La storia della Chiesa

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II. Caratteri essenziali del Rinascimento

Il Rinascimento è un tipico movimento dell'evo moderno, caratterizzato quindi dai nuovi fondamentali atteggiamenti culturali: nazionalismo - individualismo - laicismo - criticismo.

Per evitare che talune delle seguenti asserzioni vengano equivocate, vogliamo insistere sul fatto che la multiforme rinascita è soprattutto un movimento, un'esplosiva fecondazione.

La sua essenza si manifesta in molti casi solo più tardi.

È compito dell'analisi tuttavia cercar di seguire quest'essenza sin nelle fondamenta.

1. Il Rinascimento è un movimento « nazionale » italiano, la risultante dell'aspirazione ad uno stato del popolo italiano, del particolarismo nazionale ( Cola di Rienzo, + 1354 ).25

2. È un orientarsi verso l'antichità romana.

a) Lo sguardo del popolo ridestato si volse spontaneamente alle radici del suo stesso essere e della sua forza; vi contribuì il caos del tempo e si ebbe il motto tipico di tutta l'epoca e del movimento: ritorno alle fonti!

Alla sua origine infatti ogni essere corrisponde nella maniera più pura alla volontà creativa di Dio, ed è al suo più alto grado di perfezione.

Quest'origine era posta, per l'Italia, nell'antichità romana, che nella sua grandezza aveva dominato il mondo.

b) Questa antichità in Italia non si era mai estinta completamente.

Parlavano di essa la stirpe stessa, il paese, le rovine, gli antichi edifici, le statue e primariamente la lingua.

Ed ora tutto questo patrimonio, dopo un lungo sonno, ritornava a farsi operante e palese.

Un primo vivo incontro con l'antichità gli italiani l'avevano avuto già nel Medioevo col rinascere dell'antico diritto romano.

Da qui emergevano, sia dal contenuto che dalla forma, valori imperituri, non caduchi, vivi: uno dei grandi capolavori del pensiero umano che plasmarono il mondo.

Nel XIV e nei XV secolo quella riscoperta dell'antichità portò, con ritmo sempre crescente, ad un incontro particolarmente intenso; s'aggiunsero un ardente entusiasmo e una reverenziale ammirazione; si strapparono alla terra antichi tesori artistici, li si raccolse; si riscoprì la forma perfetta, di suprema bellezza e dolcezza, di quell'arte così vicina alla natura; allora si rilessero anche le opere degli antichi, si andò alla ricerca di manoscritti tra la polvere delle biblioteche, si riscoprirono nuovi testi e li si raccolse pagando alte cifre per averli in proprietà, quasi come cose sacre.

c) Attraverso Aristotele, la grande fonte della Scolastica, era rimasto vivo nel Medioevo il collegamento anche con l'antichità greca.

Dalla Sicilia e dal sud Italia proveniva ora nuova linfa per la sua conoscenza.

E infine Costantinopoli inviò in Occidente ( 1453, dopo la conquista da parte dei turchi ) i suoi dotti e i suoi manoscritti, che fecero conoscere all'Occidente il patrimonio culturale greco nella lingua originale.

d) Anche in precedenza c'era stato un vivo contatto con la cultura greca: Manuel Crisolora ( dal 1396 maestro di greco a Firenze, + 1415 ); Giorgio Gèmisto Pletone ( + 1452 ), il cardinale Bessarione ( + 1472 ); al Concilio di unione di Firenze ( § 66 ) avevano preso parte dei letterati greci, e avevano fatto valere il loro metodo filologico.

Quanto maturò da tali premesse ebbe una grande importanza nella storia del pensiero e della Chiesa.

3. Ora, però, si annuncia un altro atteggiamento di fronte all'antichità: si apprende non soltanto a conoscerla, ma anche ad entrare in intimo contatto con essa.

Non si desume più soltanto dagli antichi un distillato del loro grande pensiero per inserirlo nel sistema teologico-cristiano: si cerca di capire i testi alla luce del loro contesto naturale, di immedesimarsi con essi, di leggerli facendone rivivere il colore ambientale, così come erano stati scritti molti secoli prima.

