La storia della Chiesa

Indice

Parte seconda: opposizioni politico-ecclesiastiche

§ 100. Il Gallicanesimo

1. Il gallicanesimo è la trasposizione della peculiare coscienza nazionale francese nella sfera ecclesiastica e, particolarmente, nella sfera politico-ecclesiastica; è la soluzione tipicamente francese data al problema della chiesa nazionale cattolica del tardo Medioevo e dell'età moderna ( col tentativo di comporre le aspirazioni nazionali politico-ecclesiastiche addirittura in un sistema teoretico e canonicamente garantito ) che inizia già nel XIII secolo.

Lo documentano: la lotta di Filippo IV contro Bonifacio VIII; l'esilio avignonese; lo scisma d'Occidente; l'idea conciliare; la « neutralità » francese nel 1408; la Prammatica Sanzione di Bourges del 1438; il concordato del 1516 tra Leone X e Francesco I, che riconosceva al rè un diritto quasi illimitato nella nomina alle cariche ecclesiastiche; il rifiuto della Francia di pubblicare i decreti di riforma del concilio di Trento e poi la lotta per la loro pubblicazione e attuazione.

Il concetto fondamentale di « libertà della Chiesa » era stato usato originariamente dai papi di fronte al potere politico; tale concetto aveva poi subito ( applicato alla chiesa francese proprio a partire da Filippo IV ) un'accezione radicalmente diversa ( come è stato accennato ): « libertà della chiesa gallicana ».

La nota dominante era e rimase la pretesa nazionale-francese a particolari diritti ecclesiastici « gallicani »: larga indipendenza della chiesa francese da Roma.

Le pretese fino allora erano state realizzate, dal punto di vista del diritto canonico, nella maniera più completa attraverso la « Prammatica Sanzione di Bourges » ( 1438 ) ( = gallicanesimo prammatico ) e attraverso il concordato del 1516.

2. Lo sviluppo del gallicanesimo è legato al tentativo di sminuire fondamentalmente, in fatto di diritto ecclesiastico, la supremazia del papato sulle singole chiese.

La sua espressione teologica più chiara e più efficace si era avuta nel conciliarismo che insegnava la superiorità del concilio sul papa e che, in pratica, era stato sostenuto in modo assai energico dalla Francia.

Applicato alla Francia, ossia alle « libertà della chiesa gallicana », esso è la radice del gallicanesimo.

a) Questo gallicanesimo dogmatico era stato gravemente colpito, ma non annientato, dalla condanna del conciliarismo ad opera di Pio II ( 1460 ) e quindi del Concilio Lateranense V celebratesi durante i pontificati di Giulio II e Leone X ( 1512-17 ), che in Francia non fu riconosciuto come ecumenico, e infine dall'atteggiamento in concreto « papale » del Concilio di Trento; ma il conciliarismo non era stato ancora dichiarato eresia.

Il gallicanesimo prammatico da parte sua non aveva conosciuto interruzioni; al contrario era divenuto sempre più forte.

Il rafforzamento della chiesa nazionale francese, causato dal consolidarsi del governo assoluto, accrebbe, nel secolo XVII, le pretese della Corona sulla Chiesa.

b) Tutta una serie di fattori diversi contribuì a rendere ( dopo Richelieu ) Luigi XIV ( 1643-1715 ) arbitro delle complicate situazioni che stavano per verificarsi.

Guidato da considerazioni puramente politiche ed egoistico-dinastiche, il sovrano approfittò delle opposte correnti determinatesi in Francia, per affermare di fronte a Roma il suo diritto a introitare i redditi di tutti i vescovadi vacanti del paese, e soprattutto di nominare ai « benefici » durante il periodo della loro vacanza ( controversia sulle regalie ).

Nel 1673 Luigi XIV proclamò il diritto di nomina sui vescovadi come « diritto di maestà ».

Il clero, specialmente quello alto, che era il solo che poteva far sentire la sua voce, si schierò dalla sua parte.

Soltanto due vescovi, simpatizzanti per il giansenismo, protestarono appellandosi a Innocenzo XI, il quale fece propria la loro richiesta in difesa della « libertà della Chiesa ».176

Ma la maggioranza della nazione condivideva l'idea un roi, une loi, une fai.

