3. Dalla teologia furono date due risposte fondamentalmente diverse: una dalla scuola di Antiochia, l'altra da quella di Alessandria.

Per l'esatta valutazione delle varie opinioni e anche delle condanne dobbiamo tener conto della terminologia ancora imprecisa, che solo lentamente si va chiarendo ( natura, persona, essenza, ipostasi ).

a) La scuola di Antiochia prende le mosse dall'autonomia e dall'integrità della natura umana; per salvare questo fondamento essa tiene soprattutto ben distinte le due nature in Cristo.

Perciò insegna che queste non sono intrinsecamente unite, ma soltanto congiunte estrinsecamente, quasi come due pezzi di legno che si stringano assieme in un contatto perfetto, ma rimangano in sé intatti.

Ciò significava: dell'uomo Gesù di Nazareth non si possono predicare gli attributi del Logos.

Con quest'interpretazione veniva però messa in pericolo l'unità essenziale del Redentore e quindi la stessa redenzione; non c'era più una vera incarnazione del Logos, ma solo un'inabitazione del Logos in un uomo, solo un'unità morale tra l'Uomo e Dio.

Siamo dinanzi alla sovraccentuazione dell'umanità piena di fronte agli Apollinaristi che proprio questa negavano o compromettevano.

La conclusione divenne inevitabile: Gesù Cristo consta di due persone, della seconda divina Persona e dell'Uomo Gesù.

Questa era la teoria di Teodoro di Mopsuestia originario di Antiochia ( + 429 ).

b) Essa acquistò importanza per la storia della Chiesa quando il suo scolaro Nestorio di Antiochia, nel 428 divenuto patriarca di Costantinopoli ( + 451, in esilio nel deserto egiziano ), la sostenne e nelle sue prediche ne dedusse, con grande rigore, la conclusione che Maria non si poteva chiamare Madre di Dio.

4. a) La teologia alessandrina seguì il corso inverso invece ed evitò così l'unilateralità della scuola di Antiochia.

Essa prese le mosse dal fatto sia della piena umanità di Gesù come della sua realtà di Uomo-Dio.

Essa insegnò la vera unità delle due nature in una persona, senza mescolanza e affermò che l'unione è reale, fisica.

Questa teoria fu sostenuta specialmente dal Patriarca drillo d'Alessandria ( + 444 ).

b) Dopo che papa Celestino, su richiesta di Cirillo, già nel 430 in un sinodo romano aveva condannato la dottrina di Nestorio, Teodosio II, indotto da lui, convocò un Concilio ecumenico nel 431 a Efeso.

Qui Nestorio fu condannato, escluso dalla Chiesa, dal sacerdozio e da ogni dignità ecclesiastica.

Maria fu proclamata Madre di Dio.

Purtroppo Cirillo, patriarca di Alessandria, aveva proceduto un po' troppo impazientemente, appena aperto il Concilio.

Egli e il vescovo di Efeso con i loro vescovi, non avevano atteso l'arrivo del patriarca di Costantinopoli con i suoi suffraganei.

Si giunse così, dopo il loro arrivo, ad una specie di anti-concilio nel quale fu revocata la condanna di Nestorio e fu condannato invece Cirillo.

Quando poi giunsero anche i legati del Papa, furono confermate nuovamente le prime decisioni, che ricevettero il suggello dell'approvazione imperiale.

Queste complicazioni, non scevre di tumulti, tradiscono qualcosa dell'atmosfera minacciosamente tesa e ostile che regnava fra le singole parti e le diverse Chiese.

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