E proprio qui si annidava il pericolo:

a) Il tentativo di rivivere una diversa concezione del mondo non è solo il presupposto di ogni oggettività storica e quindi la base della conoscenza scientifica, ma, purtroppo, anche l'atteggiamento fondamentale del relativismo, dell'indifferentismo intellettuale ( che, però, può accompagnarsi ad un riverente stupore dinanzi alla molteplice varietà di asserzioni filosofiche, religiose, naturalmente anche di quelle artistiche ).

Questo relativismo ( nei suoi inizi ) è diventato, in senso vero e proprio, la grande piaga cancerosa dell'età rinascimentale e poi, più sviluppato, dell'età moderna in genere, con delle conseguenze fatali nella determinazione di ciò che è la verità, di ciò che deve essere e significare vincolo dogmatico o di ciò che possa o non possa essere tolleranza dogmatica.

Per non fraintendere tutto ciò, per non tacciare il Rinascimento, specialmente quello iniziale, di un ben chiaro relativismo o di indifferentismo dogmatico, atteggiamenti per nulla comuni a tutti i suoi rappresentanti, occorre chiarire, come solitamente si compiono i mutamenti spirituali di grande portata: spesso l'elemento nuovo ritenuto valido vien giustapposto semplicemente a quello tramandato, senza avvertire, a tutta prima, l'intrinseca estraneità dei due elementi.

b) Quella civiltà antica, però, era pagana.

Si cercò quindi, se così si può dire, di leggere i testi antichi "con spirito pagano".

Certo, la chiarezza del monoteismo cristiano di fronte alla confusione del politeismo pagano è così sublime, che non si verificò per nulla una ricaduta nella dottrina pagana.

Però le idee antiche si presentavano ammantate di seduzione e di facili costumi sia nella letteratura che nell'arte.

In una forma sciolta, invitante e giocosa, pseudo-eroicizzante, i miti politeisti si potevano far rivivere splendidamente.

Non può esservi alcun dubbio che questo gioco estetizzante si sia svolto, in un primo tempo e fino al culmine del Rinascimento, nell'alveo di un sentimento cristiano intatto.

Le illustrazioni, nelle quali elementi di innocua mitologia pagana si trovano accanto ad espressioni cristiane, si riscontrano in ogni forma di rappresentazione artistica, dal pavimento musivo ( Duomo di Siena! ) agli affreschi, alle statue, fino alle iscrizioni e ai frontespizi di opere di stampa.

Per un'equa valutazione di una simile compresenza indistinta, colui che giudica deve far rivivere in sé qualcosa di quel rapimento che avvinceva, quasi inebriandoli, quegli spinti ( filosofi, artisti, esteti, teologi, politici ) e tenere inoltre presente la già tanto antica allegoresi ( che nelle sue combinazioni spesso agiva a suo talento, in maniera disarmante ).

Gli eroi dell'antichità, per es., furono nuovamente considerati, in tutta serietà, precursori di Cristo.

Questa interpretazione era ben preparata, anzi consacrata dall'allegoresi teologica.

La maniera in cui Federico II aveva strutturato le sue dimostrazioni e la motivazione, data dalla Curia, della teoria delle due spade, ne segnarono i primi passi, come l'entusiastico saluto di Dante all'indirizzo di Arrigo VII ( « Sei tu che dee venire …? » - « Ecco l'Agnello di Dio che toglie … » ).

Ciononostante non si può certo ritenere che questa mescolanza portata avanti, non abbia comportato alcun danno alla purezza del cristianesimo.

In realtà si affermò in molte persone, tra le più influenti, una maniera pagana di sentire ( anzi, una coscienza pagana ).

E poi, abbastanza presto, anche un modo di vita edonistico e sfrenato.

c) Oltre questi atteggiamenti « pagani », non si devono naturalmente dimenticare gli elementi cristiani nel Rinascimento; essi sono decisivi, e l'appello del « ritorno alle fonti » si esplicò fecondamente nella riconquista della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa; un movimento questo d'inestimabile importanza specialmente per la Riforma cattolica del secolo XVI.