Infine, Luigi XIV sfruttò le violente reazioni dei giansenisti alla condanna venuta da Roma contro le proposizioni dell'« Augustinus » ( § 98,4a ), l'indifferenza religiosa favorita dal rigorismo giansenista, lo scetticismo ( Montaigne ) che andava sempre più diffondendosi nella cultura, e, infine e soprattutto, l'atteggiamento nazionale del clero per proclamare ufficialmente, in un'assemblea generale del clero francese 177,177 le libertà gallicane nei famosi quattro articoli redatti da Bossuet ( 1682 );178 approvati dal rè e pubblicati come legge del regno, essi assunsero valore generale di legge anche per le scuole di teologia.

c) Tutto ciò diede origine a un lungo e funesto dissidio: il papa rifiutò ai fautori dei quattro articoli la sua conferma come vescovi, il rè da parte sua impedì ai vescovi di richiedere l'approvazione della loro nomina, da lui effettuata, a Roma.

Ben presto 35 diocesi risultarono vacanti o i loro titolari non ordinati; il rè minacciò di appellarsi a un concilio generale.

Ma le conseguenze interne molto avverse e poi la situazione sfavorevole in politica estera resero Luigi XIV più arrendevole.

Dopo alcuni anni, sotto Alessandro VIII ( 1689-90 ), e poi definitivamente sotto Innocenzo XII, Luigi XIV lasciò praticamente cadere i « quattro articoli » ( furono revocate soltanto le disposizioni di applicazione, non gli articoli stessi ).

Il pericolo dello scisma era scongiurato.

Ma il rè restò vittorioso sia nei confronti del clero francese che nei confronti del papa perché il « diritto di regalia » non fu abolito.

Una volta ancora Roma pagava a caro prezzo la sua totale collaborazione al rafforzamento delle chiese nazionali.

E il clero francese, che tanto aveva aspirato ad essere libero da Roma, si trovò più che mai alla mercé del dispotismo dei prìncipi secolari.

Anche i gesuiti francesi accettarono i « quattro articoli ».

Quanto il gallicanesimo avesse gettato profonde radici in Francia, si palesò chiaramente nel XVIII secolo.

Nel 1762, allorché fu minacciato lo scioglimento dell'ordine dei gesuiti, non meno di 116 padri riconobbero i «quattro articoli» del 1682.

Nello stesso tempo però, tra le vicissitudini dello scioglimento, l'Ordine dimostrò anche la sua fedeltà all'unità sotto il papato.

Quando la Francia chiese al generale dell'Ordine, Ricci ( + 1775 ), una provincia francese, autonoma e indipendente, della Compagnia, questi oppose un netto rifiuto.

3. Il significato spirituale del gallicanesimo non è circoscritto ai limiti della sua fisionomia quale essa si delineò nel XVII secolo.

Il suo nucleo è costituito dal particolarismo ecclesiastico che, a partire dal tardo Medioevo fino all'età moderna e ( in altre condizioni ) contemporanea, è perno e centro di raccolta di quelle tendenze centrifughe, che abbiamo riconosciuto decisive per il disgregarsi del medioevo ecclesiastico e per la fondazione di una corrente antipapale nell'età moderna.

Nell'esprimere tuttavia un giudizio nei confronti di esso, troppo spesso viene dimenticato quanto il gallicanesimo, servendosi dell'elemento nazionale, ha pur fatto di positivo in favore del progresso della Chiesa.


176 Qui incontriamo l'elemento specificamente ecclesiastico in una parte del giansenismo.
177 Le assemblee generali svolsero in questo periodo un ruolo importantissimo in Francia come corpo deliberativo per le imposte dello stato sui beni ecclesiastici.
178 « Proclama del clero gallicano sul potere ecclesiastico »:
1. I papi hanno ricevuto da Dio soltanto il potere spirituale …;
2. Il potere assoluto dei papi è limitato dai decreti del Concilio di Costanza, relativi all'autorità dei concili generali, i cui decreti sono sempre validi e non soltanto per quei tempi ( di calamità ) ( = superiorità dei concili generali sul papa );
3. L'esercizio del potere pontificio è regolato dai canoni.
Accanto a questi debbono rimanere in vigore i princìpi e le consuetudini già dall'antichità propri della Chiesa gallicana;
4. Nelle definizioni in materia di fede, al papa spetta la parte principale, ma la sua decisione non è irreformabile, senza l'approvazione della Chiesa universale.