La storia della Chiesa

Indice

§ 36. Il Cristianesimo celtico insulare Visigoti, Anglosassono e altri Germani

Inizio della loro unione con la Chiesa Romana

I. Osservazioni fondamentali sulla evangelizzazione dei Germani

1. La conversione dei Germani abbraccia complessivamente un periodo di almeno 800 anni.

È chiaro che essa incontri condizioni diverse e conseguentemente si svolga in modo diverso al tempo del cadente antico Impero romano, e all'inizio del Medioevo; in maniera diversa nell'Antichità, al tempo della guerra dei Marcomanni, allorché, contemporaneamente, si effettuò una più o meno pacifica infiltrazione di masse germaniche nel territorio dell'Impero e perfino nella burocrazia; in maniera ancora diversa presso i Germani occidentali, nel territorio dell'odierna Germania, e presso i Germani del Nord, in Danimarca e in Scandinavia, evangelizzati, per la maggior parte, più tardi; in maniera diversa presso i Germani orientali che a causa delle loro spedizioni verso Sud e Sud-Est entrarono completamente nella sfera d'influenza romano-cristiana.

Perfino nell'ambito della futura Germania esistono differenze sostanziali nella cristianizzazione degli Ostfali che dopo la ritirata dei Germani orientali ebbero come vicini gli slavi che incalzavano minacciosi, e nelle regioni circostanti a Colonia e Treviri o Magonza, dove, nonostante fosse stato tutto distrutto, ebbe luogo tuttavia un contatto col Cristianesimo, già vigorosamente sviluppato.

2. Nell'evangelizzazione dei Germani si ebbero sovente delle conversioni collettive in conseguenza della conversione della nobiltà o del principe.

Queste conversioni in massa sollevano dei problemi straordinariamente difficili di valutazione cristiana.136

La conversione, secondo il Vangelo, è innanzitutto metanoia, mutamento di animo.

In una conversione collettiva però, il pericolo di un insufficiente mutamento d'animo, di un atto compiuto solo esteriormente, è senz'altro molto grave.

La storia della vita religiosa dei primi secoli cristiani del Medioevo occidentale ce lo conferma copiosamente.

Però: a) il pericolo di insufficiente realizzazione della vita cristiana morale, o di declino, o perfino di offuscamento della religiosità cristiana, qui non è maggiore di quello della falsa interpretazione giudaica o gnostica del Cristianesimo nell'Antichità, bensì minore;

b) la conversione collettiva ha anche i suoi caratteristici valori positivi: nella fedeltà di gregario, si manifesta una realtà di comunità che partendo dall'idea della « comunione dei santi » poteva benissimo diventare feconda.

Se i Germani - convinti della forza di Cristo, anche se solo raramente pienamente convinti della verità rivelata - nel Suo nome si recavano compatti al battesimo, Egli era realmente in mezzo a loro ( cfr. Mt 18,20 ).

Dunque, per giudicare rettamente la conversione dei Germani, ci si deve liberare dall'idea che una decisione moralmente valida possa effettuarsi soltanto passando attraverso la coscienza dell'individuo che giudica teoreticamente la dottrina cristiana.

È certo che l'accettazione e la comprensione debbono effettuarsi sempre, in qualche modo, attraverso la persona singola.

Ma l'accettazione del regno di Dio non è riservata ai sapienti e meno ancora a coloro che sanno rendersi teologicamente ragione del contenuto di fede.

Sappiamo inoltre che non poche conversioni collettive erano precedute da approfondite riflessioni prò e contro, come quando il cristianesimo veniva portato o difeso da persone già convertite o prossime alla conversione, oppure veniva predicato dai missionari.

( Alcune relazioni ci informano naturalmente che, nonostante tutto ciò, le conversioni non erano scevre da un concetto molto esteriore del mutamento di religione ).

Infine: il battesimo per questi uomini, spiritualmente minorenni, era, non a torto, l'inizio delle loro conversioni.

Si può fare un parallelo col battesimo dei bambini.

I Germani furono accolti in seno alla Chiesa dispensatrice di vita soprannaturale, fu loro data ( « consegnata » ) la fede e poi seguì, per lunghi periodi, l'ulteriore opera di ammaestramento, da parte dei missionari e quindi la conversione interna.

3. Come strumento principale della diffusione della verità cristiana influì, in tutti i tempi, il valore della personalità del missionario.

Ciò vale anche per l'evangelizzazione dei Germani.

La maggior parte dei missionari di cui ci interessiamo erano loro stessi germani, in grado di sopportare gli inconcepibili strapazzi della missione d'allora, con continui spostamenti attraverso le foreste del Paese.

Distruggevano luoghi di culto pagano, mangiavano la carne di animali sacri e battezzavano nelle sacre fonti delle divinità ( per es. Villibrordo ad Helgoland ) per provare così la potenza di Dio e l'impotenza degli idoli.

In questa opera però dimostravano, nella maggior parte dei casi, una prudente capacità pedagogica di discernimento, secondo le magistrali direttive missionarie di Gregorio I.

Dobbiamo costatare che solo pochissimi missionari si allontanarono dalle direttive ricevute e da un sapiente spirito di adattamento e si abbandonarono al fanatismo e alla violenza, sempre dannosa.

I missionari si sentivano investiti del mandato missionario soprannaturale di Gesù.

Tenendo conto delle difficoltà di quel tempo, non si può non riconoscere con ammirazione, che specialmente i missionari che venivano ininterrottamente ( nonostante tutti gli insuccessi e le reazioni ) dalle lontane Isole britanniche, nel più assoluto disinteresse per le cose del mondo, ardevano veramente d'amore di Dio.137

Altamente significativa è, in questo contesto, l'importanza rivestita dalla preghiera nella missione di san Bonifacio.