Ma anche il primo Rinascimento ( inscindibile dall'umanesimo ) dimostra di essere, attraverso grandi rappresentanti di un profondo cristianesimo, un movimento cristiano.

Avremo ancora occasione di parlare di una particolare insidia qui insita, da parte di una nuova interpretazione neoplatonica ( Pico della Mirandola ).

Sarebbe quindi storicamente errato, lo ripetiamo ancora, considerare sin dai suoi inizi l'umanesimo come un movimento non cristiano o poco cristiano.

L'umanesimo è una determinata visione psicologico-intellettuale, realizzata a tutta prima nell'ambito di una corretta professione cristiana della fede.

4. a) Il Rinascimento è caratterizzato, in terzo luogo, da un gran numero di forti individualità.

La confusione politica, la mancanza di forti poteri costituiti, il risvegliarsi dello spirito etnico, il ritmo vertiginoso dell'evoluzione in tutti i campi, fecero del Rinascimento l'epoca propizia all'affermarsi di personalità forti e anche spregiudicate; e ne comparve un numero eccezionale.

b) Anche il Medioevo conosce personalità spiccate.

La differenza essenziale, e fondamentale anche per l'avvenire, consiste proprio nel mutato modo di valutare.

Nel Medioevo il singolo era subordinato al tutto, fosse questo lo Stato, la Chiesa, la dottrina cristiana.

Comincia ora invece ad affermarsi una tendenza sempre più intesa a rendere l'individuo autonomo, a liberarlo addirittura da ogni norma e da ogni vincolo.

Infatti, pur all'interno di quella gerarchia di ordini, posta in dubbio in un primo tempo da nessuno, successivamente soltanto da pochi, l'uomo incomincia a sentirsi un valore a sé, a sentirsi autonomo.

L'io comincia a diventare norma e misura d'ogni valore.

Questo io acquista coscienza della propria pienezza e peculiarità26 e cerca di formularle: non è ancora compiuto il passo dall'individualità all'individualismo, ma ci si è già avviati.

5. In tutti questi vari rapporti si manifesta chiaramente una ( più o meno ) effettiva deviazione ( dapprima niente affatto programmatica ) da taluni ideali della civiltà medievale ecclesiastica.

L'umiltà vien sostituita dalla coscienza di sé, la rinuncia, la meditazione e la preghiera dall'azione e dal potere; la mortificazione dal piacere; in una parola, all'ai di là, al regno celeste, si contrappone il mondo di quaggiù, il suo fascino e la perennità del proprio nome affidata alla fama. Si scoprono sempre più le bellezze del mondo e se ne va alla ricerca nei viaggi e in una nuova, edonistica considerazione della natura ( Petrarca, la sua vita rustica, le sue ascensioni alpine ).

6. a) Finalmente - e questo si fa palese in tutti i punti già accennati - il Rinascimento è essenzialmente un movimento di laici.

Molti preti, monaci, papi e vescovi vi collaborano, sono dei protagonisti di primo piano, ma la tendenza nascosta o palese è di natura laico-profana non clericale-ecclesiastica.

Nonostante tutto ( ed è moltissimo ) vale quanto segue ( e ridimensiona la tesi ): il Rinascimento e l'umanesimo contengono e liberano delle tendenze alla secolarizzazione di un mondo che prima era fondamentalmente ecclesiastico; essi sono una parte dell'introduzione o del preludio alla storia dell'umanità, che sarà poi decisamente improntata a processi di secolarizzazione.

Il motivo è chiaro:

1) primaria forza di spinta del movimento era la borghesia della città;

2) il mondo antico, riscoperto e rivissuto interiormente, era pagano, puramente umano, senza l'influsso di idee soprannaturali;

3) la cultura rinascimentale proviene dal movimento laico dell'alto Medioevo, e sono anzitutto i laici coloro che conducono ad una vittoriosa affermazione, proseguendolo, quel moto, conscio e inconscio, di affrancamento dalla Chiesa, unitamente alla lotta contro il clericalismo, della quale abbiamo già parlato.

b) Per questo aspetto del movimento, è divenuta particolarmente caratterizzante - ed è importante per la storia della Chiesa dell'epoca moderna - la nuova dottrina dello Stato.

L'idea, di cui avevano gettato le basi Federico II e i legisti di Filippo IV, viene ora affermata sciolta maggiormente dai limiti: lo Stato non solo non è considerato legato alla Chiesa, ma spesso nemmeno alla morale.

Si abbandona la concezione di sant'Agostino a favore dell'altra che considera lo Stato come forza autonoma; esso è solo potenza ed è, per se stesso, la misura di ogni cosa.

Ciò non vale naturalmente nella stessa misura per il XV e il XVI secolo e per il tempo successivo; per il secolo XVI già gli scritti indirizzati contro Machiavelli sono essenziali per una valutazione generale.

Si tratta ancora di caratterizzare i nuovi inizi e la direzione seguita dall'evoluzione; bisogna comprendere quali germi in quel tempo siano stati immessi nel processo.

La politica del Rinascimento e l'assolutismo dei secoli XVII e XVIII hanno agito in pratica secondo la teoria di Machiavelli anche là dove essi ne condannavano la dottrina; nel secolo XVIII poi fu accettata anche la teoria.

I totalitarismi dell'età attuale hanno infine tratto le estreme conseguenze da quei princìpi - per quanto essi siano lontanissimi dal modo di pensare e di sentire degli uomini di quell'epoca e non abbiano alcun diritto di appellarsi a quelli che erano ancora cristiani.

c) Anche la politica dei capi dello stato pontificio, praticamente, si orienta, nei secoli XV e XVI, sulla scia di queste dottrine.

Che i papi allora attuassero una politica di alleanze, era necessario per la conservazione dello Stato.

Ma questa politica, nei suoi cambiamenti troppo frequenti, porta il marchio di un'insufficiente fedeltà.

Alessandro VI, l'avversario del Savonarola, che per interessi puramente materiali si allea con il nemico della cristianità, il sultano turco; Leone X, che per semplice calcolo politico, abbandona temporaneamente l'energica lotta contro Lutero; Clemente VII che si stacca dall'imperatore cattolico e si schiera dalla parte dei francesi alleati dei protestanti e quindi salva per così dire il protestantesimo; sono altrettanti esempi del modo di pensare secolarizzante del Rinascimento che, sul piano della storia della Chiesa, costituiscono delle profonde contraddizioni, fra le più tragiche e vergognose di quest'epoca.

In tale situazione l'elemento storicamente più decisivo - vogliamo ancora una volta sottolinearlo - non è dato dal fallimento personale dei singoli papi, bensì dal fatto che il singolo è espressione caratteristica di atteggiamenti di principio che per la Chiesa romana erano più o meno una cosa naturale.

d) Dallo stesso spirito di terrestrità individualistica viene compenetrato anche il commercio.

Si passa sopra, con la massima disinvoltura, sulla questione del "profitto lecito"; la legge medievale che interdiceva il mutuo pecuniario a interesse è abolita nella prassi e, in parte, anche in linea di principio; ha via libera ormai l'illimitato sfruttamento di tutte le possibilità di guadagno; e nel sistema di economia bancaria e monetaria, in via di grande affermazione, si sfruttano le possibilità di guadagno con la stessa spregiudicatezza come nella predicazione delle indulgenze.

7. Un nuovo realismo porta all'osservazione esatta della natura e alla indagine sperimentale di essa.

Vennero le grandi esplorazioni geografiche e si giunse a nuove invenzioni.

Comparve un numero rilevante di uomini pervasi da un forte desiderio di carpire alla natura i suoi segreti: Vasco de Gama, Cristoforo Colombo, Martin Beheim, Paracelso, Keplero, Copernico e molti altri.

Accanto alla scienza, invero, anche l'astrologia e la magia dovevano servire allo stesso scopo.27

Ne risultò uno straordinario ampliamento dell'orizzonte.

8. Il Rinascimento, infine, è una civiltà dell'arte; in tal senso essa è contraddistinta da un fondamentale carattere estetico e artistico e possiede la capacità di esprimerlo in tutta la sua travolgente pienezza.