4. Le condizioni accennate valgono soprattutto per la conversione delle stirpi tedesche centrali.

Per i Germani orientali e per quei Franchi che si erano stanziati definitivamente nelle Gallie, il corso della conversione è stato per lo più molto diverso.

Il passaggio al Cristianesimo non è qui il risultato della dimostrazione della potenza superiore del Dio cristiano, poiché erano stati proprio i cristiani romani a soccombere a questi Germani.

È piuttosto che queste stirpi, prima della loro conversione, furono per lunghi anni in assai stretto contatto con il Cristianesimo, per il semplice fatto che tutto il territorio nel quale essi erano penetrati aveva già assorbito il Cristianesimo; essi respirarono, per così dire, aria cristiana.

a) Che anche solo ad una notevole minoranza di Germani, sia stato imposto il Cristianesimo con la violenza, è psicologicamente impossibile ed è una favola.

Fu usata la forza, ma in misura relativamente tenue, presso i Norvegesi, gli Islandesi, presso i Vareghi e parzialmente presso i Sassoni ( § 40 ).

Evidentemente nella conversione di alcune stirpi ( come nella resistenza ) hanno influito anche considerazioni politiche.

Del resto, è stato così in tutte le formazioni nazionali della storia universale: l'unificazione si compì sempre in base a un'idea religiosa.

Considerazioni di politica realistica avevano contribuito, nell'Impero romano, alla decisione di Costantino il Grande, avevano influito su Fridigero ( Visigoti ), su Clodoveo; ora si facevano nuovamente sentire presso i Frisoni e i Sassoni e nella cristianizzazione delle popolazioni scandinave.

Ma le « considerazioni politiche » non sono necessariamente o per lo meno non del tutto contrarie al formarsi di una convinzione religiosa unitaria e alla sua purezza.

Prescindendo da alcuni pochi casi di defezione, le stirpi, una volta convenite, si mantennero fedeli al loro credo.

Esse pertanto non possono aver accettato il Cristianesimo solo esteriormente.

Di esteriorità ce ne furono ancora per lungo tempo e moltissime.

Si può dire tuttavia che il Cristianesimo in generale fu accolto sinceramente, si consolidò e mise radici sempre più profonde.

Ci si deve guardare soltanto dal!'intendere in modo troppo astratto il concetto di « conversione interiore » e dal dimenticare che abbiamo a che fare con popolazioni che pensano utilitaristicamente, sono molto legate alla natura e spiritualmente sono ancora molto giovani.

b) Tanto meno il metodo della violenza è attestato dal sangue di martiri che sarebbe stato versato per la fede pagano-germanica.

Ad esempio, un bagno di sangue a Cannstatt, durante l'evangelizzazione degli Alemanni, non ha mai avuto luogo.

La storia delle missioni tra i Germani conosce dei martiri cristiani, non dei martiri pagani.

La pressione politica da sola, come strumento di missione, a lungo andare non è stata mai coronata da successo.

Il tentativo del rè merovingio Dagoberto I di cristianizzare i Frisoni con un semplice ordine obbligante al battesimo fallì.138

Nei pochi casi però, nei quali solo la disperata situazione politica esterna aveva indotto a piegarsi alla religione del vincitore, una volta mutata la situazione politica, seguì immediatamente la reazione; così avvenne presso i Frisoni, per opera di Radbodo, dopo la morte di Pipino.

In ultima analisi sempre e soltanto la libera accettazione della nuova religione fu coronata da successo.

Ciò non esclude che la fortissima supremazia politica e la sua durata sufficientemente lunga, facessero sì che la nuova religione, dapprima accolta contro volontà, mettesse in seguito buone radici.

c) A questo punto si inserisce nell'analisi una osservazione generale di grande importanza.

I rè franco-merovingi non hanno fatto propria la rigida legislazione contro gli eretici dell'epoca romana; ossia essi non conoscono, per principio, alcuna costrizione religiosa.

Le loro leggi proibiscono semplicemente ai cristiani di ritornare al paganesimo e di farne diffusione.

Anche gli ariani visigoti, nelle parti delle Gallie conquistate dai Franchi, non furono obbligati a passare alla fede cattolica; perdettero però la loro libertà di culto, furono privati per es. delle loro chiese e dei loro oggetti sacri ( contro la qual cosa, naturalmente, l'arcivescovo Avito di Vienne, + verso il 527, protestò ).

Neppure i giudei furono perseguitati ( come nel regno dei Visigoti ).

La prova più convincente della libertà nel senso ora accennato, sta nel fatto già ricordato che i Germani si appropriarono intimamente del Cristianesimo in maniera relativamente rapida e talvolta persino in modo sorprendentemente rapido.

Il documento più significativo ci è dato anche qui proprio da quella stirpe che aveva mantenuto più inalterate le caratteristiche germaniche e aveva combattuto più ostinatamente contro il Cristianesimo: i Sassoni.

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136 Le conversioni in massa che troviamo nell'antichità ( per esempio a Gerusalemme dopo la discesa dello Spirito Santo ) non sono dei paralleli dei quali ci si possa qui valere.
I presupposti della conversione e il processo stesso, in quel tempo, debbono ricercarsi nell'accettazione interiore della verità.
137 Non bisogna però, per questo, tenere in poco conto il comprensibile interesse naturale dei monaci e delle monache anglosassoni per il prosperare delle loro fondazioni nel continente, dopo che esse erano avvenute.
138 La storicità di questo ordine è fortemente discussa.