9. Si formò così un nuovo ideale di vita.28

Il movimento che gli diede origine avvertì nettamente la sua contrapposizione con l'immediato passato e con le forze che lo animavano: ossia, in contrasto col Medioevo, con tutte le "arretratezze" e le carenze dominanti nella Scolastica, nello Stato e nella Chiesa.

È un passato che appare cupo, opprimente e artificioso; si cerca un'umanità più libera, più bella, più armonica.

Il concetto della libertà e dei diritti dell'uomo che, anche se talvolta represso, accompagna nell'una o nell'altra forma l'evoluzione dell'uomo nell'età moderna, è chiaramente ai suoi albori.

Questo atteggiamento più libero ebbe delle conseguenze notevoli per la sfera religiosa.

Quale risultato di diverse concezioni venne già formandosi una decisa tolleranza, e anche indifferenza, nei confronti di idee religiose diverse dalla cattolica.

Il valore della verità incondizionatamente vincolante perdette in forza d'attrazione.

La libertà fu sopravvalutata a scapito della fede.

Da qui trasse origine e si alimentò quella concezione unilaterale che fino ad oggi considera il Rinascimento come un periodo di libertà, interrotto purtroppo dalla Riforma e dalla Controriforma.

10. Col termine umanesimo si designa quell'aspetto del movimento rinascimentale che si esprime di preferenza nel campo della cultura letteraria, del linguaggio, dell'educazione e della scienza.

Frutto della vita culturale dell'umanesimo sono le numerose edizioni soprattutto di autori antichi, ed anche una cospicua letteratura dialogica ed epistolare.

L'umanista amante dei contatti umani e delle relazioni epistolari dimostrava volentieri il suo amore per l'antichità, servendosi di una gran quantità di citazioni che egli attingeva alla sua biblioteca privata.

- Grandi opere originali riuscirono a questi eruditi soltanto raramente.

Profondamente significativo è lo stesso nome: umanesimo = età dell'uomo, nella quale cioè l'elemento umano incomincia a diventare misura delle cose.

11. Riassumiamo dicendo che il Rinascimento e l'umanesimo rappresentano un grande risveglio dello spirito europeo, mediante l'ascesa e la differenziazione della coscienza umana e della concezione della situazione dell'uomo nel mondo e anche nel tempo.

Da qui trae le sue origini anche il pensiero storicistico.

Iniziando da questo periodo si acquista coscienza della peculiarità delle epoche storiche e perciò del come esse si distinguano reciprocamente e si delimitino vicendevolmente.

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25 Il concetto moderno di « nazionale » si può applicare solo in parte a quell'epoca e in modo speciale all'Italia.
Si può dire tuttavia che il senso per tutto quanto è essenzialmente italiano e per l'elemento comune di ogni realtà « italiana », in opposizione ai popoli al di là delle Alpi e dei mari, era in continua crescita e in tal senso risvegliò e maturò nelle coscienze un sentimento « nazionale-italiano » di unità.
26 Ritorna di moda l'introspezione psicologizzante.
Le Confessioni di sant'Agostino, capolavoro in questo genere, diventano la lettura preferita del tempo.
27 L'astrologia, sanzionata apparentemente perfino dalla Sacra Scrittura, non si era mai estinta neppure nel Medioevo; in quest'epoca raggiunse tuttavia un'importanza straordinaria; lo stesso Keplero ( + 1630 ) doveva ancora guadagnarsi il sostentamento esercitandola.
Come qui si manifesta il desiderio di poter vedere, in certo qual modo, i segreti di Dio, così nell'alchimia, all'inizio strettamente legata all'astrologia, si manifesta l'avidità dei beni terreni, condannata dal Medioevo.
Gli esperimenti, che spesso venivano attuati con l'aiuto di un « patto col diavolo », dovevano procurare oro, eterna giovinezza, appagamento dell'amore sensuale.
28 Si manifestò, del resto, anche nel sorgere di una nuova vita sociale.
La sua principale caratteristica è l'« emancipazione » della donna che però si venne affermando con molta lentezza e non seguendo una linea continua di ascesa.